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Per pulire a fondo Q uando il maniscalco ha finito il suo lavoro, non sempre una meticolosa passata di scopa è sufficiente per cogliere dal pavimento detriti, cascame e chiodi. Perché anche se usata energicamente, non riesce a togliere dal pavimento, che in una scuderia non e mai liscio, le minuscole punte dei chiodi che il maniscalco ha tranciato con la tenaglia prima di "tirarli". Queste punte sono a volte tanto minuscole da non essere distinguibili a occhio nudo, ma possono comunque risultare pericolose, dato il rischio che si conficchino nella suola di qualche cavallo di passaggio. Per rimuoverle senza fatica basta disporre di un pezzo di calamita, fissata a un manico di scopa. Usando questo originale "strumento" come una sorta di metal-detector, si potranno eliminare completamente e senza fatica le punte dei chiodi dal pavimento della scuderia, dato che esse rimarranno attaccate alla calamita.Nodo di sicurezza O gni buo n
cavaliere sa che deve
guardarsi dall’imitare i cowboy che nei film western legano i
cavalli per con le redini ad una staccionata. È una cosa che non si deve
in nessun caso fare, né attaccare la lunghina direttamente all’imboccatura.
Questo perché, quando si lega il cavallo, il rischio più frequente che
va messo in conto e che, per qualsiasi motivo, possa spaventarsi e
tirare indietro senza alcun preavviso. Se ciò dovesse accadere,
dobbiamo essere in grado di liberarlo immediatamente, prima che possa
strappare la capezza o, peggio, farsi male cadendo indietro. Per fare
ciò, dobbiamo ricorrere a un nodo di sicurezza che, nonostante la
tensione della lunghina, possa facilmente essere sciolto. Quello
illustrato nel disegno e di facile esecuzione e consente, anche con una
sola mano, di scioglierlo semplicemente tirando l’estremità libera.
La canna sospesa evita tanti guai P er evitare che la canna dell’acqua venga calpestata dal cavalli interrompendo il flusso e col rischio che il cavallo stesso resti impigliato, spaventandosi o, peggio, subendo dei danni, la canna può essere sospesa a un semplice traliccio, di facile costruzione e installazione. II cavallo si abitua subito, si evitano inconvenienti e perdite di tempo, si risparmia la fatica di riavvolgerla ogni volta per non lasciarla a terra.Una lavagna per ricordare tutto U no degli strumenti più utili in scuderia e la lavagna, da appendere nel punto più comodo e di più facile lettura. La lavagna permette di segnare ogni giorno il numero delle balle di fieno, paglia e truciolo impiegati,’ cosi da standardizzarne il consumo, con notevole risparmio. Permette utili comunicazioni al maniscalco, segnando i nomi dei cavalli da ferrare, cosa che gli farà anche risparmi re un sacco di tempo perché sarà in grado di individuarli da solo nei vari box (sempre che su questi siano apposte le targhette coi nomi). Può servire anche per brevi comunicazioni al personale di scuderia, per esempio "oggi niente biada al tal cavallo", oppure "alle ore 10.30 arriva il camion con i trucioli" e tanto altro.Li riconosco dal numero I n tutti i maneggi capita spesso di dover montare il cavallo di uno dei soci in caso di sua assenza, magari imprevista. Per individuare a colpo sicuro finimenti e sella del soggetto da muovere, e consigliabile che sul box del cavallo in scuderia sia applicato un numero, magari con un semplice adesivo, cui in selleria corrisponda un eguale numero applicato sul portasella e reggitestiera. Basterà cercare in selleria lo stesso numero corrispondente al ’" box del cavallo da muovere: sella e finimenti saranno a portata di mano in un attimo. Questo semplicissimo sistema e indispensabile soprattutto nei centri ippici dove funziona una scuola, dato che gli allievi non montano sempre lo stesso cavallo: il numero "box-sella-testiera" consente loro di trovare senza errori la bardatura del cavallo che e stato loro assegnato per la ripresa.Per fermare la canna dell’acqua P er riempire i grossi abbeveratoi dei paddock viene solitamente usata la canna dell’acqua. Data la notevole capienza di questi abbeveratoi per riempirli
bisogna stare con la canna in mano per un sacco di tempo, che invece
potremmo dedicare ad altri lavori. Non e infatti possibile lasciare la
canna appoggiata nell’abbeveratoio perché ha tendenza a spostarsi e
a cadere regolarmente per terra. Per far si che la canna dell’acqua
resti in posizione c’è però un sistema semplice ed efficace. A una
ventina di centimetri dalla bocca della canna applichiamo una fascetta
rigida, alla quale leghiamo con un cordino due mattoni in modo che
penzolino a circa venti centimetri. Faremo penzolare un mattone dentro il
bidone che dobbiamo riempire d’acqua, I’altro fuori. Il loro peso
terra la canna in posizione, la fascetta rigida impedirà che i cordini
tirati dal peso dei mattoni stringano la canna bloccando il flusso dell’acqua.
Noi potremo andare ad aprire il rubinetto, all’estremità opposta della
canna, senza che si creino pozzanghere inutili.
Una scopa per stendino I n inverno, la coperta impera. Mettila, toglila... Alla fine non si sa mai dove depositarla e si finisce per lasciarla appesa alla porta del box, dove non può asciugare né prendere aria. Ecco come risolvere il problema. In selleria o in un angolo riparato ma ventilato della scuderia, con il trapano pratichiamo due fori nel soffitto e inseriamo due ganci ad espansione con la parte terminale ad anello. I fori devono essere allineati e praticati a una distanza di un metro e mezzo uno dall’altro a una decina di centimetri dal muro. Agli anelli leghiamo due corde uguali del diametro di 1 cm lunghe quel che serve affinché l’estremità libera arrivi a circa un metro e mezzo da terra. Prendiamo a questo punto il bastone di una vecchia scopa e leghiamolo alle estremità con i capi liberi delle corde. Otterremo cosi un pratico stendino su cui appendere la coperta, poco ingombrante e soprattutto smontabile in un attimo.
Sapone sempre pulito L asciare la saponetta sul bordo del lavello in selleria equivale a buttarlo nel giro di pochi giorni. Polvere e sporco si impastano con il sapone bagnato, trasformandolo in una sgradevole mistura nerastra, per niente piacevole da usare. Se desideriamoinvece poter utilizzare la saponetta fino alla fine possiamo cucire insieme un paio di pezzi di tulle, magari di riciclo da vecchie bomboniere, in modo da formare un sacchetti- no aperto su un lato. Inseriamo il sapone e chiudiamo il sacchettino con un cordino (va bene anche quello per generi alimentari) lungo sette otto centimetri. Appendiamo quindi il sapone al collo del rubinetto (se di quelli alti) o alla base del- la manopola, cosi che penzoli nel lavello e possa essere sempre a portata di mano. Lo useremo cosi come è , nel sacchetto di tulle, e non dovremo più depositarlo, ancora bagnato, sul bordo del lavandino, evitando anche i residui di sapone sciolto.
Aerare anche se fa freddo S pesso in inverno si e portati a sigillare porte e finestre con l’idea che il cavallo, specie durante la notte, possa soffrire il freddo. Questo comportamento del tutto umano mal si applica alla fisiologia del cavallo. Anzi, a dire il vero, pensando di far bene si finisce con il fare peggio. Le esalazioni delle urine, che fermentano a contatto con la lettiera, finiscono per sprigionare nell’aria percentuali di ammoniaca assai più deleterie per le vie respiratorie del cavallo del rigore del clima invernale, contro il quale e più che attrezzato con il suo mantello. Anche in inverno, quindi, a un ambiente tiepido ma con aria viziata e preferibile qualche grado in meno ma un ricircolo costante. Sono invece da evitare gli spifferi e le fessure che provocano flussi d’aria diretti. Nelle scuderie coperte con i box in linea l’ideale e chiudere le finestre dei singoli box ma lasciare aperta quella del corridoio.
Prova col giornale S olitamente quando si applica I’antiflogestina sugli arti del cavallo, allo scopo di decongestionare tendini e legamenti, si usa ricoprirla con una pellicola di cellophane, a sua volta protetta da una fasciatura da riposo. Ciò viene fatto per proteggere l’antiflogestina: la fasciatura evita che il cavallo si lecchi e comunque si tolga l’antiflogestina, il cellophane evita che questa venga assorbita più dalla fascia che dall’arto del cavallo. In luogo della pellicola di cellophane si può invece utilizzare, prima di applicare la fasciatura da riposo, un foglio di giornale, in modo che la carta assorba 1’umidita in eccesso dell’antiflogestina, che dunque tende a seccarsi prima. Seccandosi rapidamente, 1’antiflogestina "asciuga" più efficacemente anche arto, tendini e legamenti sui quali e stata applicata.No alle spazzole dure L a pulizia degli zoccoli richiede sempre grande attenzione, che in inverno deve diventare ancora maggiore e più frequente dati i terreni pesanti, il fango e quant’altro. A questo proposito vale la pena di ricordare che per rimuovere la sporcizia dalla muraglia va assolutamente evitato I’uso di spazzole metalliche o comunque molto dure perché tolgono allo zoccolo la sua patina protettiva naturale, che ha lo scopo di mantenere la necessaria igrometria (umidità) dell’unghia e contribuisce anche a evitare l’insorgere di patologie infettive a carico del piede. Per rimuovere sporcizia e fango dalla muraglia meglio usare prima una spazzola morbida e poi una spugna.Contatto più morbido Q uando si lega il cavallo, se la lunghina impone un ancoraggio fisso, magari a un anello murato o a una palizzata, in caso il nostro amico strappi indietro potrebbe sperimentare il panico che deriva dall’impossibilità di liberarsi. In queste circostanze incontrollabili il cavallo e esposto a mille insidie e per evitare di correre rischi e preferibile agganciare il moschettone della lunghina non direttamente all’anello della capezza, che e comunque un finimento studiato per offrire grande solidità, ma a un anellino di corda, messo lì di proposito. L’anellino offre comunque un comodo aggancio e nel caso il cavallo tiri indietro si spezza facilmente, senza che il nostro amico corra il rischio di farsi male da solo.Lunghine a sganciamento rapido P ortare un cavallo nel paddock, conducendolo a mano con la lunghina e camminandogli al fianco, e apparentemente semplice. In realtà può nascondere qualche difficoltà, specie se il cavallo e un soggetto allegro, di quelli che appena dentro il paddock tendono a prendere subito il via al gran galoppo. II rischio e di essere trascinati, o di dover mollare la lunghina se non ci si vuole far bruciare una mano dallo sfregamento, con la conseguenza che poi la lunghina stessa resti ciondolante tra gli anteriori del mattacchione, con la ovvia condizione di pericolo. Per uno sganciamento rapido si può fare come gli addetti al salto in libertà delle più importanti manifestazioni internazionali: non agganciare la lunghina alla capezza col moschettone, avvolgere due giri di lunghina sulla mano e far passare I’altra estremità nell’anelo della capezza prima di richiuderla nel pugno. Questo metodo consente di avere al tempo stesso una presa forte quando tiene e, alla malparata, di poter lasciare che la lunghina sfili vi, liberando immediatamente il cavallo irruente.Agnellino per salvare il pelo C i sono cavalli, in particolare i Purosangue e quei soggetti dalla cute assai sottile, che presentano spesso anche un mantello molto delicato. Questo tende generalmente a spelarsi al minimo contatto con i finimenti, specie in presenza di sudore durante il lavoro quotidiano. Alcuni soggetti si spelano sul collo, causa lo sfregamento delle redini, con effetti fortemente antiestetici, oltre che fastidiosi, in una parte molto visibile.Se non baste utilizzare finimenti tubolari, peraltro molto costosi, basta ricoprire la parte interessata delle redini con un tubolare di agnellino. II risultato e assicurato con la minima spesa, cosi come la pulizia. Questa fibra sintetica può essere infatti messa in lavatrice. Trucco da esperti per tagliare la coda A f finché la coda del cavallo
risulti tagliata pari, ovvero con il margine inferiore parallelo al
terreno, è necessario un piccolo trucco. Infatti quando il cavallo e
fermo la posizione della coda e diversa da quella che ha quando il
cavallo di muove: in quest’ultima situazione esso la solleva, anche
se leggermente e il profilo esterno della coda si accorcia rispetto a
quello interno. Tagliando la coda obliquamente si annulla questo
effetto e, quando il cavallo esce dalla scuderia per muoversi, la
presenterà perfetta.
Un rimedio contro le ragadi S oprattutto in inverno quando il pelo del cavallo e più lungo, possono formarsi le ragadi nei pastorali. Si tratta di fastidiose dermatiti (infezioni della pelle) causate da cattiva igiene o da piccole abrasioni sfuggite all’attenzione di chi governa il cavallo. Per evitare questo problema, che impedisce al cavallo di camminare agevolmente, e consigliabile non radere il pelo dei pastorali (esso svolge azione protettiva e "convoglia" sudore e sporcizia lontano dall’epidermide) mantenendo il massimo della pulizia. Se il cavallo e particolarmente sensibile nella parte, conviene anche non docciargli gli arti e, se ciò diventa indispensabile, vanno asciugati perfettamente prima di rimetterlo in scuderia. Se invece il cavallo e già affetto dalle ragadi, conviene radergli il pelo dei pastorali, e sistematicamente lavarli con sapone antisettico (stando attenti che lecrosticine gli fanno male). Dopo averli ben asciugati, applicare una crema antisettica ed emolliente che combatta la dermatite può a farla scomparire. Prima del lavoro e opportuno applicare della vaselina che ammorbidisca la cute ed eviti al cavallo di provare fastidio quando piega I’articolazione. La vasellina va pero rimossa dopo il lavoro, perché se vi si e appiccica polvere e quant’altro, insorgerebbero nuovi problemi.
Un prurito da impazzire P uò capitare che il cavallo si gratti insistentemente la coda strofinandola contro una parete o contro la porta del box, arruffandola e con il rischio di spelacchiarla. Il prurito che lo induce a questo comportamento può dipendere da diverse cause. In inverno da parassiti del tubo digerente (gli ossiuri) presenti nelle feci, che vanno a depositarsi all’attaccatura della coda. In estate da punture di insetti, da acari, da allergie alimentari, da pollini, e altro. In inverno e più facile che si tratti del primo caso, dato che gli insetti proliferano solo nella stagione estiva. Dunque, poiché gli ossiuri sono sensibili ai vermifughi comunemente in commercio, il problema sarà efficacemente risolto ricorrendo a questo tipo di trattamento. Eliminati dal tubo digerente, i parassiti non risulteranno più presenti nelle feci del cavallo, con conseguente scomparsa del fenomeno. Nel frattempo anche qualche bello shampoo all’attaccatura della coda eliminerà i parassiti già presenti.
Ultima tosatura a inizio anno S olitamente cavalli e pony vengono tosati all’inizio dell’inverno, verso la fine di ottobre. Ma più il clima diventa rigido, più il pelo ricresce. Cosi può rendersi necessario tosare di nuovo. Per mantenere il mantello in ordine si può rinnovare la tosatura anche ogni 50 giorni ma questo dipende da soggetto a soggetto. Certamente non bisogna più tosare il pony o il cavallo dopo la prima meta di gennaio. Infatti una tosatura troppo tardiva rischia di compromettere la crescita del futuro mantello primaverile che risulterebbe "fuori fase" con conseguenza non solo sulla lucentezza dei crini ma anche cosa ancora più importante sull’intera fisiologia e dunque sulla salute del nostro amico a quattro gambe.Occhio al sotto pancia Q uando si sella il cavallo bisogna porre la massima attenzione alla tensione del sottopancia per evitare che la sella possa oscillare avanti e indietro, con il rischio non certo remoto di fiaccargli il garrese. A questo scopo si usa "puntare" il sottopancia a una misura comoda e lasciare che il cavallo si abitui al suo contatto. Gli si fanno fare quattro passi e dopo qualche minuto, si serra ulteriormente il finimento. Di norma, cosi facendo, si recuperano da uno a due buchi, assicurandosi una perfetta adesione tra la sella e la schiena mentre si lavora. Una volta finiti gli esercizi, senza esagerare (pena l’effetto contrario), si può allentare un buco per "far respirare" il nostro amico e segnalargli che il lavoro e finito.Un massaggio profumato N ella stagione invernale una delle principali attenzioni da dedicare ai cavalli e a i pony e quella di "asciugarli" perfettamente dal sudore dopo il lavoro, per evitare infreddature. Il metodo classico e sempre quello di far passeggiare il cavallo, con una coperta addosso, finche sia ben asciutto. Inoltre i maneggi più attrezzati dispongono di apposite lampade riscaldanti che in pochi minuti fanno evaporare il sudore. In mancanza di queste apparecchiature si può prima frizionarlo con la paglia asciutta e poi, per tonificare la muscolatura, si può frizionare il cavallo con olio canforato. Questo fa evaporare definitivamente l’umidità residua e da al cavallo una piacevole sensazione di benessere.Se si ferra appena prima della gara P er vari motivi può capitare che si renda necessario ferrare il cavallo nell’imminenza di una gara o di un lungo trekking. Ad esempio se il cavallo sta perdendo i ferri o, peggio, se cammina male perché questi sono consumati e l’unghia risulta troppo lunga, pregiudicandone gli appiombi. Il questi casi il quesito da porsi e quanti giorni prima di una gara convenga ferrare il cavallo. Posto che sarebbe meglio effettuare la ferratura con necessario anticipo, per esempio una settimana prima, se proprio capita di doverlo fare all’ultimo momento vanno tenuti presenti alcuni particolari. Al di la della ferratura in sé e il pareggio dell’unghia che fa la differenza. Se viene eseguito un pareggio che accorcia l’unghia considerevolmente, i piedi del cavallo risulteranno troppo "sensibili" perché esso possa affrontare un impegno senza accusare qualche fastidio. Al contrario, se il pareggio è effettuato al minimo indispensabile e il lavoro è ben eseguito, e possibile ferrare il cavallo anche alla vigilia della gara. In casi particolari andrebbero impiegati ferri leggeri, ad esempio in alluminio, e della foggia che assicuri la massima copertura possibile del piede. Come e noto l’alluminio e più "tenero" dell’acciaio e i ferri in questo materiale risultano più "elastici" e comodi per un piede appena ferrato.Arti gonfi in viaggio P uò capitare che dopo un trasporto il cavallo presenti gonfiore agli arti, specie ai posteriori. Non si tratta di nulla di grave semplicemente va riattivata la circolazione sanguigna in modo che il gonfiore scompaia. Per ottenere l’obiettivo e il caso di far passeggiare il cavallo per un quarto d’ora dopo che e sceso dal van. Camminando, gli arti si sgonfiano, ma potrebbero rigonfiami dopo che il cavallo e stato rimesso nel box: Allora, dopo la passeggiata di un quarto d’ora e prima di scuderizzarlo, conviene applicare una fasciatura da scuderia che, mantenendo caldi gli arti impedirà che la circolazione rallenti di nuovo.
Se diventa aggressivo S e quando andiamo a prenderlo in box; il cavallo o il pony diventa aggressivo, cerca di mordere e spingerci verso il muro, rendendoci difficile ogni operazione, può darsi che soffra un po’ di stress da lavoro. In questo caso dobbiamo fargli capire che non sempre, quando lo vogliamo portare fuori dal box, e per mettergli la sella e lavorare. Il consiglio e di andare a trovarlo con qualche goloseria, di portarlo al paddock conducendolo a mano, di portarlo fuori dalla scuderia per fare cose diverse e non solo quando e il momento di sellarlo per lavorare. Con questo sistema il cavallo imparerà presto a stare più sereno quando vi vede, accettando più serenamente la vostra presenza.
Meglio di un asciugamano A l ritorno da un’uscita su terreni bagnati o dopo un acquazzone, prima di rimettere il cavallo in box dobbiamo naturalmente asciugarlo. II più delle volte ci si concentra sulla parte alta del suo corpo, partendo dal concetto che le gambe non possono soffrire se rimangono anche un po’ umide. E vero, non soffrono ma, in alcune zone, come per esempio in prossimità dei glomi o nella parte bassa del nodello, il pelo bagnato può portare all’indebolimento della cute, con spellature, screpolature e a volte perfino ragadi. Siccome proprio in quelle aree il pelo e più duro e meno facile da asciugare, il nostro intervento diventa ancora più significativo. Se non abbiamo a disposizione un asciugamano asciutto deputato solo a quelle zone, raccogliamo in box una bella manciata di truciolo e, prima di iniziare le normali operazioni di grooming, sfreghiamolo sulla parte bassa degli arti, anche contropelo. Passiamo quindi alle normali pulizie e solo alla fine spazzoliamo via il truciolo, che nel frattempo avrà avuto il tempo di assorbire l’acqua dal pelo.
Quando la coperta pesa L a coperta, chiusa e tirata sul petto, cosi come accade dopo che il cavallo si e concesso qualche rotolone in box, è causa di dolenzie alla muscolatura del garrese e delle spalle. II cavallo, per sottrarsi alla pressione dell’indumento, assume una postura che provoca irrigidimento muscolare e alla fine contratture. Per non correre rischi, al posto di serrare la coperta sul petto, rigiriamo indietro le due ali frontali che normalmente andrebbero affibbiate e fermiamole, sopra la schiena, utilizzando un fascione. II cavallo potrà cosi godere del tepore offerto dall’indumento e nello stesso tempo non subire alcun impedimento nei suoi movimenti dato che le spalle sono di fatto libere.
Stop alle unghie molli P ozzanghere, fango, acqua sono elementi che se affrontati saltuariamente non possono nuocere alla composizione dell’unghia. Le cose cambiano se diventano una condizione quotidiana o se i " piedi non hanno assidue attenzioni. L’eccesso di acqua a contatto con le sostanze cornee dell’unghia finisce per far perdere loro consistenza, rendendole molli e gommose, cosi come succede alla suola e al fettone. Soprattutto nella stagione più piovosa prepariamoci un grasso "mirato". Aggiungiamo 30 ml di tintura di iodio nel barattolo del grasso e, scaldandolo a bagnomaria, facciamo amalgamare il tutto. Se poi la parte inferiore del piede e troppo molle e maleodorante, passiamo a un rimedio più aggressivo e pennelliamo la tintura direttamente sulla zona da trattare.
Una cura di bellezza C he fare se il nostro cavallo al ritorno dal paddock è una statua di fango e palta? Niente paura. Esiste un sistema per toelettarlo al meglio senza necessariamente ricorrere alla doccia. Mettiamolo in box e lasciamo che lo strato di fango che ha raccolto rotolandosi al paddock si asciughi completamente. Se ne abbiamo l’uso, mettiamolo, cosi sporco com’è, sotto le lampade a raggi infrarossi. Quando il fango si sarà rappreso, con una brusca, rimuoviamo il grosso dal mantello, spazzolandolo energicamente nel verso del pelo. Aquesto punto, armiamoci di striglia e riprendiamo la toelettatura dall’inizio. Strigliamolo e rispazzoliamolo energicamente. II fango asciutto, funzionerà come una sorta di shampoo a secco e rimarremo sorpresi da come il pelo riacquisterà tutta la sua naturale lucentezza.
Attenzione alla dieta N ella stagione invernale per molti cavalli l’attività fisica si riduce in maniera significativa e spesso la dieta non viene adattata alla nuova situazione. Se il cavallo inattivo riceve troppo cibo e alimenti troppo ricchi, non solo ingrassa ma viene esposto a rischi seri per la sua incolumità. Se sappiamo che passeremo meno tempo in sella cerchiamo di adeguare il piano alimentare. Togliamogli un po’ di granaglie, sostituendole con un mangime di mantenimento. Se la qualità del fieno non e eccelsa, arricchiamolo proponendogli delle bietole e favoriamo l’attività intestinale con un pastone alla settimana e con la somministrazione regolare di una tazzina da caffè di olio di semi. Aiuterà anche la condizione del pelo...
Asciugare rapidamente A nche i cavalli e i pony tosati sudano quando lavorano intensamente e quando hanno finito e indispensabile asciugarli bene e in fretta per evitare infreddature. A volte basta passeggiare qualche minuto con la coperta sulle reni dopo il lavoro per far evaporate il sudore. Altre volte il pony impiega più tempo e allora il sudore ancora presente potrebbe raffreddarsi, trasformandosi in un pericoloso nemico. Allora per eliminarlo rapidamente si può ricorrere al vecchio trucco dell’alcool. Ricondotto il pony in scuderia e tolti sella e finimenti basterà spruzzargli sulle zone interessate un po’ di questo liquido (adattissime sono le bottiglie vaporizzatrici, i cosiddetti "spruzzini"). Appena spruzzato l’alcool, basterà massaggiare la parte con la mano nuda e il sudore residuo sparirà in breve.Infatti l’alcool evapora rapidamente e favorisce l’evaporazione anche del sudore. Attenzione pero: questo stratagemma non va adottato ogni volta che si smonta di sella. Infatti l’alcool e anche fortemente "sgrassante" e, togliendo al mantello anche lo strato protettivo naturale, potrebbe danneggiare il pelo se usato quotidianamente. Una bella insaponata N elle stagioni intermedie piove spesso e i terreni restano molto umidi (anche la sabbia del maneggio coperto). Dopo il lavoro, dagli arti dei cavalli o dei pony vanno rimossi fango e detriti spesso una spruzzata con la canna dell’acqua non basta. Cosi, soprattutto sugli stinchi posteriori, quando lo sporco solidifica forma delle crosticine, invisibili perché nascoste dal pelo. Per eliminarle bisogna lavare gli arti con il sapone (ottimo quello da bucato, detto sapone di Marsiglia) almeno ogni due o tre giorni. Se fa freddo si userà acqua tiepida in un secchio e si asciugherà poi l’arto accuratamente con una salvietta di spugna.Fasciare con cura F asciare gli arti di un cavallo per il riposo in scuderia e un’operazione di routine ma va eseguita con cura. Infatti se la fasciatura e troppo stretta potrebbe fermare la circolazione, se troppo lenta potrebbe slegarsi, con conseguenti complicazioni, anche pericolose se il cavallo vi inciampa. Per ottenere una fasciatura ben fatta va interposto tra fascia e arto un sottofascia. Fungendo da imbottitura e quindi da ammortizzante, il sottofascia consente di fasciare "abbastanza" stretto, evitando gli inconvenienti dovuti a eventuali pieghe della fascia stessa. La fasciatura deve essere omogenea: si parte dall’alto, un poco sotto il bordo del sottofascia, il quale arriva fin sotto il nodello e copre anche il pastorale. Dopo aver fasciato anche il nodello lasciando fuori l’estremità del sottofascia, si ritorna in su e si ferma la fascia con il velcro nella parte alta e all’esterno. Per dare alle fasce la tensione giusta e indispensabile fare un po’ di pratica, magari facendo controllare da una persona più esperta i nostri tentativi.
Criniera da coiffeur U n cavallo o un pony da sella è sempre più bello da vedere se ha la criniera ben toelettata. Ricordiamoci allora che va sfoltita almeno ogni paio di mesi e deve rimanere lunga circa sette centimetri se vogliamo avere la possibilità di fare delle treccine. I crini vanno strappati dopo che il cavallo ha lavorato, poiché i pori sono più dilatati e dunque i crini offrono meno resistenza. E meglio non lavare la criniera prima di sfoltirla, cosi il crine risulta meno scivoloso. Non vanno mai usate le forbici per tagliare in senso orizzontale perché il crine risulterà ondulato quando ricresce. Caso mai le forbici dritte possono essere usate esclusivamente in senso verticale per rifinire. Dopo aver terminato il lavoro potremo finalmente fare un bello shampoo alla criniera.
Occhio alle screpolature L a sostanza cornea di cui e composta l’unghia del piede del cavallo può, di tanto in tanto, essere soggetta a screpolature, soprattutto nella delicata zona dei glomi. Ecco allora una ricetta casalinga per prevenirle e curarle. Mettiamo a scaldare in un pentolino quattro cucchiai di olio d’oliva. Quando l’olio e caldo, ma prima che inizi a friggere, aggiungiamo tre pezzi di cera di candela alti circa un centimetro l’uno. Lasciamo il tutto sulla fiamma per qual- che secondo, quindi spegniamo il gas, continuando pero a mescolare l’impasto fino a quando diventerà uniforme. Facciamo raffreddare il composto e usiamo la pasta morbida ottenuta strofinando- la sulla parte screpolata per favorirne la penetrazione.Inalazioni contro la goccia al naso A nche al cavallo può capitare di prendere il raffreddore o di avere leggere infezioni nasali, soprattutto nella stagione fredda. Per combattere la formazione del muco e favorirne la fuoriuscita possiamo sottoporre il nostro amico a vere e proprie inalazioni, del tutto simili a quelle cui ci sottoponiamo noi per combattere patologie analoghe. Facciamo bollire un pentolone d’acqua che abbia grosso modo una circonferenza appena inferiore a quella della mangiatoia. Arrivati al punto di ebollizione, aggiungiamo tre generose manciate di bicarbonato, appoggiamo la pentola nella mangiatoia e, tenendolo con la lunghina, portiamo il cavallo in prossimità della pentola. II cavallo si troverà a respirare i vapori di bicarbonato che ha un ottimo potere disinfiammante. Inoltre il calore favorirà lo scioglimento del muco, contribuendo alla sua espulsione. Ripetiamo le inalazioni per qualche giorno.
La copertura in gomma C apita spesso di affezionarsi a un certo paio di redini, un po’ per scaramanzia un po’ per abitudine, e quando si deteriorano spiace doverne usare di nuove. Nel caso di quelle con la copertura in gomma, quando il rivestimento si logora si può sempre ricorrere all’intervento del sellaio per la sostituzione della sola parte consumata, a patto di rispettare una semplice ma importante procedura. II nuovo rivestimento in gomma va cucito sfruttando i fori già presenti sull’anima in cuoio. Solo cosi si ha la garanzia che la struttura portante non venga indebolita da una nuova sequenza di fori per un’ulteriore cucitura che, per quanto piccoli, la rendono più fragile e quindi assai meno affidabile.Il cappotto per le testiere C apita spesso che, rinnovando le attrezzature, ci avanzi una testiera non abbastanza rovinata da essere buttata né cosi bella da farcela riporre con le dovute cure nei cassoni. Si tratta di finimenti che per lo più vengono lasciati appesi sotto quelli nuovi (non si sa mai...) e che finiscono immancabilmente per diventare polverosi, rigidi o ammuffiti. Per evitare di dover poi dedicare loro lunghe sessioni di pulizia per ripristinarli, possiamo metterli al riparo con un sistema pratico e molto semplice da attuare. Alla prima occasione, mettiamo da parte una federa della parure smessa. Tagliamola a meta per il lungo e, con una rapida macchinata, cuciamo le parti aperte, lasciando solo l’originale apertura superiore. Otterremo due "sacchetti" oblunghi, adatti a contenere la testiera senza che si debba piegare troppo e che potranno essere lasciati appesi al porta testiere con il loro contenuto. II tessuto consentirà la normale traspirazione del cuoio, tenendolo al riparo dalla polvere e dagli eccessi di umidità.Stivali a testa in giù S e lasciati senza le forme gli stivali finiscono per prendere brutte pieghe dove la gamba si unisce alla zona più rigida della calzata. I materiali si screpolano in prossimi delle caviglie e se non si corre ai ripari ci si vede costretti a sostituirli. C’è però una soluzione che riguarda il modo in cui li riponiamo dopo I’uso. Prendiamo due "mattoncini" quadrati di panforte, spessi 4-5 cm e dai lati di 20x20, e un manico di scopa. Disegniamo le diagonali del quadrato per trovarne il centro e con un trapano pratichiamo un foro per alloggiare il manico di scopa tagliato a una lunghezza di 60 cm. Cospargiamo i fori di colla per il legno, alloggiamoci le sezioni di manico di scopa e lasciamo asciugare. Ecco pronto un sostegno che... non fa una piega.Raddrizziamo i fender A causa della nostra postura in sella o della nostra morfologia può capitare che i fender della sellawestern prendano "brutte pieghe" che possono diminuire la comodità del finimento o arrivare a dar fastidio a noi e al cavallo. Se ci e capitata un’evenienza di questo tipo, prima di ricorrere alla mano esperta del sellaio possiamo provare ad arrangiarci da soli. Mettiamo la sella ben posizionata sul cavalletto, con i fender distesi in posizione normale. Facciamo passare il manico di una scopa da una staffa all’altra e, sulle estremità che avanzano da ciascun lato, appendiamo due secchi. Regoliamo la quantità d’acqua nei secchi, e quindi il peso, a seconda di ciò che vogliamo ottenere: un po’ più d’acqua a destra se il fender destro e più storto del sinistro, un po’ meno acqua a sinistra se il fender sinistro e più lungo del destro. La sella va lasciata ’"in piega" per almeno una notte in un ambiente non troppo umido. Il cassone resta più asciutto Q uando inizia la brutta stagione, il tema umidità e sempre attuale in scuderia. Nei cassoni si formano ristagni che finiscono per far puzzare, se non ammuffire, l’attrezzatura. Ma c’è una soluzione. Nei supermercati e nei colorifici si trovano degli assorbi-umidà piccoli, poco costosi ed efficaci. Si tratta di contenitori in plastica composti da due sezioni. Quella superiore con- tiene i sali che assorbono l’umidità togliendola dall’ambiente e le veicolano, sotto forma d’acqua, in quella inferiore. Ogni due mesi basta svuotare il contenitore e sostituire i sali, se e del tipo ricaricabile.Tenere lucide le coccarde L a parte metallica di coccarde e targhe di scuderia tende, col tempo, a perdere l’originale brillantezza. Dopo aver rimosso il nastro in tessuto, con un po’ di pasta lucidante e uno panno morbido le si può pulire facilmente, ma le incisioni nel metallo restano irrimediabilmente annerite dall’ossidazione e, cosa ancor peggiore, trattengono il lucidante che solidificando le fa apparire ancora più sporche. Per pulire anche le incisioni basta usare un semplice spazzolino da denti con setole naturali, che non graffiano come quelle di plastica. In men che non si dica le coccarde torneranno splendenti come quando le abbiamo vinte.Cap su misura P er un mini cavaliere in piena crescita, il cambio del cap è una realtà abbastanza frequente e dispendiosa. Fermo restando l’assoluta necessità di avere sempre il capo ben protetto, c’è anche un piccolo espediente pratico per adattare bene il cap. È sufficiente acquistarne uno di una o due misure in più e poi inserire lungo il bordo perimetrale, sotto la fodera, una striscia di gomma-piuma o di feltro che, facendo da spessore, lo adatta bene alla misura voluta. Questo spessore sarà diminuito o tolto quando l’utilizzatore del casco cambierà misura.
Sicurezza in campagna S e le passeggiate in solitaria sono la nostra passione, non abbandoniamoci completamente alla mercé degli eventi ma mettiamo sempre in atto alcune semplici regole di sicurezza.Cosi come e ormai in uso nelle competizioni di completo, predisponiamo un cartoncino sanitario, da plastificare, su cui riportare tutti i nostri dati: nome, cognome, numero di telefono, allergie a eventuali farmaci e altri dati medici rilevanti. Se ci dovesse capitare qualcosa, chiunque ci soccorra saprà immediatamente come comportarsi. Un altro "trucco". In passeggiata il telefonino può esserci utilissimo. In caso di caduta o se il cavallo semplicemente ci disarciona, può servirci per chiamare soccorso. A patto che naturalmente non sia riposto, come molti fanno erroneamente, nella bisaccia della sella. Per non perdere le gambe S e I’inverno e le brutte giornate ci tengono lontani dalla scuderia, dobbiamo comunque trovare il sistema per non perdere la nostra condizione. II tono muscolare delle gambe per esempio e tra i primi a dirci addio se sospendiamo temporaneamente la nostra attività in sella. Per evitare di trovarci a primavera con gambe come mozzarelle, ecco cosa possiamo fare. Acquistiamo un grosso pezzo di gommapiuma, spesso almeno una ventina di centimetri e largo un metro. Pieghiamolo a meta e mettiamolo tra le gambe, appena sopra le ginocchia. Serrando i muscoli dell’interno coscia, stringiamo alternatamente la gommapiuma per almeno 15-20 minuti al giorno, come se la volessimo strizzare. L’esercizio può essere svolto sedendoci sull’orlo di una sedia o mettendoci seduti a terra, con le gambe distese in avanti.Meglio controllare S pesso si bada alle cose difficili e si dimenticano quelle più facili. Cosi quando si sta per montare in sella si controllano magari particolari inutili (del tipo se abbiamo il chewing-gum in tasca) e ci dimentichiamo quelli indispensabili. Ebbene tre sono le cose che dobbiamo controllare sempre: che il sottopancia sia integro e ben stretto, che le staffe siano già abbassate (soprattutto quella di destra) poiché risulta scomodo e difficile abbassarle stando a cavallo e infine che la lunghezza degli staffili sia giusta (nel farlo controlliamo anche che il porta staffile di sicurezza sia chiuso). Tre semplici operazioni che possono evitare brutte sorprese.Assicurati in vacanza C on l’avvicinarsi della bella stagione si comincia a uscire in passeggiata più spesso. Molti appassionati di trekking approfittano dei week-end per recarsi nei centri di vacanze a cavallo in regioni amene. I centri più affidabili, oltre a cavalli esperti, istruttori federali e servizi adeguati, sono coperti da assicurazione contro gli infortuni per i propri frequentatori, cosa di fondamentale importanza. Ma non tutti. Ricordiamoci dunque di portare con noi l’autorizzazione a montare che, oltre a qualificarci quando ci presentiamo, comprende l’assicurazione Sportass del Coni, a tutela nostra e del centro ippico stesso.Adesivi catarifrangenti S oprattutto nella stagione invernale, quando e una le giornate sono più corte, può capitare di trovarsi all’imbrunire ancora lontani dalla scuderia. In situazioni di penombra o di cattiva luce, se si percorrono tratti di strada su cui transitano anche le macchine, diventa importante rendersi ben visibili.. Un valido sistema è quello di utilizzare sulle protezioni degli arti del cavallo, sul retro della nostra giacca o sul bordo posteriore della paletta della sella, degli adesivi catarifrangenti, in vendita nei negozi di accessori per motociclisti. Si tratta di sezioni di nastro adesivo resistente all’acqua che possono facilmente essere appiccicati senza che, in condizioni di buona luce, arrechino alcun danno estetico al nostro look equestre. Diventano visibili solo quando colpiti dal fascio luminoso dei fari e mettono gli automobilisti in allerta quando individuati.La lista promemoria T utti i piloti sono soliti seguire, durante le normali operazioni di volo,una check list dettagliata che li guida passo passo nelle operazione in modo da non dimenticare nulla. Lo stesso possiamo fare noi quando, in preda all’ansia pre-gara (o pre-trekking) o alla fretta, dobbiamo caricare la macchina. A tavolino prepariamo un elenco completo suddiviso per grandi argomenti: abbigliamento cavaliere e cavallo, documenti cavaliere e cavallo, attrezzature, grooming kit, eventuali farmaci, mangime. Per ciascun argomento, predisponiamo delle sottovoci. Esempio: abbigliamento cavaliere 1) giacca, 2) pantaloni, 3) calzettoni, 4) stivali, 5) cravatta, 6) guanti, 7) cap, ecc. Entriamo pure nel dettaglio delle cose, anche quelle che ci sembrano più scontate, quindi fotocopiamo il nostro accuratissimo elenco. Al momento di preparare tutta l’attrezzatura, con un pennarello procediamo, su una delle copie prestampate, alla spunta delle singole voci. Dimenticarci qual- cosa, in questo modo, sarà davvero praticamente impossibile.Attaccati alla coda U na salita impervia, su un terreno sdrucciolevole? Meglio scendere di sella e lasciare che il cavallo trovi il suo equilibrio senza doversela vedere anche con il nostro peso. Se poi abbiamo confidenza nella sua buona indole, per non condurlo a mano e farci aiutare da lui possiamo afferrare una bella porzione di coda e farci sostenere nella marcia. Una volta raggiunto il piano, difficilmente il nostro amico avrà voglia di allungare il passo e lasciarci a piedi. Lasciamolo fermare, riportiamoci al suo fianco e rimontiamo in sella.La gioia di un cavallo in compagnia P rendere un pony a mezza fida è la migliore soluzione per chi non abbia la possibilità di recarsi quotidianamente al maneggio (per motivi di studio, perché non sempre si dispone di un "autista", eccetera). Questa soluzione consente anche un notevole risparmio, dato che il costo della pensione del nostro amico risulta dimezzato. In qualche pony-club e anche possibile condividere ulteriormente la propria mezza fida. In pratica quattro persone per un solo pony. In questo caso pero bisogna fare attenzione all’organizzazione (quali giornate a disposizione di ciascun cavaliere) e soprattutto considerare il rapporto tra il costo di un quarto della pensione e il costo delle normali lezioni su un pony della scuola. Infatti potrebbe risultare che in quattro persone si finisca per poter montare solo una volta alla settimana, mentre pagando semplici ore di lezione si possa montare due, e anche tre volte alla settimana con la stessa spesa.Staffe legate con un elastico " Perdere le staffe", a cavallo e nella vita in generale, comporta sempre degli effetti negativi. Se proprio succede è importante riprendere immediatamente il controllo. Quando si è in sella, perdere anche solo una staffa può avere conseguenze pericolose, perché viene improvvisamente meno un punto di appoggio, dunque occorre reinfilarla subito, riuscendo a farlo senza interrompere quello che stiamo facendo e senza sporgerci a guardare, cosa che potrebbe far perdere l’equilibrio ala cavaliere. Onde evitare che la staffa persa, soprattutto se il cavallo è in movimento, sballonzoli avanti e diventi difficile reinfilarla, la si può legare al sottopancia con un elastico o un leggero cinturino (l’importante è che si possa rompere in caso di necessità). Questo sistema è utile specie durante gli esercizi sul salto e in concorso, dove è più facile che si verifichi il problema.
Sicurezza sulle strade per il trailer D i notte il trailer che possieda le semplici luci di posizione posteriori (in basso) si presenta, per un veicolo che sopraggiunga da dietro per il sorpasso, come una normale autovettura. Con la conseguenza che solo all’ultimo momento chi sta sorpassando si rende conto che si tratta di un trailer e delle sue reali dimensioni. Risultato: sorpasso "radente" e spostamento d’aria più violento, che può far ondeggiare pericolosamente il trailer e il cavallo trasportato.Per rendere nottetempo identificabili da lontano le dimensioni del trailer e predisporre chi sorpassa a una manovra più agevole e sicura, e opportuno che il trailer stesso sia dotato di luci di posizione anche ai lati superiori del tettuccio (o del telone), dove solitamente sono collocati dei semplici catarifrangenti. Questi ultimi non sono sufficienti perché a loro volta diventano visibili solo a distanza ravvicinata, mentre le luci risaltano a maggiore distanza. Se il nostro trailer non e provvisto delle luci di posizioni superiori e consigliabile farle installare al più presto, intervento che tra I’altro risulta piuttosto semplice da eseguire e poco costoso. In campagna D urante le passeggiate in campagna capita la necessità di dover smontare di sella, magari anche per pochissimo tempo. In tale frangente e davvero scomodo non poter mai abbandonare le redini: infatti se le si Iascia sul collo del cavallo e questi si mette a brucare I’erba, c’è il rischio che le redini scivolino giù, oltre la testa dell’animale, finendo a terra. Non e difficile immaginare il disastro che una tale evenienza potrebbe provocare, col cavallo che le calpesta e vi si impiglia, correndo un pericolo gravissimo. Per evitare tutto questo quando si smonta, basta passare entrambe le redini da una parte e annodarle a una staffa. Il cavallo potrà brucare tranquillamente senza il rischio che le redini gli finiscano tra le zampe.In sella come in poltrona L a comodità della sella e in particolare del seggio dipende, prima ancora che dal tipo di imbottitura realizzata dal sellaio, dalla maggiore o minore sensibilità del cavaliere. Poiché il seggio non può essere imbottito oltre un certo limite, altrimenti se ne modificherebbe la conformazione ottenendo il risultato contrario, il cavaliere che lo trovasse comunque troppo duro può ricorrere a una soluzione semplice quanto efficace: rivestirlo con una apposita ricopertura in pelo d’agnello, facilmente reperibile in commercio nei negozi specializzati. A conferma dell’efficacia di questa soluzione basta ricordare che l’imbottitura in agnellino e da sempre il rivestimento tradizionale di alcuni tipi di selle, un esempio per tutte quella spagnola per la "doma vaquera", usata da cavalieri che trascorrono a cavallo molte ore al giorno. Il rivestimento in agnello del seggio e impiegato anche da numerosi dressagisti durante gli allenamenti quotidiani.Su e giù per le colline P ercorrendo discese abbastanza ripide, spesso si ha la sensazione che il cavallo precipiti in avanti, accelerando I’andatura anche quando non richiesto. Ciò dipende dal fatto che il cavallo cerca di compensare lo spostamento del proprio peso in avanti. Se a ciò si aggiunge il peso del cavaliere, anch’esso in posizione troppo avanzata rispetto al baricentro del cavallo, succede che si esercita un controllo minimo sull’andatura e sull’equilibrio di entrambi. Nell’affrontare una discesa, soprattutto se ripida o se su un terreno scivoloso, il cavaliere deve cercare di mantenersi il più possibile indietro spingendo sulle staffe, con spalle ben aperte e anch’esse in posizione arretrata. È I’unico modo per aiutare il cavallo a equilibrarsi senza interferire con lo spostamento del suo baricentro.
Neve che passione L a neve non deve costituire un deterrente a una sana sortita invernale. Non c’è niente di più appagante di una passeggiata sulla coltre bianca e morbida a patto che ci si metta al riparo dall’unico vero rischio per noi e il nostro amico, vale a dire gli scivoloni. II piede del cavallo ha una conformazione tale che e portato a raccogliere la neve che vi si compatta mano a mano sotto il peso dell’animale. Strato su strato può arrivare a formare delle vere palle di neve dure e compatte che impediscono con il loro spessore un solido contatto con il terreno. Per evitare ciò, prima di uscire dalla scuderia possiamo cospargere la suola dei quattro piedi con una abbondante pennellata di grasso, meglio se di maiale, con grasso misto a cera oppure con del catrame vegetale. Tutti questi elementi impermeabilizzano la suola del piede e fanno scivolare via la neve.
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