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Cito da: "All'ombra del Dio Sconosciuto" di Maria Zambrano pag. 115 "Lo sguardo con cui una donna guarda a se stessa è differente da quello analogo dell'uomo. Per la vita umana è necessario sapersi o sapere qualcosa di sé; ma l'uomo acquisisce quasi sempre questo sapere in forma di idea o di definizione ( la definizione è la forma tipicamente maschile della conoscenza) . La donna invece suole vedersi vivere dal di dentro, senza definizione, prescindendo dal personaggio che l'uomo ha bisogno di creare per vedersi vivere. E' molto maschile vedersi vivere a partire da un'idea o un personaggio; è femminile vedersi vivere dal di dentro come se lo sguardo provenisse da un centro situato oltre il cuore ma sempre incarnato." Questa indicazione mi serve per individuare atteggiamenti stereotipati, ideologici e reazioni idiosincratiche , coniugate però anche al genere femminile. Più ci avviciniamo all'attualizzazione, più la sessualità ha una semantica personale ed i confini tra virilità e femminilità non sono più così netti, prendendo in considerazione i vissuti personali. Forza di penetrazione e di contenimento non dipendono dai genitali.
Vedo il ruolo di padre in lenta evoluzione come tutta l'umanità. I comportamenti individuali sono legati al periodo storico, all'etnia, al livello sociale, all'educazione ricevuta. L'esternazione dell'affettività rimane un fatto culturale intimo. A livello globale, immagino l'affettività come un bonsai che costretto dalle manipolazioni, cresce piccolo, ma cresce.
La paternità ha avuto inizio forse, quando con l'accelerazione della produzione, è poi stato necessario commercializzare l'eccedenza. Con la nascita della proprietà si sono poi sviluppati il mondo patriarcale e la volontà di passare beni e titoli solo ai propri figli. Se teniamo conto del fatto che gli insegnamenti per il ruolo di genitore sono marginali, possiamo anche concludere che genitori si diventa, ma spesso queste capacità vengono date per innate. Ricordo alcune righe di un'altra lettura: Vita activa di Hannah Arendt a pag.146, sotto il titolo: Il potere e lo spazio dell'apparenza, leggo: Il potere è sempre, vorremmo dire, un potere potenziale e non un'entità immutabile, misurabile e indubbia come la forza o la potenza materiale. Mentre la forza è la qualità naturale di un individuo separatamente preso, il potere ( potenziale ) scaturisce tra gli uomini quando agiscono assieme, e svanisce appena si " disperdono."
Riflettendo su comportamenti di vita quotidiana, mi pare di scorgere in certi padri una forma di "dispersione", come reazione alla repressione vissuta nella sfera sociale e lavorativa." Tutto diventa pesante quando è vissuto solo come un dovere" Mi pare un tacito doloroso urlo che esce da una porta per entrare nell'altra. Forse nei padri a volte la dispersione è maggiore, perchè la maternità ha una dominanza biologica ben più visibile e alla base dell'affettività sta il contatto corporeo del prendersi cura.
Mi piace molto pensare ad una figura maschile, forte, che conosce il mondo, che mi tiene tra le sue braccia capaci, che può sollevarmi in alto fisicamente e metaforicamente, mi contiene affettivamente, mi indica i pericoli, mi insegna la capacità critica, mi offre preparazione e identità. Considerando poi la fragilità degli esseri umani è facile intuire che non si può pretendere tanto da un unico individuo. Credo che il ruolo di padre finisca per attivare molte aspettative e molte frustrazioni.
Stiamo vivendo grandi mutamenti. L'evoluzione lenta e la globalizzazione dolorosamente veloce, stanno mettendo ognuno di fronte a se stesso. E' necessario riportare a se stessi la realizzazione di molte esigenze. Le responsabilità aumentano a ritmo esponenziale verso se stessi e verso l'esterno. Le esigenze, le richieste, le aspettative, i risultati, la preparazione necessaria aumentano, per ogni contesto che avviciniamo. Forse tutti possiamo diventare padri e madri nel prenderci cura della vita, in qualunque momento o forma si presenti?
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Alcune sere fa ho rivisto " Tre scapoli e una bambina ". Potrebbe essere che i tre amici sono diventati padri amorevoli e responsabili, perché tutto poteva essere condiviso e la consapevolezza nasceva insieme alle immediate, vitali e reali necessità della bambina?
Anna Borellini
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