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Il 12 ottobre scorso sul nostro pianeta siamo diventati 6 miliardi. E' incredibile che l'equilibrio tra popolazione e risorse non sia al primo posto dell'agenda politica internazionale. Stiamo affrontando il nuovo secolo con un costante peggioramento dei problemi dovuti alla crescita demografica, alla globalizzazione dei sistemi economici e dei consumi, alla crescita drammatica del divario tra ricchi e poveri ed alla crescente e conseguente distruzione ambientale; è estremamente urgente porre rimedio a tali problemi prima che sia troppo tardi. Tutte le risorse naturali sono sottoposte ad uno stress molto levato. Ad esempio, nel 1960 avevamo a disposizione 1,2 ettari a testa di foreste che nel 1995 sono diventati 0,6 ettari procapite; nel 1965 consumavamo il legname per 1,1 miliardi di metri cubi, che nel 1995 erano diventati 2,2 miliardi di metri cubi. Nel 1950 avevamo un parco mondiale di automobili di 53 milioni, oggi abbiamo sorpassato il mezzo miliardo. La Cina, con più di 1 miliardo e 200 milioni di abitanti e con un parco macchine di più di 2 milioni, ha decisamente puntato sull'industria automobilistica per vendere sempre più automobili ed oggi è il terzo produttore di auto in Asia dopo Giappone e Corea del Sud. Le società industrialmente mature che pure vedono ormai una situazione demografica a crescita zero presentano dati molto preoccupanti relativi al flusso di materiali delle loro economie. Recenti analisi su Stati Uniti, Giappone, Germania e Olanda dimostrano che in questi stati si consumano da 45 ad 85 tonnellate pro capite annue di materie prime. Per fare 100 dollari di prodotto nazionale lordo sono necessari almeno 300 kg di materie prime. Tutti i paesi del mondo dovrebbero urgentemente attivare un piano nazionale per la popolazione per cercare di garantire il raggiungimento, nel 2050, non della proiezione media dell'ONU che prevede per quella data, una popolazione di 8,9 miliardi di persone, ma della proiezione bassa che prevede il raggiungimento di 7,3 miliardi di persone. Per raggiungere riequilibrio tra popolazione e risorse non bastano soltanto interventi di politiche demografiche ma anche di politiche dei consumi. Infatti è indispensabile, se non si vuole la totale distruzione dei sistemi che sostengono la vita sulla Terra, abbattere di un fattore 10 l'intensità delle materie prime e dell'energia, utilizzate per la produzione di beni e servizi. Ciò vuol dire produrre 100 dollari di prodotto nazionale lordo con meno di 30 kg di materie prime. Nella totale carenza di politiche di "ecoefficienza" delle produzioni e di contenimento dei consumi che caratterizza, tra gli altri, anche il nostro paese, è assurdo parlare, come spesso succede da noi, di incentivazione delle nascite, perché preoccupati della crescita zero. Infatti nonostante ciò nel nostro paese registriamo, per fare solo alcuni esempi, l'incremento della distruzione e della trasformazione territoriale (almeno 50.000 ettari Vanno di territorio vengono trasformati in infrastrutture, edificazioni, urbanizzazioni ecc.) e l'incremento della produzione di rifiuti solidi urbani.
Gianfranco Bologna
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