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Giuliani, il "sindaco di ferro" di New York, dal 22 dicembre 1999 è a capo di una nuova crociata: ripulire i marciapiedi della metropoli dai barboni. Il giro di vite è venuto dopo che un vagabondo, in piena luce e nel cuore della città, ha colpito alla testa con un mattone una signora texana di 27 anni, Nicole Barrett. La Barrett è rimasta in coma dieci giorni. Negli ultimi mesi del '99 una donna è morta e un uomo ha perso le gambe nella metropolitana cittadina, entrambi spinti sotto i vagoni da squilibrati come tanti (pare) fra gli homeless, i senza casa. "Non esiste il diritto di dormire per le vie di New York" ha affermato Giuliani, "i padri fondatori non hanno mai inserito un diritto del genere nella Costituzione." Nel giro di un paio di giorni la polizia ha ammanettato 44 vagabondi, emesso 64 diffide e interrogato in una sola notte 310 persone che vivono sul marciapiede. Mary Brosnahan, portavoce del gruppo Coalizione dei Senza Dimora, ha affermato che è in atto "un tentativo di criminalizzare chi è palesemente povero". La gente che è in strada insomma deve andare al dormitorio pubblico, e lì - secondo le nuove disposizioni del sindaco - deve lavorare se non vuol essere ributtata sul lastrico. "Questo non ha alcun senso" aggiunge la Brosnahan, e il portavoce del Comune, Peter Vallone, commenta: "Nel Giorno del Ringraziamento dovremmo aiutare i senza casa, non arrestarli." Queste notizie si aggiungono a quella, proveniente da tutt'altra parte del mondo, secondo la quale sono tornati nelle vie di Lusaka (Zambia) i "bambini di strada" che ne erano stati scacciati dalla polizia per il fine settimana. Non è la prima volta né sarà l'ultima; è dai primi di novembre che il governo zambiano ha ordinato un'azione di 'pulizia' per eliminare dal centro cittadino l'orda di bambini di ogni età che per sopravvivere mendicano, si arrangiano con piccole commesse, spacciano droga di pessima qualità, si prostituiscono. Il ministero del lavoro si è attivato per indirizzarli verso centri di aiuto sociale, ma l'operazione non dura più di un paio di giorni: poi i bambini rispuntano. Quanti siano nessuno lo dice, è noto tuttavia che in Zambia c'è mezzo milione di bimbi resi orfani dall'Aids. Questa situazione ricorda molto da vicino i 'niÔos de rua' accampati nelle bidonville metropolitane del Brasile, spesso decimati nottetempo dalle squadre della morte con l'ormai acclarata connivenza del governo. Quale futuro attende questi ragazzi? Già da ora essi ingrossano le fila del nuovo esercito di accattoni che pare sia in aumento in ogni parte del mondo occidentale. Un recente studio sul fenomeno in Italia ha calcolato un considerevole aumento dei barboni nella grandi città, ed evidenzia come costoro non siano più esclusivamente individui anziani; cresce l'esercito dei clochard trentenni, gente che si ritrova sull'asfalto non per sua scelta ma dopo la perdita del lavoro e la conseguente discesa di vari gradini nella scala sociale. E spesso giunge notizia di senzatetto vittime di balordi: malmenati, uccisi, addirittura bruciati vivi. Nel suo noto libro "La fine del lavoro" (1995), Jeremy Rifkin tracciava un quadro inquietante sugli effetti dell'ondata del re-engineering e dei ridimensionamenti aziendali, per l'avvento delle tecnologie elettroniche e telematiche. Mezzo secolo fa, agli albori dell'era dei computer, Norbert Wiener - padre della cibernetica - già metteva in guardia: "Ricordiamoci che la macchina automatica è l'equivalente economico del lavoro degli schiavi." E quindi, i primi a essere colpiti dall'automazione sono proprio gli strati più bassi, i lavori più umili o ripetitivi. Così la forza-lavoro connessa si trasforma - scrive Rifkin - "da sfruttata in esiliata." Non per nulla in molti Paesi industrializzati o emergenti si registra un drammatico aumento della criminalità: in molti casi si tratta di gente che ha perso il lavoro con l'avvento delle nuove tecnologie, o non riesce più a trovarne uno. Migliaia di teen-agers, negli Usa, sono ridotti al crimine e alla violenza; nel '95 si stimava che più di 270.000 studenti si recassero armati a scuola; ogni anno nelle scuole americane si consumano 3 milioni di crimini, tanto che esse si stanno trasformando in fortezze con guardie armate e controlli affidati alle più aggiornate tecnologie della sicurezza: telecamere nascoste, raggi X, metal detector. La previsione di Rifkin non è certo rosea: il fenomeno è generale e destinato a crescere. Non da ora infatti esistono comprensori urbani blindati; le fasce di reddito più elevate si asserragliano in palazzi-bunker. E a ben guardare non si sa se gli esiliati stiano fuori o dentro.
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Eppure accadono, in questo ambito, eventi che marciano in altra direzione. Una notizia di pochi giorni fa: i barboni danesi vogliono un portavoce, telefonini per potersi esprimere sulle decisioni che li riguardano, e magari un sito in Internet. La proposta è stata battezzata "Un parlamento per la strada", ed è sostenuta da un'associazione di volontari denominata Progetto Esterno, dotatasi di pulmino che funge da segreteria mobile. Girando per le vie della Danimarca, questa 'segreteria' offre ai circa 10 mila barboni danesi informazioni su sussidi, benefici di legge, notizie tratte dalla stampa che li interessa. Diremo di più: esiste tutta una 'nuova letteratura' sulla figura dell'accattone. Esso non è più (o non è sempre) un lercio mendicante, magari con precedenti penali: c'è la nuova figura emergente del techno-barbone, comportante una sorta di vera scelta di vita alternativa. In verità, una 'mistica' del barbone non è cosa nuova. Essa era presente ad esempio nel racconto La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth, da cui nel 1988 Ermanno Olmi trasse l'omonimo film: un barbone, alcoolizzato ma uomo d'onore, affronta ostacoli e avventure per portare a termine una promessa, e alla fine conoscerà la 'più bella e lieve' delle morti. Nel quasi omonimo film La leggenda del Re Pescatore (1991), Robin Williams è a sua volta uno sbandato che cerca il Graal nel cuore e nella giungla dell'odierna New York, trasfigurata in una specie di scenario fantasy. E come non ricordare le bande di outsider in film intensi e visionari quali 1997, fuga da Los Angeles o in Mad Max oltre la sfera del tuono.. In queste storie emerge una costante inedita: alla rabbia disperata e al desiderio di nuovi orizzonti dello 'spiantato', danno man forte le nuove tecnologie: telefonini (appunto), fax, stampanti, segreterie telefoniche, computer, reti telematiche. Il tutto ottenuto rigorosamente col trashing, cioé rovistando nella spazzatura, nelle discariche, nei cimiteri dei personal, alla ricerca di pezzi riutilizzabili: chip, schede, schermi, modem o antenne paraboliche obsoleti ma funzionanti (come non ricordare certe fanta-pagine cyber di William Gibson?). D'altronde per l'hacker - lo scassinatore informatico - il trashing è ormai, nella realtà, fonte tradizionale di inesauribile approvvigionamento informativo. Non è un caso che hacker molto in gamba siano stati cooptati dalle società di software. Il nostro pianeta-pattumiera diventa quindi habitat ideale per coloro che già praticano, e sempre più praticheranno, lo stile di vita dell'underground high-tech grazie alla nuova cultura del junk, l'oggetto di scarto industriale riutilizzabile, gettato alle ortiche per becero consumismo. Cemento di questo fenomeno è l'emergere del nuovo tribalismo, la comunione di individui anche lontani geograficamente tra loro ma uniti via Internet: la nuova 'nazione invisibile'. Nel Terzo Millennio, era del Web e della globalizzazione, sarà sempre meno usuale conservare le abitudini di vita maturate in secoli di sostanziale sedentarismo fisico e psichico. Stato, etnia, classe, famiglia, perderanno (stanno già perdendo) le loro valenze tradizionali. C'è chi in questi ultimi anni ha scelto di essere un 'nomade globale', un techno-zingaro, viaggiando nella rete delle reti ma anche sulle autostrade della Cina o nelle savane selvagge dell'Africa, o sui mari, senza una dimora fissa, ma con un indirizzo in Internet e un numero di cellulare. Ad esempio: Steven Roberts, cittadino americano. Quindici anni fa Roberts vendette la casa; da allora con la sua cyber-bicicletta (un vero laboratorio su ruote) è stato costantemente on the road; dopo aver percorso quasi trentamila km., nel 1991 ha avviato un altro progetto: la computerizzazione di due piccole imbarcazioni (i 'trimarani') dotati di pannelli solari, telecamere, navigatore satellitare, collegamenti in rete, sistemi di sicurezza elettronici. Roberts - cybernomade, 'pioniere della mutazione' - sta dimostrando che è possibile vivere e sopravvivere dignitosamente pur restando fuori dei parametri sociali e lavorativi tradizionali. Personaggio non catalogabile, non imbrigliabile. Forse il nuovo Millennio cambierà molte nostre radicate convinzioni. Vittorio Catani
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