FUNZIONE SOCIALE DELL'ARTE 

NELL'OPERA DI SAL MESSINA

di Reno Bromuro

  

 

Quando ho visitato il sito di Sal Messina, mi è parso che si fosse tornati all’arte informale, a quella che sostituì l’arte della Scuola Romana, fondata da Scipione, Mafai e Antonietta Alberti. Ho esaminato i quadri esposti in rete al microscopio. Provocando la mia intelligenza e mettendo a dura prova la mia memoria. Come spesso mi accade ho avuto degli scatti improvvisi di rimprovero per me ed ho alzato la voce, e meno male che ero solo in casa, altrimenti i miei familiari si sarebbero spaventati; sembravo un folle che parlava a se stesso con accento teso, acuto, e gestiva con le mani, tremando, in preda ad un'agitazione, ad un'irritazione incontenibili. Sono rimasto per qualche attimo con gli occhi fissi sullo schermo del computer a parlare con lui; infine sono ritornato in me e trionfante ho trovato il bandolo dell’argomento. Allora ho trovato anche il tema: l’Arte di Sal Messina è creata sia in poesia, sia in pittura, sia in fotografia come funzione sociale.

«Il ricordo di te
è inciso nel cuore
Bello o brutto che sia
Stella che brilli alle stelle
Nei tramonti del tempo
Nello spazio infinito

Credimi amore...
Sarai custodita in eterno»

La sua formazione culturale è avvenuta in Alto Adige, tra un attentato dinamitardo    e un inseguimento sulla neve delle Dolomiti, quando era carabiniere, di sospetti terroristi che avrebbero potuto minare i nostri confini. E si è sviluppata quando ha visto uccidere, in varie occasioni, Carabinieri, Alpini, Finanzieri e tanti, tanti feriti gravi.

L’intera formazione artistica, direi, è nata e si è sviluppata mentre controllava i confini con l’Austria. I ghiacciai e le alte vette erano il suo credo quotidiano; dormendo nei sacchi a pelo, sotto l'acqua, la neve e il gelo. E forse pensava all’arte mentre a pochi centimetri gli fischiavano i proiettili e doveva cercare di rimanere incolume.

«Fredde mura di pietra

piangono al buio

lacrime di sangue.

Sinfonia amara

che cresce

alla deriva

e muore...

al primo sole».

Quindi non sapeva di tendenze forzatamente innovatrici di tanta parte dei giovani letterati dell'epoca, sostenitori, come afferma Montale: «del frammento, della scaglia, del sospiretto lirico», o dominati dalla mania psicanalistica e da un esasperante intellettualismo.

«L'individuo — scrive  Montale — sottratto al clima sociale della sua epoca è una astrazione... La prosa come prosa, gli aggregati fonici, ricercanti un’armonia distaccata, senza sangue sono falsità, gioco, arcadia». Quella di Sal Messina è la storia di un giovane provinciale inurbato, che resta vittima del nuovo ambiente da cui è attratto ma che finisce per rendere vuota e inconsistente la sua esistenza: cercherà nell'appagamento degli istinti artistici di superare la paura. Né lo salverà il congedo dall’Arma, ché come i sacerdoti chi è votato alla salvezza rimane sempre quello per questo ha dato il suo cuore, tutto il suo essere.

«Avrei voluto

rubare il mare di Catania

l'onde spumeggianti di profumi

delle sirene il ventre alle mie labbra

il canto dell'azzurro cielo d'Aci Trezza

dell'Etna l'acre ardore dei suoi fumi

dei giardini il frutto delle zagare

Ho colto ricevendone ceffoni

arance cedri mandarini

ora alla mia bella»

In questa poesia e nel quadro che segue «Memorie» l'elemento realistico si mescola con la superstizione, la favola, la magia, il sogno, la rievocazione d’antichi miti.

18 agosto 2002A tutta la sua opera, il pittore, il poeta, il fotografo dà la misura della sua personalità artistica, rivelandosi «capace e completo» Si tratta di un’arte in cui domina il campo per impossessarsi della tematica sociale «con la sua esistenza legata alla vita dei campi e ai fenomeni naturali che la determinano, con la sua morale atavica, col suo ricordo di favole e vicende lontane, analizzato con sobria e dolente simpatia»

E non è in qualche modo una realtà negativa, se volessimo confrontarla con quelle che erano state le nostre attese, le nostre speranze, ma l'unica che ci permettesse di vivere, di salvare la parte migliore di noi. Certo anche lui spera, ed ha atteso, ha creduto in qualcosa; certo anche lui è stato partecipe di quella volontà di rinnovamento che io ancora testardamente perseguo. Qualunque altra soluzione sarebbe stata dannosa, pregiudizievole; avrebbe reso ancor più dura, ancor meno libera l'esistenza. Ciò che riconosco in quest’Arte,è, ch'egli è nel giusto; sono io forse che non riuscivo a capire,o forse non volevo capire, che non volevo rendermi conto della realtà, della giustezza delle sue affermazioni nell'arte; e quello ch'egli sente quando dipinge o fotografa, o quando scrive «haiku»; così quella che in lui è una giustificazione, una motivazione si trasforma in me (forse anche in voi) una rivendicazione; per difendersi dal male sociale, dal mio tacito invito alla cattiveria imperante, o al ricordo struggente delle rincorse dietro eventuali terroristi che minacciavano in quell’epoca i confini nazionali; per questo in qualche poesia ci sono versi che aggrediscono, graffiano, che penetrano nel cuore come dardi; e ce n’è voluto perché capissi che questa è la sua difesa, una ripulsa, senza possibilità di trovare un accordo, un punto d’incontro con il ricordo e l’impulso creativo.

Così, di là dalle parole, di là dalle affermazioni, io colgo qualcosa, un moto, una tendenza, un'aspirazione che sono ancora in lui, non del tutto soffocati e che in nessun modo riesce a soffocare e che sempre gli si ripresentano, che costituiscono insomma il suo più generoso, più ricco patrimonio, quello di cui si nutrono le sue forme d’arte.

 
«E salirò


Io ci sarò
quando l'ultima neve
si scioglierà al mio sguardo
Di lei conserverò l'ultimo fiocco
Negli occhi il suo candore
Nel cuore Campogrosso

E salirò sempre più in alto»

 

Uno degli aspetti più interessanti, ma ancora dei più involuti della filosofia contemporanea è l'interesse metodologico e critico da esso dimostrato per gli sviluppi della caratterologia. Questa è progredita allo stato di scienza autonoma in confronto della psicopatologia generale, da quando le recenti ricerche sperimentali hanno dimostrato la possibilità di distinguere ogget-tivamente gli elementi costanti e gli elementi plastici del carattere. I primi sono stati ricondotti statisticamente a determinazioni strutturali o funzionali: si sono classificati secondo la conformazione fìsica degli individui, secondo l'equilibrio fisiologico, secondo le psicopatie, secondo le funzioni psichiche. Queste classificazioni hanno inquadrato la teoria del carattere nella biotipologia, afferma Pende, secondo una concezione organica della personalità concreta, nella sua gerarchla di corpo e anima e spirito, empiricamente riconoscibile in senso ascensivo, sostanzialmente che vengono a manifestarsi com’elementi centrali e duraturi dell'individuo, che esistono nella sua fenomenologia e nella sua prassi: espressività e comportamento.

Sal Messina da questa prima specie di prospettive del carattere fa emergere come se il carattere rappresenti una forma costante, sia in senso artistico sia ontologico-realistico. Ecco perché in lui possono coesistere le varie forme d’arte che manifestano un senso funzionale-armonico, alla quale appartengono poteri importanti, paralleli o interferenti alle determinazioni della volontà e alle tendenze abituali e istintive.

Ma il carattere si distingue dalla volontà perché esso non implica l'esercizio attuale del libero arbitrio se non a titolo negativo, ma rappresenta piuttosto, secondo le celebri teorie di Platone, di Kant e di Schopenhauer, «la conseguenza di scelte o di analoghi atti di libero arbitrio. E si distingue dall'abitudine e dall'istinto perché esso è consapevole delle proprie azioni e situazioni, e tanto più quanto più incontra differenze e contrasti, di fronte ai quali si afferma come atteggiamento e orientamento invariabile della coscienza. Dal punto di vista genetico, il carattere risulta e si osserva in evoluzione e formazione in quanto presenta forme e gradi di manifestazione e di evoluzione, e ne risulta suscettibile di educazione e di progresso, di cura e di perfezionamento. Ciò essendo in palese o tacito contrasto, sia in teoria che in pratica, con il fondo permanente e immutabile del carattere, questa contraddizione si supera, tanto dagli empiristi quanto dai dogmatici, ammettendo che le relazioni del carattere con la personalità nel suo divenire corrispondono a un elemento mediatore, plasmabile, che si manifesta e opera nel «temperamento»».

La sintesi si sprigiona attraverso la plasticità pittorica che permette di considerare il primo come un complesso di germi, che si sviluppa attraverso il secondo: perdersi nell’immensità meravigliosa della natura attraverso l’obiettivo della macchina fotografica e lo sprigionarsi dei sentimenti in versi, che riguardano (come ho accennato) in genere le sue qualità sentimentali ed energetiche. Ne risulta un assoluto empirismo del carattere come pura formazione ed espressione della volontà in divenire che è in nessun caso sostituibile: se si risale alle origini della vita, come funzione sociale, come determinato da un incontro fra elementi atavici e fattori di ambiente naturale e sociale, operanti in senso progressivo.

Si ha così il carattere dei concetti più affini all'esperienza, perché può essere risolto negli stessi termini soltanto in un secondo momento dell'analisi: mentre in un primo momento appare quasi a sé stante o incompreso; ma di indiscutibile efficienza, col quale cerca di superare il divenire della vita.

Non solo il funzionamento del carattere dipende dalla scelta o inibizione volitiva, ma appunto per questo, è sempre un momento parziale della personalità in atto e si deve unire con gli altri suoi elementi, proprio come fa tecnicamente per i caratteri artistici. Cioè a dire, che è in atto parzialmente, e a confronto col tutto di cui è parte: e questo confronto non è segno di fatto, non è caso di forza, ma è giudizio di valore. Prova ne sia che quando vogliamo attribuire valore a un individuo o a una persona, ricorriamo alla qualificazione del carattere piuttosto che a quella degli atti singoli o di tutto il destino:l’Artista vale mediante qualità naturali positive, che si richiedono, agiscono secondo caratteristiche costanti o perfezionate. Vale l'intelligenza acuta, vale il sentimento profondo, vale la volontà tetragona, vale la grazia per il modo con cui è avuta e goduta.

 

«Sacrifico la vita
per conservarla intatta
La dignità che ho sempre avuto»

    Vi ho parlato di un Uomo, che a 18 anni lasciò la terra natia, per frequentare la Scuola Allievi Carabinieri, per trovarsi poi a Palermo, Corleone e altre località, dove la lupara cantava alla grande ed era un continuo servizio «la conta dei morti ammazzati».

Dopo un anno è spedito in Valgardena dove inizia il servizio di controllo delle piste da sci. L’essere stato vittima di vari conflitti a fuoco gli è stato salutare perché lo ha forgiato, come ho illustrato.  

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Reno Bromuro

 

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