RICORDO DI ARDEN BORGHI SANTUCCI

Carpi 1 agosto 1925 – Modena 24 febbraio 1997

di Reno Bromuro

  

Il 1 agosto 1925 nasceva a Carpi in provincia di Modena la Poeta che ha saputo riempire il suo mondo poetico di saggi versi e scritti che i ragazzi delle S.M.S. di Camugnano (Bologna) abitualmente studiano, perché, afferamava, è a loro che bisogna pensare per primi, poiché sono loro gli uomini di domani e «l’albero va raddrizzato quando è piccolo».

     Quante volte in una giornata mi soffermo a pensare a Lei e più ci penso e più balza alla memoria quella poesia che non credo sia stata mai eguagliata da nessun poeta: «Una pagina bianca»

«La vita?

Una pagina bianca

che ogni attimo

attende

di essere scritta.

Tante piccole morti
ci aspettano
ogni giorno offuscano
bagliori di gioia
smorzano

ogni slancio d'amore
in un sardonico
disprezzo
intriso di ipocrisia.

Mille buche improvvise

adombrano
le nostre ore
i nostri giorni
sino alla fine».
Il 24 febbraio è trascorso un lustro che Arden mi ha preceduto, finanche in questo non ha voluto che nessuno si anteponesse ai suoi desideri d’amore nei confronti di tutti gli uomini della terra: ha voluto andare per prima (oso credere presuntuosamente) affinché potesse intercedere per la salvezza della mia anima.

     Mi piace ricordare il nostro primo incontro. Stavamo per allestire il Primo Convegno Internazionale degli Artisti della Poesia della Vita, avevamo inviato oltre novecento inviti in tutta Italia ad altrettanti artisti, sapendo che avrebbero aderido solo l’uno per mille; invece, la mattina del 19 marzo la Sala degli Specchi del Centro Letterario del Lazio, che ci aveva ospitato, era letteralmente piena.

     Mentre facevo la premessa di quell’incontro, guardai in fondo alla sala, sulla sinistra, seminascosta da una colonna portante, insieme a Franco Tasca, venuto da Caltagirone, c’era una signora dagli occhi nerissimi e fondi: due finestre aperte sul mondo che seguivano con attenzione e interesse quanto si andava illustrando.

     Alla fine dei lavori, com’è mia abitudine, domandai chi avesse avuto bisogno di un passaggio. Franco Tasca era ospite da me: mi disse sottovoce che la signora Santucci sarebbe dovuta andare in via Aurelia, Piazza Irnerio (oltre otto chilometri dal punto in cui eravano), le proposi di accompagnarla, ma non capivo la ritrosia con la quale, seppur con la massima gentilezzza, rifiutava il mio aiuto. Molto più tardi, quando eravamo diventati fratelli: ci dicevamo tutto, Ella mi raccontò, scusandosi, del perché avrebbe non voluto accettare il passaggio in macchina.

         La rividi il 25 aprile quando ci riunimmo, eravamo oltre cinquanta persone tra poeti, pittori, scultori e scrittori, per la stesura dello statuto ed eleggere la direzione de «Il Baricentro» il mensile che avrebbe dovuto divulgare le nostre idee.

Alla fine dell’incontro mi avvicinò con discrezione, sembrava non volesse ingombrare nemmeno lo spazio della sua persona, mi porse un quaderno con una quarantina di poesie e quindici libri di poesie pubblicati con un editore di Roma che stampava solo le copie prenotate dall’autore.

Nel mese di settembre del 1976 (che anno, quell’anno!) avevo incassato il ricavato dalla vendita della mia raccolta di poesie «Occhi che non capivano»; avendo avuto da leggere alcune raccolte di poesie, dai partecipanti alla fondazione della Associazione, scelsi quattro raccolte e le feci stampare a mie spese, a novembre le poesie furono presentate al pubblico e alla stampa; se ne occuparono «La Voce Nuova della Regione di Bari», «Il Corriere Veneto» e «Gabbiola»; gli altri, i Quotidiani non se ne accorsero.

Le Poesie che mi fecero decidere di dare vita al canto di Arden Borghi Santucci e, che titolai, «Sembianze» furono quattro o cinque:

 

TURBAMENTO

Corre il fanciullo
sulla lunga spiaggia
castelli di sabbia lasciati
dai compagni in quel
meriggio infuocato.

Corre il fanciullo
accarezza un fantastico
castello e ride,
la luna improvvisa s'affaccia

e vede, il fanciullo,
due figure avvinghiate

si baciano: fugge
              lontano turbato!

Si ferma, sugli occhi
si passa la mano,
sorride felice
ha già tutto scordato.

Tre anni più tardi, nel 1979, ancora una volta la Borghi Santucci mi sottoponeva all'esame suoi scritti: una serie di racconti e novelle. In quell’occasione affermai che «il sentimento è arte, ma il sentire soltanto non basta perché un'opera diventi opera d'arte».

Mentre leggevo i versi di «IMMAGINI» ebbi un brivido di felicità perché avevo ricordato quanto affermato in precedenza nel presentare «SEMBIANZE» e

«L'ETERNA NOTTE», una raccolta di racconti narrati con una semplicità straordinaria; alla mia domanda perché scrivesse cercando i vocaboli più comprensibili, rispose che voleva che i suoi scritti fossero compresi maggiormente dai bambini e dalle persone che, per un motivo o per l’altro, non avevano avuto la fortuna di istruirsi.

Nella raccolta di versi, «Immagini», Edito dalla Farnesiana – Piacenza, Arden Borghi Santucci non si è limitata a materializzare il RICORDO, ma lo ha fatto palpitare di vita autonoma, e nelle immagini «trasmigra».

Quanto è bello seguire le immagini che questo verbo intransitivo porta ai nostri occhi: «trasmigrarono i ricordi». E sono pensieri che vanno alla ricerca di un angoletto libero nella memoria, per vivere una loro vita. Non è trasmigrazione perché Arden Borghi Santucci non avverte (e forse non saprebbe) le necessità di questa. Essi, i ricordi, sono «Immagini» senza contorni alla ricerca di angoletti liberi della memoria, per vivere ancora.

«RUBAMMO

Rubammo alla notte
al tempo alla vita
il diritto all'amore.

Con le stelle segnammo
i baci e gli abbandoni.

Anche se domani
te ne andrai
quella notte rimarrà in me
fino a quando anch'io vivrò
notte d'amore.

Ogni sera aspetterò le stelle
per ricontare i baci caldi frementi
che mi hai dato
ricordando
ripetendo
tutto il bene che ti voglio».

E si avverte quest'ansia, questo desiderio di voler credere ad ogni costo, che il mondo è ancora e sempre quello della fanciullezza. Ma il ricordo vive di vita autonoma perché è la stessa vita di Arden Borghi Santucci. Ma perché questo dubbio, allora? E' forse ELLA affascinata dalla corrente poetica attuale? E' affascinata forse da questo voler essere «arrabbiata» ad ogni costo? La risposta è negativa. Arden non vuole allinearsi a nessuna corrente; è la SUA anima che ha sperimentato e sperimenta giorno dopo giorno le brutture, la violenza, l’insod-disfazione, l'insicurezza degli uomini ad abbandonarsi al sogno, al ricordo, alla fantasia, come una volta.

«Le attese

hanno ucciso le speranze... »

E' questa la verità della Borghi Santucci:

«Camminare nel vento

dove le ombre cercano abbracci di sole».

Camminerà nel vento per essere certa che

«Le lacrime d’amore

non sono un’invenzione»

Sono versi che non cercano l'effetto, ma che sono nati con esso; ed è tanto più potente quanto più i momenti del trasmigrare diventano vita di ogni giorno e gli occhi dell'amore vanno verso l'uomo in generale per accoglierlo simpaticamente.

Gli impeti di desiderio, quelle speranze d'amore, quella soavità hanno quasi del furtivo, sono strappati al duro destino che intorno preme, anche se in alcuni attimi di incertezza

«piange per i suoi errori

per le sue debolezze»

Però subito si riprende perché nella sua memoria affiorano e vivono

«Nani, folletti, tamburi

un mondo affascinante

fin questo pazzo mondo

dove non si ride più».

Quanto è dolce e tenera quando si abbandona e si lascia trascinare dalle immagini, tanto da trovare la forza di sorridere anche della vecchiaia che avanza e della esuberanza della giovinezza che passa inesorabilmente.

In chiusura della raccolta troviamo, forse, la lirica più robusta di tutta l'opera.

La Borghi Santucci l'ha fatto volutamente (non lo credo), per lasciarci a lungo in sua compagnia, con il libro aperto tra le mani?

Comunque sia, una cosa è certa, noi rimaniamo avvinghiati a questo volumetto di versi, affascinati dalle miriadi di immagini create nella nostra mente dalle parole

«Pensieri che si lasciano trasportare da acque di cristallo; dalla luna e dalle stelle che conservano un bacio rubato, in uno scrigno dorato; dal sole che si disseta nell'acqua sorgiva dei ricordi; dai fiori che nascondono tra i petali, l'ultimo messaggio d'amore; e dallo immenso cielo, in cui l'immagine — incredibilmente bella — di una vecchiaia lasciata alle ombre, si veste di rosa, all'alba».

Con la sua opera poetica la Borghi Santucci ha dato nuovi accenti d'amore e ispirazioni fresche alla lirica, i cui versi ora piani e dolci, ora scarni e dolenti danno la sensazione di ascoltare ora Beethoven, ora Mozart, altre Wagner.

Poesia che non vuole insegnare niente dunque, ma allietare ore di riposo dopo tanto correre e affannarsi di questa nostra avvilente esistenza.

È tutto qui, in questa cognizione dell'amore-dolore, anche per i giovani di oggi che stanno lontano, ma tanto vicini però agli avvenimenti del mondo e soprattutto a tali fenomeni, come Arden Borghi Santucci che ha provato nella sua libertà di scelta di essere sincera di rimanere pura e integra, tenendo alta la bandiera della sincerità nell’arte...

Vorrei che accettaste questa forma di omaggio di uno dei modesti scrittori (il sottoscritto) ad una grande poeta italiano in occasione del quinto anniversario della sua morte.

Ora devo fare un'altra confessione. Una confessione che farà una confusione. È un rischio, indubbiamente, ma ogni tanto serve per ripescarne la verità ... La nostra cultura, la cultura italiana che si vanta di essere aperta ai valori universali del mondo in maniera davvero eccezionale, ha i suoi conti aperti e non del tutto soddisfacenti con la cultura europea, a cui tanto, da oggi dovrebbe iniziare a guardare e sentirsi legata.

OMBRE

Ombre a mezz'aria

in volo

tra gli alberi bruni

lasciano sussurri

di fronde, di rami...

S'adagia il pensiero
al dolce abbandono
dei ricordi;

viva l'immagine riflessa
mi avvince

attende

le cose che cerco.

Sono tue ombre
a mezz'aria

che il vento disperde

fra i rami

e nei miei sogni.

Per fortuna, o per sfortuna i nostri critici misurano i versi dei nuovi poeti che si affacciano alla finestra della nuova cultura italo – europea col metro dei grandi:  di Quasimodo e di Ungaretti; di Gatto e di Pasolini; di Cardarelli e di Gozzano; non curandosi, forse non ci pensano, che i tempi sono cambiati, l’Italia si sta sprovincializzando e guarda più all’Europa e al mondo che a se stessa.

Il confronto è fatto quasi sempre con tutti i più importanti nomi della letteratura contemporanea italiana, a partire dai pensatori e studiosi come Gramsci, Lussu, Mario Praz, Umberto Eco, fino ai narratori come Svevo, Gadda, Pavese, Vittorini, Calvino, Cassola ed anche il sardo Satta.

E in questo modo vorremmo giungere alla domanda essenziale del discorso: forse la letteratura italiana non ci piace per niente? e come mai non ci piace? forse perché si assomiglia tutta e troppo? Se questo avviene di chi la colpa? Degli editori che non hanno lettori capaci di capire il significato, non letterale, ma immaginifico dell’Arte, quella vera? O forse la somiglianza viene dal fatto che Internet è libera e ognuno che vuol fare bella figura con la sua innamorata o con un amico, attinge a piene mani, e se qualche vero Poeta o Scrittore è fagocitato dagli «scrivitori» o dai grafomani che attingono da questo o da quello, senza rimorsi appiattendo la letteratura e provincializzando quella cultura che lotta per viaggiare verso la sprovincializzazione.

Questa domanda provocatoria della mia relazione è posta davanti a chi mi sente, non solo per pura sfida dell'intelligenza, dell'intelletto o dell'intendimento dei bravi ascoltatori - lettori che nel mondo zoppicante in cui viviamo trovano ancora il bisogno o almeno la possibilità di leggere e ascoltare, anzi, traggono dalla lettura e dall’ascolto, le forze ausiliari per giudicare e, forse, comprendere l’inverosimile ma unico mondo.

Voglio dire, in altri termini, che siamo più vicini di quanto ci pare, e per concludere questa premessa, forse troppo lunga e troppo personale, aggiungo solo che «in un paese come il nostro ricco di opinioni e di fermenti ideali, nulla è mai dato per scontato, tutto è sempre verificabile»,qualora i critici la smetteranno di misurare col metro dei grandi le opere dei giovani o comunque nuovi autori.

AVEVI UN VOLTO


Quando questa notte senza fine

sarà diventata domani

comincerò a vivere

desidererò la vita.

Affonderò le illusioni

in un volto che non esisteva

che forse era un sogno

avevi un volto che navigava

nei miei pensieri senza sosta

poi affondai le illusioni

nel tuo volto come l'oceano

affogai la menzogna nel fango

dissolsi il muro dell'inganno

sentii abbracci consolatori

vidi labbra dischiuse al sorriso

dentro ardeva tanta voglia di vivere

annullata nel tuo volto con riconoscenza.

Mi soffermo per un attimo su quest'ultima esperienza interessantissima, che ci porta però sulla montagna scivolosa della comprensibilità o no delle poesie, e della poesia di Borghi Santucci in particolare. Tradurre, in parole semplici, significa capire e trasmettere, oppure, con rischio di una certa ambiguità, capire ed interpretare l'interprete.

Anch'io scrivo poesie e nel commentare quelle degli altri, non sono che il messaggero del poeta da me scelto. Non lo scelgo nel suo insieme, ma solo in parte, in quei componimenti che posso trasporre nel mio pensiero e nel mio credo della Poesia. Per non imboccare la strada interminabile delle riflessioni sull'arte del comprendere, dirò soltanto che il materiale raccolto mi fa scoprire il mondo infinito dell'immaginazione, soprattutto quello dei giovani, che giocano con le parole, i significati, le scene e le immagini, come se la poesia fosse un sacco pieno di meraviglie.

Ma se il mistero, con la sua attraente forza di riscuotere la curiosità e forse l'interesse di tutta la poesia, non posso dimenticare che volendo essere leale verso il poeta in esame, debbo rispettare anche la legge fondamentale che il commento deve suscitare e rispettare gli stessi sentimenti dell'autore.

SOTTO LA LUNA

Quando l'acerbo corpo

l'uomo ti prenderà

sorriderai
Al chiaror della luna

sospirerai

sul greto di un fiume.
Ti adagerai fanciulla

su quel letto

la purezza
darai

al tuo primo amore

sotto al chiaro di luna

canterà la tua giovinezza!

Non dobbiamo dimenticare che c'è anche una regola, direi il principio più importante che decide sulla giustezza e rappresentatività della scelta dell’opera da commentare o da recensire. Questa regola si chiama lealtà verso il proprio sentire e non mistificare il contenuto o il significato per ripicca personale o antipatia nei confronti dell’opera, come risulta da una ricerca portata a termine da alcuni giovani artisti rivoluzionari della parola. In questo gli espertissimi nel campo della critica sanno imprimere, il loro timbro personale sulle opere, senza per questo essere esagerati. Non è la prima volta che poeti commentano un poeta, anzi, nella storia della letteratura europea sono numerosissimi i casi di recensioni, o commenti anche fra i maggiori, guarda caso, lo faceva anche Montale; spesso però si possono citare come esempi discutibili, dove il commentatore vince il significato dello scritto e lo sottomette alla propria personalità poetica.

Oggi questo lavoro fatto in Internet, per la verità, svolge una funzione informativa; manca la discussione, manca la serietà a tal punto che sorgono dubbi divertenti; per esempio come mai si parla di Arden Borghi Santucci? dobbiamo accettarla come scheletro? come invasata dal sogno o amante della semplicità? per giungere, alla fine, alla scoperta che la sua Poesia e vera e Pura poesia, senza lacrime di alambicchi, anche se esprimono dolore immenso, danno al lettore quella fiducia nella vita, come la può dare soltanto la preghiera.

VOGLIO LASCIARE

Voglio lasciare

alle acque di cristallo dei monti

alle acque serene dei laghi

alle acque vorticose dei fiumi

i miei pensieri.

Voglio lasciare alle stelle

il primo bacio che rubai

voglio lasciare alla luna

lo scrigno che lo conserva.

Voglio lasciare al sole

l'acqua sorgiva che disseta

i miei ricordi.

Voglio lasciare ai fiori

l'ultimo messaggio d'amore

voglio lasciare la mia vecchiaia

alle ombre incenerite dall'alba

per disperderla nel rosa del mattino.

Voglio lasciare all'uomo

il mio desiderio di bene

a te il mio ricordo di sempre

al mio amore il creato.

Ebbene, sottolineando il pessimismo solitario, la concretezza e l'originalità del Poeta oltre il suo ruolo svolto come scrittore, con particolare riguardo al pensiero costante verso i fanciulli, per farsi capire e farli amare la poesia, affinché possano essere se stessi, sempre. Questo tipo di considerazioni, approfondite tramite l'analisi critica valgono, paesaggi di pensieri, di idee e di riflessioni proprie, più come premesse e promesse che come un contributo compiuto; finché il punto di riferimento rimane avvolto nella foschia misteriosa della nascita della poesia e, forse, della sua concretezza, ma anche il lume fugace.

Ma non si vive solo di poesia, oppure: la poesia è dappertutto, dovunque si guardi, anche nei racconti della Borghi Santucci, almeno in quelli brevi, come

«La piazzetta»,«La lunga notte del quarantatrè», tratti dalla raccolta intitolata

La lunga notte.

Arden Borghi Santucci se non fosse stata Poeta di versi sarebbe poeta di prosa.

Ed eccoci che stiamo per arrivare alla conclusione con un pizzico di speranza. Perché, anche se la poesia di Arden Borghi Santucci non ha avuto una grande fortuna, la sfortuna è piuttosto nostra, lettori distratti, che invece di avere la Poesia per pane quotidiano, ci accontentiamo di consumarla solo nei giorni di festa.

Avrei voluto ricordare Arden anche nella vita privata, di quando bambina (era figlia di un casellante delle Ferrovie), al passaggio del treno con il Duce a bordo, mentre tutti erano sull’attenti per salutarlo, lei faceva capriole sulla sbarra del passaggio a livello. Forse già allora cominciò a frullare nella sua mente la Poesia più pura e sincera della letteratura poetica contemporanea, che vi trascrivo; invece non ho fatto altro che parlare della sua arte, forse perché incosciamente l’anima mia questo ha preteso e null’altro.

    II primo e fondamentale elemento del mondo poetico della Borghi Cantucci è l'amore per la vita, perché è chiaro che, senza questo amore, non ci sarebbero state le sue poesie, forse non le avrebbe nemmeno concepite o sarebbero state cosa tutt'affatto diverse. La Poeta ha amato e il suo affetto è un po' diverso da quello cantato dai poeti, nostri contemporanei o quelli che vivono i loro momenti di gloria postando le poesie(?) nelle varie maeling-list. La Poesia di Arden non ha nulla di astratto né di simbolico: le immagini che scaturiscono dai suoi versi non rappresentano la Signora davanti a cui il cavaliere piega il ginocchio o l'angelo mandato da Dio sulla terra per guidare il poeta alla virtù.

    La poesia di Arden è una donna bellissima di cui Lei è pazzamente innamorata, pur sapendo che ella può rispondere al suo richiamo d’amore soltanto quando «la speme, ultima dea, abbandonerà la vita». Ma la Poeta, intanto, la contempla, la ricorda, la vagheggia nella sua fantasia, ne descrive gli umori, gli occhi, il viso, lo sguardo soave, il nobile portamento, gli atti onesti e leggiadri. Tutto questo le appariva sopra «una pagina bianca» e solo allora la sentiva veramente viva e compagna delle sue lunghe notti in solitudine, nelle eterne giornate d’estate.

E' quindi la poesia di Arden attraverso la metamorfosi del sogno, diventa reale pronta per abbracciare i sogni e i desideri dell’umanità; specialmente quella che compare nella poesia della Borghi Santucci, idealizzata dall'arte che l'ha trasformata in esseri superiori, degni di affetto e nello stesso tempo di rispetto.

E' un amore che travalica ogni pensiero umano, ma che potrà attuarsi soltanto dopo la morte di lei, continuando l'amore a vivere nelle sue Poesie.

Nell'intendere l'amore in questo senso, La Borghi Santucci fu veramente sincera e assolutamente originale. Per questo, noi possiamo dire che ha creato la poesia amorosa moderna nata dalla parola musicale libera dal dominio dei sensi; concreta e nello stesso tempo altamente spirituale.


Le poesie sono tratte da «Sembianze» Edizioni Andromeda – Roma 1976
«Immagini» Editrice Farnesiana Piacenza - 1981

Reno Bromuro

Leggete le sue bellissime Poesie:

Antologia Poetica di Arden Borghi Santucci

 

Per informazioni

Scrivete a Guido Ferranova E-mail:

guidoferranova@tiscalinet.it