UN PIANETA NON BASTA

 

    Mentre lo stato degli ecosistemi naturali della Terra è declinato di circa il 33% negli ultimi trent'anni, la pressione ecologica dell'umanità sul Pianeta è incrementata di circa il 50% nello stesso periodo. Non solo, ma durante la metà degli anni Settanta, l'umanità, nel suo insieme, ha sorpassato il punto in cui viveva entro le capacità globali rigenerative degli ecosistemi della Terra, causando come conseguenza un decremento del capitale naturale del Pianeta. Queste sono le drammatiche conclusioni cui giunge il "Living Planet Report 2000", prodotto dal WWF Internazionale con la collaborazione dell'UNEP. Il rapporto alla sua terza edizione, presenta per la prima volta in assoluto il calcolo delle impronte ecologiche di tutti i Paesi del mondo. Il metodo dell'impronta ecologica che il WWF Italia ha contribuito fortemente a diffondere a tutti i livelli sin dal 1996, costituisce l'elaborazione di un indicatore aggregato che rappresenta l'area biologicamente produttiva richiesta dal consumo di una data popolazione, per produrre cibo (a livello agricolo e di pascolo), per produrre risorse forestali, per fornire case ed infrastrutture e per assorbire l'anidride carbonica emessa dalla combustione dei combustibili fossili. Il rapporto presenta inoltre lo stato di salute delle popolazioni di specie animali significative degli ecosistemi forestali, delle acque interne e marine. L'indice del Pianeta vivente risulta in declino del 12% dal 1970 al 1999, per le 319 specie considerate negli ambienti forestali, in declino del 50% nello stesso periodo, per le 194 specie considerate negli ambienti della acque interne e in declino del 35% sempre nello stesso periodo, per le 217 specie considerate negli ambienti marini. L'impronta ecologica del nostro intervento sul Pianeta è andata incrementandosi notevolmente dal 1961 al 1997, crescendo praticamente di circa il 50%. E' interessante verificare le differenze delle impronte ecologiche delle varie regioni del mondo: da quelle che sono quasi di 12 unità di superficie pro capite del Nord America con 299 milioni di abitanti a quelle di più di 1,5 unità di superficie pro capite dei 710 milioni di abitanti dell'Africa. Un ulteriore conferma dell'eccessivo squilibrio mondiale nell'uso delle risorse del Pianeta che, quotidianamente, non fa che aggravarsi con i perversi effetti della globalizzazione economica. L'impronta ecologica italiana è di 5,51 unità di superficie, rispetto ad una capacità biologica del nostro territorio di 1,92 unità di superficie; abbiamo un deficit ecologico di 3,59 unità di superficie. In pratica consumiamo in maniera tale che ci vorrebbero altre due Italie per soddisfare le nostre esigenze. Il rapporto ci dimostra chiaramente la gravità della situazione e l'estrema necessità di porvi rimedio prima che sia troppo tardi. Il vertice dei G8 della Terra avrà luogo nel 2001 a Genova; un appuntamento importante per avviare un cambio di rotta nell'economia e nella politica internazionale e di tutti i governi che tutti gli elementi oggi a disposizione ci impongono come ineludibile. Il WWF farà di tutto perché questo cambio di rotta venga avviato.

 

Gianfranco Bologna

 

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