LA FIERA DEL LIBRO DI TORINO

Di Giuseppe Iannozzi

- UN FLOP DI CONTENUTI, UN TRIONFO DI IMMAGINE… I LIBRI IN PASSERELLA COME LE MODELLE CON LE LORO COPERTINE PATINATE -

 

Libri, libri, libri, sempre troppi, sempre pochi. “Scusa ma non ho tempo per leggere”, così vanno le cose, che poi ad interrogarsi su queste aleatorie cose si rischia solo e sempre di fare un buco nell’acqua. Libri, l’argomento del giorno, o meglio della Fiera del Libro di Torino: ci vai, perché un amico te l’ha consigliato, ci vai perché i libri li odi e vuoi proprio vederli mantrugiati da mille mani curiose, ci vai perché il posto migliore per un libro per te è una fiera ed ancora ci vai perché è l’unica occasione borghese per magari incontrare qualche personaggio famoso, chi può dire che tu non possa incontrare Dacia Maraini o Umberto Eco alla Fiera, magari se sarai fortunato riuscirai anche a stringer loro la mano e se ti sentirai in vena acquisterai pure un loro libro da abbinare al colore della tappezzeria di casa.

La Fiera del Libro, si paventava che l’afflusso di gente sarebbe stato assai ridotto o comunque non alto, ed invece tutte le giornate sono state piene: i curiosi, gli addetti ai lavori, i giornalisti, i semplici spettatori, erano tutti lì a mostrare sorrisi a trentadue denti e a pavoneggiarsi per meriti inesistenti o al massimo ridicoli. Sì, la Fiera del Libro di Torino non è stata un pacco: l’immagine ha trionfato al di sopra dei contenuti: ogni stand era un vero e proprio banchetto, alcuni offrivano persino dell’ottimo champagne purché la gente visitasse il loro stand: alla faccia del libro! De Agostini ha puntato tutto sulla moda del momento dei Pokemon (scusate se non l’ho scritto con la giusta grafia… di certe cose mi intendo poco o niente, cioè niente che è assai meglio ed onesto); Einaudi – amara sorpresa – mi è sembrato di essere al mercato, pareva proprio di raccattare libri in mezzo ad un mucchio di cartacce; poi Newton Compton Editore ma almeno i prezzi di copertina erano bassi anche se nello stand non si capiva niente, né quali fossero le novità (non che ce ne fossero di rilevanti a parte l’ennesima pubblicazione pubblicitaria che segue il grido della moda al quale è seguito il mio di urlo, per il terrore); Dio, poi, lo stand dell’Apogeo, settore informatico, bello, di settore, ma io tutti quei libri li avevo già visti da tempo, roba vecchia, anche il mercato multimediale è stantio; mi spingo in mezzo alla folla e mi imbatto nello stand dei tipi della Fazi Editore che mi vogliono far credere che l’e-book sarà il futuro dell’editoria, quasi mi scappa da ridere ma non lo lascio a vedere (e-book – un argomento interessante per certi aspetti: affronterò l’argomento più nel dettaglio nelle prossime righe); sono proprio scorato quando mi caccio – neanche io so come – in un angioletto dove mi si offre un invito: lo prendo, lo leggo, ho un conato di vomito, a me un corso “scrittura creativa” non l’ha mai rifilato nessuno, quindi lo rimetto al mittente con “tante grazie è stato un piacere ma sa come vanno certe cose io sono scettico per natura e non è che abbia poi tanta fantasia se mi si costringe ad imparare le mie ossessioni fantastiche, cioè preferisco andare dallo psicologo, magari mi può dare qualche buon consiglio, anche se non ci credo, però sa, ormai lui è mio amico, così amico che ha finito la sua triste carriera incarnandosi in me e io che abito in un buco in affitto devo dire in tutta onestà che stiamo davvero un po’ stretti in due, cioè in uno ma è come se fossimo in due nella testa a pensare, immagino che sia questa la causa della mia maledetta emicrania condita di aggettivi circonlocuzioni avverbi sineddoche metonimie tropi verbi e….” – basta! – questo maledetto vizio di tirarla per la lunga un giorno o l’altro rischierà di mettermi nei guai; mi salvo in corner, no calcio di punizione, perché un anonimo avventore mi ha fatto lo sgambetto e per non cadere, non si sa come, mi sono cacciato nello stand-Standa della Stampa Alternativa che se non era molto appariscente, devo dire con onestà che i libricini da 1000/2000 lire erano davvero belli ed interessanti tant’è che ne ho presi una ventina e mi sono portato a casa una gran scorta di vera cultura; giro l’angolo ed incontro lo stand Addictions, casa editrice specializzata nella pubblicazione di SF italiana e non, rimango impressionato, tutti molto affabili, copie firmate dagli autori, prezzi modici, simpatici i gestori – Dio non riuscivo a crederci: ero di nuovo in mezzo ad uomini di cultura – e anche qui ho fatto un po’ di spesa; cammino un po’ ancora non troppo convinto e trovo lo stand della Fanucci Editore che mi mette in primo piano la collezione dei migliori romanzi editi ed inediti in Italia di Philip K. Dick, non posso non acquistarli; più in fondo m’imbatto in neanche io so che cosa ma ne esco illeso riportando solo una gomitata nelle costole che mi fa un po’ male e a questo punto mi rendo conto d’esser stracco e disidratato così mi piombo da un bibitaro e mi accatto una Coca (sfiatata!) ma non potevo pretendere di più e così prendo a centellinarla mentre continuo a camminare in mezzo alla ressa. Basta, mi dico, sono disfatto: non reggo più la visione dei libri e degli editori che cercano di rifilarmi l’ultimo best-seller dell’ultima giovane promettente leva che in America ha già venduto dieci milioni di copie; mi dico che devo proprio uscire, lo devo a me stesso; ma è quasi impossibile uscire dal dedalo della Fiera tant’è che mi ritrovo nello stand Bompiani Sonzogno ecc. ecc. , non ci credo poi tanto, tanti volumi disposti con ordine, ma tolto Umberto Eco, il resto è paccottiglia da supermarket e l’ultimo di Eco io l’ho già letto così mi allontano più che mai scorato; non so come, mi trovo di fronte al modesto stand Shake edizioni underground: guardo e rimango affascinato, volumi veramente belli, introvabili nelle librerie, compro due volumi e mi fanno uno sconto pazzesco perché il secondo me lo lasciano per cinquemila Lire, neanche il prezzo di un pacchetto di sigarette di quelle buone, ammesso che esistano sigarette buone e non nocive perché mio padre, che oggi non fuma più, mi ha raccontato che quando era finita la II Guerra Mondiale le Camel erano delle signore sigarette mica come quelle di oggi che ti  bruciano la gola punto e basta, è tutto detto; sto per avviarmi verso l’uscita quando un promoter mi caccia fra le mani un volantino che recita a caratteri cubitali che l’e-book sarà il futuro dell’editoria ed io non posso fare a meno di arricciare il naso ed ora spiego anche il perché: dopo una attenta valutazione dei pro e dei contro circa gli e-Books, purtroppo sono giunto alla conclusione che non mi sembra soddisfacente per diversi motivi che qui da basso spiego, spero in maniera comprensibile anche a chi sa poco o nulla di editoria elettronica:

 

-         la pubblicazione di un eBook in formato .LIT, per quanto crittografato, è purtroppo – a tutt’oggi – un accorgimento blando contro la pirateria informatica che riesce a decriptare ormai praticamente tutto (ragazzini di 10 anni riescono ad entrare tranquillamente su server UNIX decriptando le chiavi di accesso come se nulla fosse, cosa impensabile fino a qualche tempo fa, quando UNIX era ritenuto un ambiente sicuro al cento per cento… anche i siti protetti non sono realmente protetti: bastano semplicissimi accorgimenti per entrare in un sito a pagamento senza lasciare traccia alcuna, nessun ID, indirizzo macchina, ecc.), non a caso la pirateria informatica è riuscita ormai da tempo a scaricare tranquillamente programmi di 700 Mb e oltre senza alcun problema con tanto di certificazione, figurarsi quindi che gioco da ragazzi è per un hacker decriptare un file di MSREADER, praticamente un lavoro che costa lo sforzo minimo di 15 secondi a voler esagerare;

 

-         il lettore MSREADER portatile già in commercio in USA ha oggi costi proibitivi e non è scevro di una quantità di difetti e hardware e software che non Le starò in questa sede ad elencare. Quando uscì sul mercato il DVD si urlò al miracolo, un miracolo che nella realtà dei fatti non c’è stato: i lettori DVD sono oggi ancora troppo cari per i più e già sono stati realizzate nuove estensioni per i filmati che hanno le stesse qualità (se non superiori) al DVD e che non richiedono un lettore dedicato bensì un semplice lettore CD-Rom, quello in dotazione a tutti i PC casalinghi e industriali: alla luce di ciò il DVD si è rivelato un autentico flop. Cercare di imporre oggi sul mercato un lettore portatile per file .LIT mi sembra azzardato: chi mai lo comprerà? Pochi eletti e forse neanche, soprattutto in considerazione del fatto che l’eBook costa quanto un classico libro cartaceo (o comunque il prezzo dell’eBook è poco al di sotto del prezzo classico di un paperback);

 

-         i navigatori italiani del Web oggi sono circa 15 milioni, di questi solo il 2 per cento scarso è interessato a visitare siti dedicati all’editoria, ovvero quei pochi che purtroppo attraverso i canali classici dell’editoria non hanno avuto fortuna… Anche ammesso e concesso che questo 2 per cento sia interessato ad acquistare un eBook, non lo farà per due semplici ragioni: il costo dell’eBook e l’impossibilità di avere eBook su carta, se non ad un costo proibitivo per il semplice lettore, difatti stampare un libro con tanto di editing e due o tre immagini, comporta il costo della carta e della cartuccia della stampante (se buona una risma di carta costa almeno diecimila Lire e sono 400 fogli non di più  – la cartuccia di una semplice stampante Olivetti con risoluzione a 700 dpi - la più modesta delle risoluzioni - stampa non più di 450 fogli e il costo della cartuccia è intorno alle 120mila lire… tutto ciò significa che per stampare un eBook occorre investire in cancelleria una cifra che si aggira intorno alle 50mila o 100 mila Lire, dipende da quante pagine uno intende stampare; e poi la rilegatura, per quanto bene venga fatta, minimo minimo devi fartela fare in copisteria e il costo è di altre 8mila Lire più o meno;

 

-         per quanto si evince, è facile tirare le somme di quanti potrebbero essere interessati ad avere una libreria in formato .LIT, direi non di più di uno 0,5 per cento conteggiato sul 2 per cento di cui sopra; e la più parte di questi scaricheranno i files per poi craccarli come si usa dire in gergo.

 

No, l’e-book non mi convince proprio: strappo il volantino e me lo caccio in tasca per cestinarlo subito dopo. Ritorno dai tipi Shake edizioni underground e acquisto altri quattro volumi, tutti bellissimi e di autori misconosciuti in Italia (autori con le palle che sanno  scrivere e non hanno paura di dire la loro, tipi tosti senza peli sulla lingua), ne prendo quattro e me ne fanno pagare due neanche a prezzo pieno, un vero colpaccio per un bibliofilo/lettore esigente.

Passo un’ultima volta in mezzo alle mille copertine belle e patinate dei mille volumi in esposizione: disgustato imbocco l’uscita. FUORI. Respiro, di nuovo, respiro: tutto quello che di bello c’era alla fiera é nei miei sacchetti; e felice posso far ritorno a casa meditando che in fondo un best-seller non è altro che una modella che sfila sulla passerella sempre guidata da un editore burattinaio… per fortuna esistono ancora editori seri che all’immagine tengono poco o nulla e propongono contenuti sociali e politici, sono in pochi, ma occorre anche l’impegno del lettore/ricercatore che deve innanzitutto saper scegliere edizioni, editori e scrittori; chi guarda solo all’editoria di moda perché ha un grande nome, purtroppo, è solo un povero Dorian Gray destinato a morire nell’illustrazione della sua immagine.

GIUSEPPE IANNOZZI

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