GIUSTIZIA: L'ONU BACCHETTA BERLUSCONI

L'inviato del Palazzo di vetro in Italia consegna la propria relazione sullo stato della giustizia. Durissime le critiche al premier, accusato di impedire le riforme e di varare leggi "mirate". 


ROMA - Sull'intricato rapporto tra la giustizia italiana e la classe politica al governo scende in campo l'Onu. E lo fa accusando pesantemente il premier Silvio Berlusconi. Secondo Dato Param Cumaraswamy, inviato del Palazzo di Vetro in Italia per monitorare lo stato della giustizia nella Penisola, sarebbe proprio il coinvolgimento del premier "e dei suoi associati, in particolare il signor Previti" a impedire le riforme giudicate "assolutamente necessarie" per la giustizia italiana. 

Un rapporto durissimo, quello che l'inviato dell'Onu ha depositato nelle mani di Kofi Annan, dopo aver effettuato una missione in Italia lo scorso anno. La sua relazione sarà ora presentata alla 59esima Commissione per i diritti umani, prevista per il prossimo mese di marzo. 

"Non è corretto per il primo ministro - scrive Cumaraswamy - essendo alla guida del governo, essere visto come colui che si avvantaggia della debolezza procedurale del sistema giudiziario italiano". In questa situazione, secondo l'inviato dell'Onu in Italia, il conflitto di interessi apparirebbe "chiaro". Dimostrato da diverse circostanze. Cumaraswamy ne cita una: il principale consulente giudiziario di Berlusconi sarebbe lo stesso presidente della Commissione giustizia della Camera Gaetano Pecorella. 

Peraltro, nel rapporto, si sostiene che proprio l'affaire Berlusconi starebbe contribuendo a "innalzare la tensione tra Magistratura e Governo". Eppure, ricorda l'inviato della Nazioni Unite, nella Costituzione itlaiana l'indipendenza del potere giudiziario è "ben descritta", e "fa parte della cultura e della tradizione" del Paese. 

Il Parlamento, invece, negli ultimi tre anni avrebbe varato "leggi mirate e specifiche" i cui "immediati beneficiari sono stati il primo ministro e i suoi associati". Tra queste vengono ricordate la legge sul falso in bilancio e sul legittimo sospetto. Entrambi giudicati "temi non urgenti" rispetto alle riforme necessarie per il buon funzionamento della macchina giudiziaria italiana. Peraltro Cumaraswamy accusa il premier di aver mostrato "poco rispetto" per la classe giudiziaria rifiutando di comparire nelle udienze, "dando l'impressione di considerarsi al di sopra della legge". 

Non mancano, d'altronde, critiche circostanziate all'intero sistema giudiziario italiano, giudicato farraginoso e bisognoso di "urgenti e profonde riforme". La colpa della mancata attuazione di queste ultime, però, per l'Onu sarebbe ascrivibile al nostro premier. 

(18 FEBBRAIO 2003, ORE 8.54)


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