ALBERTO SORDI

da Scipione l'africano al "Leone d'Oro alla carriera"

di Reno Bromuro

 

Alberto Sordi nato a Roma nel 1920 è stato attore e regista  proveniente dall'avanspettacolo e dal teatro di rivista, genere di spettacolo che comprende prosa, musica, canzoni, danze e numeri di attrazione.

La rivista nasce in Francia verso la fine del Diciannovesimo secolo come rassegna parodistica cantata e recitata degli avvenimenti dell'anno, ma il termine è già in uso dal 1850 circa per indicare spettacoli che poco si distinguono dal consueto teatro di varietà.

Gli elementi caratterizzanti della rivista sono la divisione in quadri, uniti o meno da un filo conduttore, a sé stanti, il riferimento, con intenti più o meno satirici, all'attualità, la presenza di almeno un comico e di un buon numero di belle ragazze e il ritmo serrato con cui sono presentate le varie parti. Si possono in questo ambito distinguere alcuni momenti importanti: quello del music-hall, trapiantato in Francia dall'Inghilterra, dove sopravvisse come spettacolo popolare per eccellenza sino alla Seconda Guerra Mondiale, agli inizi del Ventesimo secolo e trasformato in un supervarietà con spunti d'attualità e soprattutto con grande sfoggio di fantasia nella scelta dei numeri e nella loro presentazione; e la cosiddetta revue à grand spectacle, nata in Francia negli anni del primo conflitto mondiale e genere trionfante per un trentennio: la contraddistinguono lo sfarzo della messinscena, la presenza di molti numeri d'attrazione, comici, cantanti, acrobati, giocolieri, ecc.; e il ruolo preponderante assegnato alle ragazze, che cominciano a comparire sul palcoscenico completamente nude.

I teatri sono il Casino, il Lido e soprattutto le Folies-Bergère. Sulla stessa linea agisce a New York dal 1907 il famoso impresario Florenz Ziegfeld con le sue Follies, un'edizione all'anno sino al 1925 e poi ancora nel 1927 e nel 1931, intese a «glorificare la ragazza americana» e a stupire il pubblico con trovate ad effetto, costumi preziosi e attrazioni d'alto livello. Ziegfeld ha molti imitatori, ma il genere viene a poco a poco soppiantato dalla musical comedy, le cui prime manifestazioni nei Paesi anglosassoni sono contemporanee, o addirittura anteriori, alle prime riviste. Analoga è l'evoluzione della rivista in Italia. Nei primi venti anni del secolo è uno spettacolo parodistico d'attualità il cui successo dipende soprattutto dall'efficienza del copione testo famoso, Turlupineide di Simoni, del 1909; negli anni del fascismo, vietata ogni possibilità di satira politica, s'afferma una comicità più astratta, affidata all'estro dell'attore più che alle battute del testo, e acquistano rilievo ben maggiore gli elementi più propriamente spettacolari; nel primo decennio del secondo dopoguerra, dopo un fugace ritorno alla satira politica, s'impone una versione all'italiana della revue à grand spectacle, con allestimenti sfarzosi, parate di belle ragazze, coreografie, canzoni e attrazioni di vario genere, ma con una preponderanza, più che in altri Paesi, del comico. La soubrette numero uno dell'epoca è Wanda Osiris, i grandi comici sono Totò anzitutto e poi Chiari, Rascel, Macario, Dapporto, Taranto. A metà degli anni Cinquanta circa la rivista vera e propria diventa uno dei generi più popolari della televisione, mentre in teatro predomina una variante italiana della commedia musicale che ha come massimi esponenti gli autori, registi e impresari Pietro Garinei e Sandro  Giovannini.

Il filone della rivista come commento ironico all'attualità sopravvive, in Italia e altrove, soprattutto nella cosiddetta rivista da camera, apparentata col cabaret più che con il varietà e accentrata sulle invenzioni del copione affidate a un numero ristretto di interpreti in una cornice spettacolare ridotta al minimo. Esempi significativi di questo genere sono stati da noi negli anni Cinquanta il Teatro dei Gobbi, Franca Valeri, Caprioli e Bonucci, poi sostituito da Salce e il trio Parenti-Fo-Durano Il dito nell'occhio, I sani da legare, poi dal doppiaggio cinematografico, prestò la voce al comico Oliver Hardy, «Ollio» e dalla radio, debuttò come protagonista sullo schermo nel 1951 con Mamma mia che impressione! di  Bavarese, con un collage dei suoi personaggi radiofonici che non ebbe successo. Tornato alla rivista, fu riportato al cinema da Federico Fellini, che con Lo sceicco bianco del 1952 e soprattutto con I vitelloni del 1953 lo rivelò interprete di grande forza satirica. In una serie di commedie di costume e di ritratti deformanti e caricaturali, il personaggio Sordi divenne quindi l'emblema di un certo italiano medio degli anni Cinquanta, l'eroe negativo piccolo-borghese coi suoi compromessi spiccioli, le sue grandi e piccole vigliaccherie, le sue untuosità striscianti, le sue meschinità quotidiane, la sua patetica arte di arrangiarsi. Il seduttore di Rossi, Un americano a Roma di Steno, Un eroe dei nostri tempi di Monicelli, L'arte di arrangiarsi di Zampa, Lo scapolo  di Pietrangeli, Il marito di Loy e Puccini, Il vigile, di Zampa, Il commissario di Comencini ed infine Il medico della mutua ancora di Zampa appartengono, tra molti altri, a questa linea che gli procurò un’enorme popolarità; mentre con I magliari di Rosi, La grande guerra di  Monicelli, Tutti a casa Comencini, Il giudizio universale di De Sica, Una vita difficile di Risi, Mafioso di Lattuada, Il maestro di Vigevano di Petri, e più tardi con Nell'anno del Signore di Luigi Magni, Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy, Lo scopone scientifico di  Comencini, Un borghese piccolo piccolo, di Monicelli, L'ingorgo ancora di Comencini, egli approfondì ulteriormente il proprio ruolo anche in senso drammatico. Nel 1965, con Fumo di Londra, esordì nella regia, dirigendo poi sempre se stesso in numerosi film tra cui: Scusi, lei è favorevole o contrario?, Amore mio aiutami, Polvere di stelle, Il comune senso del pudore,  Io e Caterina, Il tassinaro, Tutti dentro,  Assolto per aver commesso il fatto, Nestore - L'ultima corsa, Incontri proibiti. Tra gli altri film interpretati: Il marchese del Grillo, Una botta di vita, L'Avaro, In nome del popolo sovrano e Romanzo di un giovane povero. Nel 1995 è stato premiato a Venezia con un Leone d'oro alla carriera.

Questa notte, il popolare attore si è spento a 82 anni. Era malato da sei mesi, al capezzale c'era la sorella, Amelia. Ricordiamo che era nato a Roma il 15 giugno 1920

La morte è stata provocata dalla grave malattia che lo aveva colpito negli ultimi sei mesi. Nel dicembre del 2001, durante una trasmissione televisiva disse: «Lascio tutto quello che ho realizzato nella mia carriera alla mia fondazione». Nel 1997, riflettendo sul rapporto con la morte, confessò: «Alla morte ci penso, come tutti, ma senza angoscia. So che me ne andrò un giorno però continuo a vivere con lo stesso entusiasmo di quando ero giovane. La vita è un dono troppo grande per non godersela. E poi da cattolico, credo nell'immortalità dell'anima». Nel 2001, durante la giunta Rutelli, fu «nominato» Sindaco di Roma per un giorno.

La prima reazione di cordoglio, che «La Repubblica» ha raccolto è quella del sindaco di Roma, Walter Veltroni, che stamattina si è recato a casa dell'attore ed ha sottolineato: «La sua scomparsa è un grande dolore per la città e per tutto il paese. Agli italiani mancherà un artista, a me un amico». «Sordi è stato la grande maschera italiana del dopoguerra» dice il presidente dei Ds, Massimo D'Alema. «Con Alberto Sordi scompare un pezzo d'Italia. Se n'è andato uno di noi» commenta il segretario dell'Udeur Clemente Mastella. Valeria Marini, sua ultima partner cinematografica, si dice «affranta» dal dolore. Nelle mani del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ci sono due proposte per nominare Sordi senatore a vita. Davanti alla casa dell'artista è cominciato un mesto pellegrinaggio dei romani. Volti noti, come il regista Ettore Scola e semplici cittadini. Quasi tutti portano con sè mazzi di fiori, rigorosamente gialli e rossi, come le rose che una ragazza per prima ha posato davanti al cancello.
COME LO RICORDANO DUE REGISTI: Risi e Monicelli

Risi ricorda che: «Per fare il gondoliere fu costretto a parlare veneziano. Fu un periodo esilarante»

Mario Monicelli, che lo diresse ne La Grande Guerra nel 1959, ma anche in Un borghese piccolo piccolo, che nel 1977 indagava le privatissime ombre di un uomo nella pubblica esplosione della violenza metropolitana. Ha tenuto a ricordare che «Prima di Alberto Sordi nasce il personaggio Sordi che contravviene a tutte le regole del comico: non è un vinto, al contrario, è spesso vincente, ingannatore, un po' vile, è l'uomo che naviga cinicamente nella vita nell'Arte di arraggiarsi, è il rampante ante-litteram di Una vita difficile, è l'ipocrita ma corrotto Moralista. Per questo Alberto Sordi non è stato un attore come gli altri, e forse per questo era anche più difficile dirigerlo? «Macché più un attore è grande e più è facile dirigerlo. Ecco, con lui era esattamente così». E non era un divo. «Non si è mai comportato come tale ed era un uomo molto divertente, con cui si stava molto bene assieme»

Dino Risi, che lo diresse in uno dei suoi indiscussi capolavori, Una vita difficile, ma anche nella esilarante parabola de Il vedovo e nel caustico episodio del «dentone» ne I complessi. Confida che «Di solito i comici sono tristi e lui non lo era affatto». Basterebbe ricordare la passione tutta romana per «le polpette della mitica Marisa, che Alberto adorava» e per le quali poteva benissimo rinunciare a quello che è sempre stato il suo eremo cittadino, la villa vicino al parco archeologico di Roma. E continua a ricordare di quando girò con Sordi nella città lagunare Venezia la Luna e tu, «quando Albertone fu costretto per una volta a non parlare romano ma veneziano, perché nel film faceva il gondoliere», quello fu un periodo piacevolissimo, e ci divertimmo da matti».

La sua è stata una vita lunga 190 film. Nato nel cuore di Trastevere da  Pietro, concertista al Teatro dell'Opera di Roma, e di Maria, maestra elementare. Sordi si esibisce davanti al pubblico fin da bambino, girando la penisola con la compagnia del Teatrino delle marionette. Poi canta come soprano nel coro della Cappella Sistina e a 16 anni incide un disco di fiabe per bambini. Dopo aver abbandonato l'Istituto d'Avviamento Commerciale, si diplomerà in seguito studiando da privatista, si trasferisce a Milano per frequentare l'Accademia dei Filodrammatici. Ma a causa del suo spiccato accento romano, è espulso dalla scuola e soltanto nel 1999 riceverà dall'Accademia un diploma honoris causa in recitazione.

E' il 1936, Sordi tenta senza successo la strada del teatro leggero, poi torna a Roma, dove partecipa come comparsa al film «Scipione l'Africano». L'anno successivo vince un concorso della Metro Goldwin Mayer come doppiatore di Oliver Hardy e debutta nell'avanspettacolo proprio in qualità di imitatore di Stanlio e Ollio, con il nome d'arte di Albert Odisor.
Nel 1950 ottiene finalmente un ruolo da protagonista nel film di Roberto Savarese «Mamma mia, che impressione!», l'anno successivo Fellini gli regala la grande occasione con la parte dello sceicco romanesco ne «Lo sceicco bianco». Nel 1953 Sordi conquista definitivamente il pubblico e la critica con «I vitelloni», sempre diretto da Fellini, e l’anno successivo 1954 nasce il personaggio di Nando Moriconi, «l'americano».

La carriera cinematografica di Alberto Sordi, da questo momento in poi, è una lista interminabile di titoli, con film presto diventati di culto e pellicole che hanno segnato la storia del costume del nostro paese.

Riceve negli anni Ottanta molti riconoscimenti internazionali, che culminano al Carnegie Hall Cinema di New York dove, nel novembre del 1985, si svolge la rassegna «Alberto Sordi - Maestro of Italian Comedy». Ma la lista dei premi prestigiosi è ancora lunga: tre Nastri d'Argento, sette David di Donatello, due Grolle d'Oro, un Golden Globe, un Orso d'Oro a Berlino e un Leone d'Oro a Venezia per celebrare la sua carriera.

Da oggi ce lo sentiremo più vicino perché gli amici che si sono avviati prima di noi, li troviamo in ogni istante della nostra vita per darci la forza di continuare a vivere anche nella paura terribile di una guerra senza più vivi.

Reno Bromuro

 

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