Il varo del Tico
di  Luigi & Amici Cari

  
Il progetto e la costruzione del Tico
Sabato 22 Marzo 2003 FINALMENTE abbiamo varato il Tico. Il finalmente in maiuscolo è dovuto in primo luogo per la troppo lunga permanenza in "cantiere" della barca finita ed in secondo luogo alla pressanti richieste di tanti appassionati che mi avevano chiesto informazioni sull'acquisto dei piani e manuale di costruzione del Tico. A questi avevo sempre risposto che il rilasco dei piani e manuale di costruzione del Tico era subordinato alla prova in acqua della barca. La prova in acqua - quindi - c'è stata. Le foto e i commenti che seguono raccontano questa prova. Al momento la barca è rimessata al Circolo Velico Anzio Tirrena e se qualcuno fosse interessato a vederla e magari provarla può mettersi in contatto con me a studioscr@iol.it
La prova ha dimosrato la complessiva validità del progetto e quindi si può passare alla stesura definitiva del manuale.

Il varo è avvenuto grazie alla amichevole collaborazione di mio cognato Mario, di Walter, di Pio e Letizia,  del collaudatore ufficiale Pietro Bianchi e di Otello, che è uno di quegli amici che ti si presentano  con una bottiglia di Berlucchi, amici preziosi......e rari!
 


Ecco il Tico armato e pronto al varo

Otello si domanda perchè il pozzetto è così profondo e non autosvuotante. Il motivo è di natura ergonomica. Ho cercato di dare lo spazio necessario al ginocchio per la distensione ottimale nello sforzo di sostenimento del corpo quando è necessario portarsi fuori bordo per equilibrare la barca. Abbiamo verificato - nel corso della prova, che la quantità di acqua che si imbarca nel pozzetto è minima in quanto il Tico è refrattario all'ingavonamento. Ciò nonostante, in previsione di affronare un'onda più ripida, ho determinato di aggiungere in coperta un piccolo paramare. Il paramare dovrebbere essere sufficiente ad eliminare anche gli spruzzi dell'onda battente specialmente in fase di avvio, a riva. Il Tico è dotato di una sassola che si è rilevata ben sufficiente allo scopo. Ciò nonostante verificheremo la possibilità di installare uno svuotatore dinamico tipo Elvstrom.

Torniamo alla prova.
Condizioni: Vento da Maestra sui dieci-dodici nodi in progressiva diminuzione durante le circa tre ore della prova. Onda modesta ma corta almeno nella parte riparata della rada di Anzio (levante). Il collaudatore è Pietro Bianchi, istruttore Fiv e laserista di provata esperienza.


L'avvio: una decisa spinta e subito cazzare la randa. Il Tico è leggero e parte immediatamente.

Deriva e timone abbassati e via di bolina.
 

Queste foto sono state prese dal molo Innocenziano. Chiaramente sotto il braccio della diga c'è una discreta remora

Un prova di planata. Questa si innesca con facilità aiutatta anche dal generoso volume di prua che evita l'ingavonamento.


Ecco Pietro che si diverte  a planare andando un po' più fuori deve c'è più onda.


Sotto raffica il Tico risponde bene. Notate la flessione dell'albero e la posizione tutta fuori dello skipper.

La navigazione non richiede tecniche particolari. In sostanza si tratta delle stesse manovre (per tempi e movimenti) già propri dell'Optimist e del Laser, quindi ben chiare e sperimentate. In questa foto Pietro sta completando una virata.


 

In queste foto Pietro è entrato nel porto di Anzio. Notate come il mare è completamente spianato. Questo ci da' modo di vedere con precisione l'uscità dell'acqua. La linea di galleggiamento è quella di progetto. Pietro pesa circa 65 kg. In questa foto siamo ad un traverso largo-laschetto e si sta innestando la planata.

 Come dicevamo all'inizio, notate in questa foto l'ergonomia della posizione dello skipper.

Un traverso.

Un capitolo a parte riguarda la manovrabilità. La barca ha dimostrato di virare con facilità in pochissimo spazio. La rapidità della virata compensa l'immediata perdita di abbrivio caratteristica delle barche leggere che peraltro riprendono immediatamente la marcia. In questa serie di foto, Pietro si è divertito a passare all'interno di una molo, in spazi ristretti per fare vedere le capacità di manovra. Spero che dalla sequenza si possa percepire la pochezza degli spazi.
 


Pietro esce dal molo e dirige vorso la darsena

In darsena Pietro si è esibito anche in una bella "retromarcia " ma purtroppo era finito il rullino. La prova comunque è stata molto importante anche per verificare come la barca risponda immediatamante ai due colpi di timone. (la dimensione del timone - confesso- era una mia preoccupazione).

Il collaudatore fa il giro d'onore sotto l'innocenziano

La planata di rientro








Concludiamo: Papà (Il papà del Tico- io - per intendesi) è molto orgoglioso della sua creatura. La scelta di avere un collaudatore terzo ha garantito innanzi tutto una prova "professionale" e una visione obiettiva delle capacità della barca. Pietro ha dichiarato di essersi divertito e tre ore di prova sembrerebbero confermare questa sua dichiarazione.
Abbiamo messo a fuoco tre o quattro migliorie da apportare all'attrezzatura: Il Vang : va modificato rinviando in coperta la cima e strozzandola con un opportuno "fischietto". L'archetto va cazzato e va cambiato il bozzello (troppo grosso).
Pietro suggerisce un cavallotto sul boma per evitare l'effetto "cappio" della scotta in fase di abbattuta. Penso di seguire parzialmente il consiglio installando una tasca in tessuto al posto del cavallotto che - sebbene sia più semplice mettere il cavallotto, temo possa facilmente stamparsi sulla fronte dello skipper. Già la bomata è un grosso guaio; se poi sul boma in quel punto c'è un bel cavallotto tagliente potrebbe essere tragedia...Vedremo se la tasca di dimostra efficiente.
Bisogna pensare ad un elastico o qualcosa di simile per tenere in posizione orizzontale il timone in fase di fermo.
Il punto dolente è rappresentato dalla randa. Dire che è migliorabile è chiaramente un eufemismo. In fase di taglio ho sbagliato la misurazione della tasca e mi sono ritrovato la posizione della massima cavità troppo arretrata (quantificata in circa venticinque cm troppo a poppa). Questo spostamento di cavità determina una considerevole perdita di efficienta della randa specialmente con venti leggeri. La prima stecca va allungata e con essa l'allunamento dell'ultimo ferzo. Vanno aggiunti dei tel-tales.
Da migliorare la tenuta della deriva in posizione ritratta. Adotteremo il sistema dell'elastico da prua.

Un discorso a parte merita la questione "terzarolo". A detta di Pietro non c'è n'è bisogno. Penso che seguirò il consiglio di Pietro per il mio prototipo ma mettendo a disposizione degli appassionati i disegni e consigli su come tagliare la tasca e organizzare il circuito. Comunque effettivamente siamo stati abbastanza vicini al limite di vento previsto dal progetto - almeno nella prima ora di prova. Le due foto di massima sbandata sono state prese in una posizione abbastanza aperta dove presumibilmente c'erano intorno ai quattordici kn.

Cosa è andato storto?
Quando siamo arrivati  ad Anzio ci siamo andati a prendere il caffà al Malaga, come al solito. Mario si è innammorato di una panino Lonza e rucola e fino alle quattro, a prove concluse, non ha pensato ad altro. (ah...quel bel panino..)
Alle quattro infatti siamo tornati al Malaga e si siamo avventati sul buffet.
Mario si è fatto scaldare il suo ma attraversando la strada per andare ai tavoli gli è caduto in terra e ci è passata sopra una Smart.  Credo sia opportuno che non riferisca i commenti di Mario.

Ringrazio nuovamente gli amici che mi hanno aiutato e tutti quelli che o telefonicamente o via e-mail mi hanno augurato un rapporto stretto con la balena...
Aloa!
 
 
 
 

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