Cosa spinge uno a recuperare una
prua tra gli scogli? Forse una sfida con se stessi? Qualcosa del tipo "vediamo
cosa ci posso fare"? O forse la vede come un ergastolano vedrebbe
una lima per segare in segreto le sbarre della sua prigione? E perchè
si incaponisce su quel rottame, tutto quello spreco di fatica quando con
la stessa fatica, razionalmente impiegata, potrebbe ottenere risultati
assai più concreti? Queste sono alcune delle domande che ti fai
quando incontri uno come Mariotto.
..uno come Mariotto.. forse non
è la frase adatta. In realtà Mariotto non appare essere uno
dei tanti esemplari standard prodotti in serie da una macchina sempre in
funzione. Mariotto appare solo come sè stesso.
In effetti potrei caricare questa
storia con considerazioni filosofiche, potrei suscitare sentimenti, evocare
immagini poetiche e vestire Mariotto nei panni del poeta, del ribelle,
del vagabondo. Magari qualcuno ne resterebbe affascinato, in qualcun altro
potrebbe scattare il desiderio di emulazione.
Ma non lo farò perchè
farei torto prima di tutti a Mariotto.
Mariotto è semplicemente
uno che sta per conto suo. Ecchevordì? Vuol dire che è uno a cui
non importa di recitare una parte, di essere un personaggio a tutto tondo,
una figura ben delineata magari copiata da qualche romanzo come potrebbe
essere il vecchio lupo di mare o il navigatore solitario. C'e una specie
di understatement tipico dei romani che vuole far apparire tutto semplice,
naturale, senza fronzoli... essenziale. Un atteggiamento di uno che vuole
andare per una sua strada e non gli importa niente se qualcuno lo critica,
se magari pesta qualche piede...
Non vorrei farla troppo lunga sia
per una naturale disposizione che per ossequio alla semplicità della
persona. Allora facciamo parlare le immagini.
Questo è quello che Vi appare
quando girate l'angolo del cantiere, tra le barche vere, belle e meno belle
che affollano i piazzali di tanti marina. Il luogo è S.Marinella,
vicino Civitavecchia ma forse potrebbe essere Durban, Usuahia, che ne so..
qualcosa di più esotico come Mururoa...
Tu stai lì, ti guardi intorno
e poi.. Mammamia!.. e che è?
Piano piano ti avvicini ma non capisci
bene: ci sono tanti particolari, tante cose, le une sopra le altre che
ti rendono difficile una chiara visione d'insieme. In mezzo a tutte queste
cose c'è uno che salda dei morsetti con le cuffie alle orecchie.
Quello è Mariotto.
Questa barca è metà
figlia del caso e metà figlia sua. La metà figlia del caso
stava abbandonata sulla scogliera, diciamo la metà a prua. L'altra
metà l'ha aggiunta Mariotto, piano piano. Poi un albero di recupero,
un boma, dei pezzi di acciaio trovati, una vela d'occasione, una bombola
di sub riempita di piombo.. E un pezzo alla volta, un po' d'ingegno, un
po' di resina ed ecco che nasce una barca così come nascono certe
baracche nelle periferie, con il cartellone del campari come tetto, una
frigorifero rotto come armadio e parete ecc.
In questo insieme di architettura
spontanea c'è anche un monumento che troneggia sulla poppa. Un timone
a vento tutto costruito con pezzi di risulta messo insieme da dosi massicce
di elettrodi e di ingegno.
La pala che non vedete perchè
è smontata lavora incernierata lungo la base ed è tenuta
dritta da un contrappeso. Fintanto che sta perfettamente parallela al corso
del vento (di taglio) rimane dritta, come cambia l'angolo si corica
sul lato sottovento. La spinta esercitata dal vento sulla pala aziona il
timoncino che crea una depressione che riporta la barca nella direzione
d'origine.
Non è proprio così
semplice come l'ho fatta io ma in sintesi il funzionamento è
quello. Come potete vedere dalla realizzazione, tra il mio dire ed il suo
fare ci sono parecchie cose.
Mario ha navigato parecchio con
questo timone e con successo. Diventa efficiente oltre i 10kn, a 30 la
risposta è immediata e sicura.
Nella foto più grande potete
vedere la grossa puleggia che regola l'angolo desiderato della paletta
a vento. La sagola che ne esce finisce in pozzetto per rendere agevole
la manovra.
Tra l'albero e la tughetta o meglio
dog house, spunta fuori una struttura un pò fuori dal normale. Si
tratta del paranco per il sollevamento della deriva e del traliccio che
lo alloggia. Una volta che la barca è in acqua, si cala la deriva
assai zavorrata e la si blocca con dei bulloni e si rimuove la struttura
del paranco che rimane a terra. La barca una volta in assetto pesca quasi
due metri.
Questo per via di un paio di scuffie
paurose che hanno convinto Mariotto a scartare la zavorra di sentina e
riempire la famosa bombola da sub di piombo per avere una possibilità
di raddrizzamento.
Il pozzetto è minimo e pieno
di rinvii. L'accesso in cabina è protetto da un portello stagno
con tanto di volantino, come nei sommergibili..
Infatti Mariotto in caso di cattivo
tempo, regola il suo timone a vento e si chiude nel confort della sua cabina,
Chiaramente il confort è quello che può dare una barca di
4m e 70cm ma a Mario ed alla sua voglia di navigare è sufficiente.
Un altra veduta della tuga. Sul
boma il "bozzello" del paranco di scotta, rigorosamente autocostruito piegando
a "U" un robusto lamierino d'alluminio. La barra di acciaio in primo piano
serve a bloccare con un lucchetto l'accesso alla cabina e scoraggiare i
frequenti ladri. Attualmente Mario ha trovato un lavoro dalle parti di
S.Severa e non dorme più in barca ma nella storia c'è stato
anche quello.
Il rammarico di Mario è di
non poter superare le 6 mn per via dell'impossibilità di abilitazione,
o meglio , sarebbe più giusto dire che il rammarico di Mario è
quello di non stare in regola quando supera le 6mn ma fate finta che non
Vi ho detto niente.
Le saldature che abbiamo interrotto
con le nostre chiacchiere servivano a completare l'impianto elettrico alimentato
da un pannello solare che prenderà posto sulla tuga e da una batteria
d'aeroplano a prova di looping. Siccome per Mario la scuffia è sempre
dietro l'angolo, tutto l'impianto è stagno.
-"Cosa ci mandi avanti con l'impianto
elettrico?"
-"Le luci di via a led e una
strobo in testa d'albero, però la strobo non è consentita
ma comunque mi vedono...eccome! Poi ci mando avanti il GPS cartografico.."
-"Il Gps cartografico?! No.. Non
è da te! Dovresti andare per mare col sestante di bambù e
misurare il tempo con la clessidra....."
-".. che c'entra.. il sestante ce
l'ho e lo so usare ma il gps è meglio... mica so' scemo....."