CENNI STORICI SU CUTRO-KR

Il territorio del comune di Cutro ha una estensione di 131 Kmq e comprende:
Cutro centro, San Leonardo, Rosito, Steccato e S. Anna.
Cutro e’ posto a 230 metri sul livello del mare sopra un alto piano.
Il suo nome deriva da “Kiterion“ che nella lingua greca significa: “alto, elevato”.
Per la posizione e la salubrita’ del clima anticamente Cutro fu il luogo di villeggiatura dei Krotoniati.
La collina era un tempo coperta di boschi che in seguito furono distrutti per dare
Origine ad uno dei centri agricoli piu’ importanti del “Marchesato”.
Cutro infatti era denominata “Il granaio d’Italia.”
Il tipo di terreno su cui sorge la citta’ e’ argilloso .
Le ondulazioni naturali dei “Calanchi” caratteristici di questa collina e spogli
In gran parte di ogni tipo di vegetazione, dona al turista che arriva a Cutro
L’impressione di avere davanti a se’ un paesaggio originale che ricorda
Le “dune” del deserto.
Cutro fu fondata dai Greci tra l’ottavo e il sesto secolo a.C. Sorgeva prima vicina alla costa jonica , alla foce del fiume Tacina.
In seguito la popolazione per  difendersi dalle invasioni turche e della malaria , costruì la città in collina.
Nel periodo feudale, Cutro divenne “Casale”di Santa Severina. Esiste ancora via Casale nel centro storico.
II      Tra il 1700 e il 1800 Cutro fu colpita da frequenti terremoti . Il più forte fu quello dell’otto Marzo 1832che distrusse  mezza città.Ancora oggi  molti cutresi,per ricordare quel triste evento , la sera dell’otto Marzo, accendono un lume sui davanzali delle finestre.
Nel 1950 un evento  importante cambiò la vita dei cutresi :” La  Riforma Agraria” che segnò la fine del sistema feudale ; le terre che erano nelle mani di pochi latifondisti  furono divise e assegnate ai molti contadini. L’agricoltura però  si rivelò , dopo breve tempo, una delusione per i cutresi perché i guadagni ottenuti dalla coltivazione delle terre  erano insufficienti per il sostentamento della numerosa prole. Iniziò quindi , negli anni ’60, il fenomeno dell’emigrazione  che , in forme diverse, si protrae ancora oggi.
 

                                                   LUOGHI E PERSONAGGI STORICI
 

  LA CHIESA DI SANTA CHIARA O MONACHELLE

        E’ una delle costruzioni più antiche di Cutro . Fu fondata nel 1542 con il nome di Santa Caterina. Soltanto nel 1685 fu aperto il monastero  di Santa Chiara ad essa annesso. La chiesa, di notevole interesse storico, si trova adesso in un grave stato di abbandono dopo l’incendio del 1967 che la semi distrusse.
Il convento anticamente ospitava le Clarisse; in seguito fu sede del comune di Cutro , recentemente è stato ristrutturato.

   CHIESA DELLA PIETA

    Fu edificata nel 1730. In essa si conserva una tela  raffigurante la Pietà opera di un discepolo della scuola del domenicano Mattia Preti di Taverna .
Cappella privata dei marchesi Di Maida , originari anch’essi di Taverna , fu distrutta dal terremoto dell’otto Marzo 1832. Fu riedificata ed ampliata  nel 1839.Nella cappella è conservata una tela che raffigura S. Alfonso M. Dei Liguori fondatore dei padri Redentoristi e il cui corpo si trova nel duomo di Pagani in provincia di Salerno. Il fonte battesimale, a forma di conchiglia  in marmo, è del 1887; la pavimentazione è in mattonelle di disegno orientale.  Adesso viene aperta al pubblico soltanto in occasione di qualche festa.

     CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 La chiesa sorge in piazza Gio Leonardo Di Bona. Fu costruita nel 1700 in stile neoclassico. Distrutta dal terremoto del 1832 , fu ricostruita dopo 30 anni con il nome di Collegiata. La cupola fu demolita negli anni sessanta: Nel 1998 la facciata è stata riportata all’antico splendore

IL CONVENTO DEI FRATI MINORI

La costruzione del convento risale al secolo XVI come afferma lo storico P. Primoldo Coco.Da altri documenti risulta che nel secolo XIII, nell’orto che tuttora si chiama “ Vignale di S Basilio” , sorgeva a Cutro un monastero che per molto tempo venne custodito da monaci greci appartenenti all’ordine di San Basilio . Risulta che nell’anno 1315 il Papa Martino V passò questo monastero ai Frati Francescani che lo fecero sempre più progredire dotandolo di molte opere d’arte. Il convento , che ospitava i religiosi appartenenti al ramo dei “riformati” , prese il nome di “Riforma”, nome che è rimasto in uso ancora oggi.Più volte distrutto , a causa di terremoti, il convento risorse sempre per volontà dei frati minori, ai quali mai mancò l’aiuto della popolazione. I Frati apportatori di miglioramenti al convento sono stati:P. Antonio Campanella che lo dotò di opere pregevole P: Pacifico Zaccaro che realizzò il bellissimo campanile e istallò una grande campana di bronzo      inaugurata l’otto Dicembre 1949 e tenuta a battesimo dai baroni Emma Fabiani e Giovanni Barracco.

    IL SS. CROCIFISSO

Nella prima metà del secolo XVII, alla curia provinciale due monaci cutresi: P.Daniele e P. Benedetto.Mossi da appassionato amore per il loro paese ,vollero che la chiesa della “Riforma”, allora detta  San Salvatore, venisse arricchita da una grande opera d’arte: il SS. Crocifisso di Cutro. L’opera di eccellente fattura risale al 1630 circa. Ne fu autore Frate Umile Pintorno da Petralia (Palermo).Lo scultore venne chiamato a Cutro da P. Benedetto e P. Daniele.Frate Umile , dopo aver abbozzato la statua , cominciò a modellarla secondo l’immagine che aveva sempre presente nella mente e nel cuore. Si racconta che lo Scultore , non riuscendo a realizzare la testa del Cristo , la sera del Venerdi Santo si distese sul letto e stanco si addormentò: L’indomani , svegliatosi, trovò la testa scolpita.Contemplando il volto del Cristo si possono osservare tre differenti espressioni: Cristo sorridente, Cristo in agonia e Cristo morto. Con la leggedel 1939 n°1084, il governo italiano ha dichiarato la Statua de SS.Crocifisso”Monumento Nazionale.

      LEONARDO DI BONA DETTO IL PUTTINO

 Leonardo Di Bona nacque a Cutro nel 1552 da una famiglia benestante.
Lo chiamavano il “PUTTINO” , per la sua bassa statura e perché era molto bello. Da giovane si recò a Roma per studiare giurisprudenza, ma amava molto il gioco degli scacchi e perciò si esercitava spesso con altre persone brave in questo gioco tanto da diventare famoso. Mentre era a Roma per gli studi, si incontrò con il vescovo spagnolo RUY LOPEZ che era il miglior scacchista del tempo ;tra i due ci fu una partita . Leonardo fu sconfitto e deriso dal vescovo.
Il cutrese senti’ molto l’amarezza della sconfitta . Si recò a Napoli per esercitarsi meglio nel gioco degli scacchi ,pensando già alla rivincita. Nel 1586 tornò a Cutro e seppe che il fratello era stato fatto prigioniero dai Turchi: Fu molto addolorato e decise di andare in Oriente per mettersi in contatto con il dei predoni. Siccome anche questi era un patito di scacchi ,Leonardo gli propose una partita: se lo avesse vinto , il fratello avrebbe avutola libertà. Da campione quale ormai era diventato, Leonardo vinse e cosi’ il fratello fu liberato .Quando rientrarono a Cutro furono accolti con molta gioia dai loro concittadini.
Dopo breve tempo il Di Bona si recò a Napoli e poi a Madrid dove propose al vescovo Ruy Lopez la rivincita. Il vescovo accettò.  La sfida si svolse alla presenza del Re Filippo II che pose un premio di 1000 scudi per il giocatore che avesse vinto tre partite consecutive: volontariamente il Puttino perse le prime due ed al Re che stava per andarsene disse: “Maestà si degni di restare , il tutto è stato fatto ad arte, perché rifulgesse più chiaramente la mia bravura”.E cosi’ fu. Il Re , colpito da tanta bravura , consegnò al Puttino i mille scudi,una salamandra d’oro, una pelliccia di ermellino ed una grazia di sua scelta:  si ricordò cosi’ della sua Città  e chiese che fosse concesso a Cutro l’esenzione dai pagamenti fiscali per un triennio ed il titolo di Città . Successivamente fu a Lisbona e giocò alla presenza del Re del Portogallo. Si recò a Genova ed a Taranto sempre accompagnato dal suo allievo Giulio Cesare Polerio. Ritornò a Cutro alla corte del principe di Bisignano. Mori’ a 45 anni.
 

      CATERINA GANGUZZA

  Verso la fine del 1500 i Turchi , con le loro navi raggiunsero più volte le coste calabresi, portando lutti e rovine . Rubavano, uccidevano, facevano prigionieri i cittadini per chiederne il  riscatto o per farli schiavi. Durante una di queste incursioni , fu rapita la sedicenne Caterina Ganguzza, fanciulla di rara bellezza, discendente da una delle famiglie di Cutro.Nel 1552 Mustafà Pascià era arrivato a Le Castella con 12 navi.Furono avvertiti anche i cutresi dell’arrivo dei turchi per mettere in salvo vecchi, donne e bambini.Tutto fu inutile, i Turchi riuscirono nel loro intento. Fecero  molti prigionieri fra cui la bellissima Caterina e la trascinarono a viva forza sulla nane. Fu un lungo e doloroso viaggio.Caterina vide al raggio della luna allontanarsi le montagne della sua Calabria.Pianse, pregò e stanca si addormentò. Dopo tre giorni di navigazione arrivò a Costantinopoli e fu presentata al Sultano che restò stupito da tanta bellezza.Le  ricchezze che la circondavano potevano diventare sue ma lei desiderava ritornare alla sua terra tra i suoi concittadini. Soltanto la forza della preghiera le faceva superare  quei terribili momenti. La sua fede in Cristo era troppo forte. Preferiva morire che sposare il Sultano e abbracciare la religione di Maometto. Per il suo rifiuto fu messa in un’umida e squallida cella per più di un mese.Dopo tante amarezze e maltrattamenti fu condotta dal Sultano che sentendosi rifiutato da una schiava, prese un pugnale e la colpi’ mortalmente al 0petto; la sventurata cadde a terra con gli occhi rivolti al cielo.

   L’ABATE FABIO DI BONA

Fabio di Bona,figlio di Ferdinando,nacque nel 1640. Ordinato sacerdote,divenne abate. Trasferitosi a Roma, frequentò gli ambienti della Santa Sede vivendo in assoluto modestia e santità di vita. A 90 anni divenne confessore del papa Clemente XII (Lorenzo Corsini pontefice dal 1730 al 1740).
Il 16 Febbraio 1736 fece un testamento in cui la Collegiata della chiesa della S.S.Annunziata di Cutro venne nominata erede universale di tutti i suoi cospicui beni.
In cambio gli amministratori della Collegiata erano tenuti,ogni anno,nell’anniversario della sua morte, a distribuire quindici ducati alle famiglie più povere di Cutro e consegnare una borsa di studio di settanta ducati al giovane cutrese più meritevole affinchè  potesse andare a studiare a Roma per dare lustro al suo casato e onorare il suo paese.Per questi meriti, quando nel 1948 fu istituita la scuola media comunale, su suggerimento del maestro
Don Gregorio Piterà, il nome prescelto per l’intestazione fu appunto quello di
“Abate Fabio  Di  Bona”nome che è stato confermato nel 1987 alla scuola media di via Rosito.Mori’ a Roma nel 1740 all’età di 100 anni compiuti.

  DIEGO TAJANI

Diego Tajani, a cui di recente è stata intitolata  la scuola elementare del 2° circolo, nacque a Cutro, l’ 8 Giugno 1827, nell’attuale via croce, dal cavaliere D.Giuseppe Maria Tafani di Vietri (capitano di gendarmeria) e della gentil donna D. Teresa Fattizzi di Cutro.
Trascorse l’infanzia a Cutro, poi si trasferi , per ragioni di studio,a Vietri sul mare (SA).
All’età di venticinque anni, si laureò in giurisprudenza, a Napoli, con il massimo dei voti nel 1858 difese, in un processo che suscitò scalpore nell’opinione pubblica, il patriota republicano Giovanni Nicotera di sambiase (CZ),insieme ai compagni, scampati alla sfortunata spedizione di sapri.
   La sua lucida e appassionata difesa evitò la condanna a morte ai rivoluzionari ma attirò su di sè  i sospetti della polizia borbonica che lo costrinse a trasferirsi in Piemonte ,dove si arruolò volontario nell’esercito come soldato semplice. Nel 1861 venne nominato dal Cavour ,prefetto di polizia di Napoli , dove sciolse il corpo  delle guardie di Pubblica sicurezza perchè , in parte, composto da elementi camorristici.
   Dopo aver guidato , da magistrato, la Procura Generale dell’Aquila e di Catanzaro, nel 1868 fu nominato Procuratore generale di Palermo, dove combattè alacremente la mafia e gli apparati della Stato collusi con essa.
Dopo tre anni di duro lavoro , quando apprese che il questore di Palermo ,da lui imputato di omicidio e arrestato , era stato assolto, grazie alla protezione del prefetto della stessa città, Luigi Medici, il Tajani, con gesto plateale, si stracciò la toga e lasciò la Magistratura .
   Si diede alla politica, militando nelle file della Sinistra Storica e ricoprendo, per due volte , l’incarico di ministro di Grazia e Giustizia nel governo Depretis.Memorabile il discorso che pronunciò alla cameral’11 e il 12 Giugno 1875, durante il quale, con dovizia di particolari e situazioni circostanziate, denunciò la collisione tra mafia e potere politico, tollerata, quando non apertamente avallata dalla chiesa.
Fu vicepresidente della  Camera per ventidue anni ,ma continuò ad esercitare l’avvocatura che lo vide protagonista processi straordinari, come quello in cui difese Giuseppe Garibaldi nella causa per ottenere l’annullamento del  matrimonio con la marchesina  Giuseppina Raimondi         o quello in cui difese
Francesco Crispi, accusato di  bigamia.  Dal 1896 fu senatore del Regno. Mori’ a Roma il 2 febbraio 1921.
       La sua vita privata , come quella pubblica, fu intensa e spesso poco fortunata. Il Tajani, infatti, si sposò due volte: la prima a Vietri nel 1856 con Giuseppina Sevoulle  morta nel dare alla luce la figlia Pina, la seconda con la sorella di Giuseppina, Fanny morta anche lei prematuramente, lasciandogli
Il figlio Giovanni  ; la terza con la nobildonna cutrese Teresina Foresta da cui ebbe altri cinque figli: Chiara, Vittorio, Anna , Alberto e Ida.
    Cutro , per  ricordare il suo illustre concittadino ,gli ha denominato  la via dove era ubicata la sua casa natale e la scuola elementare.

    LA FAMIGLIA GUARANY

   I Guarany giunsero nel crotonese nel 1445insieme alle famiglie Rajmondo,Franco,Peta,Scuco,Grisafo e Coco.  Provenivano di Negroponte, oggetto di continue scorrerie turche.
     Si stabilirono in una località fra Cutro e Crotone , oggi chiamata Papanice.Intorno al seicento  i Guaranj si trasferirono a Cutro imparentandosi con le famiglie Di Fiore, Di Bona e Majda. Fra i Guaranj si distinsero per l’attaccamento alla libertà e per il loro eroismo i fratelli Gaetano e Giuseppe.
Gaetano fu cantore , decano e primicerio nella chiesa collegiata S.S. Annunziata di Cutro. Partecipò ai moti rivoluzionari di Cutro e durante il tumulto popolare del 1799 fu ferito dai monarchici in casa Rajmondi.
       Giuseppe fu grande combattente della Repubblica partenopea e , pare, sindaco di Cutro.
        Da Teresina Guaranj e  Giuseppe Tajani nacque  nel  1827 Diego Tajani che fu ministro di Grazia e Giustizia del Regno.
         Molti altri Guaranj ebbero incarichi importanti nella vita pubblica ed ecclesiastica.
          I Guaranj hanno lasciato Cutro negli anni ’50. Alcuni si sono trasferiti a Catanzaro, altri a Roma. A Cutro rimane ancora  il “palazzo Guaranj” di via Grande.
 

G I U S E P P E    G U A R A N J

Nato da Giandomenico Guaranj ed Eleonora Venneri, appena ventenne , veniva segnalato come benemerito della  patria per aver sgominato, insieme ad altri giovani coraggiosi, la banda guidata da Luigi Brandi, facendo sventolare per la prima volta la bandiera tricolore sul cielo di Napoli.
              Quando fu costituita la Guardia Nazionale , fu nominato sottotenente, al comando del capitano Nicola Pacifico. Un’azione militare da ricordare è quella
Che si riferisce  alla resistenza all’avanzata dell’esercito del cardinale Ruffo che aveva l’intento di abbattere la Repubblica partenopea , disperdere i  repubblicani e riconquistare Napoli.
               Lo scontro favori’ il cardinale Ruffo e il Guaranj fin’ in catene  e, insieme al valoroso Guglielmo Pepe ,  fu tratto in giudizio e condannato  alla confisca dei beni e all’esilio perpetuo.
 

 G A E T A N O    G U A R A N J

                      Figlio di Giuseppe  fu uno dei 22 valorosi che si batterono per la Repubblica partenopea. Studiò a Catanzaro dove ebbe per maestro  Luigi Settembrini col quale instaurò rapporti culturali e di amicizia. Abbracciò la vita militare , raggiunse il grado di capitano ed entrò nel corpo degli” zuavi “. Fu vittima di persecuzioni , costretto ad  una vita di profugo per le sue idee di libertà.Fu all’isola di Sant’Elena per visitare la tomba di Napoleone. Lavorò come segretario  nell’ufficio di suo cugino Diego Tajani in Napoli. Mori’ nel 1891 senza ricevere quegli onori che meritava per il suo passato di “ combattente per la libertà”.
 

  L’ALBERO DELLA LIBERTA’

I moti  rivoluzionari che scoppiarono nel 1799 ebbero risonanza nazionale. Il vento della  libertà investi’ gran parte della Calabria , dove in molti centri furono innalzati i famosi  “alberi della libertà”.
            Quando fu proclamata  la Repubblica Napoletana, il 21 Gennaio 1799, anche a Cutro nel largo della Chiesa Collegiata fu innalzato  l’albero della libertà. All’inaugurazione furono presenti esponenti repubblicani come i Rajmondo,i Foresta, gli Spagnolo, i Franco, i Fattizza. Erano rimasti fedeli alla  monarchia  borbonica , i Piterà che speravano in un mutamento della  situazione.
             A Cutro   la rivoluzione s’era fatta sentire all’inizio del mese di Febbraio, ma senza spargimento di sangue. Il popolo aveva affidato la presidenza del Municipio a Don Marcantonio Rajmondi  di orientamento repubblicano. Ben presto  la situazione tornava critica con l’avanzata delle truppe mercenarie del cardinale Ruffo che intendeva  riportare l’ordine monarchico in Calabria.
L’obiettivo principale era quello di occupare Crotone , per cui era necessario passare per Cutro.  Vi furono duri scontri ma i monarchici ebbero la meglio e abbatterono l’albero della libertà. In un tumulto popolare cadeva ucciso il presidente della municipalità di Cutro Don Marcantonio Rajmondi, capo dei repubblicani.Cadeva  ferito anche il Decano Gaetano Guaranj, appartenente alla famiglia di Don Giuseppe  Guaranj  , sostenitore degli ideali repubblicani che aveva partecipato ai moti rivoluzionari di Napoli. Il cardinale Ruffo fu  felice di comunicare alla corte di Palermo che la resistenza dei repubblicani crotoniati era stata vinta e che aveva potuto fare ingresso trionfale a Cutro. Qui
Fu ospite della famiglia Piterà che fece arrestare diversi esponenti repubblicani
Fra cui don Gaetano Guaranj  ed altri  che erano considerati  i  più  pericolosi e i più rappresentativi della parte repubblicana. Tutti , dopo circa due anni , per decreto di Ferdinando IV di Borbone, furono rimessi in libertà.
             Vi fu il ritorno alla monarchia, ma le idee repubblicane continuarono  a pullulare in tutto  il crotonese e il marchesato.
 

  LA TORRE E IL FORTINO DI CHIRIZZI

        A causa delle scorrerie dei Turchi, nel XII sec.,Cutro che già era un importante centro di approvvigionamento bel grano, divenne piazza d’armi, autonoma anche rispetto a Crotone.
Tale stato, se da un lato rendeva più tranquilla e serena la vita dei cittadini,dall’altro comportava conseguenze negative, soprattutto sul piano economico, dato che le spese di alloggio e mantenimento dei militari erano a carico dell’ università (comune) di Cutro.
Con molta probabilità, i soldati, oltreché dormire nelle case nobiliari, occupavano il fortino di Chirizzi, costruito verso la fine del ‘400, periodo in cui Cutro diventò,per la prima volta piazza d’ armi.  Di forma quadrangolare con torrette pentagonali agli angoli , il fortino apparteneva alla famiglia Guaranj.Versa attualmente in stato di abbandono come l’altro rudere , la Torre quadrata , che venne costruita tra il 1597 e il 1603, in località Mascino, posizione strategica  per il controllo della costa che va da Steccato a Le Castella.Torri di guardia marittime  furono costruite , in quel periodo,lungo tutto il litorale ionico. Erano rifornite di polvere da sparo e di palle.Erano comandate da un caporale assistito da due guardiani i quali,nel caso di avvistamento di navi sospette, dovevano segnalarle e bersagliarle con l’artiglieria,mentre i cavalieri allertavano la popolazione con segnali di avvertimento concordati,approntavano le prime difese , davano il passaparola.
          La presenza  delle torri di guardia non valse a fermare le incursioni turchesche , infatti  nel 1644 tutta  la fascia costiera del Marchesato era spopolata  e l’abitato di Le Castella abbandonato per ordine della corte regia perchè indifendibile.

 CHIESA DELLE MONACHELLE

       L a chiesa delle Monachelle o di Santa Chiara , fu costruita intorno al 1500 sulle stesse rovine della chiesa di Santa Caterina. Con molta probabilità , parte dell’impianto della chiesa  precedente fu mantenuto intatto e vi si aggiunsero  altri elementi per adattare la pianta della nuova chiesa alle funzioni che doveva svolgere in collegamento con il  Monastero che ad essa fu annesso . All’ingresso si può ammirare un portale esterno in bassorilievo di pietra tufacea bianca in stile rinascimentale e di grande valore artistico. Si accede alla chiesa attraverso una scalinata composta da sei gradoni in pietra. L’ingresso è costituito da un piccolo vano trapezoidale che immette al campanile.Attualmente la chiesa versa in condizioni gravissime e precarie.
            Annesso alla chiesa delle Monachelle si trova il MONASTERO DI SANTA CHIARA; fu costruito  per volere e con il consistente lascito del sacerdote cutrese Gio Leonardo Quercia. La costruzione incominciò nel 1660 e durò ben 25 anni.Inizialmente poteva ospitare dodici monache, in seguito arrivò ad ospitarne ventitrè. Ovviamente le monache erano ragazze provenienti da famiglie nobili .Per poter accedere alla professione di clarisse la famiglia della novizia doveva pagare la somma  di 200 ducati.  La comunità delle clarisse possedeva discrete proprietà fondiarie e svolgeva , oltre ad un’attività educativa a favore delle figlie dei nobili , anche e soprattutto  un’attività creditizia a favore del ceto nobiliare ed ecclesiastico.  Il fabbricato si sviluppava intorno al chiostro quadrato ancora esistente . Al piano terra erano ricavate i locali  di refettorio , cucina , foresteria , cappella privata delle suore e vari magazzini .  Al secondo piano erano situati gli alloggi delle suore.  Il terremoto del 1832 distrusse il secondo piano  lasciando  intatti il piano terra , il chiostro  e alcune volte che coprivano  i locali del piano terra. Fu ricostruito dopo parecchi anni.
       L’attività del monastero durò appena 115 anni . Durante il periodo dell’occupazione francese del Regno di Napoli, le monache lo abbandonarono per salvarsi dalla furia dei rivoluzionari e si rifugiarono a Crotone . Nel  1808 fu soppresso e mai più riaperto .Passò quindi di proprietà del Comune per molto tempo fu abbandonato e soltanto verso la fine dell’800 fu deciso di utilizzarlo; infatti  una parte, quella prospiciente su via Roma , fu trasferito il Municipio, l’altra fu utilizzata  come sede  provvisoria  del  ginnasio di Cutro . Il  Municipio il 27 novembre 1967, fu dato alle fiamme  dopo una manifestazione  di protesta popolare  che  lo distrusse quasi completamente.  Ristrutturato  , è stato aperto al pubblico  nel 1998.

  CHIESA DI SAN ROCCO

   Fu costruita nel 1600 con le donazioni del popolo, accanto al convento dei Cappuccini edificato nel 1500.  La prima pietra fu benedetta dal vescovo di Isola
Mons. Monteallegro. Originariamente ere dedicata all’Assunta. La struttura è a una sola navata . All’interno vi si trova la statua di san Rocco.
            La chiesa segui’ le stesse sorti del convento, infatti l’intero complesso fu distrutto dal terremoto  del 1783 . Fu riaperto nel 1828, nuovamente chiuso nel 1860 , riapri’ nel 1865. All’inizio del ‘900 fu abbandonato dai frati e restituito al Municipio . La chiesa fu affidata ad un prete di Cutro ed il convento fu adibito ad ospizio fino al 1920 anno in cui fu abbattuto perchè pericolante. La chiesa fu restaurata nel 1930: fu rifatto il tetto, l’abside dell’altare  maggiore ed il campanile.
 

LA FIERA DI SAN VITTORIO

   Ogni anno , la terza domenica del mese di Luglio, si organizzava nella pianura del”Vattiato” presso Cutro , la fiera di San Vittorio poichè  nella zona sorgeva l’omonima chiesa , una delle più importanti  di Cutro perchè vi erano raccolte alcune reliquie del Santo. La fiera era dedicata  prettamente alla compra vendita di bestiame. Nella circostanza venivano stipulati  contratti di vendita o di fitto di beni e di terreni  fra cittadini e fra questi ed enti pubblici.
Nel luogo della Fiera  veniva issata  una bandiera consegnata dal Governatore al Mastrogiurato che era il responsabile dell’ordine pubblico . Il Mastrogiurato aveva anche il potere di condannare chiunque  per reati commessi  durante la fiera .   la fiera ebbe inizio intorno al 1660 quando Governatore di Cutro era Luc’Antonio Castagna e Mastrogiurato Carlo Oliverio. Gli ultimi dati  risalgono al 1832, quando Cutro fu colpita duramente dal terremoto dell’otto Marzo che distrusse quasi interamente la chiesa di San Vittorio. Successivamente al 1832 non si ebbero più notizie della fiera stessa.
 

 VILLA  MARGHERITA

 E’ ritenuta una delle più belle ville del crotonese. E’ situata in località S. Anna e si affaccia su un ampio giardino.La struttura è di stile ottocentesco.Fino al 1800 fu di proprietà del barone De Nobili di Catanzaro  e del barone Doria di Massanova; in seguito fu acquistata dalla famiglia Barracco. E’ una vera oasi di pace; vi si trovano alberi secolari, che  insieme ad altre piante, formano una boscaglia      quasi impenetrabile. Il barone Guglielmo Barracco la utilizzò come sua abituale residenza.
Trascurata per diversi anni , fu fatta ristrutturare intorno al 1930 dal barone Luigi Barracco che la denominò “Villa Margherita” in onore della  regina Margherita o forse di una sua figlioletta scomparsa in tenera età . Nella villa sorge una cappella dove si può ammirare il  busto di una giovane fanciulla.
      Negli anni cinquanta  l’edificio  con i terreni annessi furono espropriati dallo Stato , i locali  utilizzati dall’O. V. S. (Opera Valorizzazione Sila) per l’amministrazione dell’Ente. La Villa può essere raggiunta  attraverso la S.S. 106 . In essa  si  ritrovano animali di ogni genere in particolari uccelli che si fermano per nidificare .
 

 LA CHIESA  DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA

 Le origini della chiesa, dedicata all’Annunciazione , non sono del tutto certe . Sembra che esistesse già nel 1400 . Nel 1700 fu sede arcipretale ; conquistò una posizione di prestigio nella diocesi di Santa Severina quando, nel 1732\33 , per interessamento dell’abate  Fabio Di Bona presso il papa Clemente XII, divenne “insigne Colleggiata”, con un corpo capitolare composto da venti membri. Fu completamente ricostruita  dopo il sisma  del 1832 che l’aveva rasa al suolo; ampliata, fu riaperta al  culto nel 1859. Nel corso del tempo è stata oggetto di numerosi restauri. In quello realizzato negli anni sessanta, venne demolita un’artistica cupola e deturpata la facciata che con il restauro del 1997 è stata  riportata allo splendore originale. La chiesa è ha tre navate . La navata centrale porta al settecentesco altare marmoreo il quale è sormontato da una bellissima stampa in oro zecchino , del Cristo di Giotto. Ai lati dell’altare due nicchie ospitano le statue lignee di S. Lucia e San Francesco di Paola. Due tele del Pollani di Andali , poste sulle pareti laterali del presbiterio, l’una la Madonna del Carmine ( 1858 9 l’altra la Natività (1854 ) . La Chiesa della Santissima Annunziata è retta dal 1977 dal parroco don Francesco Poerio.
 
 

PADRE PACIFICO ZACCARO

          E’ nato a Cerchiara di Calabria in provincia di Cosenza il 1 Gennaio 1919.
Arrivò la prima volta a Cutro il 19 ottobre del 1946 come superiore del convento dei frati minori  e rimase fino al 1952. In questo primo periodo che trascorse a Cutro  si distinse  per l’attaccamento e l’affetto profondo verso i giovani con i quali contribui’ , in quegli anni difficili, alla diffusione dello sport e delle attività sociali. E’ dello stesso periodo l’impegno per il restauro del Convento e del campanile che diede alla chiesa un aspetto più imponente e decoroso. Nel 1952 fu trasferito a Tropea nel convento la Sanità.Dopo 22 anni e precisamente nel settembre del 1974, Padre Pacifico fece ritorno a Cutro essendo stato nominato quale superiore del convento nella gioia dei fedeli e di tutti  i cittadini  cutresi.Successivamente, nel Maggio del 1975 , essendo stata costituita  a Cutro la nuova parrocchia del SS. Crocifisso , fu nominato parroco da S. E. Mons. Giuseppe Agostino.
           Per vent’anni consecutivi egli svolse il suo ministero con grande umiltà e devozione verso il Crocifisso e i fedeli, aiutando il prossimo con spirito di sacrificio ed abnegazione , fino al 1995.Il 10 Luglio 1998 il Consiglio Comunale di Cutro  Gli ha conferito la cittadinanza onoraria. E’ autore di due volumetti di poesie: Primi Voli e “Foglie Sparse”. La sua arte fu sempre impregnata dello spirito religioso che rimase il fondamento costante della sua vita.  E’ morto sabato 4 Dicembre 1999.I funerali si sono svolti con grande partecipazione di fedeli giunti anche da lontano per rendergli l’estremo saluto.Le sue spoglie riposano nella cappella della famiglia Guaranj nel cimitero di Cutro.

 FRANCESCO GRISI

      Francesco Grisi è nato a Vittorio Veneto nel 1927.
Il padre Giuseppe e la madre, Maria Arturi, erano di Cutro e qui lui ha vissuto per oltre 15 anni.
Dopo aver frequentato le elementari a Cutro, ha proseguito gli studi in convitto a Santa Severina; si è poi trasferito a Roma dove ha conseguito la laurea in lettere, ha insegnato in un liceo ed è stato docente alla cattedra di letteratura italiana contemporanea dell’università di Roma, come assistente di Giacomo De Benedetti.

  E’ autore di numerosi libri tra cui

- “INCONTRI IN LIBRERIA” del 1961
- “S. FRANCESCO DI ASSISI”
- “LA PROTESTA DI JACOPINI DA TODI”
- “LETTERE A FEDOR“
- “LA CHIAVE D’ARGENTO”
- “L’INTELLETTUALE INTEGRATO”
- “L’AVVENTURA DEL PERSONAGGIO”
       (tutte opere di saggistica del primo periodo)
- “A FUTURA MEMORIA” (finalista al Premio Strega)
- “I CREPUSCOLARI”
- “I FUTURISTI”
- “LE PERDUTE IMMAGINI”
- “INTRODUZIONE AL NOVECENTO”
- “GLI APPLAUSI DURERANNO NEI SECOLI”
- “LEGGENDE E RACCONTI POPOLARI DELLA CALABRIA”
- “MARIA E IL VECCHIO”
- “LA POLTRONA NEL TEVERE”
  Intensa la sua attività giornalistica, poichè collabora a vari quotidiani e periodici.
Muore nel 1999.