Il territorio del comune di Cutro ha una estensione di
131 Kmq e comprende:
Cutro centro, San Leonardo, Rosito, Steccato e S. Anna.
Cutro e’ posto a 230 metri sul livello del mare sopra
un alto piano.
Il suo nome deriva da “Kiterion“ che nella lingua greca
significa: “alto, elevato”.
Per la posizione e la salubrita’ del clima anticamente
Cutro fu il luogo di villeggiatura dei Krotoniati.
La collina era un tempo coperta di boschi che in seguito
furono distrutti per dare
Origine ad uno dei centri agricoli piu’ importanti del
“Marchesato”.
Cutro infatti era denominata “Il granaio d’Italia.”
Il tipo di terreno su cui sorge la citta’ e’ argilloso
.
Le ondulazioni naturali dei “Calanchi” caratteristici
di questa collina e spogli
In gran parte di ogni tipo di vegetazione, dona al turista
che arriva a Cutro
L’impressione di avere davanti a se’ un paesaggio originale
che ricorda
Le “dune” del deserto.
Cutro fu fondata dai Greci tra l’ottavo e il sesto secolo
a.C. Sorgeva prima vicina alla costa jonica , alla foce del fiume Tacina.
In seguito la popolazione per difendersi dalle
invasioni turche e della malaria , costruì la città in collina.
Nel periodo feudale, Cutro divenne “Casale”di Santa Severina.
Esiste ancora via Casale nel centro storico.
II Tra il 1700 e il 1800
Cutro fu colpita da frequenti terremoti . Il più forte fu quello
dell’otto Marzo 1832che distrusse mezza città.Ancora oggi
molti cutresi,per ricordare quel triste evento , la sera dell’otto Marzo,
accendono un lume sui davanzali delle finestre.
Nel 1950 un evento importante cambiò la
vita dei cutresi :” La Riforma Agraria” che segnò la fine
del sistema feudale ; le terre che erano nelle mani di pochi latifondisti
furono divise e assegnate ai molti contadini. L’agricoltura però
si rivelò , dopo breve tempo, una delusione per i cutresi perché
i guadagni ottenuti dalla coltivazione delle terre erano insufficienti
per il sostentamento della numerosa prole. Iniziò quindi , negli
anni ’60, il fenomeno dell’emigrazione che , in forme diverse, si
protrae ancora oggi.
LUOGHI E PERSONAGGI STORICI
LA CHIESA DI SANTA CHIARA O MONACHELLE
E’ una delle
costruzioni più antiche di Cutro . Fu fondata nel 1542 con il nome
di Santa Caterina. Soltanto nel 1685 fu aperto il monastero di Santa
Chiara ad essa annesso. La chiesa, di notevole interesse storico, si trova
adesso in un grave stato di abbandono dopo l’incendio del 1967 che la semi
distrusse.
Il convento anticamente ospitava le Clarisse; in seguito
fu sede del comune di Cutro , recentemente è stato ristrutturato.
CHIESA DELLA PIETA’
Fu edificata nel 1730. In essa si conserva
una tela raffigurante la Pietà opera di un discepolo della
scuola del domenicano Mattia Preti di Taverna .
Cappella privata dei marchesi Di Maida , originari anch’essi
di Taverna , fu distrutta dal terremoto dell’otto Marzo 1832. Fu riedificata
ed ampliata nel 1839.Nella cappella è conservata una tela
che raffigura S. Alfonso M. Dei Liguori fondatore dei padri Redentoristi
e il cui corpo si trova nel duomo di Pagani in provincia di Salerno. Il
fonte battesimale, a forma di conchiglia in marmo, è del 1887;
la pavimentazione è in mattonelle di disegno orientale. Adesso
viene aperta al pubblico soltanto in occasione di qualche festa.
CHIESA DELL’ANNUNZIATA
La chiesa sorge in piazza Gio Leonardo Di Bona. Fu costruita nel 1700 in stile neoclassico. Distrutta dal terremoto del 1832 , fu ricostruita dopo 30 anni con il nome di Collegiata. La cupola fu demolita negli anni sessanta: Nel 1998 la facciata è stata riportata all’antico splendore
IL CONVENTO DEI FRATI MINORI
La costruzione del convento risale al secolo XVI come afferma lo storico P. Primoldo Coco.Da altri documenti risulta che nel secolo XIII, nell’orto che tuttora si chiama “ Vignale di S Basilio” , sorgeva a Cutro un monastero che per molto tempo venne custodito da monaci greci appartenenti all’ordine di San Basilio . Risulta che nell’anno 1315 il Papa Martino V passò questo monastero ai Frati Francescani che lo fecero sempre più progredire dotandolo di molte opere d’arte. Il convento , che ospitava i religiosi appartenenti al ramo dei “riformati” , prese il nome di “Riforma”, nome che è rimasto in uso ancora oggi.Più volte distrutto , a causa di terremoti, il convento risorse sempre per volontà dei frati minori, ai quali mai mancò l’aiuto della popolazione. I Frati apportatori di miglioramenti al convento sono stati:P. Antonio Campanella che lo dotò di opere pregevole P: Pacifico Zaccaro che realizzò il bellissimo campanile e istallò una grande campana di bronzo inaugurata l’otto Dicembre 1949 e tenuta a battesimo dai baroni Emma Fabiani e Giovanni Barracco.
IL SS. CROCIFISSO
Nella prima metà del secolo XVII, alla curia provinciale due monaci cutresi: P.Daniele e P. Benedetto.Mossi da appassionato amore per il loro paese ,vollero che la chiesa della “Riforma”, allora detta San Salvatore, venisse arricchita da una grande opera d’arte: il SS. Crocifisso di Cutro. L’opera di eccellente fattura risale al 1630 circa. Ne fu autore Frate Umile Pintorno da Petralia (Palermo).Lo scultore venne chiamato a Cutro da P. Benedetto e P. Daniele.Frate Umile , dopo aver abbozzato la statua , cominciò a modellarla secondo l’immagine che aveva sempre presente nella mente e nel cuore. Si racconta che lo Scultore , non riuscendo a realizzare la testa del Cristo , la sera del Venerdi Santo si distese sul letto e stanco si addormentò: L’indomani , svegliatosi, trovò la testa scolpita.Contemplando il volto del Cristo si possono osservare tre differenti espressioni: Cristo sorridente, Cristo in agonia e Cristo morto. Con la leggedel 1939 n°1084, il governo italiano ha dichiarato la Statua de SS.Crocifisso”Monumento Nazionale.
LEONARDO DI BONA DETTO IL PUTTINO
Leonardo Di Bona nacque a Cutro nel 1552 da una
famiglia benestante.
Lo chiamavano il “PUTTINO” , per la sua bassa statura
e perché era molto bello. Da giovane si recò a Roma per studiare
giurisprudenza, ma amava molto il gioco degli scacchi e perciò si
esercitava spesso con altre persone brave in questo gioco tanto da diventare
famoso. Mentre era a Roma per gli studi, si incontrò con il vescovo
spagnolo RUY LOPEZ che era il miglior scacchista del tempo ;tra i due ci
fu una partita . Leonardo fu sconfitto e deriso dal vescovo.
Il cutrese senti’ molto l’amarezza della sconfitta .
Si recò a Napoli per esercitarsi meglio nel gioco degli scacchi
,pensando già alla rivincita. Nel 1586 tornò a Cutro e seppe
che il fratello era stato fatto prigioniero dai Turchi: Fu molto addolorato
e decise di andare in Oriente per mettersi in contatto con il dei predoni.
Siccome anche questi era un patito di scacchi ,Leonardo gli propose una
partita: se lo avesse vinto , il fratello avrebbe avutola libertà.
Da campione quale ormai era diventato, Leonardo vinse e cosi’ il fratello
fu liberato .Quando rientrarono a Cutro furono accolti con molta gioia
dai loro concittadini.
Dopo breve tempo il Di Bona si recò a Napoli e
poi a Madrid dove propose al vescovo Ruy Lopez la rivincita. Il vescovo
accettò. La sfida si svolse alla presenza del Re Filippo II
che pose un premio di 1000 scudi per il giocatore che avesse vinto tre
partite consecutive: volontariamente il Puttino perse le prime due ed al
Re che stava per andarsene disse: “Maestà si degni di restare ,
il tutto è stato fatto ad arte, perché rifulgesse più
chiaramente la mia bravura”.E cosi’ fu. Il Re , colpito da tanta bravura
, consegnò al Puttino i mille scudi,una salamandra d’oro, una pelliccia
di ermellino ed una grazia di sua scelta: si ricordò cosi’
della sua Città e chiese che fosse concesso a Cutro l’esenzione
dai pagamenti fiscali per un triennio ed il titolo di Città . Successivamente
fu a Lisbona e giocò alla presenza del Re del Portogallo. Si recò
a Genova ed a Taranto sempre accompagnato dal suo allievo Giulio Cesare
Polerio. Ritornò a Cutro alla corte del principe di Bisignano. Mori’
a 45 anni.
CATERINA GANGUZZA
Verso la fine del 1500 i Turchi , con le loro navi raggiunsero più volte le coste calabresi, portando lutti e rovine . Rubavano, uccidevano, facevano prigionieri i cittadini per chiederne il riscatto o per farli schiavi. Durante una di queste incursioni , fu rapita la sedicenne Caterina Ganguzza, fanciulla di rara bellezza, discendente da una delle famiglie di Cutro.Nel 1552 Mustafà Pascià era arrivato a Le Castella con 12 navi.Furono avvertiti anche i cutresi dell’arrivo dei turchi per mettere in salvo vecchi, donne e bambini.Tutto fu inutile, i Turchi riuscirono nel loro intento. Fecero molti prigionieri fra cui la bellissima Caterina e la trascinarono a viva forza sulla nane. Fu un lungo e doloroso viaggio.Caterina vide al raggio della luna allontanarsi le montagne della sua Calabria.Pianse, pregò e stanca si addormentò. Dopo tre giorni di navigazione arrivò a Costantinopoli e fu presentata al Sultano che restò stupito da tanta bellezza.Le ricchezze che la circondavano potevano diventare sue ma lei desiderava ritornare alla sua terra tra i suoi concittadini. Soltanto la forza della preghiera le faceva superare quei terribili momenti. La sua fede in Cristo era troppo forte. Preferiva morire che sposare il Sultano e abbracciare la religione di Maometto. Per il suo rifiuto fu messa in un’umida e squallida cella per più di un mese.Dopo tante amarezze e maltrattamenti fu condotta dal Sultano che sentendosi rifiutato da una schiava, prese un pugnale e la colpi’ mortalmente al 0petto; la sventurata cadde a terra con gli occhi rivolti al cielo.
L’ABATE FABIO DI BONA
Fabio di Bona,figlio di Ferdinando,nacque nel 1640. Ordinato
sacerdote,divenne abate. Trasferitosi a Roma, frequentò gli ambienti
della Santa Sede vivendo in assoluto modestia e santità di vita.
A 90 anni divenne confessore del papa Clemente XII (Lorenzo Corsini pontefice
dal 1730 al 1740).
Il 16 Febbraio 1736 fece un testamento in cui la Collegiata
della chiesa della S.S.Annunziata di Cutro venne nominata erede universale
di tutti i suoi cospicui beni.
In cambio gli amministratori della Collegiata erano tenuti,ogni
anno,nell’anniversario della sua morte, a distribuire quindici ducati alle
famiglie più povere di Cutro e consegnare una borsa di studio di
settanta ducati al giovane cutrese più meritevole affinchè
potesse andare a studiare a Roma per dare lustro al suo casato e onorare
il suo paese.Per questi meriti, quando nel 1948 fu istituita la scuola
media comunale, su suggerimento del maestro
Don Gregorio Piterà, il nome prescelto per l’intestazione
fu appunto quello di
“Abate Fabio Di Bona”nome che è stato
confermato nel 1987 alla scuola media di via Rosito.Mori’ a Roma nel 1740
all’età di 100 anni compiuti.
DIEGO TAJANI
Diego Tajani, a cui di recente è stata intitolata
la scuola elementare del 2° circolo, nacque a Cutro, l’ 8 Giugno 1827,
nell’attuale via croce, dal cavaliere D.Giuseppe Maria Tafani di Vietri
(capitano di gendarmeria) e della gentil donna D. Teresa Fattizzi di Cutro.
Trascorse l’infanzia a Cutro, poi si trasferi , per ragioni
di studio,a Vietri sul mare (SA).
All’età di venticinque anni, si laureò
in giurisprudenza, a Napoli, con il massimo dei voti nel 1858 difese, in
un processo che suscitò scalpore nell’opinione pubblica, il patriota
republicano Giovanni Nicotera di sambiase (CZ),insieme ai compagni, scampati
alla sfortunata spedizione di sapri.
La sua lucida e appassionata difesa evitò
la condanna a morte ai rivoluzionari ma attirò su di sè
i sospetti della polizia borbonica che lo costrinse a trasferirsi in Piemonte
,dove si arruolò volontario nell’esercito come soldato semplice.
Nel 1861 venne nominato dal Cavour ,prefetto di polizia di Napoli , dove
sciolse il corpo delle guardie di Pubblica sicurezza perchè
, in parte, composto da elementi camorristici.
Dopo aver guidato , da magistrato, la Procura
Generale dell’Aquila e di Catanzaro, nel 1868 fu nominato Procuratore generale
di Palermo, dove combattè alacremente la mafia e gli apparati della
Stato collusi con essa.
Dopo tre anni di duro lavoro , quando apprese che il
questore di Palermo ,da lui imputato di omicidio e arrestato , era stato
assolto, grazie alla protezione del prefetto della stessa città,
Luigi Medici, il Tajani, con gesto plateale, si stracciò la toga
e lasciò la Magistratura .
Si diede alla politica, militando nelle
file della Sinistra Storica e ricoprendo, per due volte , l’incarico di
ministro di Grazia e Giustizia nel governo Depretis.Memorabile il discorso
che pronunciò alla cameral’11 e il 12 Giugno 1875, durante il quale,
con dovizia di particolari e situazioni circostanziate, denunciò
la collisione tra mafia e potere politico, tollerata, quando non apertamente
avallata dalla chiesa.
Fu vicepresidente della Camera per ventidue anni
,ma continuò ad esercitare l’avvocatura che lo vide protagonista
processi straordinari, come quello in cui difese Giuseppe Garibaldi nella
causa per ottenere l’annullamento del matrimonio con la marchesina
Giuseppina Raimondi o quello
in cui difese
Francesco Crispi, accusato di bigamia. Dal
1896 fu senatore del Regno. Mori’ a Roma il 2 febbraio 1921.
La sua vita privata
, come quella pubblica, fu intensa e spesso poco fortunata. Il Tajani,
infatti, si sposò due volte: la prima a Vietri nel 1856 con Giuseppina
Sevoulle morta nel dare alla luce la figlia Pina, la seconda con
la sorella di Giuseppina, Fanny morta anche lei prematuramente, lasciandogli
Il figlio Giovanni ; la terza con la nobildonna
cutrese Teresina Foresta da cui ebbe altri cinque figli: Chiara, Vittorio,
Anna , Alberto e Ida.
Cutro , per ricordare il suo
illustre concittadino ,gli ha denominato la via dove era ubicata
la sua casa natale e la scuola elementare.
LA FAMIGLIA GUARANY
I Guarany giunsero nel crotonese nel 1445insieme
alle famiglie Rajmondo,Franco,Peta,Scuco,Grisafo e Coco. Provenivano
di Negroponte, oggetto di continue scorrerie turche.
Si stabilirono in una località
fra Cutro e Crotone , oggi chiamata Papanice.Intorno al seicento
i Guaranj si trasferirono a Cutro imparentandosi con le famiglie Di Fiore,
Di Bona e Majda. Fra i Guaranj si distinsero per l’attaccamento alla libertà
e per il loro eroismo i fratelli Gaetano e Giuseppe.
Gaetano fu cantore , decano e primicerio nella chiesa
collegiata S.S. Annunziata di Cutro. Partecipò ai moti rivoluzionari
di Cutro e durante il tumulto popolare del 1799 fu ferito dai monarchici
in casa Rajmondi.
Giuseppe fu grande
combattente della Repubblica partenopea e , pare, sindaco di Cutro.
Da Teresina
Guaranj e Giuseppe Tajani nacque nel 1827 Diego Tajani
che fu ministro di Grazia e Giustizia del Regno.
Molti
altri Guaranj ebbero incarichi importanti nella vita pubblica ed ecclesiastica.
I Guaranj hanno lasciato Cutro negli anni ’50. Alcuni si sono trasferiti
a Catanzaro, altri a Roma. A Cutro rimane ancora il “palazzo Guaranj”
di via Grande.
G I U S E P P E G U A R A N J
Nato da Giandomenico Guaranj ed Eleonora Venneri, appena
ventenne , veniva segnalato come benemerito della patria per aver
sgominato, insieme ad altri giovani coraggiosi, la banda guidata da Luigi
Brandi, facendo sventolare per la prima volta la bandiera tricolore sul
cielo di Napoli.
Quando fu costituita la Guardia Nazionale , fu nominato sottotenente, al
comando del capitano Nicola Pacifico. Un’azione militare da ricordare è
quella
Che si riferisce alla resistenza all’avanzata dell’esercito
del cardinale Ruffo che aveva l’intento di abbattere la Repubblica partenopea
, disperdere i repubblicani e riconquistare Napoli.
Lo scontro favori’ il cardinale Ruffo e il Guaranj fin’ in catene
e, insieme al valoroso Guglielmo Pepe , fu tratto in giudizio e condannato
alla confisca dei beni e all’esilio perpetuo.
G A E T A N O G U A R A N J
Figlio di Giuseppe fu uno dei 22 valorosi che si batterono per la
Repubblica partenopea. Studiò a Catanzaro dove ebbe per maestro
Luigi Settembrini col quale instaurò rapporti culturali e di amicizia.
Abbracciò la vita militare , raggiunse il grado di capitano ed entrò
nel corpo degli” zuavi “. Fu vittima di persecuzioni , costretto ad
una vita di profugo per le sue idee di libertà.Fu all’isola di Sant’Elena
per visitare la tomba di Napoleone. Lavorò come segretario
nell’ufficio di suo cugino Diego Tajani in Napoli. Mori’ nel 1891 senza
ricevere quegli onori che meritava per il suo passato di “ combattente
per la libertà”.
L’ALBERO DELLA LIBERTA’
I moti rivoluzionari che scoppiarono nel 1799 ebbero
risonanza nazionale. Il vento della libertà investi’ gran
parte della Calabria , dove in molti centri furono innalzati i famosi
“alberi della libertà”.
Quando fu proclamata la Repubblica Napoletana, il 21 Gennaio 1799,
anche a Cutro nel largo della Chiesa Collegiata fu innalzato l’albero
della libertà. All’inaugurazione furono presenti esponenti repubblicani
come i Rajmondo,i Foresta, gli Spagnolo, i Franco, i Fattizza. Erano rimasti
fedeli alla monarchia borbonica , i Piterà che speravano
in un mutamento della situazione.
A Cutro la rivoluzione s’era fatta sentire all’inizio del mese
di Febbraio, ma senza spargimento di sangue. Il popolo aveva affidato la
presidenza del Municipio a Don Marcantonio Rajmondi di orientamento
repubblicano. Ben presto la situazione tornava critica con l’avanzata
delle truppe mercenarie del cardinale Ruffo che intendeva riportare
l’ordine monarchico in Calabria.
L’obiettivo principale era quello di occupare Crotone
, per cui era necessario passare per Cutro. Vi furono duri scontri
ma i monarchici ebbero la meglio e abbatterono l’albero della libertà.
In un tumulto popolare cadeva ucciso il presidente della municipalità
di Cutro Don Marcantonio Rajmondi, capo dei repubblicani.Cadeva ferito
anche il Decano Gaetano Guaranj, appartenente alla famiglia di Don Giuseppe
Guaranj , sostenitore degli ideali repubblicani che aveva partecipato
ai moti rivoluzionari di Napoli. Il cardinale Ruffo fu felice di
comunicare alla corte di Palermo che la resistenza dei repubblicani crotoniati
era stata vinta e che aveva potuto fare ingresso trionfale a Cutro. Qui
Fu ospite della famiglia Piterà che fece arrestare
diversi esponenti repubblicani
Fra cui don Gaetano Guaranj ed altri che
erano considerati i più pericolosi e i più
rappresentativi della parte repubblicana. Tutti , dopo circa due anni ,
per decreto di Ferdinando IV di Borbone, furono rimessi in libertà.
Vi fu il ritorno alla monarchia, ma le idee repubblicane continuarono
a pullulare in tutto il crotonese e il marchesato.
LA TORRE E IL FORTINO DI CHIRIZZI
A causa delle
scorrerie dei Turchi, nel XII sec.,Cutro che già era un importante
centro di approvvigionamento bel grano, divenne piazza d’armi, autonoma
anche rispetto a Crotone.
Tale stato, se da un lato rendeva più tranquilla
e serena la vita dei cittadini,dall’altro comportava conseguenze negative,
soprattutto sul piano economico, dato che le spese di alloggio e mantenimento
dei militari erano a carico dell’ università (comune) di Cutro.
Con molta probabilità, i soldati, oltreché
dormire nelle case nobiliari, occupavano il fortino di Chirizzi, costruito
verso la fine del ‘400, periodo in cui Cutro diventò,per la prima
volta piazza d’ armi. Di forma quadrangolare con torrette pentagonali
agli angoli , il fortino apparteneva alla famiglia Guaranj.Versa attualmente
in stato di abbandono come l’altro rudere , la Torre quadrata , che venne
costruita tra il 1597 e il 1603, in località Mascino, posizione
strategica per il controllo della costa che va da Steccato a Le Castella.Torri
di guardia marittime furono costruite , in quel periodo,lungo tutto
il litorale ionico. Erano rifornite di polvere da sparo e di palle.Erano
comandate da un caporale assistito da due guardiani i quali,nel caso di
avvistamento di navi sospette, dovevano segnalarle e bersagliarle con l’artiglieria,mentre
i cavalieri allertavano la popolazione con segnali di avvertimento concordati,approntavano
le prime difese , davano il passaparola.
La presenza delle torri di guardia non valse a fermare le incursioni
turchesche , infatti nel 1644 tutta la fascia costiera del
Marchesato era spopolata e l’abitato di Le Castella abbandonato per
ordine della corte regia perchè indifendibile.
CHIESA DELLE MONACHELLE
L a chiesa delle
Monachelle o di Santa Chiara , fu costruita intorno al 1500 sulle stesse
rovine della chiesa di Santa Caterina. Con molta probabilità , parte
dell’impianto della chiesa precedente fu mantenuto intatto e vi si
aggiunsero altri elementi per adattare la pianta della nuova chiesa
alle funzioni che doveva svolgere in collegamento con il Monastero
che ad essa fu annesso . All’ingresso si può ammirare un portale
esterno in bassorilievo di pietra tufacea bianca in stile rinascimentale
e di grande valore artistico. Si accede alla chiesa attraverso una scalinata
composta da sei gradoni in pietra. L’ingresso è costituito da un
piccolo vano trapezoidale che immette al campanile.Attualmente la chiesa
versa in condizioni gravissime e precarie.
Annesso alla chiesa delle Monachelle si trova il MONASTERO DI SANTA CHIARA;
fu costruito per volere e con il consistente lascito del sacerdote
cutrese Gio Leonardo Quercia. La costruzione incominciò nel 1660
e durò ben 25 anni.Inizialmente poteva ospitare dodici monache,
in seguito arrivò ad ospitarne ventitrè. Ovviamente le monache
erano ragazze provenienti da famiglie nobili .Per poter accedere alla professione
di clarisse la famiglia della novizia doveva pagare la somma di 200
ducati. La comunità delle clarisse possedeva discrete proprietà
fondiarie e svolgeva , oltre ad un’attività educativa a favore delle
figlie dei nobili , anche e soprattutto un’attività creditizia
a favore del ceto nobiliare ed ecclesiastico. Il fabbricato si sviluppava
intorno al chiostro quadrato ancora esistente . Al piano terra erano ricavate
i locali di refettorio , cucina , foresteria , cappella privata delle
suore e vari magazzini . Al secondo piano erano situati gli alloggi
delle suore. Il terremoto del 1832 distrusse il secondo piano
lasciando intatti il piano terra , il chiostro e alcune volte
che coprivano i locali del piano terra. Fu ricostruito dopo parecchi
anni.
L’attività
del monastero durò appena 115 anni . Durante il periodo dell’occupazione
francese del Regno di Napoli, le monache lo abbandonarono per salvarsi
dalla furia dei rivoluzionari e si rifugiarono a Crotone . Nel 1808
fu soppresso e mai più riaperto .Passò quindi di proprietà
del Comune per molto tempo fu abbandonato e soltanto verso la fine dell’800
fu deciso di utilizzarlo; infatti una parte, quella prospiciente
su via Roma , fu trasferito il Municipio, l’altra fu utilizzata come
sede provvisoria del ginnasio di Cutro . Il Municipio
il 27 novembre 1967, fu dato alle fiamme dopo una manifestazione
di protesta popolare che lo distrusse quasi completamente.
Ristrutturato , è stato aperto al pubblico nel 1998.
CHIESA DI SAN ROCCO
Fu costruita nel 1600 con le donazioni del
popolo, accanto al convento dei Cappuccini edificato nel 1500. La
prima pietra fu benedetta dal vescovo di Isola
Mons. Monteallegro. Originariamente ere dedicata all’Assunta.
La struttura è a una sola navata . All’interno vi si trova la statua
di san Rocco.
La chiesa segui’ le stesse sorti del convento, infatti l’intero complesso
fu distrutto dal terremoto del 1783 . Fu riaperto nel 1828, nuovamente
chiuso nel 1860 , riapri’ nel 1865. All’inizio del ‘900 fu abbandonato
dai frati e restituito al Municipio . La chiesa fu affidata ad un prete
di Cutro ed il convento fu adibito ad ospizio fino al 1920 anno in cui
fu abbattuto perchè pericolante. La chiesa fu restaurata nel 1930:
fu rifatto il tetto, l’abside dell’altare maggiore ed il campanile.
LA FIERA DI SAN VITTORIO
Ogni anno , la terza domenica del mese di
Luglio, si organizzava nella pianura del”Vattiato” presso Cutro , la fiera
di San Vittorio poichè nella zona sorgeva l’omonima chiesa
, una delle più importanti di Cutro perchè vi erano
raccolte alcune reliquie del Santo. La fiera era dedicata prettamente
alla compra vendita di bestiame. Nella circostanza venivano stipulati
contratti di vendita o di fitto di beni e di terreni fra cittadini
e fra questi ed enti pubblici.
Nel luogo della Fiera veniva issata una bandiera
consegnata dal Governatore al Mastrogiurato che era il responsabile dell’ordine
pubblico . Il Mastrogiurato aveva anche il potere di condannare chiunque
per reati commessi durante la fiera . la fiera ebbe inizio
intorno al 1660 quando Governatore di Cutro era Luc’Antonio Castagna e
Mastrogiurato Carlo Oliverio. Gli ultimi dati risalgono al 1832,
quando
Cutro fu colpita duramente dal terremoto dell’otto Marzo che distrusse
quasi interamente la chiesa di San Vittorio. Successivamente al 1832 non
si ebbero più notizie della fiera stessa.
VILLA MARGHERITA
E’ ritenuta una delle più belle ville del
crotonese. E’ situata in località S. Anna e si affaccia su un ampio
giardino.La struttura è di stile ottocentesco.Fino al 1800 fu di
proprietà del barone De Nobili di Catanzaro e del barone Doria
di Massanova; in seguito fu acquistata dalla famiglia Barracco. E’ una
vera oasi di pace; vi si trovano alberi secolari, che insieme ad
altre piante, formano una boscaglia quasi
impenetrabile. Il barone Guglielmo Barracco la utilizzò come sua
abituale residenza.
Trascurata per diversi anni , fu fatta ristrutturare
intorno al 1930 dal barone Luigi Barracco che la denominò “Villa
Margherita” in onore della regina Margherita o forse di una sua figlioletta
scomparsa in tenera età . Nella villa sorge una cappella dove si
può ammirare il busto di una giovane fanciulla.
Negli anni cinquanta
l’edificio con i terreni annessi furono espropriati dallo Stato ,
i locali utilizzati dall’O. V. S. (Opera Valorizzazione Sila) per
l’amministrazione dell’Ente. La Villa può essere raggiunta
attraverso la S.S. 106 . In essa si ritrovano animali di ogni
genere in particolari uccelli che si fermano per nidificare .
LA CHIESA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA
Le origini della chiesa, dedicata all’Annunciazione
, non sono del tutto certe . Sembra che esistesse già nel 1400 .
Nel 1700 fu sede arcipretale ; conquistò una posizione di prestigio
nella diocesi di Santa Severina quando, nel 1732\33 , per interessamento
dell’abate Fabio Di Bona presso il papa Clemente XII, divenne “insigne
Colleggiata”, con un corpo capitolare composto da venti membri. Fu completamente
ricostruita dopo il sisma del 1832 che l’aveva rasa al suolo;
ampliata, fu riaperta al culto nel 1859. Nel corso del tempo è
stata oggetto di numerosi restauri. In quello realizzato negli anni sessanta,
venne demolita un’artistica cupola e deturpata la facciata che con il restauro
del 1997 è stata riportata allo splendore originale. La chiesa
è ha tre navate . La navata centrale porta al settecentesco altare
marmoreo il quale è sormontato da una bellissima stampa in oro zecchino
, del Cristo di Giotto. Ai lati dell’altare due nicchie ospitano le statue
lignee di S. Lucia e San Francesco di Paola. Due tele del Pollani di Andali
, poste sulle pareti laterali del presbiterio, l’una la Madonna del Carmine
( 1858 9 l’altra la Natività (1854 ) . La Chiesa della Santissima
Annunziata è retta dal 1977 dal parroco don Francesco Poerio.
PADRE PACIFICO ZACCARO
E’ nato a Cerchiara di Calabria in provincia di Cosenza il 1 Gennaio 1919.
Arrivò la prima volta a Cutro il 19 ottobre del
1946 come superiore del convento dei frati minori e rimase fino al
1952. In questo primo periodo che trascorse a Cutro si distinse
per l’attaccamento e l’affetto profondo verso i giovani con i quali contribui’
, in quegli anni difficili, alla diffusione dello sport e delle attività
sociali. E’ dello stesso periodo l’impegno per il restauro del Convento
e del campanile che diede alla chiesa un aspetto più imponente e
decoroso. Nel 1952 fu trasferito a Tropea nel convento la Sanità.Dopo
22 anni e precisamente nel settembre del 1974, Padre Pacifico fece ritorno
a Cutro essendo stato nominato quale superiore del convento nella gioia
dei fedeli e di tutti i cittadini cutresi.Successivamente,
nel Maggio del 1975 , essendo stata costituita a Cutro la nuova parrocchia
del SS. Crocifisso , fu nominato parroco da S. E. Mons. Giuseppe Agostino.
Per vent’anni consecutivi egli svolse il suo ministero con grande umiltà
e devozione verso il Crocifisso e i fedeli, aiutando il prossimo con spirito
di sacrificio ed abnegazione , fino al 1995.Il 10 Luglio 1998 il Consiglio
Comunale di Cutro Gli ha conferito la cittadinanza onoraria. E’ autore
di due volumetti di poesie: Primi Voli e “Foglie Sparse”. La sua arte fu
sempre impregnata dello spirito religioso che rimase il fondamento costante
della sua vita. E’ morto sabato 4 Dicembre 1999.I funerali si sono
svolti con grande partecipazione di fedeli giunti anche da lontano per
rendergli l’estremo saluto.Le sue spoglie riposano nella cappella della
famiglia Guaranj nel cimitero di Cutro.
FRANCESCO GRISI
Francesco Grisi è
nato a Vittorio Veneto nel 1927.
Il padre Giuseppe e la madre, Maria Arturi, erano di
Cutro e qui lui ha vissuto per oltre 15 anni.
Dopo aver frequentato le elementari a Cutro, ha proseguito
gli studi in convitto a Santa Severina; si è poi trasferito a Roma
dove ha conseguito la laurea in lettere, ha insegnato in un liceo ed è
stato docente alla cattedra di letteratura italiana contemporanea dell’università
di Roma, come assistente di Giacomo De Benedetti.
E’ autore di numerosi libri tra cui
- “INCONTRI IN LIBRERIA” del 1961
- “S. FRANCESCO DI ASSISI”
- “LA PROTESTA DI JACOPINI DA TODI”
- “LETTERE A FEDOR“
- “LA CHIAVE D’ARGENTO”
- “L’INTELLETTUALE INTEGRATO”
- “L’AVVENTURA DEL PERSONAGGIO”
(tutte opere di
saggistica del primo periodo)
- “A FUTURA MEMORIA” (finalista al Premio Strega)
- “I CREPUSCOLARI”
- “I FUTURISTI”
- “LE PERDUTE IMMAGINI”
- “INTRODUZIONE AL NOVECENTO”
- “GLI APPLAUSI DURERANNO NEI SECOLI”
- “LEGGENDE E RACCONTI POPOLARI DELLA CALABRIA”
- “MARIA E IL VECCHIO”
- “LA POLTRONA NEL TEVERE”
Intensa la sua attività giornalistica,
poichè collabora a vari quotidiani e periodici.
Muore nel 1999.