"Vuoi campari anni e annuni? Vivi vinu supra li maccaruni". (Proverbio
siciliano del 700) |
Sua maestà la pasta
Li mangia tutto il mondo, sono ormai entrati nei dizionari di tutte le
lingue, eppure sino ad ora nessuno è riuscito a scoprire dove siano stati
inventati: stiamo parlando dei maccheroni, considerati però così italiani che si
dà quasi per scontata la loro scoperta proprio nella nostra penisola. C'è chi
sostiene che i maccheroni siano nati in Cina, anche perché Marco Polo nel suo
"Milione" ne fa riferimento esplicito. Ammettiamo pure che i maccheroni siano
nati in Cina. Ma dove hanno preso il loro nome? Quasi certamente in Grecia.
Maccherone potrebbe infatti derivare dall'aggettivo « makros », cioè lungo e da
« màkares», che vuoi dire beati, riferendosi ai morti per i quali si
approntavano grandiosi banchetti nei quali le paste a base di farina facevano la
parte del leone. Infine, maccheroni potrebbe derivare dal verbo greco « massein
», che significa impastare. Da questa parola, tra l'altro, ha avuto origine «
matterello », che significativamente è connesso all'arte del fare la pasta. Ci
stiamo avvicinando, partendo dalla Cina, attraverso la Grecia, a quello che è
generalmente considerato il trampolino di lancio del maccherone verso la
conquista del mondo: Napoli, ex colonia greca. Proprio perché questo cibo ha
origini misteriose, ci piace molto la deliziosa leggenda che Matilde Serao
scrisse per raccontare l'origine del maccherone. Narra la scrittrice che nel
1220, regnando Federico II di Svevia, re di Napoli e di Palermo, viveva
all'ombra del Vesuvio, in contrada Posanova, il misterioso mago Chico. Abitava
in una casa malfamata: uno strozzino al primo piano, una donna di facilissimi
costumi al secondo, ladri esperti al terzo, questi erano i coinquilini di Chico,
il quale viveva in due stanzette all'ultimo piano, che non apriva mai al bel
sole di Napoli. Il mago passava le sue giornate facendo cose misteriose,
ciabattando di continuo tra la cucina e la stanza da letto. Più d'uno asseriva
di averlo visto talvolta tutto bianco come un lenzuolo, con strani strumenti in
mano, chino dinanzi a una grande pentola in ebollizione. Altri, ancora,
narravano d'averlo visto con le mani lorde di sangue fino al gomito. Nel portone
accanto al suo, anche lei all'ultimo piano, viveva Jovannella, giovane
cuoca alla corte di re Ferdinando. Pettegola oltre ogni dire, la donna cercava
da anni di scoprire a che cosa stesse armeggiando Chico. E un bel giorno,
attraverso la fessura di una porta che non chiudeva bene, Jovannella riuscì a
scoprire a che cosa servivano le erbe aromatiche e i pomodori che il fedele
servo di Chico acquistava quotidianamente al mercato: per preparare una salsa da
spargere su una pasta preparata in casa. Detto fatto, Jovannella corse a corte e
propose al primo cuoco del re di lasciarle preparare un piatto segreto. Inutile
dire che la sua ricetta esclusiva ebbe un enorme successo e che, in poco tempo,
l'astuta cuoca divenne ricchissima e amata da tutti. La leggenda è gustosa ma
inverosimile. Se non altro perché la coltivazione dei pomodori fu portata in
Europa dopo la scoperta dell'America, due secoli abbondanti dopo. L'accanimento
con cui i napoletani difendono l'ambigua paternità della pasta è spiegata dal
fatto che — chiunque l'abbia inventata — sono stati proprio loro che l'hanno
perfezionata in maniera tale da far convergere su questo piatto gli appetiti di
golosi e buongustai di tutto il mondo. Certo è che notizie precise di produzione
su larga scala si hanno già nel XV secolo, epoca in cui esistevano pastifici
veri e propri in Liguria, Sicilia, Sardegna e a Roma. A Napoli, comunque, i
maccheroni erano un piatto già diffuso nel Seicento, al tempo dei vicerè
spagnoli. Fu in quell'epoca che subentrarono, come vivanda popolare, alla
minestra maritata. Fino a quando le donne napoletane non impararono a fare la
pasta in casa, i maccheroni furono considerati cibo di ricchi, perché andavano
acquistati e pagati in contanti.
Occorre a questo punto fare una precisazione. L'Italia, paese ricco di
tradizioni popolari, di dialetti e di usanze rigorosamente locali, ha chiamato
il suo piatto nazionale, facendo sfoggio di una fantasia illimitata, nei modi
più diversi. Per cui, quando si parla di maccheroni, si intendono anche gli
spaghetti o i vermicelli, in sostanza cioè la pasta lunga dalla caratteristica
forma del vermicello di campagna, non già la pasta corta e rigata con largo buco
interno, chiamata oggi maccheroni.
Possiamo anche riscontrare una differenza, tutta italiana, nella « filosofia del
maccherone »: i napoletani vogliono la pasta così com'è, gli emiliani e i
romagnoli la considerano il veicolo portante di altre leccornie (il ragù, le
salse, via via sino alla «degenerazione » dei ravioli e dei cappelletti), i
liguri solo come il mezzo per meglio assaporare il profumo del loro insuperabile
basilico, i piemontesi per l'esaltazione del tartufo.
Da qualche anno le paste alimentari — sono un numero infinito: 300 sono i
tipi più diffusi, ma si calcola che in Italia ne vengano prodotti più di 600
tipi — sono poste sotto accusa. Anzi, sotto duplice accusa. La prima è che siano
adulterate, la seconda che facciano ingrassare. Sono accuse piuttosto pesanti
che occorre smantellare o per lo meno ridimensionare, in quanto entrambe si
riflettono ingiustamente sul consumo della pasta che è un elemento basilare
della nostra alimentazione.
Vediamo, innanzitutto, di fare una distinzione fondamentale. Esistono tre tipi
di pasta: quella casalinga, quella di produzione artigianale e quella di
produzione industriale. Tutti esaltano la pasta fatta in casa come la più
saporita, la più « vera ». È indubbio che il prodotto visto nascere sotto i
nostri occhi è più nostro e quindi migliore. Ma, c'è un ma. Perché 100 gr di
pasta casalinga, che si fa con la farina bianca estratta dal grano tenero e
quindi meno ricca di proteine, abbia lo stesso contenuto energetico e proteico
di 100 gr di pasta di grano duro, occorre farla con le stesse proporzioni
impiegate dalle brave pastaie mantovane, grandi specialiste: 1 kg di farina, 10
uova! Quindi, facendo i conti col borsellino della spesa, è evidente che questa
pasta è piuttosto costosa. E ancora si deve aggiungere che la pasta fresca va
consumata entro due o tre giorni dalla sua produzione. La pasta originale, cioè
quella fresca che si acquista sciolta nei negozi specializzati, è una via di
mezzo: poiché le piccole macchine di questi negozi non possono lavorare solo e
tutto grano duro, l'impasto viene fatto con misto di semola di grano duro e
farina bianca, non certo con lo stesso numero di uova che usa una massaia. Il
consumo annuo complessivo di pasta, in Italia, si aggira intorno ai 16 milioni
di quintali: circa 100 gr al giorno pro capite. L'industria italiana conosce da
qualche anno una certa floridezza, nonostante sia un'industria piuttosto
giovane, infatti, solo nel '33 venne inventata dai fratelli Braibanti una
macchina che consentiva di compiere meccanicamente tutte le operazioni
fondamentali. Con le leggi approvate recentemente dal Parlamento italiano,
abbiamo ora un codice molto severo che ci consente di credere con fiducia ai
contenuti indicati sui pacchi di pasta confezionata. Quattro sono i momenti
fondamentali del processo di produzione della pasta: impastamento, gramolatura e
raffinazione, formatura, essiccazione. Il momento della verità, per la pasta, si
ha nell'ultima fase, quella dell'essiccazione, che è la più delicata. Con
l'introduzione di nuove metodologie produttive si sono evitati molti
inconvenienti, anche se la « botta », come dicono in gergo i pastai, può sempre
capitare. Per
botta si intende un improvviso « colpo d'aria» alla pasta in fase di
essiccazione, che provoca le caratteristiche crepe, biancastre, sottilissime,
che si rivelano nella loro sciagurata presenza in fase di cottura, quando la
massaia non sa più a che santo votarsi. È per questo che, favorite da condizioni
climatiche eccezionali, Napoli, come Genova e Palermo, grandi centri di
produzione della pasta, sono sempre state il cuore della produzione di questo
alimento. Quando non erano ancora stati inventati gli essiccatoi, gli artigiani
disponevano i lunghissimi maccheroni su spallette che venivano messe all'aperto
e cambiate di posizione a seconda del vento e del sole. Il minimo sbaglio,
infatti, poteva rovinare il lavoro di molte ore. Nel Friuli, dove il clima non è
certo clemente, gli artigiani avevano inventato la giostra, una specie di
mulinello rotante, che serviva appunto ad evitare che gli spaghetti prendessero
la « botta ». Ancora oggi a Gragnano, poco lontano da Castellamare, l'arte della
pasta viene praticata in tutte le case, come si può vedere dalla pasta esposta
ad essiccare. Se l'essiccazione è il momento della verità per la pasta, un altro
momento importante della produzione è la gramolatura. Se tutti i pastifici ormai
sono in grado di produrre industrialmente tutti i tipi di pasta, compresi gli
anolini, per un solo tipo esiste ancor oggi la lavorazione esclusivamente
artigiana: per il fusillo, che nessuno stampo riesce a riprodurre nella
meravigliosa perfezione che gli dà la lavorazione a mano, lunga, accuratissima e
quindi costosa.
Gli ingredienti base | Le caratteristiche | La dose | Si deve fare | Non si deve fare |
acqua | l'ideale: non calcarea | 1 litro x 1 etto di pasta | metterla al fuoco in una pentola alta, molto capiente | gettarla tutta al termine della cottura: uno o due cucchiai « aiutano» a condire la pasta |
sale | grosso | 10-12 gr ogni litro d'acqua | aggiungerlo quando l'acqua ha già alzato il bollore | aggiungerne ancora alla fine della cottura |
pasta | color giallo-ambra, aspetto uniforme, assenza di crepe biancastre | 80 grammi x persona | « buttarla » quando il bollore dell'acqua è ben evidente; mescolarla ogni
tanto durante la cottura; assaggiarla quando si avvicina il termine della cottura |
cuocerla con il coperchio; allontanarsi dai fornelli durante la cottura |
Il condimento | Le caratteristiche | La pasta più adatta |
ragù | a base di carne, funghi, rigaglie ecc. | condire tutti i formati di pasta, soprattutto quelli corti, con diametro grosso e superficie striata |
salsa al pomodoro | a base di pomodoro fresco | condire i formati di pasta piuttosto piccoli (ditali, farfalle ecc.) e quelli lunghi, preferibilmente non forati |
salsa all'aglio e olio | con o senza pomodoro e frutti di mare | condire i formati di pasta lunghi, anche forati, ma non troppo grossi |
condimento in bianco | a base di burro, panna, besciamella ecc. | condire formati di pasta piccoli o quelli lunghi, preferibilmente sottili;
ottimo per la pasta fatta in casa |
il formaggio | parmigiano, pecorino, caciocavallo, groviera | come completamento di una qualsiasi pasta che non sia col sugo di pesce |
È evidente, da quanto detto sin qui, che la pasta è buona solo se fatta come
si deve, dall'impasto all'essiccazione. Vediamo ora quali debbono essere i
requisiti della pasta cruda, perché la massaia che sceglie venga facilitata e si
trovi in buona
posizione di partenza per raggiungere un traguardo non difficile: quello di
preparare una pastasciutta come si deve. Osserviamo la pasta cruda. Innanzitutto
il colore deve essere il più possibile gialloambra, ad indicare che ha un
elevato contenuto di pigmenti naturali. L'aspetto della pasta deve essere
liscio, compatto, uniforme e lucente. Altrettanto fondamentale è la consistenza
del prodotto, che deve essere duro ed elastico, con buona resistenza alla
cottura. Se durante la cottura la pasta ha qualche incidente, i casi sono due: o
il difetto sta all'origine, cioè nella pasta, che può aver preso la famosa
botta, e per questo si rompe, oppure non è tutta di grano duro, quindi si
spacca.
Spaghetti, che passione!
Ma attenzione alla cottura,
che ha le sue
inderogabili regole:
importantissimo cuocerli interi e scolarli al dente.
Talvolta però, la causa di un piatto di pastasciutta mal riuscito è da
ricercarsi in qualche errore compiuto durante la cottura. La buona cuoca,
infatti, si distingue sì all'atto della scelta della pasta, ma anche e
soprattutto in cucina, quando la cuoce. Quando viene scolata dalla pentola, la
pasta deve avere ancora il suo colore gialloambra, l'odore e il sapore devono
essere gradevoli (l'acidità è indice della cattiva essiccazione), i singoli
elementi devono essere integri, senza fenditure, senza callosità superficiali e
l'aumento del volume deve essere di circa tre volte rispetto alla pasta cruda.
C'è ancora un particolare importante: l'acqua di cottura deve essere appena
opalescente. Ma cosa succede nel delicato, importantissimo periodo che separa la
pasta allo stato crudo dalla pasta cotta? La cuoca deve preparare l'acqua nella
quale versare la pasta. E qui sta il 50% della riuscita del piatto, poiché la
proporzione deve essere di 1 a 10: per ogni 100 gr di pasta ci vuole un litro di
acqua. Gli esperti dicono che la fretta è controproducente: occorre far bollire
tanta acqua quanta serve, meglio un litro di più che un quarto di meno. Un
accorgimento intelligente è quello di versare la pasta proprio nel centro della
pentola, dove l'ebollizione è al culmine. L'altro 50% della riuscita dipende
dalla giusta cottura. Quando viene tolta dalla pentola, la pasta non deve essere
collosa, appiccicosa: ogni elemento deve essere distinto dall'altro. Narrano che
alcune cuoche, soprattutto nel passato, usassero togliere dalla pentola una
forchettata di pasta per buttarla contro una superficie di porcellana: se la
pasta rimaneva attaccata era cotta e si poteva togliere dal fuoco. Ci sembra un
sistema francamente esagerato. Il sistema migliore consiste nel seguire le
istruzioni che ormai tutte le confezioni riportano ed aver cura, un minuto prima
che scada il tempo previsto, di assaggiare: si tratta di un'operazione
tutt'altro che sgradevole! Molti esperti, anzi, affermano di poter gustare la
pasta solo in questo modo, magari con l'aggiunta di un po' di formaggio, come la
spruzzatina di cipria in polvere completa il maquillage perfetto della donna
elegante. Occorre dunque seguire alcune istruzioni.
Fare la pasta non è difficile. Neppure farne una buona è difficile. Per quanto
riguarda gli utensili, la pasta ne richiede pochissimi: una pentola capiente,
alta, possibilmente panciuta. Non usare mai pentole che contengono appena
l'acqua perché si ha fretta. Occorrono ancora una fiamma omogenea, uno
scolapasta razionale a due manichi. Se si ha paura di far scuocere la pasta nei
pochi secondi che intercorrono tra la scolatura e la... conditura, si può
fermare la cottura con un bicchiere
d'acqua, non di più, perché la pasta potrebbe raffreddarsi. E non c'è modo più
sicuro per ammazzare qualsiasi buona pasta sul nascere. La pasta deve sempre
essere servita fumante. Infine un'avvertenza importante: scegliere il formato di
pasta giusto per il sugo giusto. Forse ai profani può sembrare che non esistono
differenze sostanziali tra un tipo e l'altro, ma la differenza, oltre che
estetica, sta anche nel sapore e deriva dal diverso rapporto che in ogni formato
di pasta c'è
tra superficie e peso: per i formati corti e grossi preparare sempre sughi
sostanziosi e molto saporiti. Mentre un piatto di spaghetti è ottimo anche
condito semplicemente con un bel pezzo di burro crudo e un'abbondante
spolverizzata di parmigiano (naturalmente il burro dovrà essere freschissimo e
di buona qualità). A questo punto ci sembra di poter concludere questo breve
giro d'orizzonte nella storia della pasta con una massima che è un invito a
tutti, cuoche esperte e inesperte, buongustai: tenute presenti le due regole
fondamentali, acqua in quantità e giusta cottura, non debbono esserci eccessive
preoccupazioni nella preparazione di un fumante piatto di maccheroni alias
spaghetti alias vermicelli.
Perché sono come una bella donna: stanno bene con tutto!
Mentre tutto il mondo incomincia ad apprezzare il primo piatto all'italiana,
nel nostro paese diminuisce il consumo pro capite: uomini e donne si sono
passati la voce che la pasta fa ingrassare. Occorre fare alcune considerazioni,
tra cui questa: tutto fa ingrassare, se non si mangia con misura. Bisogna perciò
mangiare tenendo presente alcune regole fondamentali. Consumando, in un pasto,
180 gr di pasta all'uovo, condita con burro e formaggio, basterà concludere il
pasto con insalata e frutta. Non si ingrasserà e si ingerirà la necessaria
quantità di calorie. Occorrerà tenere presente però, data la quantità di pasta
mangiata, che si deve ridurre la quantità di zucchero, di bevande zuccherate e
in generale di carboidrati. Abbiamo parlato di 180 gr, che è la porzione
sufficiente a soddisfare un appetito piuttosto forte. Chi invece consuma
regolarmente 100 gr di pasta al giorno, la porzione ideale, deve ricordare che
il valore energetico di quei 100 gr è pari a circa 360 calorie e che il
condimento, anche solo 10 gr di parmigiano, alza immediatamente il valore
calorico ed energetico. Secondo statistiche compiute negli Stati Uniti, l'uomo
compreso tra i 20 e i 75 anni, con un peso medio di 70 kg necessita di 2500
calorie al giorno, mentre le donne, nello stesso arco di età, con un peso medio
di 58 kg, hanno bisogno di 2000 calorie. Perciò, 100 gr di pasta coprono il 15%
circa del fabbisogno energetico giornaliero dell'uomo, il 18% della donna.
Quindi c'è uno
spazio non troppo ampio per raggiungere il livello ottimale delle calorie
necessarie.
100 grammi di pasta = |
11,30 » » protidi |
12 gr di acqua |
1,119 gr di lipidi |
73,90 gr di glicidi |
sali minerali, vitamine |
I protidi contenuti nei vari alimenti si differenziano per la qualità e la quantità degli aminoacidi presenti. Sono queste differenze che condizionano il valore nutritivo dei protidi, che nel frumento — dal quale si ricava il grano duro — è basso, mentre è molto elevato nella carne, nel latte, nell'uovo, nel formaggio e nel pesce. Nei 12 gr circa di protidi contenuti in 100 gr di pasta alimentare, ci sono 8 aminoacidi fondamentali, quali la lisina e la metionina.
Confrontiamo le differenze tra i protidi vegetali e quelli animali:
protidi della pasta | protidi della carne |
metionina 0,193 | metionina 0,280 |
lisina 0,413 | lisina 0,985 |
il che conferisce alla pasta un valore nutritivo inferiore a quello delle
carni. La lisina, aminoacido specifico della crescita, influisce notevolmente
sullo sviluppo fisico dell'individuo, tanto è vero che là dove i bisogni
protidici sono soddisfatti prevalentemente con frumento, riso, orzo e segale,
gli individui sono piuttosto bassi. Se però quegli stessi alimenti vengono
compensati con un condimento intelligente, quelle carenze sono compensate.
Questo discorso è particolarmente importante
per le mamme che crescono bambini piccoli o in età dello sviluppo.
Particolarmente i bambini piccoli creano il problema della « pappa » e le paste
alimentari, così diverse di formato, adatte a tanti tipi di sughi, si prestano a
superare molti scogli, perché con il loro aspetto invitante attirano anche il
bambino più renitente. Quindi: un buon piatto a base di pastasciutta con ragù
cotto poco, senza cipolla ma solo olio e 20 gr di carne tritata fine fine,
costituisce per un bambino di pochi anni
la soluzione ideale, anche perché non richiede lunga masticazione. Nella pasta
di semola di grano duro, inoltre, c'è un'alta percentuale di glutine e di
tiamina, molto importante per il sistema neuro-psichico. Pari importanza ha la
tiamina (o vitamina
BI), che sovraintende al metabolismo degli idrati di carbonio. La carenza di
questa vitamina provoca debolezza, insonnia, nevrastenia, al punto che qualcuno
la chiama « vitamina del morale e dell'intelligenza ». E ancora, la gemma di
grano è la più forte fonte di vitamina E esistente in natura, agisce sulla
tiroide, sulle ghiandole sessuali, prolungandone l'attività. È vero che la
cottura distrugge in parte il contenuto vitaminico delle paste, ma si tratta di
perdita relativa e pari a quella sofferta da tutti i cibi con la cottura. Nel
lontano 1938 due studiosi, De Caro e Locatelli, fecero delle ricerche proprio in
questo campo ed inventarono un modo nuovo di cuocere la pasta. Essi suggerivano
di buttare la pasta nell'acqua bollente; da quando l'acqua riprende bollore
calcolare un minuto, spegnere il fuoco e coprire la pentola con un telo, mettere
il coperchio della pentola sul telo. Lasciar passare i minuti (meno uno)
necessari alla giusta cottura, scolare: la pasta risulta perfettamente cotta e
integra nei suoi contenuti vitaminici. Se a queste considerazioni di carattere
dietetico aggiungiamo che le paste alimentari danno la possibilità di mangiare
un buon piatto caldo; che possono essere preparate in centinaia di modi diversi
e saporiti, sempre nuovi; che coprono il 14-18% del fabbisogno energetico
quotidiano; che contengono alte percentuali degli aminoacidi fondamentali e che
in tutto un piatto di pasta costa circa 25-30 lire, dobbiamo concordare sul
fatto che nessun alimento ha pari resa nutritiva con un prezzo così ridotto.
Vaschetta in metallo per la preparazione
casalinga dei ravioli
Il classico matterello: uno è in legno,
l'altro in plastica
La tecnica, anche nel campo alimentare, ha tenuto dietro alle esigenze dei tempi; il suo « iter », per quanto riguarda la preparazione della pasta casalinga, si potrebbe così sintetizzare: « dal matterello alla macchinetta elettrica ». Il vecchio matterello, infatti, retaggio delle nostre nonne (e solo loro lo sapevano manovrare a lungo, con forza e pazienza, e tirare una sfoglia incredibilmente sottile), il matterello, dicevamo, entra sempre più raramente nelle case moderne, dove è più facile trovare macchinette come quelle rappresentate più sotto, con le quali fare la pasta casalinga è un gioco da ragazzi. Due parole ora sulla « macchinetta elettrica»: è composta da un blocco-motore che può essere corredato di numerosi accessori, fra cui appunto i rulli per tirare la sfoglia e per ritagliarla a fettucce.
La « macchina elettrica» per tirare la pasta casalinga:
i rulli sono applicati a un blocco-motore
Macchinetta a mano per tirare la pasta casalinga
È opinione diffusa che esiga una lunga e non facile preparazione: niente di più errato! Ecco come si deve procedere: si versa sull'apposita spianatoia la quantità necessaria di farina (dose consigliata per quattro persone: circa quattro etti), con le mani si apre al centro un buco, la cosiddetta « fontana », in cui si versano le uova intere (un uovo per ogni etto di farina) e una buona pizzicata di sale. Si incomincia a impastare all'interno della fontana con la, punta delle dita incorporando così, a poco a poco, la farina alle uova; per rendere l'impasto più morbido c'è chi aggiunge anche uno o due cucchiai di olio d'oliva. Si continua a lavorare l'impasto per una decina di minuti, quando è ben omogeneo si raccoglie a palla e si avvolge in un foglio di carta oleata o in un tovagliolino, quindi si lascia riposare per qualche minuto (se non c'è tempo non è indispensabile).
È assodato che l'optimum della pasta casalinga si può ottenere solo con un
po' di «olio di gomito» e con il prezioso ausilio del caro, vecchio
matterello della nonna; non dimentichiamo però che la vita moderna sottopone a
dei ritmi di vita stressanti e che la donna è talvolta schiava dell'efficienza:
il suo ideale è riuscire a fare molte cose in poco tempo e ciò, naturalmente,
spesso a discapito della qualità. L'uso dell'apposita macchinetta semplifica e
accorcia molto i tempi della preparazione
della sfoglia e, anche se il risultato è un po' meno soddisfacente, dà la
possibilità anche alla persona più indaffarata, di approntare in poco tempo un
ottimo piatto di tagliatelle fatte in casa. Si procede in questo modo: appena
uova e farina si sono amalgamate si fa passare cinque o sei volte un pezzo di
pasta ripiegato su se stesso attraverso i rulli della macchina. Quando la pasta
è ben omogenea si stringono gradualmente i rulli fino a ottenere lo spessore
richiesto. Se si desiderano
delle fettuccine o delle tagliatene si fa poi passare la sfoglia attraverso i
rulli superiori zigrinati.
Ottenuta la sfoglia, la si lascia riposare per qualche minuto, quindi si procede a ritagliarla nel formato desiderato. Per i formati lunghi è consigliabile arrotolare morbidamente la sfoglia su se stessa, quindi tagliarla con un lungo coltello in strisce più o meno sottili. Si possono ottenere dei tagliarini o tagliolini (larghi circa due millimetri), delle linguine (tre, quattro millimetri), delle fettuccine (circa mezzo centimetro), delle tagliatelle (circa un centimetro) e delle lasagnette (circa due centimetri). Per le pappardelle e le lasagne si terrà invece la sfoglia stesa: nel primo caso si taglierà a lunghe strisce larghe due, tre centimetri usando una rotellina dentellata, nel secondo a quadrati o a grossi rettangoli larghi almeno sette, otto centimetri.
Con la sfoglia ci si può anche sbizzarrire nella preparazione di ravioli,
cappelletti, agnolotti, tortelli ecc. La differenza tra tutti i tipi di paste
ripiene non è ancora stata codificata da nessun autore e dà spesso spunto per
interminabili discussioni tra « amatori ». Noi non ci addentreremo in questa
annosa questione, peraltro di poco interesse a livello casalingo, ma ci
limiteremo a dare alcune indicazioni per la preparazione dei due tipi più
diffusi: ravioli e cappelletti. È molto
semplice: per i cappelletti la sfoglia viene ritagliata, con una rotellina
dentellata, in tanti quadratini, si distribuisce su ogni quadrato un poco del
ripieno e si ripiega a forma di triangolo saldando bene la pasta; si fanno
infine girare intorno all'indice le due punte inferiori del triangolo, spingendo
verso l'alto la punta centrale (vedi la sequenza
QUI). Per i ravioli invece si
distribuisce il ripieno su metà della sfoglia stesa formando tanti mucchietti
I tempi di cottura della pasta casalinga variano a seconda dello spessore della pasta, della forma e della qualità e vanno da cinque minuti per la pasta più sottile a sette, dieci minuti (e anche più se la pasta viene cotta in brodo) per quella più spessa. Per cuocere un etto di pasta occorre sempre un litro circa di acqua (è importante usare un recipiente di ampie proporzioni); l'ebollizione deve essere forte quando si butta la pasta; dal momento in cui riprende va protratta a fuoco debole, mescolando spesso. Per evitare che la pasta si attacchi cuocendo basta aggiungere all'acqua un cucchiaio di olio; ricordarsi inoltre di aggiungere, appena spento il fuoco, un mestolino di acqua fredda per fermare la cottura. Un'ultima raccomandazione: non cuocerla mai in anticipo poiché diverrebbe molle e meno saporita.
1
Dopo aver ritagliato la sfoglia a quadratini
e distribuito su ciascuno un poco di ripieno,
richiuderli ripiegandoli diagonalmente,
in modo da formare dei piccoli triangoli.
2
Saldare la pasta di ciascun triangolo premendo
l'indice e il pollice tutt'intorno: perché il
ripieno non fuoriesca durante la cottura dovrà
aderire perfettamente.
3
Arrotolare intorno all'indice i triangolini di
pasta, lasciando all'esterno la punta centrale
e spingendola verso l'alto in modo da conferire
al cappelletto la caratteristica forma.
4
Sovrapporre i due angoli schiacciandoli un
poco per farli rimanere uniti; allineare i cappelletti
sulla spianatoia e, se devono attendere
per la cottura, coprirli con un canovaccio.
Bavette: fettuccine di pasta della larghezza di pochi millimetri
(Italia centro-meridionale). Bigoli: versione veneta di « spaghetti ». Bucatini: grossi spaghetti bucati internamente. |
|
Cannelloni: rettangoli di pasta casalinga farciti e arrotolati su se stessi. | |
Cannolicchi: ditalini piccoli non rigati. | |
Crestoni: formato di pasta simile a grosse creste di gallo. | |
Farfalle: piccoli rettangoli di pasta pizzicati al centro; si possono preparare anche con la pasta casalinga. | |
Fontana: conca che viene fatta nella farina versata a montagnola sulla spianatoia, allo scopo di raccogliervi gli ingredienti con cui dovrà essere impastata. | |
Fusilli: grossi spaghetti bucati internamente e attorcigliati a forma di molla. | |
Gratinare: esporre una preparazione al calore del forno fin quando si è formata in superficie una crosticina dorata. | |
Impastare: mescolare la farina con acqua o con altri ingredienti di consistenza liquida (acqua, latte, uova ecc.) o grassa (burro, margarina, olio ecc.) e manipolarla fino a ottenere una pasta omogenea. | |
Lasagne: formato di pasta, generalmente casalinga, consistente in larghe fettucce o in rettangoli di pasta di diverse dimensioni. | |
Linguine: fettuccine di pasta della larghezza di tre, quattro millimetri. | |
Lumache: tipo di pasta consistente in grossi ditali rigati, leggermente ricurvi e allargati ad una estremità. | |
Maccheroni: tipo di pasta di formato lungo e piuttosto grosso, bucato all'interno. | |
Maltagliati: si ottengono arrotolando la sfoglia di pasta casalinga su se stessa e tagliandola poi a zig-zag, in modo da formare dei rombi. | |
Matterello: attrezzo a forma di bastone, piuttosto lungo e rotondo, dotato di manici laterali: serve per "tirare" la pasta casalinga in una sfoglia sottile. | |
Penne: tipo di pasta consistente in grossi maccheroni lunghi pochi centimetri e tagliati trasversalmente alle estremità. | |
Rigatoni: tipo di pasta consistente in grossi maccheroni rigati e lunghi cinque, sei centimetri. | |
Rotellina tagliapasta: piccola rotella dentata, montata su un manico di legno, che serve per ritagliare la pasta casalinga. | |
Sbollentare: immergere per breve tempo una vivanda in acqua bollente. | |
Spianatoia: asse di legno sulla quale si lavora e si spiana la pasta casalinga. | |
Tagliatelle: fettucce di pasta della larghezza di circa un centimetro. | |
Timballo: preparazione formata da una crosta di pasta (generalmente pasta brisée) e da un ripieno che può essere a base di carne, di pasta alimentare condita, di ragù, di verdure ecc. | |
Trenette: fettuccine di pasta di formato piuttosto piccolo, molto usate in Liguria. | |
Trulli: tipo di pasta consistente in piccole ruote. | |
Vermicelli: spaghettini sottili. | |
Zite: grossi maccheroni, adatti anche da fare ripieni. |
Ingredienti per quattro persone:
320 gr di spaghetti | |
mezz'etto di burro | |
un etto e mezzo dì prosciutto cotto | |
un etto e mezzo di emmenthal | |
un etto di parmigiano grattugiato | |
un terzo circa di crema di latte | |
quindici grammi di tartufo | |
un poco di prezzemolo tritato | |
sale |
Il tempo di esecuzione: circa mezz'ora
Preparazione:
Mettere in cottura gli spaghetti. Far rosolare in una padella il prosciutto
tagliato a tocchetti con il burro, unire gli spaghetti scolati al dente, far ben
insaporire, quindi aggiungere la crema di latte e il formaggio, anch'esso a
tocchetti; quando il
tutto è ben « tirato » unire il parmigiano e il prezzemolo, togliere dal fuoco,
distribuire nei piatti e cospargere con il tartufo.
Vino consigliato
Anche se sulla pastasciutta è preferibile nonbere, si può comunque suggerire un
vino in base agli ingredienti del piatto; quindi, in questo caso, va bene un
vino rosso o rosato, giovane e leggero, dal gusto piuttosto morbido con massimo
di invecchiamento di due anni;
Scegliere tra:
Ischia Rosso | |
Lago di Caldaro (Trentino-Aldo Adige) | |
Riviera del Garda Chiaretto |
La scelta di questi vini è a cura di Angelo Solci, sommelier dell'Associazione Italiana Sommeliers, condirettore dell'Enoteca Solci di Milano.
Ingredienti per quattro persone:
due etti di farina | |
mezz'etto di burro | |
due uova | |
un quinto di panna acida | |
sale |
Il tempo necessario: circa un'ora
Preparazione:
Battere in una terrina le uova con un pizzico di sale, aggiungere prima una
cucchiaiata di farina, quindi continuare a incorporare acqua e farina fino a
ottenere una pasta di media consistenza. Dividere la pasta a pezzi e arrotolare
ciascun
pezzo con il palmo delle mani in modo da ottenere un bastoncino da cui si
ricaveranno tanti gnocchetti della grossezza di un ditale. Lessare gli gnocchi
in acqua bollente salata, scolarli delicatamente, condirli con la panna acida
precedentemente riscaldata e cospargerli con il burro fuso.
Ingredienti per quattro persone
Per la pasta:
sei etti di patate a pasta bianca | |
un etto di farina di frumento | |
un etto di farina d'orzo | |
sale |
Per il ripieno:
due etti e mezzo di pancetta | |
due cipolle | |
poco olio | |
cannella | |
noce moscata | |
pepe |
Il tempo necessario: circa tre ore
Preparazione:
Preparare la pasta
Sbucciare due patate, grattugiarle, passarle al setaccio, raccoglierle in un
canovaccio e strizzarlo bene per eliminare l'acqua in esse contenuta; versarle
quindi in una terrina. Lessare le rimanenti patate con la buccia, sbucciarle,
passarle allo schiacciapatate e unirle a quelle grattugiate, aggiungere anche la
farina di frumento, la farina d'orzo e un pizzico di sale e impastare bene fino
ad ottenere una pasta morbida e omogenea.
Per il ripieno
Tritare le cipolle e farle rosolare con un cucchiaio di olio e la pancetta
tagliata a dadini; insaporire infine con un pizzico di cannella, una
grattugiatina di noce moscata e pepe. Con il matterello stendere la pasta in una
sfoglia piuttosto sottile, ricavarne dei dischi, distribuire al centro di
ciascuno un poco di ripieno e richiuderli a forma di mezzaluna pennellando i
bordi con l'uovo sbattuto per far aderire la pasta. Cuocere i ravioli in acqua
bollente salata per circa tre quarti d'ora, scolarli e condirli con una salsa di
mirtilli o, se si preferisce, con del burro fuso.
Ingredienti per quattro persone:
320 gr di tagliatelline all'uovo | |
due etti di gemme di bambù | |
due etti di gamberi | |
trenta grammi di funghi secchi | |
due etti di cavolo verza | |
una cucchiaiata di salsa di soia | |
una cucchiaiata di maizena | |
un cucchiaino di zenzero in polvere | |
un cucchiaio di vermouth bianco secco | |
poco olio di noce | |
sale |
Il tempo necessario: circa un'ora
Preparazione:
Ammollare i funghi in acqua tiepida. Mettere al fuoco una casseruola con qualche
cucchiaio di olio, unire le gemme di bambù tagliate a lamelle sottili, il cavolo
tagliato a listerelle, i funghi tritati, salare e cuocere per una decina di
minuti mescolando continuamente. Tagliare i gamberi a pezzettini, metterli in
una terrina, aggiungere la salsa di soia, il vermouth, lo zenzero e la maizena,
mescolare e lasciar insaporire i gamberi per qualche minuto; quindi farli
rosolare in una casseruola con un poco di olio, aggiungere le verdure e cuocere
tutto insieme per cinque minuti. Lessare le tagliatelle, scolarle al dente e
lasciarle raffreddare; farle rosolare in una padella con qualche cucchiaio di
olio, aggiungere i gamberi con le verdure e far saltare il tutto ancora per
qualche minuto. Servire ben caldo.
Nota:
Ci vorrebbero i funghi secchi cinesi non facili da trovare qua,
Ingredienti per quattro persone:
320 gr di vermicelli | |
due etti di funghi freschi | |
un etto e mezzo di piselli sgranati | |
mezz'etto di canne di bambù | |
due etti di carne di vitello | |
una carota | |
un poco di monosodio glutammato | |
mezza cucchiaiata di fecola di patate | |
una cucchiaiata di salsa di soia | |
un uovo | |
poco vino bianco secco | |
olio di semi | |
sale |
Il tempo necessario: circa un'ora
Preparazione:
Versare in una terrina la carne tagliata a bastoncini, spruzzarla con un po' di
vino bianco, aggiungervi un pizzico di sale e di monosodio glutammato, la fecola
e l'uovo sbattuto; mescolare bene. Friggere la carne con qualche cucchiaio di
olio per due o tre minuti. Lessare la pasta, scolarla al dente e passarla sotto
l'acqua fredda. Mescolare in una terrina la salsa di soia, un pizzico di
monosodio glutammato, mezzo bicchiere di vino e un poco di sale. Far rosolare in
una casseruola con un poco di olio, i funghi, le canne di bambù e la carota, il
tutto affettato sottile, aggiungere anche i piselli e, dopo due o tre minuti, la
pasta; versarvi sopra la salsetta preparata, mescolare bene il tutto e servire.
Ingredienti per quattro persone
Per la pasta:
300 gr di farina | |
quattro uova | |
sale |
Per il ripieno:
300 gr di spinaci | |
150 gr di ricotta | |
80 gr di prosciutto cotto | |
80 gr di parmigiano grattugiato | |
due uova | |
sale | |
pepe |
Per il condimento:
600 gr pomodori San Marzano maturi | |
1 cipolla | |
alcune foglie di basilico | |
olio E.V.O. | |
sale | |
parmigiano grattugiato |
Il tempo necessario: circa tre ore
Preparazione:
Preparare il ripieno: lessare gli spinaci, strizzarli molto bene e tritarli
finissimi; unirvi la ricotta passata al setaccio insieme al prosciutto, il
parmigiano e le uova; salare e pepare. Preparare la pasta casalinga, tirarne una
sfoglia piuttosto sottile, ricavarne un grosso rettangolo, coprirlo con il
ripieno preparato e arrotolarlo su se stesso. Avvolgere il rotolo in un telo
bianco, legandolo bene alle estremità, e cuocerlo in acqua bollente salata per
circa una ora. Sgocciolarlo, togliere il telo e servirlo affettato e cosparso
con la salsa e il parmigiano.
Il vino:
Accompagnare con Pinot Bianco dell'Oltrepò Pavese.
Ingredienti per quattro persone
Per la pasta:
300 gr di farina | |
quattro uova | |
sale |
Per il ripieno:
100 gr di carne di maiale tritata | |
100 gr di carne di vitello tritata | |
100 gr di prosciutto crudo | |
mezz'etto di parmigiano grattugiato | |
trenta grammi di burro | |
un cucchiaio di pangrattato | |
poco prezzemolo | |
poco brodo | |
noce moscata | |
sale | |
pepe |
Per il condimento:
50 gr di burro | |
qualche fogliolina di salvia | |
un bicchiere di panna liquida | |
parmigiano grattugiato | |
sale | |
pepe |
Il tempo necessario: circa due ore e mezzo
Preparazione:
Preparare il ripieno: far rosolare la carne di maiale e di vitello con il burro,
metterla in una terrina, unire il parmigiano, il pangrattato, il prezzemolo e il
prosciutto tritati, condire con sale, pepe e noce moscata, bagnare con uno o due
cucchiai di brodo e mescolare bene. Preparare la pasta casalinga e procedere
nella preparazione dei cappelletti come descritto alle pagg. 16-17-19; lasciarli
un poco riposare, quindi metterli in cottura. Qualche minuto prima di toglierli
dal fuoco preparare il condimento: far soffriggere il burro con la salvia,
appena incomincia a imbiondire aggiungere la panna e lasciarla scaldare; salare,
pepare e condire i cappelletti appena scolati con il parmigiano e la salsetta.
Il vino:
Accompagnare con Grignolino o Rossese o Bardolino.
Ingredienti per quattro persone
Per la pasta:
300 gr di farina | |
quattro uova | |
sale |
Per il ripieno:
700 gr di lattuga bianca | |
mezz'etto di caviale | |
mezz'etto di pinoli | |
sale |
Per il condimento:
un etto di burro | |
qualche fogliolina di salvia |
Il tempo necessario: circa due ore e mezzo
Preparazione:
Preparare il ripieno: lessare la lattuga, strizzarla bene e passarla al
setaccio, aggiungere il caviale e i pinoli pestati nel mortaio, salare e
mescolare. Preparare la pasta e procedere nella preparazione dei ravioli,
lasciarli un poco riposare, quindi metterli in cottura. Intanto cuocere il burro
a color nocciola insieme con le foglioline di salvia. Scolare i ravioli e
condirli, a strati, con il burro.
Il vino:
Accompagnare con Erbaluce di Caluso.
Ingredienti per quattro persone
Per la pasta:
300 gr di farina | |
200 gr di spinaci | |
due uova | |
sale |
Per il condimento:
500 gr di carne di manzo tritata | |
100 gr di regaglie di pollo | |
100 gr di burro | |
100 gr di parmigiano grattugiato | |
un cucchiaino di farina | |
1 cipolla tritata | |
1 carota tritata | |
1 gambo di sedano tritato | |
1 cucchiaio di prezzemolo | |
i cucchiaino timo | |
qualche foglia lauro | |
un tartufo | |
un chiodo di garofano | |
poco brodo | |
olio | |
sale | |
pepe |
Il tempo necessario: circa due ore e mezzo
Preparazione:
Preparare prima il ragù: far imbiondire il trito di verdure con metà del burro,
unire la carne, farla ben rosolare, aggiungere la farina, mescolare bene e
coprire a filo con il brodo; unire anche il mazzetto di aromi e il chiodo di
garofano, aggiustare di sale, pepare e portare a termine la cottura. Affettare
le regaglie e farle rosolare con un po' di burro. Con gli spinaci lessati e
tritati finissimi, la farina e due uova preparare una pasta casalinga, stenderla
e ricavarne dei grossi quadrati; lessarli, sgocciolarli un po' al dente e
asciugarli. Imburrare una teglia e farvi uno strato di lasagne, cospargere con
un po' di ragù a cui si saranno mescolate le regaglie, spolverizzare con un po'
di parmigiano e distribuirvi sopra qualche lamella di tartufo; fare un altro
strato di pasta e proseguire così fino ad avere esaurito gli ingredienti.
Ricoprire l'ultimo strato di pasta solo con formaggio e burro fuso. Far
gratinare in forno caldo.
Il vino:
Accompagnare con Sangiovese di Romagna.
Ingredienti per sei persone
Per la pasta:
300 gr di farina | |
150 gr di burro | |
un uovo | |
sale |
Per il ripieno:
300 gr di maccheroncelli | |
300 gr di polpa di pomodoro | |
300 gr di carne di bue | |
100 gr fegatini | |
50 gr rognoncini | |
50 gr creste di gallo | |
100 gr di funghi freschi | |
100 gr di burro | |
100 gr di parmigiano grattugiato | |
1 piccola cipolla | |
1 carotina | |
un pizzico di timo sbriciolato, | |
un pizzico di lauro sbriciolato, | |
poco brodo | |
1 bicchiere di vino bianco secco | |
sale q.b. | |
pepe q.b. |
Il tempo necessario: circa tre ore
Preparazione:
Preparare la pasta impastando la farina con il burro, i tuorli e un pizzico di
sale; amalgamare bene gli ingredienti cercando di lavorarli il meno possibile;
avvolgere la pasta in un tovagliolino e lasciarla riposare per almeno mezz'ora
in luogo fresco. Intanto preparare il ripieno: tritare la cipolla e la carota e
farle soffriggere con metà del burro, unire la carne a dadini e farla rosolare.
Aggiungere i fegatini, le creste, i rognoncini e i funghi, il tutto tagliato a
fettine, bagnare
con il vino, lasciarlo evaporare, quindi completare con la polpa di pomodoro
passata al setaccio, il timo e il lauro. Salare, pepare, bagnare con un poco di
brodo e cuocere il ragù per una mezz'ora. Spezzettare i maccheroncelli,
lessarli, scolarli
un po' al dente e condirli con metà del ragù, un pezzetto di burro e poco
parmigiano. Imburrare uno stampo rotondo a pareti piuttosto alte. Ricavare dalla
pasta due sfoglie: una della larghezza sufficiente a foderare completamente
l'interno dello stampo e l'altra un poco più piccola; appoggiare la sfoglia più
grande nello stampo, riempirla con i maccheroncelli e coprire con la seconda
sfoglia pizzicandola tutt'intorno. Praticare al centro un piccolo foro,
introdurvi un cartoncino arrotolato per permettere la fuoriuscita del vapore
durante la cottura e cuocere il timballo in forno caldo. Servire a parte il
formaggio e il ragù rimasti.
Il vino:
Accompagnare con Fara o Torgiano.
Ingredienti per quattro persone:
320 gr di spaghetti | |
150 gr di pancetta magra | |
50 gr di parmigiano grattugiato | |
quattro uova | |
mezzo bicchiere di olio | |
sale | |
pepe |
Il tempo necessario: circa venti minuti
Preparazione:
Mettere in cottura la pasta. Nel frattempo, in un tegame di terracotta, far
rosolare nell'olio la pancetta a dadini. Battere in una terrina le uova con il
formaggio e un pizzico di sale e pepe. Scolare gli spaghetti molto al dente,
versarli nel tegame di terracotta, versarvi sopra lo sbattuto di uova e
mescolare velocemente. Togliere dal fuoco quando l'uovo incomincia a
rapprendersi. Servire nello stesso tegame.
Il vino:
Accompagnare con Marzemìno o Rossese.
Ingredienti per quattro persone:
320 gr di rigatoni | |
300 gr di polpa di pomodoro | |
100 gr di salsiccia | |
80 gr di parmigiano | |
50 gr di burro | |
una cipollina | |
una carotina | |
una foglia di lauro | |
un cucchiaio di maggiorana | |
poco brodo | |
sale | |
pepe |
Il tempo necessario: circa un'ora
Preparazione:
Far soffriggere la cipolla e la carota tritate con il burro e il lauro, unirvi
la salsiccia sbriciolata (la pelle va eliminata), farla ben rosolare e
aggiungere la polpa di pomodoro passata al setaccio; salare, pepare e cuocere
bagnando ogni tanto con qualche cucchiaio di brodo. Lessare intanto la pasta.
Quando il sugo è ben ristretto unirvi la maggiorana e toglierlo dal fuoco.
Scolare i rigatoni, spolverizzarli di parmigiano grattugiato e condirli con il
sugo preparato.
Il vino:
Accompagnare con Grignolino o Sangiovese di Romagna.