La meravigliosa nazione messicana, tra i suoi paesaggi inconfondibili e le sue tradizioni antichissime, custodisce i segreti di una cucina assolutamente straordinaria ed affascinante, caratterizzata fortemente dall’incontro con la civiltà europea durante il periodo della colonizzazione, in particolar modo con quella degli Spagnoli; numerosi sono poi gli alimenti e gli ingredienti che sono stati introdotti nell’alimentazione messicana anche grazie ai continui scambi con il continente africano.
Già nel periodo degli Atzechi e dei Maya veniva donata
all’alimentazione una grande importanza, tanto che molto spesso erano gli stessi
imperatori che sceglievano le pietanze per i banchetti e le cerimonie, la cucina
degli antichi popoli messicani si basava principalmente con numerose varietà di
frutta e verdura, qual ad esempio, mais, patate dolci, cacao, vaniglia e
pomodoro, molto importanti erano poi le attività della caccia e della pesca;
ancora oggi, sulle tavole messicane si può notare questo forte attaccamento alla
terra ed ai suoi frutti, con piatti a base di verdure e legumi e specialità di
carne e pesce.
Influenzata nel corso dei secoli dalla presenza dei dominatori europei ed in
particolar modo spagnoli, la cucina messicana si presenta oggi con una grande
mescolanza di profumi, odori e sapori riuniti in pietanze di assoluta bontà e
curiosità ma se consideriamo numerosi alimento che troviamo sulle tavole
europee, quali mais, pomodoro e cacao, ci rendiamo subito conto di come anche la
nostra cultura alimentare sia stata profondamente influenzata da quella
messicana.
La cucina messicana si presenta come una gastronomia assolutamente ricca di
ingredienti ed alimenti, dalle carni, quali pollo, agnello e maiale, al pesce,
fino alle verdure ed alla meravigliosa frutta, per quanto riguarda le bevande,
assolutamente diffusi sono i liquori e le bevande alcoliche, molto apprezzate,
ma anche i succhi di frutta ed infine la birra, la celebre Cerveza;
pilastro dell’alimentazione messicana sono sicuramente il pane, nella forma
delle famose tortillas, che vengono consumate con carne e verdura, i fagioli,
che si presentano sul mercato con oltre duecento varietà, i peperoncini, alcuni
assolutamente piccanti e dal sapore deciso, d altri più delicati con un intenso
aroma di affumicato,.
Tra gli ingredienti più caratteristici ed importanti della cucina messicana
dobbiamo sicuramente ricordare il pomodoro, straordinariamente versatile e
adatto per essere impiegato nelle ricette più disparate, l’avocado, con il quale
i messicani realizzano la celebra salsa guacamole
e numerose insalate, il già citato fagiolo, con le sue numerose varietà ed
infine il cacao, probabilmente uno degli alimenti più antichi del
Messico, tanto che già i Maya e gli Atzechi, conoscendone le proprietà, lo
facevano preparare con acqua calda; numerose sono infine le pietanze per cui la
terra messicana è celebre a livello internazionale, parliamo dei tacos,
una specie di piadina che viene farcita con carne macinata, fagioli e formaggio,
le Tortillas preparate con la farina e guarnite con carne e fagioli, i
burritos, che si presentano come degli involtini e il celebre gazpacio,
a base di pomodoro.
di Giorgio De’ Angeli
Una tradizione che ha 6000 anni
Tra gli indigeni mexica che vivono nei territori del Messico centrale, ancora
oggi i bambini non sono considerati potenziali uomini o donne finché non abbiano
consumato del mais, anche solo un unico sorso di atole, una bevanda prodotta con
questo cereale.
Il mais è
presente nel 18% del menù del ristorante El Tajín, noto locale di
Città del Messico gestito da Alicia Gironella De’ Angeli, studiosa di
storia della cucina messicana, che propone una cucina moderna abbinata a sapori
tradizionali. Le tortillas di mais, in ogni caso, vengono servite a ogni tavolo,
senza nemmeno che il cliente debba richiederle.
Un Recetario del Maíz pubblicato nel 1980 dal Museo Nacional de Culturas
Populares de México illustra 605 modi diversi di cucinare questo cereale, ma un
simile archivio non è ancora esauriente, visto che non comprende le innumerevoli
varianti regionali e personali, né le creazioni contemporanee dei cuochi di
avanguardia.
Oggi, si valuta che il consumo di tortillas di mais a Città del Messico si attesti sui 600 milioni di unità giornaliere.
Sono sufficienti
questi dati per dimostrare il ruolo dominante del mais nella cucina messicana?
In Europa si è cominciato a coltivare il mais in misura consistente solo
trent’anni dopo che Cristoforo Colombo lo aveva introdotto in Spagna. Gli
europei non l’hanno mai apprezzato molto, limitandosi a utilizzarne la farina
per produrre pani simili a quelli di frumento. La polenta italiana rappresenta
il livello di massima inventiva culinaria espressa al riguardo nel vecchio
continente.
Consumato in eccesso, il mais può provocare la pellagra, una malattia grave
dovuta alla carenza di niacina (vitamina del complesso B) che fa diventare la
pelle “agra”, ossia ruvida e screpolata. La malattia si diffuse in modo
preoccupante alla fine del XVIII secolo in Francia, Italia, Spagna e in diversi
paesi africani, tra le popolazioni che si alimentavano quasi esclusivamente di
granoturco.
Ma allora, come avevano potuto evitare la pellagra, nella preistoria e nei periodi successivi, gli abitanti di quello che oggi è il Messico, luogo di origine del cereale, e anche, da sempre, luogo del suo massimo consumo?
La risposta viene
dal procedimento, inventato chissà quando e come, della nixtamalización,
che trasforma il mais in nixtamal. Il procedimento è semplice: lo si fa
bollire per un’ora in una soluzione alcalina – acqua più un 5% di calce –
provocando il distacco della pellicola che ricopre i chicchi, ma anche una serie
di fenomeni chimici, il più importante dei quali è la liberazione della niacina,
che rende l’alimento ben digeribile. I chicchi restano così più teneri, più
facili da lavorare e da conservare e sono adatti alla preparazione di una grande
varietà di alimenti. Oltretutto, e questa è poi la cosa fondamentale, il mais
diventa straordinariamente sano e nutriente.
Nel corso di tanti secoli, l’inventiva popolare ha creato un’infinità di ricette
per l’utilizzo della graminacea che richiede per la sua coltivazione un impegno
relativamente ridotto (secondo una teoria antropologica, la facilità di produrre
mais spiega il fatto che gli antichi Maya o Aztechi trovassero il tempo per
costruire le loro complicate e colossali opere architettoniche) e che, combinata
con altri prodotti autoctoni comuni – fagioli, pomodori, peperoni, zucche e
altre verdure – offre una grande varietà di sapori e consistenze, assicurando
un’alimentazione bilanciata.
Essendo coltivata in luoghi dagli ecosistemi molto diversi, nella sua evoluzione
la pianta ha seguito molteplici vie: si contano infatti almeno 32 varietà
principali di mais messicano, ma il numero deve essere moltiplicato se si
considerano anche le varianti locali. Sono diverse le dimensioni delle piante
(da 1,5 a 5 metri), delle pannocchie (da 7 a 13 centimetri) e dei chicchi;
variano i colori (giallo, bianco, rosso, blu…), i periodi e le cadenze di
raccolta (una o più volte all’anno) e naturalmente pure i sapori.
Lasciando da parte gli impieghi artigianali, industriali, medicinali o chimici del mais, ci limiteremo a illustrarne l’uso in cucina.
Per cominciare presenteremo gli atole:
bevande analcoliche che si consumano calde o fredde, più o meno dense,
dolci o piccanti. Autenticamente indigene e diffuse su tutto il territorio
messicano, spesso sono riservate alle occasioni speciali.
Gli antojitos sono un’altra deliziosa specialità messicana, classici cibi
di strada, popolari e democratici per eccellenza. La composizione base consiste
in una focaccina sottile di pasta di mais sulla quale si dispone uno dei tanti
accompagnamenti possibili, a loro volta ricoperti di salsa. Le forme e i sapori
dei tre componenti sono estremamente variabili. Quasi sempre gli antojitos si
consumano caldi, preparati al momento, e si mangiano con le mani. Rendono
tollerabile l’attesa di un vero pasto o addirittura lo sostituiscono; sono
tentazioni alle quali è difficile resistere (da qui il loro nome, letteralmente:
«piccole voglie») e la loro varietà è praticamente infinita.
Il taco è forse l’antojito più conosciuto, un emblema nazionale, e come tutti
gli altri consiste in un fondo di mais – in questo caso una tortilla –
arricchito da altri componenti.
La stessa tortilla è un elemento dalle molteplici “funzioni”: accompagna tutti
gli altri tipi di cibo, proprio come il pane, ma tagliata in quattro serve anche
come cucchiaio per mangiare le zuppe o per raccogliere le salse. La tortilla si
fa tostare o friggere perché assuma una consistenza diversa; appena fatta è
morbida e flessibile, ma deve indurirsi per dar vita ad alcuni piatti celebri
come enchilada (tortillas ripiene, arrotolate o piegate a metà),
chilaquiles (tortillas tagliate a quadratini, saltate in padella e condite
in infiniti modi) e pastel azteca, le lasagne più antiche della storia.
Senza mais e senza masa, tipica miscela di farina e olio, entrambi di mais, non
ci sarebbero tamales né grandi né piccoli, ripieni di carne, di verdure o di
ogni sorta di preparazioni in umido, sempre avvolti in foglie di mais e cotti al
vapore. Alcune versioni di tamales sono dolci e delicatissime, incomparabili
meraviglie gastronomiche.
Le pannocchie intere bollite e ben calde si spolverano con chili e limone o con
sale e burro e poi si sgranocchiano, mentre tagliate a pezzi arricchiscono e
caratterizzano umidi e minestre. I chicchi trasformati in farina rendono più
dense le salse. Soffiati diventano pop-corn, le croccanti “colombine” adottate
dai cinespettatori del mondo intero. Un pugno di chicchi aggiunge consistenza,
colore e sapore a qualsiasi insalata. Quantità enormi di mais acquisiscono
sembianze straniere e danno origine ai corn flakes, i più diffusi cereali per la
prima colazione.
Poi, quando è tempo di feste religiose, le empanadas di mais si riempiono
di merluzzo o di verdure. E durante tutto l’anno si preparano i pozoles,
zuppe sostanziose nelle quali si mescolano teneri chicchi di mais e carne, che
vengono servite accompagnate da scodellini colmi di oregano (con il nome oregano
sono conosciute in Messico circa 40 specie di piante erbacee appartenenti a
quattro famiglie botaniche), peperoncino in polvere, lattuga tritata, cipolla,
ravanelli ecc., perché ogni commensale possa condirle a suo piacimento.
I chicchi secchi sono l’ingrediente base per certi dolci croccanti e altre
delizie.
E in ultimo, non si potrà non menzionare lo huitlacoche, lo straordinario
e squisito fungo nero che si genera sulle pannocchie e si prepara in mille modi.
In ogni caso, innumerevoli nuove creazioni a base di mais sono di continuo
elaborate dalle mani esperte di cuochi in cerca di forme, idee e sapori inediti.
L’epopea culinaria della pianta, sacra per i messicani, sembra dunque non avere
fine.
di Alan Christopher Finlayson
Prediletto dalla cucina messicana
Eredi del gusto per il cacao degli imperatori aztechi, i Messicani hanno
mantenuto lo stesso grande rispetto per questo prodotto.
Ancora oggi il cioccolato piace nella forma che prediligeva Moctezuma. Ovvero
semplicemente fermentato, essiccato, tostato, macinato e zuccherato, senza
aggiunta di altri ingredienti, senza lavorazioni industriali quali aggiunta di
latte, spremitura del burro di cacao, triturazioni, battiture, temperaggio,
aggiunta di grassi vegetali, ecc.; procedimenti inventati successivamente dai
signori Suchard, Nestlé, Lindt, Cadbury, Hershey e altri, al fine di ottenere
squisitezze ancora più raffinate.
In alcuni negozi della città di Oaxaca è possibile acquistare semi di cacao
tostati e assistere alla loro trasformazione in cioccolato. Il negozio più
conosciuto è El Mayordomo. Il cacao si compra a chili. Il consumatore decide il
grado di dolcezza e gli aromi del prodotto finito. In generale, per ogni chilo
di semi si aggiungono due chili di zucchero, un certo quantitativo di mandorle e
una stecca di cannella. Di fronte al cliente la cannella viene triturata e
aggiunta alle mandorle e al cacao; il tutto è quindi passato in un semplice
macinino. Quando si aggiunge lo zucchero il composto è macinato una seconda
volta. Ne risulta un cioccolato all’antica: una pasta calda, morbida e
malleabile, consegnata in un sacchetto di plastica. Ogni acquirente le conferirà
la forma che preferisce. La modellerà in tavolette mentre è ancora calda, o la
spezzerà in frammenti quando si sarà solidificata in un unico blocco.
Questo è il cioccolato originario, genuino, non corrotto, che si presenta in
grosse tavolette tondeggianti o in frammenti dal sapore potente e un po’ rude.
Nelle cucine di tutto il Messico lo si scioglie poi, non senza fatica, in acqua
o latte, per farlo montare con il tipico frullino manuale in legno intagliato.
Una sana, diffusissima abitudine messicana è quella di cenare con una scodella
di cioccolata accompagnata da tamales. In molte zone del paese, rifacendosi alle
più antiche tradizioni, si aggiunge un cucchiaio di miele, un pizzico di sale e
una punta di peperoncino tritato.
Negli atoles, antiche bevande indigene a base di farina di mais stemperata in
acqua, l’aggiunta di cioccolato assume una valenza magica. È un piccolo lusso
che esalta il sapore, ma che contemporaneamente adempie a una funzione
propiziatoria. Presso alcune comunità dello stato di San Luis Potosí le donne
che hanno partorito bevono un atole con cioccolato 40 giorni dopo il parto, il
che sancisce la fine del puerperio e il ritorno alla vita normale. Ovunque, in
Messico, si trovano indizi della predilezione riservata all’alimento degli dei.
Il tejate di Oaxaca, per esempio, è una bevanda da bere fredda e contiene mais
nixtamalizzato e tostato, cacao tostato, fiori di cacao essiccati, noccioli
abbrustoliti di mamey (mammea americana, squisito frutto di un grande albero
delle sapotacee); il tutto ridotto in polvere, addolcito con zucchero o miele e
sciolto in acqua. Un’altra bevanda tipica di Oaxaca è il champurrado, che si
prepara con acqua, cioccolato e piloncillo (zucchero scuro). Nella regione del
Chiapas, troviamo il tescalate, una bevanda fredda che si ottiene diluendo
nell’acqua mais nixtamalizzato macinato, zucchero, cioccolato, zucchero scuro,
cannella, achiote (annatto, Bixa orellana, utilizzato come colorante) e
tortillas secche. L’achiote è tra i componenti di un’altra bevanda del Chiapas,
questa volta calda: il tiste, che si prepara mescolando cacao, riso, zucchero,
vaniglia e cannella. L’atole prieto, di Michoacán, si beve caldo e si ottiene
triturando, mescolando e sbattendo nell’acqua della pasta di mais, la buccia del
seme di cacao, cioccolato, cannella, chiodo di garofano e barbe di granoturco.
Popo è invece il nome di una bevanda fredda e molto spumosa di Veracruz, la cui
ricetta contempla (tutto macinato molto finemente) cacao, riso, mais
nixtamalizzato, radice di cocolmecate (Smilax pseudochina Sch., liana della
foresta), cannella e zucchero.
Nella composizione di una grande varietà di tamales il cacao è solo ingrediente
occasionale e conferisce al cibo una particolare valenza celebrativa. Non
necessariamente si aggiunge cioccolato nei tamales dolci, anzi, a volte è
incorporata alla pasta di mais la buccia amara dei semi di cacao
(preventivamente macinata).
Soprattutto negli Stati Uniti, il mole messicano è spesso chiamato chocolate
sauce, ma si tratta di un errore grossolano: una salsa di cioccolato non è certo
un mole e nessuno dei numerosissimi mole messicani contiene più di una minima
quantità di cioccolato. Il fatto che spesso i mole siano di colore scuro è
dovuto agli altri ingredienti, soprattutto spezie e peperoncini, che d’abitudine
sono tostati o abbrustoliti prima di essere aggiunti.
La presenza, in quantità oculate e prudenti, del cioccolato nel condimento di
piatti di carne è una peculiarità della cucina messicana. Anche solo per atavica
abitudine, o per reconditi moventi psicologici, con il frammento di cioccolato
che si fa sciogliere lentamente nella salsa non soltanto si ravviva il colore e
si rialza il sapore, ma si assolve all’esigenza di compimento di riti sacri
ormai relegati nella sfera del subconscio.
di Piero Sardo
È scritto nel libro sacro del Popol Vuh
A Merida, nel Palazzo del Governo che si affaccia sulla Plaza Grande, la più
animata della torrida e affascinante capitale dello stato dello Yucatán, si
possono ammirare i murales di Fernando Castro Pacheco, un artista locale
contemporaneo. La sua opera più grande, di fronte allo scalone d’ingresso del
palazzo, traduce in immagini il racconto dell’origine dell’uomo Maya dalla
pannocchia di mais contenuto nel libro sacro del Popol Vuh. A conferma del
legame profondo e vitale che legava la civiltà maya e che ancora oggi lega le
popolazioni indigene messicane al mais.
Il Messico è il centro di origine di questo cereale: qui, 6-7000 anni fa, la
pianta selvatica, che dava pannocchie piccolissime, lunghe al massimo 3
centimetri e amare al gusto, è stata domesticata e coltivata. Per arrivare alle
attuali pannocchie, lunghe anche 40 centimetri, dolci, pastose e diversificate
in numerose varietà. Come scrive Jared Diamond in Armi, acciaio e
malattie(1)
la selezione naturale porta il frutto a difendersi dai predatori
esaltando l’amaro, la non commestibilità, mentre la millenaria opera di
selezione degli agricoltori inverte il percorso naturale e privilegia le varietà
che meglio si prestano all’alimentazione umana e a una resa abbondante. Il
resto, poi, è opera della natura e delle differenze pedo-climatiche: e il
Messico è un paese con una serie infinita di microclimi e di terreni. Qui il
mais si coltiva dal livello del mare sino a 3000 metri e sopporta temperature
che vanno dal freddo pungente al caldo equatoriale.
Maya figlio del mais dunque, ma vale esattamente anche il contrario. Sono i maya
ad aver prodotto il mais bianco (saknal), il giallo (xk’annal) il più
resistente, il nero (cho’) il più raro, il rosso (chak chdo). Varietà che ancora
oggi sono coltivate, ma che sul mercato non si trovano più, se non in quantità
ridottissime.
Al mercato di San Cristóbal de Las Casas, dove è possibile acquistare venti,
trenta specie di fagioli, frutta di ogni tipo e pomodorini di tutte le misure,
sino a quelli rossi e minuscoli come bacche, il mais in vendita è solo quello
bianco. Se chiedi qualche pannocchia colorata, la disseppelliscono dai sacchi
come una reliquia. E neppure nei villaggi è facile trovarne.
A dire il vero, percorrendo le vie dei villaggi messicani, anche i più sperduti,
verrebbe da dire che il popolo maya non sia figlio del mais, ma della Coca-Cola.
Si percepisce il suo dominio totale e globale dalle insegne dipinte sui muri ai
piccoli e improvvisati banchi di vendita davanti alle porte di casa, ai
giganteschi camion rosso fuoco che transitano ovunque trasportando la bibita,
anche là dove il traffico si riduce a qualche donna che trasporta carichi legati
alla fronte con una fascia. Non arrivano acqua o luce, ma la Coca-Cola c’è: il
Messico è il più importante mercato mondiale della bevanda made in Usa. E non è
un caso che l’attuale presidente del Messico, Vicente Fox, sia stato il
direttore di Coca-Cola Mexico. È talmente diffuso il consumo, che serissimi
gastroenterologi la prescrivono come rimedio efficace contro le nausee e i
malanni di Montezuma e medici e infermieri la somministrano come medicamento
d’urgenza per combattere i cali di pressione vascolare. Addirittura viene
utilizzata in alcune pratiche magico-religiose. A Chamula, un villagio tzotzil a
pochi chilometri da San Cristóbal, ad esempio, nella fotografatissima chiesa di
San Juan Bautista, illuminata da migliaia di candele votive sistemate sul
pavimento, le bottigliette di Coca servono ai curanderos e ai devoti per una
sorta di liturgia beneagurante.
Ma c’è un dato ancora più grave: nelle tortillerias delle città, ma anche dei
più sperduti villaggi indigeni, non si utilizza il mais criollo, ma quello che
arriva dagli States.
Nel paese dove il mais è nato, dove esistono centinaia di vecchie varietà, dove
tutta la cucina ruota attorno a questo cereale, il 35-40% è importato dagli
Stati Uniti, nel 2001 ne sono arrivate 2 milioni di tonnellate, principalmente
dalle multinazionali Monsanto e Dupont.
Il dato è preoccupante non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto
perché è il segno di una deriva culturale e sociale: significa che i contadini
stanno perdendo – o hanno già perso – parte della propria identità, dei saperi e
della tradizione gastronomica.
Jared Diamond, "Armi, acciaio e malattie". Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Einaudi, Torino 1998 [torna al testo]
Onésimo Hidalg
Gli Indios del Chiapas in rete con il
mondo
Il Chiapas e l’Oaxaca sono i due stati messicani con la più alta
percentuale di indigeni. In particolare, nel Chiapas, territorio che si trova
nel sud-est del Messico e che confina per ben 658,5 km con il Guatemala, la
popolazione di 3 milioni e 920.515 abitanti è costituita, per il 24%, da
indigeni (946.241 persone).
Gli indigeni del Chiapas si chiamano Tzeltales (36,3%), Tzotzil, (33,9%), Choles
(16,2%), Tojolabales (4,9%), Zoques (4,7%). Esistono popolazioni, sempre di
origine maya, che utilizzano lingue differenti: i Lacandones (nella Selva
Lacandona), i Mames, i Mochos e i Kakchiqueles. Ai gruppi indigeni bisogna poi
aggiungere gli ex rifugiati guatemaltechi con ascendenze maya: Kanjobales, Mames,
Chujes ecc., in tutto 13.500 persone insediate nella Selva Lacandona, sui
confini con il Guatemala. Nella zona di Los Altos, dove si parla principalmente
tzeltal e tzotzil, la percentuale degli indigeni sale a 69,2% (148.037 persone
su un totale di 250.435).
La situazione di emarginazione di queste popolazioni è molto pesante. Il Chiapas
conta un numero record di analfabeti, pari al 21,4% della popolazione, che,
tenendo conto della popolazione di età superiore ai 15 anni, nella zona di Los
Altos sale al 42%. Qui la maggior parte delle case si trova in zone rurali ed è
costruita con paglia, canne, bambù, palma, fango, pietre, lastre di asbesto,
mattoni crudi, fogli di cartone e altri materiali di recupero. Di queste
abitazioni, il 16% è senza energia elettrica. Il 41% non ha acqua corrente e il
59,8% è privo di fognature. E ancora: nel Chiapas ci sono 0,56 medici ogni mille
abitanti; cliniche e ospedali statali non forniscono buone prestazioni e
scarseggiano i medicinali: lo scorso anno i medici dell’Hospital Regional de San
Cristóbal hanno scioperato una settimana chiedendo attrezzature migliori,
manifestando per le strade esibendo strumenti inservibili e antiigienici, con i
quali sono costretti a curare i pazienti.
Gli indigeni coltivano mais, fagioli, ortaggi, allevano agnelli, fabbricano
piccoli oggetti di artigianato (abiti, tele, tappeti, vasi), vendono carbone,
costruiscono mobili in legno. Il centro commerciale più importante per i
prodotti indigeni è la città coloniale di San Cristóbal, ma piccoli mercati si
tengono un po’ dappertutto.
La grave situazione di emarginazione, miseria, repressione, discriminazione e
ingiustizia sociale sono all’origine della prima sommossa armata degli indigeni:
il 1° gennaio del 1994. Le richieste principali riguardano il diritto alla
salute, all’educazione, alla casa, alla terra, al lavoro, al cibo.
Il 6 febbraio 1996 sono stati sottoscritti, dal governo federale e dall’EZLN
(Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, ormai famoso in tutto il mondo e
identificato con il volto coperto del subcomandante Marcos, ndr) gli “Accordi di
San Andrés” sui diritti indigeni, accordi che, però, non sono mai stati
rispettati.
Così ogni trattativa si è interrotta: oggi, le comunità indigene di Los Altos de
Chiapas sono organizzate in modo autonomo e promuovono progetti produttivi e
sociali che riguardano la salute, l’educazione, i diritti umani, la
partecipazione delle donne. Progetti per i quali non accettano un solo peso né
dal governo federale né dal governo statale.
Questa è una fase difficile anche per le forti pressioni delle società
multinazionali che, grazie al Plan Puebla Panamá (PPP), tentano di fare affari
in questo territorio (ricco di risorse agricole e di petrolio). La Policía
Federal Preventiva (PFP) dispone di 232 postazioni militari, collocate in modo
strategico nelle zone dove si concentrano le maggiori risorse naturali, ma anche
nei dintorni degli aguascalientes dell’EZLN (sedi del coordinamento regionale
della resistenza civile). Sono 256 le operazioni militari attivate nella
regione: ispezioni aeree, insediamenti militari permanenti e temporanei,
incursioni nelle comunità, detenzioni ecc.
Tutto ciò non lascia prevedere, a breve termine, la ripresa del dialogo. Il
governo federale e statale sta tentando di escludere il Chiapas dall’orbita di
interesse della comunicazione mondiale, ma il movimento zapatista continua a
rafforzare le proprie relazioni in ambito nazionale e internazionale e lavora
per trovare una soluzione pacifica e per costruire una società parallela a
quella neoliberale: una società che ponga al vertice dei propri interessi non
più il guadagno e il denaro facile per le multinazionali, ma la giustizia, la
democrazia e la dignità degli indigeni.
di Serena Milano
Boschi e montagne nel cuore dei tropici
C’è un’unica strada per raggiungere San Cristóbal de Las Casas dall’areoporto di
Tuxtla Gutiérrez (la capitale del Chiapas). Due ore di curve in salita e un
paesaggio che, tornante dopo tornante, è sempre più montano. Il Messico – delle
nuvole, dei tropici, delle fughe di Salvatores – qui non c’entra. Non si vede
una palma e non c’è il mare: solo pini e boscaglia. Potrebbe essere l’Appennino,
se non fosse che, tra le pinete, si aprono radure coltivate a mais. Mais in
montagna, su campi ripidi dove le pannocchie si raccolgono una a una.
Se non fosse che sul ciglio della strada, legati con una corda, ci sono maiali,
pecore nere e cavalli magri.
Se non fosse che le case sono poco più che capanne, i cimiteri collinette di
terreno con grandi croci di legno colorate di azzurro, le donne esserini curvi
sotto il peso della legna, dei panni, dei figli.
San Cristóbal è la cittadina più importante di Los Altos, l’altopiano del
Chiapas. Dopo ci sono soltanto villaggi. E ancora dopo, i rifugi dei capi del
movimento zapatista: non una minoranza, un’avanguardia di ribelli, ma i
rappresentanti della maggioranza della popolazione.
Oventic è uno dei centri più importanti.
Qui si sono insediati molti dei rifugiati dopo l’insurrezione del 1994, ci sono
un ospedale autonomo, una cooperativa di tessitrici, un piccolo negozio con
generi di prima necessità, una cooperativa che confeziona scarponi di cuoio… E
qui i capi delle comunità si riuniscono e incontrano delegazioni provenienti da
tutto il mondo (partiti, Ong, associazioni di volontari…). Fa strano essere in
un luogo come questo in rappresentanza di Slow Food. L’attesa è lunga, piena di
imbarazzo e di perplessità. Fino a quando il silenzio assolato è rotto
dall’arrivo di una motoretta roboante. Dietro ha una carico strano, un grande
pacco rettangolare con una scritta: Maseca.
Ma come? Maseca è una potente multinazionale (tra i proprietari c’è anche la
famiglia dell’ex-presidente messicano) che acquista mais ovunque (Usa, Messico
ecc.) e vende farina a mezzo paese.
E arriva anche qui, in mezzo alla campagna, fra i campi di mais, nel centro
della resistenza indigena?
Allora non è inutile o velleitario essere qui. La resistenza passa anche
attraverso la scelta dei consumi quotidiani e la dignità degli indios si
conquista pure recuperando i prodotti della loro cultura secolare.
Nella penombra della capanna che ospita la riunione con sette capi comunità, è
questo il concetto che tentiamo di spiegare. Loro ascoltano in religioso
silenzio, scrivono qualche appunto su un taccuino, si consultano a lungo in una
lingua antica e sconosciuta e infine il portavoce, in spagnolo, lentamente,
risponde.
«Noi coltivavamo mais rosso, giallo, nero, ma ora nessuno li vuole. Sul mercato
c’è solo quello bianco. Ci hanno fatto seminare nuove varietà, ci hanno
consigliato prodotti chimici, ma adesso ci rendiamo conto che dobbiamo trovare
un’altra strada, perché la terra produce ogni anno di meno e la chimica costa
sempre di più. Abbiamo sentito parlare di transgenico, ma non sappiamo cosa sia
e non sappiamo come si riconosca un seme di quel tipo dagli altri.
Il nostro mais lo portiamo al mercato e, subito dopo la raccolta, lo vendiamo ai
coyote (commercianti) un peso al chilo, perché abbiamo bisogno del denaro. Poi,
quando ci serve, lo ricompriamo a 6 pesos, oppure compriamo la farina».
Una risposta straordinaria. Questi contadini alfabetizzati da poco (grazie al
lavoro delle comunità indigene), lontani dal dibattito mondiale su ambiente,
agricoltura sostenibile e globalizzazione… hanno capito tutto da soli.ù
Ma allora perché non tentiamo di riunire i produttori, aiutarli a coltivare di
nuovo senza la chimica, trovare un mercato per le varietà locali di mais? Perché
una cooperativa non apre una tortilleria a San Cristóbal e propone tortillas Ogm
free, rosse, nere, gialle e, magari, fra qualche anno, biologiche? «Sì, ma noi
abbiamo poca terra e produciamo sempre meno. Ci dovete aiutare».
La scommessa è difficile, rischiosa, ma si può tentare. Il Presidio può
partire.
di Carlo Bogliotti
America, Messico, Puebla, Tehuacán
Raúl Hernández Garciadiego è nato a
Città del Messico nel 1955 e qui si è laureato in filosofia presso l’Università
Ibero-americana nel 1980. Poco dopo la laurea decise di dedicarsi, insieme alla
moglie Gisela, a quello che da sempre riteneva dovesse essere l’obiettivo
principale della sua esistenza: migliorare le condizioni di vita delle fasce più
povere della popolazione messicana.
Nella culla dell’agricoltura
Già negli anni giovanili Hernández Garciadiego era interessato alle possibili
soluzioni delle diseguaglianze sociali presenti in Messico; la sua voglia di
fare qualcosa di concreto si tradusse, negli anni dell’università, in uno studio
appassionato della filosofia sociale. Terminati gli studi, si stabilì a Tehuacán,
nello stato di Puebla, uno dei centri più poveri e aridi del Messico, ma anche
la culla della civiltà agricola messicana. Qui frequentò numerosi corsi sul tema
dello sviluppo rurale. Terra florida nell’età precolombiana, la zona di Tehuacán
ha subìto, a partire dall’epoca dei conquistadores, un progressivo impoverimento
dovuto a metodi agricoli inadeguati e all’uso sconsiderato delle fragili risorse
locali.
Hernández ha creato due organizzazioni civili (l’equivalente messicano delle
associazioni no profit) per rispondere ai bisogni primari della società
contadina del luogo, per riportare dignità, remunerazione, acqua e produttività
a Tehuacán. Alternativas y Procesos de Partecipación Social e Central de
Servicios para el Desarrollo de Tehuacán sono il motore di tanti progetti, fra i
quali si distinguono per importanza e per i risultati ottenuti Agua para Siempre
e Quali.
9000 anni fa le popolazioni nomadi che popolavano il Centro America decisero di
stabilirsi nella valle che va da Tehuacán a Coxcatlán, dove i terreni erano
particolarmente fertili e c’era abbondanza d’acqua. Qui iniziarono ad
addomesticare le piante che sarebbero diventate la base della dieta messicana:
avocado, peperoncino, zucche, e – più tardi – mais, fagioli e amaranto. Ma a
partire dall’arrivo degli Spagnoli le cose presero una piega diversa: fu vietata
la coltivazione dell’amaranto (cui gli indios legavano simbologie e importanti
pratiche religiose), spezzando l’equilibrio nutrizionale della dieta indigena,
da allora diventata carente di proteine e causa di denutrizione. Anche l’assetto
proprietario dei terreni fu modificato dai conquistadores e a Tehuacán la cosa
ebbe un effetto particolarmente disastroso: i confini fra i terreni erano
delimitati da una complessa e geniale rete di canali e bacini idrici che
garantivano abbondanza d’acqua tutto l’anno integrando le risorse sotterranee
con la raccolta di acqua piovana. Questo sistema fu smantellato e non fu
sostituito da una soluzione altrettanto efficace. Da allora, l’aumento di
popolazione, lo sfruttamento selvaggio delle falde acquifere sotterranee, la
deforestazione e i pascoli intensivi, hanno fatto di Tehuacán una delle zone più
aride del Messico.
Questa fu la situazione trovata da Hernández vent’anni fa, con i contadini che
abbandonavano i campi e cercavano un impiego negli stabilimenti di acqua
minerale o negli allevamenti, quando non erano costretti a emigrare. Gli
stabilimenti, in questa zona, ci sono da molto tempo, tanto che per ordinare
acqua minerale in un qualsiasi bar del Messico basta dire «Tehuacán»: nonostante
la scarsezza di risorse idriche da destinare all’agricoltura, le aziende
imbottigliatrici si sono accaparrate i diritti di sfruttamento, mentre una legge
impedisce ai contadini di scavare pozzi. In anni recenti, queste aziende sono
state acquistate da grandi compagnie come Schweppes e Pepsi Cola. L’acqua
minerale imbottigliata dalla Coca-Cola è venduta in Messico a un prezzo più alto
di quello della bibita. Le maquilladoras sono invece fabbriche grandi o piccole
in cui, sfruttando manodopera mal pagata, sono assemblati jeans e altro capi di
vestiario per famosi marchi americani. L’impatto sulle risorse idriche della
zona è disastroso, a causa dell’utilizzo massiccio di coloranti inquinanti e dei
forti consumi d’acqua che caratterizzano le produzioni.
Agua para siempre
Per Hernández, giovane colto e con tanta voglia di fare ma nessuna esperienza,
non fu facile rapportarsi con i contadini di Tehuacán: era solo un laureato in
filosofia con grandi ideali che aveva scelto di trasferirsi in un luogo a lui
estraneo, solo perché versava in condizioni economiche e sociali particolarmente
difficili. Appena arrivato a Tehuacán, nel 1980, Hernández volle parlare con i
contadini per rendersi conto di quali fossero gli interventi più urgenti. Alla
domanda: «Di che cosa avete bisogno?», la risposta altrettanto puntuale era:
«Acqua». Lui voleva approfondire: «Sì, ma che cos’altro?». Ma la risposta non
cambiava: «Acqua e poi ancora acqua». A quell’epoca, sette raccolti su dieci
andavano perduti a causa delle carenze idriche.
Hernández cominciò studiando le radici storiche della grave penuria. Con
l’appoggio della Ford Foundation (che è ancora il principale finanziatore dei
progetti di Alternativas insieme ad altre fondazioni locali, autorità statali e
istituti accademici messicani) poté realizzare, fra il 1985 e il 1986,
un’importante ricerca, “El agua como recurso escaso”, basata su studi
geomorfologici, storici e sull’organizzazione sociale della regione. Ripercorse
i danni creati dalla dominazione spagnola, dalla coltivazione intensiva, dalla
deforestazione nelle parti montagnose del territorio, dalla crescita
demografica, dall’accesso diseguale alle risorse e dall’eccessivo sfruttamento
dei pascoli. Analizzando le falde acquifere, capì che non erano più sufficienti
al fabbisogno agricolo e la soluzione non stava nella creazione di nuovi pozzi,
che si sarebbero aggiunti ai già troppi clandestini; era necessario
razionalizzare lo sfruttamento e trovare un metodo sostenibile per raccogliere
l’acqua piovana, per fare la cosecha dell’acqua.
Il progetto, condotto da Alternativas y Procesos de Partecipación Social e da
Central de Servicios para el Desarrollo de Tehuacán, le organizzazioni civili
fondate da Raúl, iniziò nel 1988 sotto il nome di Agua para siempre e, sebbene
occorra un più lungo periodo per una valutazione completa, fino a oggi ha
ottenuto risultati significativi. Obiettivo di Agua para siempre è proteggere e
incrementare le risorse idriche del territorio cercando di non disperdere
l’acqua piovana, che scorre su un territorio che la deforestazione e il degrado
hanno reso impermeabile e va ad alimentare falde lontane da Tehuacán, creando
inoltre seri problemi di erosione del suolo.
Il progetto prevede diversi livelli di intervento: si parte dalla riforestazione
dei pendii montagnosi e, attraverso lo studio del territorio con fotografie
aeree e carte topografiche, si individuano i punti in cui costruire sui pendii
degli anelli di captazione e delle barriere, piccole dighe, capaci di arrestare
lo scorrimento dell’acqua piovana. Più in basso si ricorre al ripristino dei
terrazzamenti e ad altri più piccoli impianti di captazione. Da qui inizia una
serie di canali e bacini che permette all’acqua piovana accumulata di essere
disponibile e distribuita alle popolazioni. Si tratta di un sistema molto
complesso, che sfrutta la manodopera locale e le conoscenze di idraulica ancora
presenti tra i contadini. Il progetto, di medio-lungo periodo, ha cominciato a
dare i primi risultati importanti negli ultimi anni: da un solo intervento messo
in atto nel 1988 si è passati a 900 nel 2002.
La riscoperta dell’amaranto
Agua para siempre oggi è una realtà solida e in espansione, ma vent’anni fa,
quando Hernández arrivò a Tehuacán, la situazione dei contadini esigeva un
intervento di emergenza. I contadini avevano bisogno di acqua, ma anche di
risollevare le sorti della produzione agricola della zona in tempi rapidi. Raúl
individuò nell’amaranto la coltivazione ideale per risolvere parte dei loro
problemi più urgenti. L’amaranto, infatti, può crescere rigoglioso con una
quantità d’acqua irrisoria rispetto a quella richiesta dal mais. Inoltre, riesce
a garantire un introito maggiore alle famiglie, visto che ha costi di produzione
inferiori e si utilizzano diverse parti della pianta: le foglie sono utilizzate
nella cucina locale, la granaglia ha un buon prezzo sul mercato e molti impieghi
alimentari, i fiori sono molto belli e richiesti per scopi ornamentali. Il misto
di mais, fagioli e amaranto che una famiglia può raccogliere nei suoi
appezzamenti a coltivazione mista (milpas) garantisce un ideale apporto
nutritivo, fornendo maggiori quantità e varietà di proteine, carboidrati,
minerali e vitamine.
Per diffondere la coltura dell’amaranto Hernández e la moglie hanno creato il
progetto Quali (che in lingua náhuatl significa “buono”). Quali ha creato e
coordinato 61 cooperative indigene per la semina, la raccolta, la trasformazione
e la commercializzazione dell’amaranto. I semi sono cresciuti in serra, quindi
le piantine, insieme alla consulenza tecnica per la coltivazione, sono
distribuite ai contadini che le pagheranno solo dopo il raccolto. Anche in
questo caso i primi tempi non sono stati facili: i contadini avevano dimenticato
che cosa fosse l’amaranto, non sapevano come coltivarlo e quando raccoglierlo,
le donne non sapevano come utilizzarlo in cucina, ma con l’aiuto di Hernández le
famiglie tornarono a trarre il massimo profitto da questa nuova coltivazione. La
diffidenza dei contadini verso quest’uomo così diverso da loro, venuto dalla
città, nei primi tempi creò non pochi problemi a lui e alla moglie Gisela, ma la
fiducia crebbe insieme ai raccolti e alla consapevolezza che con l’amaranto (che
richiede più cure rispetto al mais) si poteva guadagnare meglio. Oggi nel
progetto Quali sono coinvolti circa 1100 contadini (650 uomini e 450 donne), con
una superficie coltivata di 700 000 metri quadrati.
Altre 135 persone lavorano, nell’ambito dei progetti Quali e Agua para Siempre,
all’amministrazione delle cooperative e alla trasformazione e
commercializzazione dell’amaranto. A Tehuacán, sempre grazie a Raúl, è sorta una
piccola fabbrica per produrre dolci, snack e altri prodotti che vengono venduti
nei cinque negozi della cooperativa aperti in diversi stati messicani (nel
Distretto Federale, a Puebla, a Hidalgo, e due a Oaxaca). Le vendite aumentano
di anno in anno: si è passati da circa 335 000 pezzi nel 1998 a quasi un milione
e 300 000 nel 2001. Naturalmente l’amaranto così trasformato possiede un
cospicuo valore aggiunto, che va ad aumentare gli introiti di questo sistema di
produzione completamente integrato, al quale si aggiungono corsi ed esibizioni
culinarie per insegnare come utilizzare l’amaranto, per diffondere ricette
tradizionali, nonché pubblicazioni scientifiche.
Economia integrata e sostenibile, saggio utilizzo e rinvigorimento delle
risorse, posti di lavoro per non abbandonare il territorio, guerra alla
denutrizione, recupero e diffusione di un’antica e storica varietà in via di
estinzione: Quali e Agua para siempre stanno lentamente, ma sensibilmente,
cambiando il paesaggio rurale della regione Mixteca, dove si trova Tehuacán,
migliorando le condizioni di vita dei contadini e l’ambiente.
Gli articoli qui sopra sono gentilmente offerti da: Slowfood.it
Il peperoncino
Una delle prime cose che possono venire in mente quando si pensa
al cibo messicano sono i peperoncini. Ci sono molti tipi di peperoncini come lo
speziato jalapeno, il gustoso ancho e il piccante serrano. Il peperoncino
insaporisce tutto, dalle zuppe alle salse. Possono essere usati freschi, interi,
affumicati, secchi o in polvere e possono essere considerati una spezia.
I fagioli
Un altro ingrediente usato ampiamente sono i fagioli, come i
fagioli neri e i fagioli pinto. Sono usati per fare piatti come i fagioli
fritti, insalate di fagioli, zuppe e altro ancora.
I grassi
Non troverai il burro nella cucina tradizionale Messicana.
Oggigiorno la maggior parte delle persone usano olio vegetale come grasso per la
cottura, ma il modo tradizionale è la cottura con il lardo. Il lardo da uno
straordinario gusto al masa usato per i tamales e ai fagioli fritti.
Le verdure
Non dimentichiamo il granturco. I nativi hanno usato questo
prodotto per secoli come una delle risorse principali dell’alimentazione. E’
solitamente seccato e macinato e poi sono aggiunti liquidi o grassi. Il
granturco macinato è usato per fare le patatine tortilla , le tortilla di mais,
masa e altro ancora.
I pomodori freschi sono usati crudi nelle salse, e sono anche usati come
condimento e ripieno per tacos e i burritos. I pomodori non sono usati
solitamente per fare le salse. La maggior parte delle salse rosse che si trovano
in Messico sono fatti con i peperoncini. I pomodori cotti o in scatola sono
usati anche per condire riso, insalate e zuppe.
Ingredienti Insoliti
A volte sono usati ingredienti insoliti per stratificare i
gusti. Un esempio perfetto è la tradizionale Mole. Sono usate circa 30
spezie diverse per farla, incluso il cacao e il burro di arachidi.
Il cacao è un gran condimento per arricchire il gusto.
E’ anche usato comunemente il cactus come base per alcuni
piatti. Le spine possono rendere difficile il lavoro e ci sono anche dei
coltelli speciali per rendere più facile il lavoro.
Nuove aggiunte
Quando gli Spagnoli iniziarono a introdurre nuovi cibi, i nativi iniziarono a fare tortillas di farina e ad aggiungere la carne ai loro piatti tradizionali.
Puoi pensare che l’abbondanza di formaggi sia tradizione dei
piatti Messicani. In realtà è più un’aggiunta recente alla cucina Messicana. I
formaggi Messicani come Panela, Queso Blanco o Queso
Fresco vanno bene con enchiladas e quesadillas. Il formaggio Jack, che è
nato in America, è anche delizioso e si abbina bene con i gusti Messicani.
RICETTE |
Ingredienti:
6 avocado, 1 cucchiaio di olio d'oliva, ½ cipolla media tritata fine, 3
peperoncini tritati fini, sale q.b., 2 mazzetti di coriandolo fresco tritato
fine.
Preparazione:
Schiacciare la polpa degli avocado con una forchetta e incorporarvi l'olio.
Aggiungere la cipolla, i peperoncini, il sale e il coriandolo e mescolare bene.
Ingredienti:
8 avocado - 4 pomodori tritati - 2 cipolle tritate - coriandolo fresco - 1
spicchio di aglio tritato - succo di 1 limone - peperoncini jalapeno (quantità a
seconda di quanto piccante lo volete) - 2 cucchiai di panna acida (facoltativo)
- sale
Preparazione:
Miscelare tutti gli ingredienti e..questo è tutto!! Servire con tortillas da
immergere nella salsa.
Ingredienti:
2 avocado, ½ cipolla piccola affettata, 1 peperoncini verdi privati dei
semi, 2 cucchiai di succo di limone, ¾ di cucchiaino di sale.
Preparazione:
Frullare gli avocado, il pomodoro, la cipolla, i peperoncini, il succo di
limone e il sale.
Ingredienti:
¾ tazza di pomodori tritati finemente - 1/3 tazza di cipolle bianche finemente
tritate - 2 spicchi d'aglio sminuzzati - 3 jalapeno o serranos tritati - ¼ tazza
di coriandolo sminuzzato - sale a piacere - succo di 2 lime
Preparazione:
Miscelare insieme i pomodori, le cipolle, l'aglio, i peperoncini e il
coriandolo, aggiungere il sale ed il succo di lime. Mettere da parte a
temperatura ambiente per circa 30 minuti. Se non si mangia tutto il primo
giorno, cuocere per 20 minuti e usare ciò che si avanza il giorno successivo.
Nota: se si usa il giorno successivo, la ricetta può risultare una buona salsa
di pomodoro base usata per i Huevos Tancheros o per condire della carne
sminuzzata o da mangiare con tacos, burritos, etc.
Ingredienti:
3 pomodori tritati, ¾ cipolla media tritata fine, 2 mazzetti di coriandolo
fresco tritato fine, 6 peperoncini tritati fini, sale q.b.
Preparazione:
Mescolare insieme tutti gli ingredienti. Se il composto risulta troppo
denso, aggiungere un po' d'acqua.
Ingredienti:
1 pomodoro medio pelato e tagliato, 120 gr di peperoncini verdi senza semi, 1
cipolla piccola affettata, 1 spicchio d'aglio, 1 cucchiaio di prezzemolo
tritato, 1 cucchiaio di olio, ½ cucchiaio di sale, 1 spolverata di pepe.
Preparazione:
Mettere nel frullatore il pomodoro, il peperoncino, la cipolla, l'aglio, il
prezzemolo, l'olio, il sale e il pepe. Coprire e frullare.
Versare in una pentola e portare a ebollizione.
Abbassare la fiamma e cuocere mescolando ancora per 5 minuti fino a che il sugo
si è raddensato.
Ingredienti:
4 peperoncini rossi secchi, 450 gr di pomodori pelati ridotti in purea, 1
cipolla media affettata, 1 spicchio d'aglio tritato, 1 cucchiaino di sale, ¼ di
cucchiaino di zucchero, 1 cucchiaio di olio d'oliva.
Preparazione:
Apire i peperoncini, scartare i semi e piccioli, tagliarli a pezzetini. Metterli
in una ciotola e coprire di acqua bollente, lasciar riposare 45-60 minuti e
scolare. Pelare i pomodori e frullarli. Mischiare il passato di pomodori con il
peperoncino, la cipolla, il sale, lo zucchero e l'olio, e frullare tutto.
Cuocere, mescolando continuamente, per circa 10 minuti.
Ingredienti:
6 peperoncini rossi, 1 tazza di birra, succo di 1 arancio, sale q.b., ½ spicchio
d'aglio, ¼ di cipolla tritata fine, 15 olive verdi, ½ tazza di formaggio bianco
tenero sbriciolato.
Preparazione:
Abbrustolire i peperoncini sulla piastra, aprirli, togliere i semi e i filamenti
interni. Ammollarli nella birra per 20 minuti. Frullarli con la birra, il succo
di arancia, il sale e l'aglio. Aggiungere al composto la cipolla, le olive e il
formaggio e mescolare bene. Prima di servire spolverizzare la salsa con altro
formaggio sbriciolato.
Ingredienti:
6 peperoncini pasillas lavati, senza semi e svenati, leggermente fritti
(sostituire con i peperoncini rossi essiccati California) - 6 peperoncini
Mulatos lavati, senza semi e svenati, leggermente fritti (sostituire con i
peperoncini rossi essiccati California) - 1 ½ cucchiaino di sale o a piacere - 2
cipolle bianche medie, sbucciate e tritate saltate per 5 minuti in 1/3 di tazza
d'olio - 2 cipolle bianche medie, sbucciate e tritate - ¾ tazze di birra, pulque,
vino frizzante o 1 cucchiaio (o quantità a piacere) di tequila - 2 cucchiai olio
d'oliva - ½ tazza di cipolle bianche finemente tritate - ½ tazza di queso fresco
sminuzzato.
Preparazione:
Sminuzzare tutti gli ingredienti eccetto l'olio d'oliva e ½ tazza di cipolle
tritate in un mixer e salare a piacere (non sminuzzare troppo).
Aggiungere più liquore se si desidera. All'ultimo momento, prima di servire,
incorporare l'olio e la cipolla.
Ingredienti:
2 pomodori grandi, 3 peperoncini privati del gambo, ½ cipolla tritata fine, 1
spicchio d'aglio, sale, 1 cucchiaio d'olio.
Preparazione:
Sbollentare i pomodori e i peperoncini; pelare i pomodori. Pestare i pomodori e
i peperoncini in un mortaio con la cipolla e l'aglio. Aggiungere il sale.
Scaldare l'olio in una padella e soffriggervi il composto fino a quando è cotto.
Ingredienti:
2 peperoncini jalapeno - 5 cipolle tritate - 8 pomodori medi tritati - ¼ di
tazza di foglie di coriandolo fresco tritato - succo di 2 lime - sale a piacere
Preparazione:
Combinare tutti gli ingredienti, far raffreddare. Tenere almeno 2 settimane in
frigorifero. Servire con carne, pollo, hamburger, tacos, etc.
Ingredienti:
½ kg di tomatillo - 1 tazza di acqua fredda - 4 spicchi d'aglio tritati - 1
piccola cipolla tritata - 2 peperoncini jalapeno o serrano tritati - coriandolo
fresco - 2 cucchiai di olio - 2 cucchiaini di sale - 1 cucchiaino di zucchero
Preparazione:
Rimuovere la pelle esterna dei tomatillos. Cuocere in 4 tazze di acqua per 10
minuti. Scolare. Mettere in un mixer con 1 tazza d'acqua fredda, aglio,
peperoncini, cipolla e coriandolo. Frullare fino a che sia pressoché liquido.
Scaldare l'olio in una casseruola e versarci la salsa. Condire con sale e
zucchero. Abbassare il fuoco e sobbollire per 5 minuti. Se diventa troppo acido
aggiungere un altro cucchiaino di zucchero.
Variazioni: per una salsa con un sapore "tostato", scaldare i tomatillos su in
una padella pesante o su di una griglia, girandoli frequentemente, fino a che le
bucce siano quasi marroni e la polpa sia soffice. Rimuovere la pelle e usare i
tomatillos. Non frullare la salsa per avere una salsa a pezzettoni. Eccellente
accompagnato da pollo, maiale o manzo, burritos, tacos, enchiladas di pollo e
tostadas.
Ingredienti:
250 gr di pomodori piccoli da insalata non troppo maturi, 100 gr di formaggio
fresco tipo caciotta, 18 tortillas, 6 grossi peperoni, 2 spicchi d'aglio, 2 uova
sode tritate, 1 cipolla, 1 mazzetto di ravanelli tagliati a fettine, 2 cucchiai
di olio, sale e pepe.
Preparazione:
Abbrustolire i peperoni sulla piastra, pulirli e privarli dei semi. Metterli in
acqua bollente salata, scolarli dopo qualche istante e tritarli con i pomodroini
presedentemente arrostiti, la cipolla e gli spicchi d'aglio. Far soffriggere il
composto ottenuto in 2 cucchiai di olio; aggiustare di sale e pepe. Immergere le
tortillas ancora calde in questa salsa, riempirle con le uova sode e con altra
salsa, arrotalarle e rcoprirle con il formaggio grattugiato. Servire le
tortillas decoarte con fettine di ravanelli.
Ingredienti:
250 g di pomodori verdi, 150 g di arachidi pulite, 100 g di formaggio
fresco, 18 tortillas, 5 peperoni, 2 petti di pollo lessati e tritati, 1 cipolla,
1 ciuffo di prezzemolo, 2 cucchiai di olio di oliva, sale e pepe.
Preparazione:
Far bollire i pomodori in acqua salata per pochi minuti, scolarli e tritarli con
i peperoni, precedentemente abbrustoliti, pelati e privati dei semi, le arachidi
e il prezzemolo pulito. Far soffriggere il composto in padella con l'olio e
unirvi un po' del brodo di cottura dei petti di pollo; aggiustare di sale e
pepe. Immergere le tortillas ancora calde in questo composto e riempirle con il
pollo tritato. Arrotolarle, porvi sopra altra salsa, il formaggio grattugiato e
la cipolla tritata. Servirle ben
Ingredienti:
500 g di pomodori verdi, 400 g di formaggio fresco, ½ lt di latte, 18 tortillas,
2 cucchiai di olio d'oliva, 1 uovo, sale q.b.
Preparazione:
Soffriggere la cipolla nell'olio, aggiungere i peperoni puliti e tritati,
l'aglio e a cottura ultimata 200 g di formaggio sminuzzato. Mettere tutto a
scaldare nel latte senza far bollire. Unire l'uovo e mescolare continuamente,
fino a raggiungere la consistenza di una crema piuttosto densa. A parte cuocere
le tortillas avendo cura di non farle seccare.
Riempirle con lo stesso formaggio usato per la salsa, sistemarle su un vassoio e
coprirle con la salsa calda.
Ingredienti:
8 peperoncini anchos lavati, senza semi e svenati, arrostiti, tagliati a dadini
o a strisce - 1 cipolla media tritata - 4 spicchi d'aglio - ½ tazza d'olio
d'oliva - ½ tazza di aceto rosso - ¾ tazza di formaggio feta, sbriciolato - 1
cucchiaino di foglie di origano tritate e sale a piacere
Preparazione:
Combinare tutti gli ingredienti in una ciotola e marinare per 2 ore.
Ingredienti:
¼ tazza d'olio d'oliva - da 8 a 12 peperoncini De Arbol o altri peperoncini
piccanti essiccati, lavati, senza semi e svenati - da 2 a 3 spicchi d'aglio
medi, sbucciati e tostati - ½ cipolla bianca media, sbucciata e tagliata in
quarti - ½ tazza di succo di pompelmo o acqua - 1 cucchiaino di sale
Preparazione:
Scaldare una padella pesante, aggiungere l'olio e soffriggere i peperoncini.
Trasferirli in un mixer e sminuzzare. Aggiungere l'aglio, la cipolla ed il succo
di pompelmo e macinare. Aggiungere sale a piacere. Questa è una salsa molto
piccante.
Ingredienti:
¼ tazza d'olio d'oliva o olio vegetale - 4 peperoncini pasillas o anchos o rossi
essiccati della California o peperoncini messicani meno piccanti, lavati, senza
semi e svenati - 2 spicchi d'aglio medi, sbucciati - 1 cucchiaino di sale - ¾
tazza di succo d'arancia
Preparazione:
Scaldare l'olio in una padella pesante. Aggiungere i peperoncini e soffriggerli.
Mettere i peperoncini fritti, l'aglio, il sale e il succo d'arancia in un mixer
e frullare. Se la salsa è troppo densa, aggiungere dell'altro succo d'arancia e
condire con sale a piacere.
Ingredienti:
1 cucchiaino di sale o a piacere - 2 spicchi d'aglio, sbucciati - ½ cipolla
media sbucciata e tagliata in quarti - da 7 a 15 peperoncini serranos essiccati,
lavati e asciugati, senza gambo, interi e leggermente tostati - 2 grossi
pomodori, grigliati - da ½ a 2/3 tazze d'acqua o a piacere
Preparazione:
Macinare il sale, l'aglio e la cipolla in un molcajete o in un mixer, quindi
aggiungere i peperoncini e ½ tazza di acqua e frullare. Per ultimo aggiungere i
pomodori e la parte rimanente d'acqua e sale a piacere. Questa salsa ha una
consistenza omogenea.
Ingredienti:
1 cucchiaino di sale o quantità a piacere - 2 spicchi d'aglio sbucciati - da 4 a
6 peperoncini Chipotles o Moritas, arrostiti, senza semi e svenati se si
desidera immersi in acqua calda per 10 minuti oppure 2 peperoncini Chipotles
sottaceto - 1 ½ tazze di tomatillos, sbucciati e bolliti in acqua - ½ cipolla
bianca media cotta con i tomatillos - 10 rametti di cilantro - 1/3 cipolla
bianca media tritata - da 1/3 a ½ tazza d'acqua - ¾ di tazza di coriandolo
fresco tritato
Preparazione:
Se si sta usando il mortaio classico con la pietra, macinare il sale e l'aglio
innanzitutto prima di aggiungere gli altri ingredienti così che il loro sapore
possa permeare gli altri ingredienti.
Se si sta usando un mixer, si può aggiungere in questo ordine, ma questo è
estremamente importante per sbattere il più velocemente possibile quando si
miscelando così che gli ingredienti formeranno un composto grumoso.
Guarnire con il coriandolo.
Ingredienti:
1 cipolla media sbucciate e tagliata in quarti - 2 piccoli spicchi d'aglio
sbucciati - 1 ½ cucchiaini di sale o a piacere - 8 rametti di cilantro fresco,
tritato - 12 peperoncini serranos freschi o 6 jalapeno senza gambo e arrostiti -
1 ½ tazza di tomatillos, sbucciati, arrostiti o bolliti in acqua - ½ tazza
d'acqua - 1 pizzico di zucchero - 1 cucchiaino di sale o a piacere - 1 tazza di
coriandolo fresco sminuzzato - ¾ tazza di cipolle bianche, sbucciate e
sminuzzate
Preparazione:
Mettere la cipolla, l'aglio e il sale in un mortaio o in un mixer. Se si usa un
mortaio, macinare bene. Se si usa un mixer, sbattere una volta molto
velocemente. E' molto importante non macinare troppo oppure la consistenza della
salsa ne soffrirebbe. Aggiungere il coriandolo e sbattere ancora, molto
velocemente. Aggiungere i peperoncini, tomatillos e acqua e sbattere ancora.
Condire a piacere. Guarnire con coriandolo tritato e cipolla. Per preparare il
tutto senza mortaio o mixer; sminuzzare tutti gli ingredienti molto finemente e
miscelare.
Ingredienti:
6 tomatillos - 4 peperoncini serrano (più o meno a piacere) - 2 avocado medi
(sbucciati e senza semi) - 1 tazza d'acqua - ¼ tazza di cilantro (foglie, legate
insieme abbastanza saldamente) - sale a piacere
Preparazione:
Rimuovere la buccia dai tomatillos e sobbollire per 10 minuti o fino a che si
ammorbidiscano. Se si usano quelli in scatola, non c'è bisogno di farli
sobbollire. Si possono sobbollire i serranos con i tomatillos, se si vuole.
Mettere tutti gli ingredienti in un mixer e miscelare fino a che diventi
omogeneo. Questo non dovrebbe durare per molto dal momento che l'avocado tende a
diventare marrone. La consistenza ideale dovrebbe essere abbastanza liquida da
poter essere versata senza essere acquosa.
Ingredienti:
4 pomodori medi, tagliati a dadini - 1 cipolla bianca media, tagliata a dadini -
8 cipolle verdi, tritate finemente - 12 rametti di cilantro tritati finemente -
da 3 a 6 serranos freschi o 2 jalapenos sminuzzati - sale a piacere - 1/3 tazza
di succo di pompelmo o lime - 1 avocado medio, tagliato a dadini - 1 cucchiaino
di origano fresco, sminuzzato - ½ tazza di coriandolo fresco sminuzzato
Preparazione:
Combinare tutti gli ingredienti. Se preparato prima del tempo, combinare tutti
gli ingredienti ad eccetto che l'avocado, che potrebbe essere aggiunto appena
prima di servire.
Ingredienti per 4 persone:
24 gamberoni freschi | |
3 avocados pelati e affettai sottilissimi | |
4 spicchi d'aglio | |
1 lattuga mondata e pulita | |
6 cucchiai di olio d'oliva | |
sale | |
pepe |
Preparazione:
pulire i gamberoni, aprirli lasciando le due metà unite per la parte posteriore. Adagiarli su un piatto, insaporirli con sale, pepe e gli spicchi d'aglio affettati sottili. Coprire e lasciar riposare in frigorifero per circa due ore. Trascorso questo tempo, scaldare l'olio in una padella, unirvi i gamberoni con il loro condimento e farli colorire su entrambi i lati rivoltandoli spesso. Scolarli e adagiarli sulle foglie di lattuga disposte sul piatto di portata; guarnirli con le fettine di avocados e servire.
Ingredienti per 4 persone:
8 filetti di dentice | |
sale | |
pepe | |
succo di 3 lime | |
1 tazza di farina | |
150 g di olio | |
3 spicchi d'aglio | |
½ cipolla tagliata ad anelli | |
3 peperoncini (privati dei semi) tagliati a striscioline | |
3 foglie di alloro | |
1 pizzico di timo in polvere | |
6 pomodori arrostiti spellati e tritati | |
4 tazze di brodo di pesce | |
½ tazza di olive verdi | |
6 peperoncini sott'aceto | |
8 tortillas |
Preparazione:
Lavare i filetti di pesce e condirli con sale e pepe; metterli su un piatto e bagnarli con il succo di lime. Lasciar riposare per 10 minuti, quindi asciugare i filetti con uno strofinaccio pulito. Infarinare entrambe le parti dei filetti e friggerli nell'olio caldo finché saranno biondi. Scolarli e conservare l'olio di cottura. In questo olio far imbiondire l'aglio, toglierlo e soffriggere la cipolla, i peperoncini finché il composto sarà ben amalgamato. Aggiungere il brodo, aggiustare di sale e portare a ebollizione. Aggiungere quindi le olive, i filetti, i peperoncini e far sobbollire per circa 10 minuti. Servire nelle ciotole individuali accompagnando con tortillas calde.
Ingredienti per 4 persone:
200 g di pomodori pelati privati dei semi e tritati | |
100 g di cipolla tritata fine | |
½ litro di vino bianco | |
1 kg di polpo | |
4 cucchiai di olio d'oliva | |
sale | |
pepe |
Preparazione:
Far bollire il polpo pulito in acqua bollente per circa 10 minuti; scolarlo e tagliarlo in pezzi grandi come un boccone. Scaldare l'olio in una padella, unire la cipolla e i pomodori e soffriggere senza far colorire. Aggiungere quindi il polpo, spruzzare con il vino, alzare la fiamma e cuocere su fuoco vivo finché tutto il vino sarà evaporato. Ridurre quindi il fuoco e terminare la cottura.
Ingredienti per 6/8 persone:
1 dentice di 2 kg circa | |
4 uova | |
4 limoni | |
2 bicchieri di olio di semi | |
1 mazzo di prezzemolo | |
1 arancia | |
1 cipolla | |
100 g di mandorle sbucciate | |
2 avocado grande | |
sale | |
pepe |
Preparazione:
Separare la testa del pesce dopo averlo pulito perfettamente e irrorarla di succo di limone. Metterla in frigorifero. Collocare il pesce in una teglia abbastanza lunga e con i bordi alti. Farlo cuocere coperto d'acqua con poco sale, pepe, cipolla, succo e 2 fette spesse di limone. Quando il pesce è cotto e ancora sodo, sollevarlo con attenzione, farlo scolare, appoggiarlo sul piatto di portata e lasciarlo raffreddare. Preparare la salsa nel seguente modo: frullare 2 tuorli d'uovo sodi, 2 tuorli crudi, succo di limone, sale, olio quanto basta per preparare una maionese. Poi aggiungervi le mandorle, il prezzemolo pulito, l'avocado sbucciato, ½ cucchiaino circa di pepe bianco appena macinato. Frullare fino a che si forma una crema verde omogenea da lasciare in frigorifero per 2 ore. Prima di servire ricomporre il pesce unendo la testa posta in frigorifero, spalmarlo con la salsa e guarnirlo con il prezzemolo e fette d'arancia.
Ingredienti per 6 persone:
1 branzino di circa 2 kg | |
2 spicchi d'aglio | |
2 cucchiai di succo di lime (o limone) | |
1 cipolla tritata | |
2 peperoni verdi privati dei semi e tritati | |
2 cucchiai di burro | |
3 pomodori pelati e tritati | |
300 g di polpa di granchio spezzettata | |
1 bicchiere di vino bianco | |
sale | |
pepe |
Preparazione:
Tagliare il pesce nel senso della lunghezza, diliscarlo. Tagliare a metà gli spicchi d'aglio e strofinarli sul pesce. Bagnare col succo di lime, spolverizzare con sale e pepe. Porre una metà del pesce in una teglia imburrata mettendo la parte con la pelle a contatto con il fondo del recipiente. In una casseruola far appassire la cipolla e il peperone nel burro, unire i pomodori e aggiustare di sale; stufare per circa 5-8 minuti o finché la salsa si sarà addensata. Incorporarvi quindi la polpa di granchio e il vino e cuocere ancora qualche minuto. Coprire la metà del pesce con il composto di granchio, coprire quindi con l'altra metà del pesce mettendo la parte con la pelle rivolta verso l'alto. Coprire con un foglio di alluminio e cuocere in forno a 180° per 45-50 minuti o finché la carne del branzino sarà molto tenera. Servire subito.
Ingredientiper molte persone (10/12):
6 sogliole di circa 1 kg | |
1 tazza di cipolla tritata finemente | |
3 spicchi d'aglio spezzettati | |
3 cucchiai di olio | |
3 cucchiai di prezzemolo tritato | |
1 cucchiaio di sale | |
1 punta di cucchiaino di pepe | |
½ tazza di succo d'arancia | |
1 cucchiaio di succo di limone | |
1 uovo sodo tagliato a spicchi | |
paprika |
Preparazione:
Sfilettare le sogliole e sistemarle su una teglia da forno. A parte, in una piccola padella, soffriggere la cipolla e l'aglio fino a che diventino teneri ma non scuri. Unire il prezzemolo, salare e pepare. Versare il miscuglio sul pesce insieme al succo d'arancia e a quello di limone mischiati insieme. Coprire con un foglio di alluminio e cuocere in forno a 200° per 20-25 minuti. Sistemare sul pesce l'uovo tagliato a spicchi, spolverare con paprika e guarnire con bucce d'arancia a piacere.
Ingredienti:
350 g di gamberi | |
2 cucchiai di aceto | |
1 e ½ cucchiaio di succo di limone | |
1 cucchiaino di sale | |
1 punta di cucchiaio di mostarda | |
1 cipolla piccola tritata finemente | |
1 spicchio d'aglio diviso a metà | |
3 cucchiai di olio d'oliva | |
1 pizzico di peperoncino | |
2 avocado tagliati a metà | |
1 pomodoro di medie dimensioni sminuzzato |
Preparazione:
In una terrina mescolare il succo di limone, l'aceto, il sale, la mostarda, il pepe e accantonare. A parte rosolare l'aglio con metà della cipolla poi unire i gamberi e lasciar cuocere 4-5 minuti. Eliminare l'aglio e cipolla e mettere i gamberi nella terrina insieme al miscuglio precedentemente preparato. Aggiungere un poco d'olio di cottura, cospargere con la cipolla rimasta e con il peperoncino, coprire e far riposare in frigorifero per una notte. Prima di servire togliere i gamberi dalla marinata, metterli negli avocados tagliati a metà e condire con qualche cucchiaio del loro sugo e il pomodoro sminuzzato.
Ingredienti per 4-5 persone:
150 g di gamberi sgusciati | |
1 cipolla tritata finemente | |
1 spicchio d'aglio spezzettato | |
6-8 cucchiai di olio | |
250 g di pomodori pelati | |
120 g di peperoncini verdi eliminado i semi | |
1 cucchiaino scarso di sale | |
1 spolveratina di pepe | |
4 uova | |
2 cucchiai di farina |
Preparazione:
Soffriggere aglio e cipolla in 2 cucchiai di olio, i pomodori non sgocciolati, unire i peperoni, mezzo cucchiaino di sale e pepe. Portare ad ebollizione, abbassare la fiamma. Coprire e lasciar cuocere per una 20 di minuti; tenere al caldo. Nel frattempo battere gli albumi a neve, i tuorli con il rimanente sale. Mischiare i rossi e albumi, incorporare la farina e aggiungere i gamberi. Prelevare il composto con un cucchiaio e, una cucchiaiata alla volta, friggere nell'olio d'oliva bollente fino ad ottenere la doratura. Si possono ricavare 10 frittelle grandi o 20 piccole. Servire le frittelle calde accompagnate dalla salsa di pomodoro.
Ingredienti per 4 persone:
1,3 Kg circa di filetti di cernia | |
1/3 di tazza di vino rosso secco | |
6 peperoncini verdi | |
½ tazza di cipolla tritata | |
1 spicchio d'aglio tritato | |
2 cucchiai di olio | |
3 pomodori medi spellati e tritati | |
1/3 di tazza di acqua | |
¼ di tazza di prezzemolo tritato | |
1 cucchiaino di zucchero | |
½ cucchiaino di sale | |
½ cucchiaino di origano secco pestato | |
¼ di cucchiaino di cumino macinato | |
sale | |
pepe | |
½ tazza di olive | |
1 cucchiaio di capperi |
Preparazione:
Pulire i peperoncini eliminando il picciolo e i semi. Metterli a bagno in acqua calda per un'ora, asciugarli, mischiarli al vino e frullare. In una pentola di medie dimensioni, soffriggere l'aglio e la cipolla fino a che diventino teneri ma non dorati. Aggiungere il vino con il peperoncino, i pomodori, l'acqua, il prezzemolo, lo zucchero, il sale, l'origano e il cumino. Portare ad ebollizione, abbassare il fuoco, coprire e lasciar cuocere lentamente per 5 minuti. Poi unire le olive e i capperi. Salare e pepare i filetti di pesce, metterlo in una teglia, cospargerlo di salsa e infornare a 180° per 45-60 minuti. Rimuoverlo con delicatezza e servirlo su un piatto di portata insieme alla salsa.
Ingredienti per 4 persone:
1,2 kg di pollo tagliato a pezzetti | |
2 cucchiai di olio d'oliva | |
1 cipolla piccola sbucciata e affettata | |
450 g di zucchini tritati finementi | |
4 fette di ananas | |
2 cucchiai di zucchero di canna | |
½ dado | |
250 g di pomodori pelati | |
2 pere | |
1 banana verde con la buccia | |
1 tazza di piselli |
Preparazione:
Ungere il pollo e farlo dorare nel forno ben caldo per 15 minuti. Toglierlo dal forno ed eliminare il grasso di cottura. Salare, ricoprire con le fette di ananas, poi unire gli zucchini tritati, la cipolla affettata, il dado sbriciolato, i pomodori e lo zucchero. Mettere il recipiente coperto sul fuoco a mezza fiamma per 25 minuti. Nel frattempo pelare e affettare le pere e tagliare le banane in 8 pezzi senza togliere la buccia. Trascorso il tempo necessario versare nella pentola la frutta e i piselli. Coprire e cuocere lentamente per altri 15 minuti. Prima di servire togliere le bucce alle banane.
Ingredienti per 4/6 persone:
12 peperoni | |
300 g di carne di vitello macinata | |
300 g di carne di maiale macinata | |
sale | |
pepe | |
4 cucchiai di olio d'oliva | |
½ cipolla tritata fine | |
120 g di mandorle pelate e tritate | |
120 g di pinoli | |
100 g di uvetta sultanina | |
350 g di noci fresche pelate | |
1 tazza di latte | |
1 tazza di panna | |
semi di 2 melograni maturi | |
1 cucchiaio di prezzemolo tritato |
Preparazione:
Abbrustolire i peperoni sulla piastra; avvolgerli in uno strofinaccio pulito per
30 minuti, quindi pelarli e praticare un'incisione verticale su un lato.
Togliere i filamenti e i semi lasciando intatti i gambi. Mescolare la carne di
maiale con quella di vitello e condire con sale e pepe. Scaldare l'olio in una
padella e soffriggervi la cipolla; aggiungere le mandorle, i pinoli e l'uvetta;
mescolare continuamente finché la carne è cotta. Togliere il composto dal fuoco
e lasciar raffreddare. Riempire i peperoni con questo composto, chiuderli con
gli stuzzicadenti e accomodarli su un piatto. Macinare le noci, aggiungervi
lentamente il latte mescolando continuamente; incorporarvi quindi la panna e
mescolare bene. Coprire i peperoni con questa salsa di noci; guarnire con i semi
di melograno e il prezzemolo tritato.
Ingredienti per 6 persone:
450 g di carna di manzo macinata | |
450 g di carne di maiale macinata | |
sale | |
pepe | |
1 tazza di riso bollito | |
3 tuorli d'uovo | |
1 fetta di pane inzuppata nel latte | |
6 foglie di menta fresca tritate fini | |
2 uova sode tagliate a cubetti | |
2 cucchiai di olio | |
2 spicchi d'aglio tritati | |
8 pomodori arrostiti e tritati | |
1 pizzico di cumino in polvere | |
2 peperoncini tritati | |
2 tazze di brodo di carne | |
6 tortillas |
Preparazione:
Mescolare la carne di manzo con quella di maiale, condire con sale e pepe, aggiungervi il riso, i tuorli d'uovo, il pane e 3 foglie di menta; mescolare bene. Formare con il composto delle polpette ponendo al centro di ognuna un pezzetto di uovo sodo. Lasciar riposare. Scaldare l'olio in una padella e farvi soffriggere la cipolla; aggiungere i pomodori, il cumino e i peperoncini e cuocere mescolando continuamente fino ad ottenere un composto denso. Aggiungere il brodo e cuocere su fuoco basso fino a quando la salsa prenderà bollore. Aggiustare di sale e aggiungere le restanti foglie di menta. Mettere le polpette nella salsa e una per volta facendo attenzione a non romperle. Cuocere su fuoco basso per circa un'ora o finché la carne sarà cotta. Servire con tortillas calde.
Ingredienti per 6 persone:
900 g di carne di manzo tagliata a pezzi | |
2 cucchiai di olio d'oliva | |
3 tazze d'acqua | |
¼ di tazza di prezzemolo tritato | |
2 cucchiaini di sale | |
pepe | |
peperoncino | |
500 g di pomodori pelati | |
1 cipolla affettata | |
½ tazza d'acqua | |
2 cucchiai di semi di sesamo | |
2 spicchi d'aglio | |
1 dado | |
cumino | |
2 zucchine medie affettate | |
3 patate piccole tagliate in quarti | |
200 g di mais |
Preparazione:
Mettere in forno la carne fino a che non è imbrunita, quindi toglierla dal
forno. Aggiungere tre tazze d'acqua, prezzemolo, sale e pepe. Coprire e cuocere
a fuoco moderato per un'ora e mezza. A parte, in una casseruola, mettere i
pomodori, il peperoncino, la cipolla, mezza tazza d'acqua, i semi di sesamo,
l'aglio, il dado sbriciolato e il cumino. Mescolare fino a che sono ben
amalgamati, quindi unire i pezzetti di manzo, le patate e il mais. Coprire e far
cuocere a fuoco lento per 25-30 minuti. Quando la carne è tenera e le verdure
sono cotte, condire a piacere con sale e pepe.
Ingredienti per 6 persone:
900 g di spalla di maiale disossata tagliata a pezzi | |
2 tazze d'acqua | |
1 cipolla piccola tagliata a fette | |
1 cucchiaino di sale | |
2 tazze di salsa di avocado | |
2 pomodori affettati | |
qualche foglia di lattuga | |
1 cucchiaino di olio d'oliva |
Preparazione:
In una pentola portare ad ebollizione due tazze d'acqua, aggiungere la carne, la cipolla e il sale. Coprire e cuocere lentamente per un'ora circa. Quando la carne è tenera, togliere il coperchio e continuare la cottura a fuoco vivace per circa 15-20 minuti in modo che il sugo si addensi. Mescolare e controllare che la carne non bruci. Trasferire (delicatamente affinché non si disfino), i pezzi di maiale in un padellino unto di olio d'oliva; friggerli fino a che non formino una crosticina dorata. Poggiarli su un piatto di portata, circondandoli con la salsa di avocado; guarnire con pomodori e lattuga.
Ingredienti per 6 persone:
1 e ½ Pollo in quarti | |
4 tazze di brodo di pollo | |
2 cucchiai di olio d'oliva | |
80 g di mandorle | |
½ filoncino di pane secco tagliato a rondelle | |
1 cipolla tritata | |
3 spicchi d'aglio | |
2 chiodi di garofano | |
1 piccola stecca di cannella | |
3 pomodori pelati e tritati | |
3 cucchiai di olio d'oliva | |
3 tazze di brodo di pollo | |
1 tazza di sherry | |
sale | |
pepe | |
25 olive verdi | |
6 peperoncini |
Preparazione:
Bollire il pollo nelle 4 tazze di brodo fino a quando è tenero; togliere la pelle. Soffriggere le mandorle in 2 cucchiai di olio; scolarle e tenere l'olio di cottura. Soffriggere la cipolla, l'aglio, i chiodi di garofano, il pane e la cannella in questo olio. Aggiungervi i pomodori. Quando il composto è ben cotto, frullarlo insieme alle mandorle. Far colorire il pollo nel rimanente olio, aggiungervi il composto di mandorle, il rimanente brodo e lo sherry. Condire con sale e pepe e cuocere su fuoco basso per circa 30 minuti. Aggiungervi le olive e i peperoncini e cuocere per altri 5 minuti.
Ingredienti per 6/8 persone:
2 kg di coscia d'agnello con osso tagliata a pezzi | |
3 spicchi d'aglio tritati | |
1 tazza di aceto bianco | |
½ tazza di olive verdi sott'olio | |
½ tazza di cipolla tritata | |
½ tazza di carota tritata | |
1 rapa piccola pelata e tagliata | |
¼ di tazza di prezzemolo tritato | |
1 cucchiaino di zucchero | |
1 cucchiaino di sale | |
½ cucchiaino di origano secco pestato | |
1 punta di cucchiaino di pepe |
Preparazione:
Con un coltello fare 8-9 incisioni nella carne e inserire un pezzettino d'aglio
in ogni fessura. Mettere la carne in una casseruola, aggiungere l'aceto, le
olive, la cipolla, la carota, la rapa, il prezzemolo, lo zucchero, il sale,
l'origano e il pepe. Marinare nel frigorifero per 24 ore mescolando di tanto in
tanto. Togliere la carne dalla casseruola, eliminare il grasso e infornare a
180° per 2-3 ore. Ultimata la cottura lasciare riposare in forno per ancora 15
minuti. Portare ad ebollizione la marinata precedentemente accantonata, coprire
e cuocere lentamente per 10-15 minuti fino a che le verdure sono tenere. Versare
questo sugo sopra la carne e servire.
Ingredienti per 4 persone:
1 coniglio | |
3 peperoncini verdi | |
1 testa d'aglio | |
foglie di lattuga | |
5-6 ravanelli | |
50 g di burro | |
4 cucchiai di aceto | |
sale |
Preparazione:
Stemperare i peperoncini in aceto bollente, unire l'aglio e schiacciare tutto
insieme. Spalmare internamente il coniglio con l'impasto ottenuto, mettere in
una teglia unta di burro e infornare a 180-200°. Dopo circa 40 minuti togliere
dal forno.
Servire con guarnizioni di lattuga e ravanelli.
Ingredienti per 4 persone:
800 g di carne di vitellone | |
2 pomodori | |
1 grossa cipolla | |
1 manciata di prezzemolo | |
2 peperoncini verdi sott'aceto | |
2 avocados | |
1 cespo di lattuga | |
sale |
Preparazione:
Cuocere la carne a piccoli pezzi in acqua salata fino a che non è tenera.
Tritare finemente i pomodori, il prezzemolo e la cipolla e soffriggere in olio.
Aggiungere un poco di brodo e i pezzettini di carne, salare e lasciar amalgamare
gli ingredienti.
Poco prima di spegnere il fuoco unire i peperoncini spezzettati e se necessario
un poco di brodo; lasciar asciugare. Servire con guarnizioni di avocado e foglie
di lattuga.
Ingredienti per 6/8 persone:
1 tacchino | |
1 kg di patate | |
100 g di prosciutto crudo tagliato a pezzettini | |
100 g di strutto | |
100 g di burro | |
1 uovo | |
1 vasetto di olive verdi | |
1 cucchiaiata di senape | |
1 cucchiaino di noce moscata | |
1 cucchiaino di prezzemolo tritato | |
1 cipolla grande tritata | |
3 spicchi d'aglio tritati | |
pepe | |
sale |
Per la salsa:
4 pomodori grandi | |
4 spicchi d'aglio | |
4 peperoni gialli | |
2 cucchiai di zucchero | |
1 cucchiaino di origano | |
2 cucchiai di olio | |
sale |
Preparazione:
Pulire bene il tacchino, pungerlo con una forchetta fuori e dentro, salarlo e peparlo. Far cuocere le patate tagliate in piccoli pezzi. In una terrina sbattere l'uovo, unire il burro liquefatto, la cipolla tritata, le olive, il prosciutto a pezzettini, il prezzemolo, la noce moscata, la senape, l'aglio, il pepe e il sale. Mescolare con cura insieme alle patate cotte e con l'impasto ottenuto riempire il tacchino. Metterlo poi a cuocere in una casseruola con ¾ di litro di acqua salata, farlo andare a fuoco lento girando frequentemente perché il tacchino raggiunga in ogni parte lo stesso uniforme grado di cottura. Quando l'acqua si sta consumando ungere ripetutamente con lo strutto. A parte preparate la salsa: ammorbidire i peperoni nel forno, eliminare i semi e i filamenti interni, schiacciarli con l'aglio, i pomodori e l'origano e far friggere tutto con sale e zucchero. Servire il tacchino tagliato a pezzi accompagnato dalla salsa.
Ingredienti:
900 g di fagioli secchi | |
12 tazze di acqua | |
1 cipolla tagliata a metà | |
3 mazzetti di epazote fresco | |
2 cucchiai di lardo o olio | |
2 fette di cipolla | |
sale |
Preparazione:
Lasciare i fagioli a bagno in acqua per almeno 2 ore, quindi scolarli. Metterli in una casseruola, coprirli con l'acqua, aggiungere la cipolla, l'epazote, sale e portare a ebollizione. Cuocere finché i fagioli saranno teneri, aggiungendo altra acqua se necessario. Aggiustare di sale, coprire il recipiente e lasciar riposare in luogo fresco per un giorno. Trascorso questo tempo, far bollire nuovamente i fagioli per pochi minuti. Scaldare il grasso di cottura in una padella, rosolarvi le 2 fette di cipolla, aggiungere i fagioli e portare a ebollizione mescolando continuamente. Nella tradizione messicana, questo procedimento viene ripetuto giornalmente fino ad esaurimento dei fagioli.
Ingredienti:
480 g di riso | |
150 g di olio d'oliva | |
½ cipolla media tritata | |
2 peperoncini | |
2 mazzetti di prezzemolo | |
2 spicchi d'aglio | |
2 pomodori privati dei semi e pelati | |
100 g di piselli freschi | |
2 carote tagliate a cubetti | |
4 tazze di brodo di pollo | |
sale | |
2 cucchiai di prezzemolo tritato | |
2 uova sode a rondelle |
Preparazione:
Scaldare l'olio in una padella e soffriggervi la cipolla, i peperoncini e l'aglio. Aggiungere il riso e soffrigerlo fino a che diventa biondo; aggiungere il prezzemolo e i pomodori, mescolando continuamente. Aggiungere i piselli, le carote, il brodo e sale quanto basta. Coprire la padella e far sobbollire su fuoco basso per circa 40 minuti. Togliere la cipolla, i peperoncini, l'aglio e il prezzemolo. Spolverizzare con il prezzemolo tritato e guarnire con le uova. Questo riso si serve generalmente con tortillas e salsa al peperoncino.
Ingredienti:
250 g di fagioli borlotti secchi | |
4 tazze d'acqua | |
1 lattina di birra da 33 cl | |
1 cipolla media tritata | |
6 fette di pancetta | |
250 g di pomodori pelati | |
1 cucchiaio di prezzemolo pulito | |
sale | |
pepe |
Preparazione:
In una casseruola ammollare i fagioli per una notte nell'acqua oppure portarli a ebollizione, cuocere per circa 2 minuti, coprire la casseruola e lasciar riposare per un'ora. Trascorso questo tempo, incorporarvi la birra e la cipolla. Porre sul fuoco, portare a ebollizione, coprire e far sobbollire per circa un'ora e mezza o finché i fagioli saranno molto teneri. In una padella far saltare la pancetta finché sarà croccante e sgrassata, scolarla e sbriciolarla. Aggiungerla al composto di fagioli insieme ai pomodori non sgocciolati, il prezzemolo, sale e pepe. Coprire e far stufare per 35 minuti. Servire caldo.