GUERRA SI,

MA ALLE MALATTIE!

 

Da mesi ormai la parola “guerra” è entrata prepotentemente nelle nostre vite e nel nostro parlare quotidiano, ma sembra quasi che la nostra società, così perfetta e civile, voglia rifiutarne l’idea, come se il pensiero non la sfiorasse nemmeno.

Ma mettendo a tacere la nostra coscienza con la convinzione che le guerre, le carestie, le epidemie siano distanti troppi chilometri per destare il nostro interesse, contribuiamo con un notevole peso alla rovina ed alla degradazione di intere popolazioni.

Guardando al di là delle apparenze e dei falsi ideali, si scoprono solo tristi situazioni di potenti armati contro i deboli, contro chi non ha altro al di fuori della propria esistenza.

E’ proprio seguendo “le loro nobili cause” di supremazia e ricchezza ed inneggiando alla globalizzazione che si nasconde in realtà quante risorse naturali si stiano depredando, quanti mezzi di sussistenza si stiano distruggendo e, di conseguenza, quante carestie ed epidemie si stiano espandendo a macchia d’olio nei Paesi più poveri.

I potenti, d’altronde, sono troppo occupati con il conteggio dei loro soldi.

Nel frattempo “le popolazioni inferiori” fanno il conteggio delle vittime.

E giorno per giorno cercano di sopravvivere in condizioni di vita disumane, rese prive di una costante assistenza sanitaria e carenti di un adeguato stato sociale.

Come se non bastasse, devono anche convivere con devastanti scenari di guerra, siccità, denutrizione; tutti terreni fertili che consentono il terribile dilagare delle epidemie.

AIDS, malaria, tubercolosi, scoppiando silenziosamente, investono milioni di uomini, donne e  bambini destinandoli ad una morte certa, e le multinazionali farmaceutiche, per ovvi motivi economici, non possono permettersi la produzione di farmaci generici per i Paesi più poveri.

Il caso più emblematico si è verificato in Sud Africa, quando 39 industrie farmaceutiche hanno deciso di impedire l’applicazione del MEDICINES ACT del ’97 di Nelson Mandela.

Il progetto prevedeva la produzione locale di farmaci retrovirali generici a basso costo, che avrebbero potuto salvare in 3 anni centinaia di migliaia di persone.

Nel mondo l’AIDS ha colpito circa 35 milioni di persone, di cui 29 milioni solo in Africa: non stupisce che solo 30 mila di queste abbiano accesso ai trattamenti antivirali? Non disgusta il pensiero che ogni giorno migliaia di persone muoiano a causa di pochi miliardari che vantano il possesso di un “BREVETTO”?

Oltre tutto, le nostre care e ricche multinazionali non vogliono più investire  un centesimo nella ricerca dei farmaci per  molte malattie che seminano morte nei Paesi più poveri poiché queste stesse malattie ormai da tempo sono state debellate in Occidente.

E merita la giusta attenzione anche il fatto che risorse a costo zero, come per esempio i semi che appartengono collettivamente alle comunità agricole, vengano trasformati in prodotti dal costo elevatissimo, sotto il monopolio dell’industria delle biotecnologie.

Ma nel silenzio ipocrita della nostra società si alza un piccolo coro di voci che urlano il loro “NO” a tanta desolazione: sono organizzazioni nate per portare una luce di speranza alle terre coperte dall’ombra dei potenti. Già da parecchi anni, il lavoro ed il coraggio di questi volontari hanno salvato migliaia di vite, portando assistenza sanitaria e distribuzione di viveri e farmaci.

Medici Senza Frontiere, nata nel 1968, conta oggi circa 3000 volontari sparsi in più di 80 Paesi. Questa ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) ha finora garantito la vita a centinaia di migliaia di persone, divulgando al tempo stesso tutti i problemi causati da guerre e speculazioni politiche e finanziarie.

MSF di recente ha avviato, tra le tante iniziative,  un progetto nel nord della Repubblica Sudafricana, occupandosi della salute di circa 300 mila persone, visitandole presso strutture sanitarie e mantenendo un sistema di vigilanza epidemiologica.

Animati dallo stesso spirito, i volontari di Emergency hanno salvato, ad oggi, quasi 600 mila civili feriti in guerra, occupandosi maggiormente di curare e riabilitare le vittime delle mine antiuomo (delle quali l’Italia è la prima produttrice al mondo) e delle bombe “intelligenti”.

Realtà come queste dimostrano che è possibile costruire un’alternativa a questa globalizzazione proponendo un diverso modello di sviluppo e di cooperazione tra i popoli.

PERCHE’ UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE

II FESTA DI PRIMAVERA CALDA

21 marzo 2003

“Primavera di pace”

ore 09:00 Mostra Fotografica

L’Europa nel conflitto

(di Jessica Hauf)

 

 

ore 17:00 Dibattito

Guerra si, ma alle malattie!

Sanità, Farmaci e Globalizzazione

Intervengono docenti, esponenti di ONG,

operatori sociali e del volontariato

 

 

ore 21:00 Festa

DJSET & LIVE, PIATTI ETNICI,

DRINKS E BIRRA, PERFORMANCE,

ARTISTI DI STRADA, PROIEZIONI VIDEO

 

 

La Tarantola”

Collettivo Farmacia

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