Allegato 2
La programmazione dei fondi strutturali 2000- 2006
Laccelerazione e la riqualificazione degli investimenti pubblici, che costituiscono requisito indispensabile di una nuova politica di sviluppo, trovano occasione forte di promozione nella programmazione dei Fondi strutturali comunitari 2000-2006. Tale programmazione deve essere improntata a una decisa responsabilizzazione dei livelli decentrati di governo, da realizzare attraverso un ruolo centrale delle Regioni e un forte partenariato con le Autonomie locali e con le parti economiche e sociali.
Al fine di avviare la sollecita attivazione dal 1° gennaio 2000 di questi fondi, entro luglio 1999 dovrà essere presentato allUnione Europea per le Regioni obiettivo 1 un Piano Globale di Sviluppo assieme a Programmi operativi per ogni Regione e a eventuali "Programmi operativi di stretta valenza nazionale". Inoltre, dovranno essere presentati i documenti di programmazione relativi agli obiettivi 2 e 3.
Secondo le indicazioni dellUnione Europea, tali programmi operativi dovranno contenere lindicazione degli "assi prioritari" del programma e dei loro obiettivi quantitativi e, per ogni asse, una descrizione delle misure che si intendono prendere per attuarlo e una previsione del piano di finanziamento (comunitario, pubblico nazionale e privato).
Al fine di conseguire questi risultati è necessario in primo luogo rivedere le procedure amministrative (NOTA 1) secondo quanto prefigurato nel documento "Cento idee per lo sviluppo" discusso nel recente seminario di Catania. La suddetta revisione rientra nelle attribuzioni delle istituzioni competenti, segnatamente delle Regioni. Il Governo si impegna a utilizzare gli strumenti disponibili di incentivazione e di coordinamento dei fondi al fine di consentire il conseguimento di questi risultati.
E anche necessario, sempre in base alle linee indicate nel suddetto documento, definire schemi efficaci per la valutazione ex ante, in itinere ed ex post degli interventi (schemi alla cui predisposizione lavorerà nei prossimi mesi il Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione (DPS) del Ministero del Tesoro, Bilancio e programmazione economica). Tali schemi saranno oggetto di confronto con le altre Amministrazioni e con le parti economiche e sociali.
E quindi necessario identificare metodi e condizioni per favorire la partecipazione di privati al finanziamento e alla gestione dei progetti di intervento. A tale proposito si dovrà realizzare un coinvolgimento della Banca Europea degli Investimenti (BEI) sin dalle prime fasi del processo di programmazione dei fondi. Questo risultato potrà essere conseguito con il contributo dei Ministeri dei Lavori Pubblici e del Tesoro nellambito dellattivazione dellUnità per la promozione della finanza di progetto.
E inoltre necessario costruire un sistema informativo adeguato a) sui progetti e sul loro ciclo di attuazione, e b) sui "fabbisogni" di investimento, opportunamente misurati in base alla quantità e qualità dei servizi necessari e forniti (NOTA 2).
I risultati sopra-indicati richiedono anche che prosegua subito, tanto a livello regionale che nazionale, il vaglio e la selezione delle idee-programma avviato con il suddetto documento e durante i lavori di Catania, al fine di identificare strategie, obiettivi e programmi da includere nei Programmi operativi da sottoporre alla valutazione europea.
Tale attività di selezione delle idee-programma potrà essere avviata attraverso la rapida attuazione di due sistemi di tavoli di programmazione: a livello nazionale e a livello regionale, entrambi caratterizzati da una immediata attivazione del partenariato istituzionale ed economico-sociale previsto dalla proposta di Regolamento comunitario (che raccolga le Autonomie locali, le associazioni imprenditoriali e sindacali, associazioni rappresentative di interessi ambientali, delle pari opportunità e del terzo settore).
Per conseguire il risultato del luglio 1999, è utile prevedere una fase preliminare di lavoro, fino a metà marzo 1999, durante la quale i due sistemi di tavoli lavorino in modo sostanzialmente separato. Sulla base di rapporti interinali presentati entro quella scadenza si potrà quindi realizzare una "fusione" dei tavoli che consenta di proseguire il lavoro nei successivi 4 mesi. Lo schema dei Rapporti interinali sarà comune a tutti i tavoli, secondo linee metodologiche che verranno predisposte entro la metà di gennaio dal DPS.
Già in questa prima fase di programmazione sarà utile impostare linee di azione integrate fra i diversi fondi in cui le risorse comunitarie si articolano. In particolare, lo strumento delle politiche del lavoro dovrà essere impiegato per garantire che le diverse strategie di sviluppo si traducano anche in miglioramenti sensibili dei livelli e della qualità delloccupazione.
Con riguardo ai tavoli regionali, essi dovranno essere attivati in ogni regione da iniziative di confronto programmatico ampio, simili a quella svoltasi a Catania, nelle quali, anche a partire dalla scheda preliminare predisposta per il documento "Cento idee" e delle proposte rappresentate a Catania e in altre sedi dalle altre Istituzioni, si realizzi un confronto amplio con le Autonomie locali, le associazioni imprenditoriali e sindacali, e le altre parti sociali rappresentative di interessi rilevanti.
A tale confronto dovrà accompagnarsi la costituzione formale di un "Comitato regionale" con la partecipazione delle suddette parti, nel rispetto di regole minime di partenariato da stabilire in modo concorde con il DPS, così da soddisfare sin dallinizio i requisiti richiesti dallUnione europea per potere poi approvare i piani operativi. Le modalità di partenariato che ogni Regione realizzerà terranno conto del suo peculiare assetto istituzionale e delle prassi già in essere. Forme particolarmente avanzate di partenariato che siano estese anche alla fase di attuazione dei programmi, ad esempio attraverso modalità di scelta delle priorità che tengano efficacemente conto delle idee progettuali delle Amministrazioni locali, potranno essere incentivate prevedendo meccanismi premianti nella ripartizione delle risorse finanziarie fra regioni (coerentemente con gli orientamenti presentati nel documento "Cento idee" e discussi a Catania, di attribuire le risorse, in parte secondo i criteri prestabiliti che assicurino certezza di finanza, in parte secondo premi di merito relativi alla qualità del processo di programmazione).
Entro metà marzo 1999, anche sulla base degli impegni che vanno maturando allinterno delle Intese istituzionali di programma circa limpiego delle risorse statali ordinarie per le priorità della regione, ogni Regione redigerà e farà approvare dal proprio Comitato un Rapporto interinale regionale che contenga indicazioni di massima circa: gli obiettivi da conseguire (rappresentati in modo quantitativo) e le linee di intervento prioritarie per conseguirli (con unindicazione di massima del loro costo); le questioni di assetto istituzionale e procedurale da risolvere per conseguirli; le informazioni da raccogliere per valutare leffettiva conseguibilità degli obiettivi; il metodo con cui si intende proseguire lattività di selezione dei programmi nei successivi 4 mesi.
Con riguardo al Tavolo nazionale, esso verrà attivato attorno ai temi prioritari nazionali che congiuntamente emergono dai lavori e dal dibattito tenutosi nelle sessioni del Seminario. Appena concordati questi temi, per ognuno di essi verrà individuata, nellappropriata sede istituzionale, una Amministrazione centrale "pilota". La Direzione generale o il Dipartimento competente individuato da tale Amministrazione, assieme alle Direzioni generali o Dipartimenti individuati dalle altre Amministrazioni che possono portare contributi sul tema, e avvalendosi di altre strutture pubbliche e di esperti, concluderà entro metà marzo 1999 una prima istruttoria con la stesura, per le aree dellobiettivo 1, un "Rapporto interinale settoriale".
Ogni rapporto dovrà contenere indicazioni di massima circa gli obiettivi da conseguire in quel settore (rappresentati in modo quantitativo) e le linee di intervento prioritarie per conseguirli (con unindicazione di massima del loro costo); le questioni di assetto istituzionale da risolvere per conseguirlo; le informazioni da raccogliere per valutare la effettiva conseguibilità dellobiettivo. Al fine di assicurare la centralità del ruolo delle Regioni nella programmazione, ogni rapporto dovrà anche contenere, anche sulla base dei criteri di efficacia proposti nel capitolo II (§ 3.3) del documento "Cento idee", una valutazione circa la "regionalizzabilità" degli interventi necessari a conseguire lobiettivo. Dovrà quindi formulare una proposta motivata circa lopportunità che le misure di intervento pubblico con i fondi strutturali relative al settore in oggetto appartengano a una delle tre seguenti categorie:
Linsieme delle Amministrazioni centrali pilota darà vita a un "Comitato nazionale", assieme al Ministero del Tesoro (DPS) e con la partecipazione delle parti economiche e sociali, analogamente a quanto previsto per le singole Regioni: queste parti possono partecipare anche ai singoli tavoli settoriali. Al Comitato partecipano anche rappresentanti delle Regioni e delle Autonomie locali.
Sulla base dei Rapporti interinali redatti dai due gruppi di tavoli si potrà avviare a marzo, con una integrazione dei livelli di coordinamento, la fase seconda del processo di programmazione, che dovrà condurre entro luglio alla presentazione dei documenti di programmazione alla Commissione.
Per quanto riguarda le aree dellobiettivo 1, lintegrazione fra i due livelli richiederà:
Le Amministrazioni centrali e le parti economiche e sociali si impegnano a definire, entro la data di entrata in vigore dei nuovi regolamenti dei fondi strutturali, un modello stabile di partenariato sociale sui fondi stessi, con sede e modalità di partecipazione attiva in tutte le fasi di programmazione, attuazione, monitoraggio (sia fisico che finanziario), sorveglianza e valutazione dei documenti di programmazione e delle varie forme di intervento. Lo stesso modello verrà proposto per lattuazione del partenariato sociale a livello regionale.
NOTA 2
La richiesta della delibera Cipe di tenere conto
esplicitamente, allatto dellassegnazione delle risorse alle regioni, di
parametri attraverso cui rappresentare il diverso ritardo infrastrutturale e il diverso
livello di benessere di ciascuna di esse, al fine di favorire le regioni più
svantaggiate, trova - alla luce dello stato delle conoscenze - negli indicatori
individuati dalla stessa delibera (popolazione, reddito pro capite, disoccupazione, stock
infrastrutturale disponibile) una soluzione rapida e accettabile, pur se non ottimale, ma
che potrebbe essere migliorata in vista delle future ripartizioni. Si vuole fare
riferimento, ad esempio, alla possibilità di misurare il benessere regionale direttamente
con riguardo al profilo del "consumo" anziché utilizzando la proxy del
"reddito", così come allintroduzione di parametri in grado di cogliere
direttamente lentità e la qualità dei servizi infrastrutturali (anche nei risvolti
ambientali in senso stretto e in senso lato) anziché fare riferimento alla nozione di
stock di infrastrutture, di difficile trattazione essendo relativa a settori fra loro di
fatto non commensurabili. La Conferenza Stato-Regioni, anche al fine di attrezzarsi
per tempo per future ripartizioni e per il QCS 2000-2006, potrebbe procedere alla
costituzione di un Gruppo tecnico cui demandare lelaborazione di nuovi parametri
volti a misurare sia il benessere con indicatori diversi dal reddito pro capite, sia le
carenze di servizi riconducibili a deficit infrastrutturali, a cui porre in relazione i
futuri stanziamenti. Il Dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione è
eventualmente pronto a contribuire a tale gruppo attraverso lUnità di valutazione
per la costruzione di nuove metodologie sia sul versante dellindividuazione di
parametri più efficaci nel rappresentare la domanda a cui le infrastrutture esistenti e
programmate intendono dare risposta, sia nel tradurre questi elementi in una procedura
perequativa nella distribuzione alle regioni delle risorse a tale scopo destinate.
In secondo luogo, in base alla delibera Cipe (punto 5.2) saranno predisposti da parte del
Comitato gli schemi di rilevazione dei dati relativi alle iniziative avviate nelle aree
depresse. Inoltre, si procederà ad un monitoraggio rigoroso delle iniziative
infrastrutturali avviate nelle aree depresse, al fine di disporre di un quadro esaustivo
che consenta una più efficiente allocazione delle risorse, che parta dalla presa
datto di una situazione assai critica di carenza nella raccolta e nella trattazione
delle informazioni relative agli interventi infrastrutturali e degli investimenti pubblici
in genere. Carenza rilevabile in particolare in merito alla distribuzione territoriale,
allo stato di attuazione, alle fonti di finanziamento ed al patrimonio progettuale
disponibile, cui è dobbligo dare risposta in modo non occasionale ma permanente,
pervenendo alla costituzione di una banca dati degli interventi infrastrutturali riferita
a tutto il territorio nazionale, da aggiornare in tempo reale o, perlomeno, con elevata
frequenza. La necessità di dotare le Amministrazioni centrali e regionali di un unico
supporto informativo aggiornato e aggiornabile, utilizzabile per il monitoraggio e la
programmazione degli interventi infrastrutturali, può trovare uno strumento adeguato
nella proposta operativa per la costruzione del "Catasto delle opere pubbliche".
Si concorda pertanto con lipotesi già maturata presso la Conferenza Stato-Regioni
di procedere alla messa a punto della proposta. Ad essa le Amministrazioni daranno pieno
contributo. Per quanto concerne il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di
Coesione, il contributo potrà venire dal SINIT che gestisce da tempo un prototipo sulla
base dei dati relativi a circa 50.000 progetti dellintervento straordinario per il
Mezzogiorno che può essere suscettibile di rapida attuazione.