PIANO D'AZIONE PER L'OCCUPAZIONE
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Documento di sintesi

PREMESSA

L’Italia, come gli altri partner europei, ha presentato ad aprile il suo Piano d’azione per l’occupazione. Si tratta di un documento programmatico che non contiene tutto l’insieme delle strategie del governo per l’occupazione e lo sviluppo, ma è organizzato su alcune linee prioritarie concordate con gli altri paesi europei, la cui applicazione verrà sottoposta periodicamente a verifica da parte dell’Unione europea.

Il Piano italiano, che è il frutto della concertazione tra Governo e parti sociali secondo i contenuti definiti nell’Accordo per il lavoro del 24 settembre 1996, segna una forte intensificazione dell’impegno per l’occupazione in particolare nel Mezzogiorno.


LE LINEE D’AZIONE

Incentrato su 19 linee guida comuni a tutti i paesi europei - secondo quanto concordato nel vertice per l’occupazione di Lussemburgo - il Piano ruota intorno a quattro parole chiave:

1 - Occupabilità - Facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro;

2 - Imprenditorialità - Creare le condizioni per la nascita e lo sviluppo delle imprese;

3 - Adattabilità - Preparare gli individui e le imprese ai cambiamenti della società;

4 - Solidarietà - Tutelare i soggetti deboli e attuare le pari opportunità.
 


1 - OCCUPABILITA’

L’obiettivo è migliorare le chances occupazionali degli individui e favorire l’ingresso al lavoro in particolare dei giovani.

 Le leve fondamentali sono: l’informazione su dove si trova il lavoro e su come sta cambiando; l’orientamento alle scelte professionali più adatte a valorizzare le caratteristiche personali; la formazione e la scuola che siano all’altezza delle nuove esigenze del mondo del lavoro.

L’accesso al lavoro è stato favorito dai tanti strumenti agevolati messi a disposizione con il "Pacchetto Treu": nuovo apprendistato, contratto di formazione, tirocini di orientamento, lavoro interinale, piani di inserimento professionale.

Nel 1998 si prevede un incremento di circa 170.000 work esperiences, cioè occasioni agevolate di formazione e prime esperienze sul lavoro per i giovani, attraverso i nuovi strumenti (tirocini di orientamento, piani d’inserimento professionale e lavoro interinale), che si aggiungono alle 800.000 del ’97 (per apprendistato e contratti formazione lavoro).

Si stima che circa 150.000 work esperiences, tra contratti di formazione (40 mila) e apprendistato (106 mila), si potranno trasformare in un lavoro stabile.

L’azione di sostegno ad aree particolari di crisi si è concretizzata nel decollo dei contratti d’area e dei patti territoriali. Ad oggi, sono stati approvati dodici patti territoriali e cinque contratti. Obiettivo del governo è attivarne 40 entro l’anno.

Il governo ha favorito la nascita dei "Patti di gemellaggio" Nord-Sud per aiutare gli imprenditori del Nord a insediarsi nel Mezzogiorno; il primo patto è stato stipulato fra Treviso e Manfredonia. Contemporaneamente è stata incentivata la mobilità territoriale dei giovani del Sud attraverso borse-lavoro e stage agevolati che consentano di affrontare il trasferimento al Nord per periodi di formazione.

Per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro è stato avviato e si concluderà entro il ’98 il processo di decentramento dei nuovi servizi all’impiego. Entro pochi mesi verranno autorizzate ad operare anche agenzia private di intermediazione.

E’ attivo un sito internet del Ministero del Lavoro www.minlavoro.it dove è possibile immettere curricula; si sta predisponendo una rete informatica nazionale, già attiva in dodici province, che colleghi servizi pubblici e privati per aumentare l’informazione e l’orientamento al lavoro.

Per far emergere il lavoro sommerso, nel "Pacchetto Treu" sono stati varati i contratti di riallineamento che permettono una graduale emersione alle aziende in tre-quattro anni con un adeguamento progressivo degli oneri (costo del lavoro, contributi e fisco). Sono al vaglio del Governo misure più intense di intervento, soprattutto per agevolare gli adempimenti fiscali e contributivi per il pregresso.


2 - IMPRENDITORIALITA’

L’obiettivo è migliorare le condizioni per lo sviluppo delle imprese e la creazione di nuova imprenditorialità in particolare nel Mezzogiorno.

Per sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese sono state varate importanti misure: una riforma strutturale del fisco con l’introduzione dell’Irap, la riduzione dell’imposizione sugli utili delle imprese che si ricapitalizzano, incentivi fiscali per la creazione di nuove attività produttive, agevolazioni per le organizzazioni senza fini di lucro (Onlus), incentivi per la modernizzazione della rete distributiva e della manutenzione edilizia.

A questi aiuti si aggiungono gli incentivi per i giovani concordati con l’Unione europea per i nuovi assunti addizionali rispetto all’organico in forza e le agevolazioni fiscali per le piccole e medie imprese che provvedono a nuove assunzioni nelle aree del Mezzogiorno. L’impatto sull’occupazione per il 1998 dovrebbe essere rispettivamente di 30.000 e 60.000 unità.

Contemporaneamente è stata semplificata la macchina amministrativa dello Stato e avviato un processo di liberalizzazione delle attività produttive, in particolare nel settore del commercio, e nell’accesso alle professioni.

Sono state promosse misure a sostegno dell’imprenditorialità dei giovani, avvalendosi in particolar modo dell’esperienza posseduta dalla società per l’Imprenditorialità giovanile (finanziati finora 878 progetti per complessivi 2.105 miliardi), attivando una serie di misure (prestito d’onore) per disoccupati delle aree di crisi del paese (oltre 200 miliardi predisposti con 3.000 giovani già avviati ai corsi).


3 - ADATTABILITA’

La terza parola chiave riguarda la riqualificazione del lavoro. Nell’era della globalizzazione dei mercati e delle conoscenze, imprese e individui devono investire su nuovi modelli organizzativi e sull’accrescimento delle competenze.

Occorre investire nel sostegno all’impiegabilità del lavoro tramite la formazione.

Forte impulso ha avuto il processo di integrazione tra scuola e formazione professionale. E’ stato dato il via alla riorganizzazione dei centri di formazione e alla riqualificazione del personale; è stato migliorato l’utilizzo dei fondi europei, con l’obiettivo di raggiungere nel ’98 l’utilizzo del 55% delle risorse disponibili.

Un altro aspetto riguarda l’organizzazione del tempo di lavoro. Sono state previste agevolazioni per utilizzare in misura maggiore l’istituto del part-time, è stata incentivata la riduzione e la rimodulazione dell’orario di lavoro, è stata data chiarezza normativa al job sharing (lavoro a coppia).

E’ in discussione in Parlamento un provvedimento normativo, noto con il nome di "Statuto dei nuovi lavori", che regola le forme d’impiego diverse da quelle basate su un rapporto di lavoro dipendente (autoimpiego, work experiences, lavoro associato ed in cooperativa).

La formazione mirata e continua costituisce uno strumento fondamentale affinché queste nuove forme non restino precarie e dequalificate. Nel lavoro interinale è stato previsto un fondo, alimentato da un contributo del 5%, per il finanziamento di interventi formativi. Anche nelle forme tradizionali di lavoro dipendente è stato deciso di destinare lo 0,30 per cento alla formazione continua degli occupati e di chi è a rischio di disoccupazione.


4 - SOLIDARIETA’

Un paese che punta alla coesione sociale deve tutelare i soggetti più deboli e attuare le pari opportunità.

Tra i soggetti deboli rientrano a pieno titolo i disoccupati. E’ stato varato un Piano straordinario d’inserimento al lavoro che interessa 100.000 giovani disoccupati del Mezzogiorno, che entreranno in azienda con una Borsa di lavoro (66.000) o saranno inseriti in Progetti di Lavoro di Pubblica Utilità organizzati dalle amministrazioni locali (34.000).

Per i disoccupati in età avanzata sono previste specifiche misure d’incentivazione in caso di assunzione da parte delle imprese. Nel 1998 si stima il reinserimento al lavoro di circa 286.000 lavoratori.

Un decisivo aspetto del sostegno alla domanda di lavoro riguarda gli investimenti nell’economia sociale e nelle attività di manutenzione in senso lato: assistenza alle persone, valorizzazione dei beni culturali, cura dell’ambiente. Lo strumento più importante finora messo in atto è la normativa di sostegno delle cosiddette organizzazioni no-profit, approvato nel 1997 dal Governo su delega del Parlamento.

Grande impulso ha avuto il settore cooperativo in genere e la cooperazione sociale in particolare. Attualmente sono oltre 4.000 ed occupano stabilmente 120.000 lavoratori tra cui 17.000 persone svantaggiate.

Dopo la riforma dei lavori socialmente utili si sono create le premesse perché i progetti si evolvano da forme assistenziali anche a forme capaci di autosostenersi come lavori produttivi.

Per l’attuazione delle pari opportunità e la riduzione del divario tra disoccupazione maschile e femminile, il Governo è intervenuto valorizzando l’imprenditorialità femminile con la legge 215/92, promuovendo progetti di azioni positive finanziate dal Ministero del Lavoro, aumentando le possibilità occupazionali con il prestito d’onore, il lavoro interinale, il part-time. Per conciliare tempi di lavoro e tempi di vita, è stato presentato un disegno di legge sui congedi parentali che sancisce il diritto per entrambi i genitori ad assentarsi dal lavoro nei primi anni di vita del bambino.

Con la riforma del collocamento obbligatorio per le categorie protette, attualmente in discussione in Parlamento, si allargherà lo spazio di tutela dei disabili anche nelle piccole e medie imprese e si adotterà un modello di inserimento maggiormente mirato secondo le caratteristiche e le esigenze sia del singolo sia dell’azienda.

La nuova disciplina sull’immigrazione ha introdotto importanti novità in materia di mercato del lavoro. E’ stata intensificata l’azione di controllo e vigilanza contro lo sfruttamento del lavoro nero e minorile e per aumentare la sicurezza delle condizioni di lavoro.
 
 

I NUMERI DEL LAVORO

Nel Piano si indica una crescita dell’occupazione dello 0,7 per cento nel ’99, dello 0,9 nel ’2000 e dell’1 per cento nel 2001. Questo significa che il Governo stima la possibilità di creare circa 150-180 mila nuovi posti di lavoro ogni anno. La previsione nasce dall’analisi degli effetti prodotti dalla stabilizzazione del quadro macroeconomico, dal calo storico dell’inflazione e dei tassi, dalla riduzione del deficit pubblico e dalle misure specifiche di sostegno al lavoro e all’impresa. Nel contempo anche il tasso di disoccupazione, attualmente al 12,2 per cento, dovrebbe scendere progressivamente.
 
 

PIANO D’INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO PERSONALIZZATO

Un punto importante della strategia, infine, riguarda il "Piano d’informazione e di orientamento personalizzato" che interesserà 200 mila nuovi iscritti al collocamento fra i 19 e i 24 anni e 300.000 adulti sopra i 25 anni in cerca di prima occupazione o di un nuovo lavoro: si baserà su una serie di interviste realizzate dagli uffici territoriali del lavoro. L’obiettivo sarà quello di informare i disoccupati sulle possibilità di formazione e lavoro e sugli strumenti di incentivazione esistenti, per favorire la messa a punto di un progetto individuale che accresca le chances di occupazione. Per valutare i progressi realizzati, le interviste saranno replicate a distanza di sei mesi. Questo permetterà un monitoraggio continuo delle esigenze e delle aspettative di chi deve entrare nel mercato del lavoro o di chi ne è appena uscito e ha bisogno di un aiuto personalizzato alla ricerca di una nuova occupazione.


 

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