VACANZE ROMANE
Lavoravo per un’importante agenzia di accompagnatori turistici di alto
livello solo da poche settimane. Ero stata assunta grazie alle mie doti di traduttrice, la profonda conoscenza delle bellezze romane e (non
guasta mai) una discreta presenza fisica. Dati gli innumerevoli e costosi servizi che offrivamo, le persone che si rivolgevano a noi
erano per lo più ricchi imprenditori americani o persone di rilievo che, in incognito, venivano in visita nel “bel paese”. In poco tempo
divenni una delle più apprezzate: i clienti erano rimasti sempre soddisfatti ed entusiasti di tutte le attenzioni che rivolgevo loro.
Durante quel periodo della mia vita, ero innamorata del mio lavoro: lo facevo con passione e, non lo nascondo, era anche molto divertente. Ma
quelle settimane di forzata gavetta non mi avevano adeguatamente preparato a ciò che sarebbe avvenuto.
Una calda mattina, entrando al “Quartier Generale”, mi stupii di un insolito nervosismo che
aleggiava nell’aria: tutti correvano trafelati da una parte all’altra della “hall” e i telefoni non smettevano di squillare. Ero arrivata in
ritardo, come sempre, e cercai subito di mimetizzarmi tra i miei colleghi temendo che, se avessi attirato l’attenzione del mio capo (che
in quel momento usava contemporaneamente due telefoni), avrei subito una bella lavata di capo o forse qualcosa di peggio! Mi rintanai nel
mio ufficio, accesi il computer e cominciai il solito tran-tran quotidiano. Quella settimana non era previsto niente di particolarmente
impegnativo e avrei potuto rilassarmi un po'. Improvvisamente sentii gli inconfondibili passi pesanti e cadenzati del mio capo, sempre più
vicini ed, essendo il mio ufficio l’ultimo del corridoio, ero ormai sicura che stesse venendo proprio da me. Pensai: ”Mi ha beccata anche
stavolta!”. Bussò ed entrò. Cercai, per quanto mi fu possibile, di avere un’aria innocente e, con mia enorme sorpresa, non menzionò
neppure il mio ritardo: aveva altro per la testa. “Laura” mi disse “ ho
un incarico veramente importante da affidarti e, se mi rivolgo a te, è perché credo che tu sia la persona più adatta per svolgerlo”. Mi chiesi
quanto illustre potesse essere il cliente che aveva portato tutta quell’agitazione in ufficio. “Dimmi tutto, che bolle in pentola?”
risposi con la franchezza che mi caratterizza; “Domenica ci sarà la presentazione di un nuovo film qui in città, ma il protagonista ha
intenzione di arrivare qualche giorno prima. Desidera visitare la città in tutta tranquillità. A quanto pare qualcuno deve avergli parlato di
te, perché mi ha fatto espressamente il tuo nome”. “Sono lusingata… ma
si può sapere chi è?” dissi di rimando, un po’ perplessa. “E’ quel
Russell Crowe, il “Gladiatore”, ne hai sentito parlare?”. Ero ammutolita: da mesi conservavo ogni minimo ritaglio di giornale che
parlasse di lui e adesso non solo avrei potuto conoscerlo, ma sarei rimasta accanto a lui per la maggior un giorno intero! Il capo mi
incalzò: ” Beh, a quanto pare non ti è del tutto indifferente… spero
che, in ogni caso, continuerai a mantenere la tua professionalità: è un cliente importante e devi cercare di accontentarlo in ogni modo!”.
Finalmente riacquistai la parola:”Agli ordini capo! Sarà fatto! Darò il
meglio di me!”, “Bene! Ma mi raccomando: con lui cerca di essere più puntuale di quanto lo sei a lavoro!” .
Uff! Colpita e affondata!
Quel pomeriggio per fortuna ero libera e ne approfittai per ritoccare il mio
aspetto che, in generale, garantisce la metà del successo con gli uomini. L’indomani mi recai di buonora all’aeroporto. Lui non era
ancora arrivato… ma ero già in TILT! Cosa avrei dovuto dirgli? Dimostrarmi un tipo socievole e “alla mano” o incredibilmente
professionale? Se si fosse trattato di un altro cliente non avrei avuto dubbi, ma lui era speciale. Il suo aereo finalmente atterrò e lui scese
la scaletta con un’andatura baldanzosa; gli andai incontro e mi presentai. “Damn’t!” esclamò con il suo buffo accento australiano “mi
avevano detto che eri bella ma… non mi aspettavo tanto!” e mentre mi sorrideva notai i suoi occhi socchiusi e luminosi, che mi guardavano da
dietro le lenti giallo-arancione dei suoi occhiali. Lo accompagnai in albergo, mi assicurai che fosse tutto in ordine e di suo gradimento e
per essere più facilmente reperibile, presi anch’io una stanza lì. Lo portai in giro per tutto il giorno illustrandogli le bellezze della
città e lui si dimostro attento e affascinato. Tornati in albergo la sera, mi saluto' con un gran sorriso, ringraziandomi.
Trasportai le mie stanche membra fino alla mia stanza ancora stordita e incredula: ero
stata davvero con lui??? “No” pensai “tra poco mi sveglierò nel mio
letto e capirò che era solo un bellissimo sogno!”. Mi feci una doccia e
mi rivesti con abiti comodi: un jeans “vissuto” e una camicia a quadri:
sembravo una cowgirl! Un’ora dopo fui distolta dalla televisione da qualcuno che bussava alla mia porta. Aprì. Era
Russ. Indossava un
maglione blu e dei jeans scoloriti: da mangiare! Mi disse che era un po’ stanco per uscire, ma gli avrebbe fatto piacere bere qualcosa in
mia compagnia nella sua suite e chiacchierare un po’. Non potevo rifiutare. Lo seguii. Mise della musica lenta di sottofondo e mi versò
da bere. Sugli alcolici e le sigarette ci intendevamo. Dopo un po’ mi alzai per guardare la magnifica vista della città illuminata,dalle sue
finestre. Mi sentivo osservata e la mia temperatura comincio a salire. Mi girai e vidi che mi guardava intensamente. In tre passi attraversò
la stanza e mi raggiunse. Mi abbracciò come se non volesse più lasciarmi. Mi baciò avidamente, passandomi le mai su tutto il corpo
come se non potesse più smettere di toccarmi. Assaporai la sua bocca che sapeva di Bourbon e sigarette, ero totalmente rapita dal suo essere
quasi brutale e selvaggio. Non riuscimmo ad arrivare al letto: la nostra passione ci travolse: mi sussurrò con la sua voce roca, che
doveva prendermi subito, lì, che doveva avermi immediatamente. Mi fece sentire incredibilmente donna e immensamente desiderata. Ogni suo
movimento, ritmico e sempre più veloce, mi faceva raggiungere nuove vette di un piacere che non credevo esistesse. Mi guardava negli occhi,
come se volesse comunicarmi che tutto il godimento che gli stavo offrendo era sublime e forse anche un po’ inaspettato. Mio amò con
tutto se stesso. Poi chiuse gli occhi, si sollevò sulle braccia, inarco' la schiena ed emise un urlo quasi animalesco. Ci abbandonammo spossati
l’uno nelle braccia dell’altra. La notte trascorse infuocata e i nostri
corpi si unirono più e più volte, dando vita a esperienze sempre più travolgenti e appaganti.
Quando mi svegliai il mattino seguente, ero sola: lui era andato via. Sapevo che non potevo aspettarmi un suo
coinvolgimento sentimentale, ma ne restai lo stesso un po’ delusa. Mi feci una doccia e rientrai nella mia camera per mettere insieme le mie
cose e andar via. Il mio lavoro lì era terminato. Aprendo la portai trovai un bellissimo mazzo di rose rosse a gambo lungo sul tavolo… e un
biglietto. Lo aprii. Diceva:”Sei una donna fantastica. Grazie per esseri dedicata a me. Spero di tornare presto in Italia e di rivederti.
Love, Russ.” Era stato un po’ lapidario, ma accettai con molto piacere
quel gesto romantico e non dovuto, anche se non riuscii a credere alla possibilità di un nuovo incontro. Il pomeriggio tornai al mio solito
lavoro, alla solita vita, alla solita routine. Tutto ciò che mi circondava era uguale a prima, soltanto io ero cambiata: arricchita e
travolta da una passione e da un ardore che non avrei potuto più provare se non con lui. Arrivederci
Russ, torna presto…
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