Segretarie
Capitolo IV
L’autostrada era libera e invitante, la tentazione
di Deirdre di schiacciare sull’acceleratore era sempre
molto forte. Per evitare di farsi beccare dalla polizia
rinunciò a quello stimolo e si godette il viaggio,
scenario notturno compreso. Quando arrivò allo Shilo
Inn a Mammoth Lake scaricò i suoi bagagli e occupò la
stanza. Era la solita stanzetta, linda e soppalcata, con
il mobilio rustico, un bagno minuscolo e la televisione.
Aprì la valigia e accese la TV. Il ristorante era
chiuso a quell’ora, si mise il pigiama e addentò il
sandwich che si era comprata lungo la strada. Dieci
minuti dopo aver finito di mangiare piombò in un sonno
profondo. Si svegliò tre ore dopo, nel cuore della
notte, la televisione che borbottava in sottofondo, l’immagine
di Stewart impressa nei suoi pensieri. Chissà se era
stata davvero una buona idea. Sapeva proprio di fuga
quella sua mini vacanza. Spense la televisione e cercò
di riprendere sonno, imponendosi di non pensare almeno
fino a dopo le prime cinque piste dell’indomani.
La giornata era fantastica. Il sole brillante
risultava letteralmente accecante sulla neve, il cielo
era di un blu intenso completamente libero da nubi, le
piste sgombre. Fantastico. Deirdre affrancò gli
scarponi agli sci e cominciò ufficialmente il suo fine
settimana in montagna. L’aria era leggera e profumata,
il freddo pungente ma la neve era favolosa e si sentiva
bene, finalmente, dopo tanto tempo. Si fermò un paio di
volte a bere un sorso d’acqua, poi verso l’ora di
pranzo si fermò per riposarsi. Si tolse gli sci e si
buttò su di un cumulo di neve fresca ad addentare il
panino che si era fatta preparare in albergo, si aprì
la tuta e allargò la sciarpa, si tolse il berretto e
chiuse gli occhi, offrendo la maggior superficie
possibile di pelle del viso al sole. D’un tratto
squillò il telefono. Non ebbe neppure il coraggio di
controllare chi fosse, ma si sentì sollevata quando
scoprì che era Lou Anne.
- Allora? Che combini?
- Il massimo dei massimi… Mangio un panino sulla
neve e prendo il sole!
- Hai sciato?
- Sì, la neve è bellissima, non c’è nessuno.
- Si riempie nel fine settimana…
- Infatti… Come vanno le cose laggiù?
- Il tuo Tarzan sopravvive… Ma secondo me gli
manchi.
- Non ero venuta qui per dimenticare?
- Ah non lo so. Ma poi mi chiedi ‘Come vanno le
cose laggiù’… Credevo t’interessasse.
- Lo dicevo per il lavoro. Hanno bisogno di aiuto o
si arrangiano?
- Rognano un po’ ma tendenzialmente si arrangiano.
Hollywood e io gli diamo una mano se sono nelle canne…
- Grazie Lou Anne. E ringrazia anche Charlize.
- Sarà fatto. E tu divertiti, capito?
- Lo farò anche per voi!
Il tuo Tarzan sopravvive, ma secondo me gli manchi.
Poteva essere vero? Ufffff…. E’ mai possibile che
riesca a rovinarmi le vacanze così? Non ci devo
pensare, non ci devo pensare, non ci DEVO pensare…. Il
buon proponimento servì. Infatti, si alzò, tornò alla
seggiovia e si godette il resto del pomeriggio
sfinendosi sui pendii innevati.
Il giorno dopo fu anche meglio. L’unico
inconveniente fu che Mammoth Lakes cominciò ad
affollarsi leggermente. Si preparano all’invasione del
weekend… pensò Deirdre. Questo non le impedì di
godersi la giornata sulle piste, ridendo da sola come
una fessa quando due o tre volte cadde e rovinò a pelle
d’orso sulla pista. Quel pomeriggio si arrese a
rientrare in albergo soltanto quando il sole fu
tramontato. Scalmanata e stanca, con un po’ di neve
nelle maniche, fece il suo ingresso nella hall tutta di
legno dell’inn. Il ragazzo alla reception richiamò la
sua attenzione. Lei si avvicinò al banco e il ragazzo
le si rivolse a bassa voce.
- Signorina, c’è una persona che la cerca, è qui
da un’oretta. – Indicò le poltrone che si
intravedevano nell’area di fronte al bar.
Deirdre ebbe un colpo al cuore. Stewart era seduto
con una sigaretta accesa in una mano e una bottiglietta
di birra nell’altra. Si sentì prima imbarazzata poi
leggermente contrariata. Non era possibile stare in
pace? Non era proprio possibile evitare di… di…
infastidirsi così?? Lo raggiunse, lui si illuminò in
un sorriso quando la vide. Scarmigliata, il volto
biscottato dal sole, le gote rosse per l’affanno non
ancora smaltito di tante piste fatte quel giorno, aveva
gli occhi dardeggianti per l’irritazione.
- Buonasera Stewart, posso sapere cosa ci fai qui?
- Ciao… Ehi!! Ma sei una meraviglia! Avevi ragione,
due giorni di riposo hanno fatto miracoli, hai cambiato
faccia! Chissà come starai bene lunedì mattina…
- Che ci fai qui? – ripetè Deirdre.
Stewart si fece un po’ più serio.
- Sono venuto a tr-… a passare anch’io il fine
settimana in montagna. Mi avevi parlato bene di questo
posto, ho pensato di venirci anch’io.
- Dov’è la tua attrezzatura? – chiese Deirdre,
girando lo sguardo sul bagaglio di Stewart.
- Quale attrezzatura… Oh, quella attrezzatura… -
guardò gli sci di Deirdre, che non essendo stati ben
puliti, cominciavano a gocciolare sul pavimento la neve
che si scioglieva. – Io non so sciare.
- Fantastico. E cosa ti sei portato, le parole
crociate, la calza…
Stewart si irritò leggermente.
- Non penso ci sia bisogno di essere sgarbati, non
credi?
Deirdre sbottò, sebbene moderatamente dato che si
trovavano al bar dell’albergo.
- Possibile che tu non capisca? Ho bisogno di stare
sola, lontana da San Francisco, lontana dall’ufficio…
- … lontana da me? – Stewart incalzò,
completando la frase di lei.
Deirdre fissò gli occhi, ancora più verdi per
contrasto con la biscottatura del viso, in quelli di
lui, se avesse potuto lo avrebbe fulminato. Dopo qualche
minuto di silenzio, cercò di calmarsi. Gli parlò
piano.
- Hai già la tua chiave?
- Sì.
- Andiamo a parlare in un posto più tranquillo,
fammi togliere questa roba di dosso.
Lasciò Stewart davanti alla sua camera ed entrò
nella sua; si spogliò entrò nella doccia e si
rinfrescò rapidamente. Dopo essersi rapidamente
rivestita sentì bussare alla porta. Sull’uscio aperto
stava Stewart, vestito sportivo. Non lo aveva mai visto
così, jeans, scarponcini, camicia e pile.
- Posso entrare? – chiese lui.
- Accomodati – fece lei, facendogli strada.
Chiuse la porta, e la guardò.
- Non hai freddo con la testa bagnata?
- Stewart, non so cosa tu abbia capito, ma io…
- Ho capito che mi piaci, Deirdre. E credo di
piacerti. O sbaglio?
- Stewart, per quanto romantico e simpatico,
lavoriamo insieme, l’hai dimenticato? Questa cosa non
si può fare.
- E chi l’ha detto?
- Lo dico io! Ma dico: non hai un minimo di… senso
comune? Lavoriamo insieme, sarebbe un pasticcio, sarebbe
scorretto, contro ogni buon senso…
Stewart si avvicinò. Aveva sempre il suo buon
profumo, e l’odore delle sigarette addosso.
- Siamo due adulti, possiamo gestire la cosa senza
che influenzi il lavoro, lo sai meglio di me. – disse
sottovoce.
- Io non credo sia una buona idea… - disse Deirdre,
abbassando gli occhi.
Stewart le alzò il mento con un dito, costringendola
a guardarlo negli occhi.
- Io invece credo proprio di sì…
La baciò lievemente sulle labbra. Deirdre rimase
impalata. Percepì la morbidezza un po’ ruvida della
bocca di lui sulla sua, chiuse gli occhi. Lui continuò
a darle dei piccoli baci, ai quali lentamente lei
cominciò a rispondere. Lui le passò una mano tra i
capelli bagnati, lentamente lei gli circondò le spalle
con le braccia, Stewart passò le sue intorno alla vita
di lei e la strinse contro il suo corpo. Deirdre
percepì che il desiderio di lui era già presente e i
suoi baci si fecero più frequenti e appassionati.
Sentì la lingua di lui che quasi timidamente cercava la
sua. Deirdre gli si abbandonò senza vergogna. Aprì
avidamente la bocca come se dovesse mangiarlo e lui la
strinse ancora di più. La spinse verso il letto sul
quale lei cadde. Uno dopo l’altro si tolsero i vestiti
di dosso e si infilarono sotto il piumino, essendo la
temperatura nella stanza decisamente fresca. Deirdre lo
desiderava molto, si abbarbicava al suo corpo robusto
mentre lui la baciava dappertutto; le sue mani
accarezzavano le spalle larghe e scendevano lungo le
braccia muscolose e poi lungo la schiena possente, il
desiderio di lui sempre prepotente. Trascorsero lunghi
minuti duranti i quali continuarono a baciarsi,
accarezzarsi e coccolarsi, rimandando volontariamente il
momento dell’unione vera e propria. La baciò su tutto
il corpo, scese sotto la cintola, con la mano
delicatamente allargò la sua gamba, cercando di
baciarla ancora più giù. Lei lo fermò, con un lieve
‘No’ e continuò a mormorare di lasciar perdere e di
tornare sulla sua bocca. Lui l’accontentò ma non
potendo più resisterle cercò di entrare dentro di lei.
Lei percepì qualche difficoltà. Lui prese ancora un po’
di tempo, poi ritentò. Oh… Dio, non è possibile…
pensò Deirdre. Allungò una carezza dalla sua schiena
verso i glutei poi portò la mano sui genitali. Gesù,
non era più pronto. Che cosa… buffa! Il desiderio di
Stewart era stato così dirompente che aveva… fatto
cilecca. Disperato Stewart piantò la fronte sul
cuscino, vicino al suo viso, esalando un sospiro
leggermente esasperato.
- Mi dispiace…
Deirdre sorrise nella penombra nella quale era ormai
avvolta la camera.
- Vuoi andare a cena?
- No, voglio te…
Deirdre sorrise.
- Si vede che non è cosa…
- E’ che… che ho desiderato di stare con te così
tanto che ora…
- … sei un po’ emozionato, che vuoi che sia. –
sorrise ancora – Andiamo a rilassarci di fronte ad un
filetto di salmone, ti va? Fanno una torta di mele
fantastica in questo posto.
Stewart tornò a baciarla delicatamente, la sua mano
appoggiata sul seno, il corpo tutto appoggiato al fianco
di lei.
- Salmone…
- Salmone…! – ripetè lei.
- Vada per il salmone… - disse Stewart, ancora un
po’ deluso.
- Vado a vestirmi e asciugarmi la testa.
Deirdre scivolò fuori dal letto, lasciando Stewart
che, un po’ scuro in volto, rimase sotto il piumino e
si accese una sigaretta.
Il cameriere stappò una bottiglietta di vino bianco
della California e ne versò a Stewart; lui lo assaggiò
poi diede un lieve cenno di assenso e il cameriere ne
versò anche a Deirdre. Stewart, ancora immusonito, si
guardava intorno nella sala da pranzo dell’albergo. Le
parlò senza guardarla in faccia.
- Vieni qui da molto?
Deirdre lo guardò e non riuscì a nascondere un
sorriso. L’episodio di letto preprandiale lo aveva
davvero scocciato.
- Da tre anni. Ma ho imparato a sciare soltanto due
anni fa. Infatti oggi sono rotolata quattro volte e mi
sono trovata con la faccia nella neve a ridere da sola
come una scema!
La battuta non sfiorò minimamente Stewart. Deirdre
decise di risollevare le sorti della serata.
- Mi dispiace di essere stata maleducata nella hall,
ti chiedo scusa.
Stewart la guardò. Sembrava decisamente dispiaciuto
ma i suoi occhi si fecero dolci e meno severi.
- Troverò il modo di perdonarti.
- Perché, le mie scuse non ti bastano? – chiese
Deirdre un po’ perplessa.
- Potresti farti perdonare insegnandomi a sciare… -
un sorriso piccolo piccolo fece capolino.
- Oh! Non sono in grado, mi dispiace… Ma mentre io
mi ammazzo sulle piste potresti prenderti un istruttore
per un paio d’ore domani, che ne dici?
- Non penso sia il caso…
- Come vuoi… Ma cosa farai domani tutto il giorno?
Stewart la guardò e sorrise.
- Non prendi nemmeno in considerazione l’ipotesi di
sciare, chessò… solamente la mattina, vero?
- E’ la mia vacanza… Devo riposarmi… ricordi?
- Potresti riposarti facendo una passeggiata con me…
- Nemmeno per sogno! Sono venuta per sciare e
scierò! – sorrise dispettosa.
- Che carogna… - sorrise di rimando lui.
- Sii buono, lasciami andare… Domenica col la folla
che ci sarà, sarà impossibile sciare. Ma tu prova a
sciare due ore, dai. Vedrai che ti divertirai!
- L’importante è che abbiano l’elisoccorso…
Deirdre sorrise.
- Ce l’hanno, non preoccuparti.
Dopo cena bevvero una cosetta al bar, poi alle undici
tornarono verso le loro camere. Di fronte alla stanza di
lei si fermarono a parlare.
- Io… credo che per stasera sarebbe meglio se
andassimo a dormire. Te lo… chiedo per favore, ho
sciato tantissimo oggi e sono molto stanca.
- Non preoccuparti, va bene così.
Stewart la baciò sulla fronte.
- Buonanotte…
Deirdre lo vide allontanarsi ed entrare nella sua
stanza. Rimase un po’ imbambolata nel corridoio a
chiedersi ancora se tutta quell’assurda storia fosse
una buona idea. Poi, entrata in camera e indossato il
pigiama, crollò in un sonno profondo non appena ebbe
toccato il letto.
Capitolo V
Sabato mattina, giornata ancora spettacolare, neve
ancora bella farinosa, folla triplicata. Deirdre e
Stewart si trovarono al ristorante per la colazione. Lei
lo salutò con un sorriso.
- Non ho pensato al tuo vestiario… hai almeno una
calzamaglia sotto i jeans?
- Sì.
- Ok, va bene… Gli sci li noleggeremo e al noleggio
chiederemo anche per l’istruttore. Hai dormito bene?
- Abbastanza, grazie. Ma tu sei sempre così solare
quando vieni in montagna?
- Mi diverto troppo!
Stewart ripensò alla sua fallimentare performance
della sera prima e si rabbuiò nuovamente un poco.
- E come dubitarne…
Dopo una ricca colazione salirono sulle piste,
Deirdre lasciò Stewart nelle capaci mani dell’istruttore
e si avviò verso la seggiovia.
- Io vado, ma nelle prossime due ore tutte le volte
che scendo vengo a vederti, ok? Mi raccomando, non farti
male! – sorrise.
Lui la guardò un po’ preoccupato.
- Ricordati, se mi succede qualcosa ti riterrò
responsabile!
Deirdre cominciò la sua giornata nel solito modo,
zigzagando sulla neve fino al fondo della pista. Quando
arrivò vide Stewart in equilibrio davvero precario
sugli sci con l’istruttore che cercava disperatamente
di fargli assumere una posizione consona. Rise e lui la
vide e le rivolse uno sguardo buffamente torvo. Risalì
sulla seggiovia e continuò così fino alla fine della
lezione di Stewart quando lo trovò esausto e coperto di
neve ovunque vicino al bar a fondo pista. Gli si fece
incontro con un sorriso.
- Allora? Sei riuscito a fare la baby almeno una
volta?
- Oh sì. Sulla pancia.
Deirdre rise di gusto.
- Potrai dire di aver provato anche questo! Ti va un
grog?
- Ne ho bisogno, sì…
Entrarono nel rifugio, i passi buffi e impacciati
impediti dagli scarponi.
- Ho deciso di essere buonissima: continuo fino all’una
e mezza, poi scendiamo. Ti va di andare in paese a fare
una passeggiata?
- Non ho un muscolo che sia sano… Ora come ora
sogno soltanto il mio letto…
- Sfisicato! Ok, prendiamo un po’ di sole e alle
tre e mezzo scendiamo, va bene?
Rientrarono in albergo per le quattro. Stewart,
dolorante e ammaccato entrò nella sua camera, lei lo
seguì.
- Non ne posso più…
- Consolati, domani starai peggio!
- Fantastico…
Di nuovo così vicini, di nuovo così intimi. Deirdre
lo baciò. Un solo bacio delicato, poi si fece subito
trasportare dal desiderio. Lui le aprì in un sol colpo
la zip della tuta e gliela sfilò, poi si tolse i
calzoni. Si infilarono nel letto e continuarono a
baciarsi, i corpi freddi uno contro l’altro. Si
scaldarono subito; Stewart fu questa volta più grintoso
e deciso, dopo averla baciata rapidamente su tutto il
corpo scese sotto la sua cintola e questa volta non
diede retta alle preghiere di Deirdre di tornare a
baciarla sulla bocca. Si soffermò laggiù per dei
lunghi minuti, durante i quali Deirdre vibrò di
piacere. Poi tornò a baciarle il collo ed entrò dentro
di lei, questa volta pronto e quasi rabbioso. Fecero l’amore
in modo appassionato, lui la sopraffece, i colpi del suo
bacino potenti e desiderosi. L’attese, non senza
difficoltà, lei venne subito dopo di lui, poi si
abbandonò sopra di lei, il fiato affannoso, le braccia
intorno al suo collo.
- Ho un male alle braccia e alle gambe che tu neanche
te l’immagini… - mormorò lui, il viso nascosto nel
suo collo.
Deirdre, gli occhi chiusi, sentiva la carezza ruvida
della sua barba e quella setosa dei capelli contro il
suo viso.
- Prenditi un’aspirina stasera…
Stewart sollevò il capo e la baciò ancora, con
trasporto, affamato di lei, Deirdre gli prese il viso
tra le mani e gli restituì tutti i baci che lui volle
darle. Si addormentarono alle otto di sera per poi
svegliarsi alle due. Si cercarono ancora, nel cuore
della notte, si amarono ancora in modo totale e
travolgente e caddero nuovamente in un sonno profondo
fino al mattino, quando un raggio di sole baciò i loro
visi facendo capolino dalla finestra.
Lunedì mattina, la giornata bella anche a San
Francisco, Lou Anne, Charlize e Deirdre si ritrovarono
nel bagno per la solita session di trucco prelavorativa.
- Deirdre! Che colorito fantastico! E’ andato tutto
bene a Mammoth Lakes? – chiese Hollywood.
Deirdre sorrise solare.
- Non avrebbe potuto andar meglio…
Lou Anne la guardò di sottecchi, con sguardo
interrogativo.
- Vi aspetto alla macchinetta del caffè. –
Charlize uscì dal bagno.
- Che è successo? – chiese Lou Anne, curiosissima.
Deirdre arrossì leggermente.
- E’ venuto a trovarmi in montagna.
- No!! E allora??
- Beh, è… è successo, Lou Anne.
- Oddio! Ma è bellissimo!! E com’è, com’è??
- E’ straordinario, Lou Anne, un uomo fantastico.
Ha preso qualche lezione di sci, era esilarante!
- Poveretto… E… adesso?
- Adesso cosa?
- Cosa pensate di fare?
Deirdre si passò un po’ di cipria col pennello sul
naso.
- Cielo… sembra un peperone. Non so, Lou Anne,
proprio non lo so. Ma d’altra parte… forse è meglio
aspettare. Magari… magari per lui è solo un’avventura.
Lou Anne sollevò le sopracciglia buffamente
incredula.
- Ma fammi il favore!! L’hai già visto stamattina?
- No, perché tu sì?
- In ascensore, mentre aspettavamo che tu
parcheggiassi. E’ raggiante, Didi, glielo si legge in
faccia!
- Non cominciare a fare intelligence. Le cose si
evolveranno come dovranno, chiuso l’incidente.
- Ok, come vuoi. Ma siccome hai sicuramente passato
un fine settimana migliore del nostro, migliore del mio,
visto che il nuovo stage di yoga è stato un pacco
tremendo, oggi paghi tu.
- Sissignora.
Dopo il caffè le ragazze presero i loro posti di “pilotaggio”
alle scrivanie. Catenelle di graffette, foglietti di
calendario strappati, ricerca della scolorina per
eventuali ritocchi alla manicure… il solito rito. In
leggero ritardo per esser stato trattenuto da Wilkins in
corridoio, Stewart sopraggiunse soltanto allora. Le tre
ragazze si voltarono a guardarlo. Quella mattina il suo
passo aveva qualcosa di felinamente flessibile, le
guance color biscotto e la barba appena schiarita di
sole, gli occhi straordinariamente sensuali, sembrava
pieno di un’energia nuova e speciale. Perfino Deidre
rimase sorpresa. Vederlo cambiare in montagna le aveva
fatto un certo effetto, ma notare ora il contrasto nell’ambiente
dell’ufficio la lasciava di stucco. Quando sorrise per
salutare le sue colleghe, gli occhi blu sprofondarono in
due fessure, non senza scintillare come pietre preziose
e il suo saluto più avvolgente ed erotico fu per lei.
- Buongiorno, Doyle. Sei un incanto stamattina…
- Oh beh… beh, io… io… Ma… stai benissssimo
anche tu! Sei andato ai Pier a correre?
Stewart, velocissimo si chinò sulla sua scrivania e
sottovoce, prima di allontanarsi le bisbigliò:
- Da come ansimavi ieri, non credevo ti saresti
dimenticata così presto di me…
Deirdre ebbe la sensazione di dover ingoiare una rana
viva, quindi, diventata di un bel verde menta, si alzò
e si precipitò nell’ufficio di Stewart, assicurandosi
di aver chiuso la porta dietro le spalle.
- Sei impazzito?! Non farti sentire! Vuoi mettermi
nei guai?!
- Io no, ma scommetto che Lou Anne sa già tutto… -
il primo sorriso adunco da Corsaro Nero fece capolino
sul suo bel viso abbronzato.
Deidre arrossì.
- Non è vero.
- Sei una bugiarda.
- Si chiama mobbing, questo.
- Si chiama conoscere i propri polli, questo.
- Insomma!! Vedi? Lo sapevo. Questa cosa non avrebbe
dovuto accadere. E tu vorresti parlarne in giro come se
fosse una battuta di pesca al salmone! Io ci devo
lavorare qui! E dovrò continuare a farlo, anche quando
tu sarai andato via!!
La frase lasciò un vuoto di ghiaccio. Già, quello
non l’aveva ancora preso in considerazione. Amare
Deirdre quel fine settimana, lo aveva fatto stare
talmente bene che non si era soffermato sul “dopo”.
In fondo non lo concepiva, non era mai stato molto abile
nel pensare al futuro. Vivere intensamente il presente,
quello aveva fatto fino a quel momento e gli era sempre
stato bene così. Ma per Deirdre… non voleva pensare
ad una storiella da pochi mesi, poi una stretta di mano,
grazie di tutto e ognuno a casa sua. Esisteva una
soluzione? Deirdre avrebbe potuto andare con lui. Ma con
che diritto avrebbe potuto chiederglielo? Inoltre, tutto
sommato, era… prematuro. Sì, Deirdre gli piaceva
moltissimo, sì, avevano fatto l’amore insieme quel
fine settimana e sì, era la sua segretaria. Ma era
successo tutto dopo pochi mesi e così in fretta, due
giorni in montagna, una piccola rissa, un capitombolo
sulla neve… sentì ancora il suo sapore in bocca e un
desiderio violento gli fece perdere la cognizione del
tempo e del luogo e davanti ai suoi occhi vide Deirdre
come l’aveva vista quel fine settimana, nuda e
abbandonata al piacere che lui aveva saputo (quasi da
subito) procurarle. Chiuse gli occhi, per poi riaprirli,
riportato alla realtà dalla voce della sua segretaria
che lo chiamava.
- Cowan, ti senti bene? Scusa, non volevo aggredirti…
- No, sto bene.
- … ma a volte sei… incosciente!!
Stewart riacquistò il suo distacco in men che non si
dica. Le parole immobilizzarono l’aria.
- T’ho detto che sto bene. Ne parleremo più tardi.
Carta e penna, per favore, dobbiamo fare il briefing.
Deirdre si sentì mortificata, ma dopo qualche quarto
d’ora si rese immediatamente conto che l’atteggiamento
di Stewart era il miglior modo di affrontare la
situazione.
Verso metà pomeriggio il “ping” del computer
richiamò la sua attenzione sulla posta elettronica.
“Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.53
Oggetto: (nessuno)
Che fai?”
“Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.54
Oggetto: R: (nessuno)
Secondo te?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.53
Oggetto: (nessuno)
Che fai?”
“Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.55
Oggetto: R: R: (nessuno)
Non intendevo questo… insomma, scrivi, archivi…
che stai facendo?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.54
Oggetto: R: (nessuno)
Secondo te?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.53
Oggetto: (nessuno)
Che fai?”
“Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.56
Oggetto: R: R: R: (nessuno)
Sto scrivendo il Monthly Report. E tu?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.55
Oggetto: R: R: (nessuno)
Non intendevo questo… insomma, scrivi, archivi…
che stai facendo?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.54
Oggetto: R: (nessuno)
Secondo te?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.53
Oggetto: (nessuno)
Che fai?”
“Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.57
Oggetto: R: R: R: R: (nessuno)
Non riesco a scollare i miei pensieri dalla curva
delle tue natiche… Vieni da me stasera?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.56
Oggetto: R: R: R: (nessuno)
Sto scrivendo il Monthly Report. E tu?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.55
Oggetto: R: R: (nessuno)
Non intendevo questo… insomma, scrivi, archivi…
che stai facendo?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.54
Oggetto: R: (nessuno)
Secondo te?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.53
Oggetto: (nessuno)
Che fai?”
Deirdre si schiarì la voce come se cercasse di
coprire un suono molesto. Ebbe la sensazione di aver
letto le e-mail di Stewart a voce alta. Cercò di
evitare che Lou Anne sentisse i pensieri di Stewart
sulla curva delle sue natiche.
“Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 16.01
Oggetto: R: R: R: R: R:(nessuno)
Non saprei… devo fare la lavatrice della roba della
montagna…
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.57
Oggetto: R: R: R: R: (nessuno)
Non riesco a scollare i miei pensieri dalla curva
delle tue natiche… Vieni da me stasera?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.56
Oggetto: R: R: R: (nessuno)
Sto scrivendo il Monthly Report. E tu?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.55
Oggetto: R: R: (nessuno)
Non intendevo questo… insomma, scrivi, archivi…
che stai facendo?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.54
Oggetto: R: (nessuno)
Secondo te?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.53
Oggetto: (nessuno)
Che fai?”
“Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 16.02
Oggetto: R: R: R: R: R: R: (nessuno)
Hai impiegato quattro minuti a rispondermi. A chi
stai pensando? Se stai pensando ad un altro uomo, voglio
saperlo, così gli spacco la faccia…
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 16.01
Oggetto: R: R: R: R: R:(nessuno)
Non saprei… devo fare la lavatrice della roba della
montagna…
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.57
Oggetto: R: R: R: R: (nessuno)
Non riesco a scollare i miei pensieri dalla curva
delle tue natiche… Vieni da me stasera?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.56
Oggetto: R: R: R: (nessuno)
Sto scrivendo il Monthly Report. E tu?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.55
Oggetto: R: R: (nessuno)
Non intendevo questo… insomma, scrivi, archivi…
che stai facendo?
--Messaggio originale-------------
Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.54
Oggetto: R: (nessuno)
Secondo te?
--Messaggio originale-------------
Da: stewart.cowan@cookchemicals.au
A: Doyle, Deirdre
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 15.53
Oggetto: (nessuno)
Che fai?”
“Santoddio, è ridicolo”, pensò Deirdre.
“Da: Deirdre_Doyle@unionCarlyle.com
A: Cowan, Stewart
Inviato: Lunedì, 14 aprile 2003, ore 16.07
Oggetto: (nessuno)
Piantala di comportarti come un ragazzino e vieni
alla macchinetta del caffè.
P.S.: Ho cambiato messaggio perché non ne potevo
più di vedere “R: R: R:” nell’oggetto.”
Si alzò e si diresse verso la macchinetta del
caffè. Stewart la seguì lesto come un cane da caccia.
- Il bucato può aspettare
- Sono distrutta, voglio spaparanzarmi sul divano
davanti alla televisione.
- Sono certo che il mio divano ti offrirà delle
opportunità che il tuo non offre. Ed è sicuramente
più comodo.
- Danno “Ally McBeal” stasera…
- Ho il satellite a casa, puoi vederlo in polacco coi
sottotitoli in ebraico se ci tieni.
- Stewart… - Deirdre lo guardò negli occhi
bellissimi - … ma tu non ti arrendi mai? Non ti dai
mai un attimo di tregua? E soprattutto non la dai mai al
tuo… avversario?
- Non se… ha il tuo sapore in bocca. Non se il
fresco della sua pelle a contatto con l’aria fresca di
montagna si trasforma in seta bollente sotto le mie
dita. Non se ha il tuo profumo nei capelli.
Deirdre si trovò, suo malgrado, ad inghiottire
rumorosamente. Quell’uomo riusciva ancora a metterla
in imbarazzo, non c’era che dire.
- I miei capelli non profumano.
- Lo dici tu. Deirdre, insomma… perché devi farti
tanto pregare?
Deirdre lo guardò fisso negli occhi.
- Perché sono terrorizzata.
Un’ombra di sgomento passò anche nello sguardo di
Stewart.
- Ti capisco, certo. Beh, insomma… sì, forse hai
ragione. È solo che…
Deirdre lo guardò ancora. Dentro si sentì della
consistenza di mousse. Aprì la bocca per parlare.
- … hai quel sapore in bocca…
- … quel misto di sole e di crema abbronzante…
- … e se chiudi gli occhi, senti ancora tra le dita…
- … il liscio della tua pelle…
- … i tuoi capelli morbidi…
- …. e le tue labbra morbide…
- … va bene alle otto?
- … no vieni, prima… ti aspetto alle sette.
- Ok, alle sei sono lì.
Si allontanarono a stento uno dall’altra, lui
tornò nel suo ufficio, lei alle sue scartoffie, dietro
alla scrivania.
Capitolo VI
Hollywood giocherellava con una ciocca di capelli
rossi, lo sguardo perso fuori dalla finestra dell’ufficio.
- In fondo la invidio un po’…
Lou Anne emerse dalle nebbie di Avalon delle sue
requisizioni di materiali.
- Eh?
- Deirdre. La invidio. Credo sia una bella storia d’amore
la sua.
- Bella forse, ma difficile. Pensa ai sotterfugi, al
tormento di lavorare insieme… E poi… finirà prima o
poi.
- Dici?
- Pensi davvero che se la porti in Australia? Manco
se lo mettesse per iscritto.
- Sai che le ha regalato un fascio di rose bianche?
Ventiquattro. Deve aver speso un capitale. E’ tanto
tempo che mio marito non ha pensieri così delicati per
me.
- Non credo dipenda soltanto dal fatto che stanno
vivendo l’inizio di una storia d’amore. Quando stavo
con Peter, ricevevo molti fiori, era nella sua indole.
Certo, non fasci da ventiquattro rose bianche…
Charlize sospirò.
- Può darsi tu abbia ragione… Roger non è mai
stato un romanticone. Poi, da quando abbiamo Cameron si
è del tutto… “prosaicizzato”.
- Dai, Hollywood… La vostra famiglia ha altre belle
cose che la loro storia non ha.
- Tipo?
- Stabilità, serenità… futuro.
Deirdre arrivò dal corridoio con le braccia piene di
fotocopie.
- Se mi dessero un tanto al chilo per la carta che
metto in giro, sarei ricca…
- Per non parlare del rimborso suole… - aggiunse
Lou Anne.
- Per quello ancora spero…
- Quand’è la festa? – chiese Charlize.
- Wilkins ha deciso di fare le cose in grande. È
stato un grande progetto, che ha portato tanti bei
soldini alla Union Carlyle. Cena per tutti, specialisti
compresi, al Four Seasons. Il più bel farewell party
che un’azienda di ingegneria ricordi…
- Già un anno e mezzo… Non ti sembra sia volato il
tempo, Didi? – fece ancora Charlize.
Deirdre posò la carta.
- Dio, no. Venti mesi. È volato.
I suoi occhi si rabbuiarono, la sua mente corse
veloce al momento che più paventava, da qualche mese a
quella parte: il momento del suo addio a Stewart.
Charlize, abbassò lo sguardo.
- Allora… finirà?
Deirdre la guardò, in un misto di mestizie e
rassegnazione.
- Ho delle alternative? Dimmi, Charlize: ci sono
delle alternative?
Hollywood non seppe risponderle. Lo squillo del
telefono ruppe l’atmosfera un po’ greve, Deirdre
tirò su la cornetta.
- Doyle.
- Hai un minuto? – Il solito tono di Stewart che
non ammetteva risposte negative.
- Arrivo.
Deirdre si alzò ed entrò nell’ufficio del
principale, facendosi strada non senza fatica, tra gli
scatoloni pieni di documenti.
- Dimmi.
- Allora. Questo è l’indirizzo per la spedizione
degli scatoloni con la roba dell’ufficio. Molta più
roba in confronto alla roba di casa. E per quella l’indirizzo
è quest’altro. Le bollette che dovessero arrivare
dopo la mia partenza, ma non ce ne dovrebbero essere,
falle addebitare sul progetto, con la dicitura “Costi
accessori appartamento Cowan”. Se trovi roba mia in
giro… mandamela, buttala, fanne un po’ quello che
vuoi. – Il sorriso banditesco celava malamente un
certo disagio.
- Ok – Deirdre prese i foglietti, decisa ad
appuntarseli nell’agenda. – I biglietti dell’aereo
saranno pronti per domani. Ho prenotato il taxi, ti
verrà a prendere alle 6,30. Hai… dimenticato la tua
cravatta, ieri sera, nel mio appartamento. Ce l’ho in
borsa, se vuoi , più tardi, te la restituisco.
Stewart, mortificato, abbassò il capo. Si sentiva
impotente, vigliacco, come se avesse usufruito della
comodità dell’amore mercenario per un periodo di
tempo prolungato e ad un prezzo decisamente vantaggioso.
Guardò fuori dalla finestra, le dita a tormentarsi la
barba. Era cambiato in quei venti mesi, era diventato
più sereno, disteso, allegro, decisamente meno
tormentato. Ma negli ultimi tempi, quell’aria
selvaggia e un po’ triste era tornata a dipingersi il
suo volto. Non poteva, non voleva lasciarla così. Ma
sapeva di avere poche alternative. La sua carriera era
in impressionante ascesa e la stabilità di un rapporto,
di qualsiasi genere fosse, l’avrebbe incatenato. E
nella peggiore delle ipotesi sarebbe stato preferibile
scegliere un’autoctona. Alla Cook Chemicals non
vedevano di buon occhio i matrimoni frutto di relazioni
sbocciate durante le trasferte: dipingevano comunque il
dirigente come un farfallone. E lui, alla posizione di
Direttore Generale, ci teneva davvero troppo.
Deirdre si girò e fece per andarsene.
- Grazie, Didi, magari ci mettiamo d’accordo più
tardi.
Uscita che fu Deirdre, Stewart tirò su il telefono.
- Robinson? È Cowan, buon pomeriggio. Vorrei
discutere di una piccola faccenda con Lei e Bill Johnson,
credete di potermi concedere uno spazio verso le 16,30
di oggi?
La tavolata di 56 persone al Four Season era
inevitabilmente rumorosa. Deirdre rideva alle battute
sceme di Cochran e Cullen, che erano riusciti a
coinvolgere anche altre due ragazze dell’ufficio
commerciale. Stewart, nelle pause della sua
conversazione con Wilkins, guardava Deirdre come un
condannato a morte. Lei se ne accorse e avvicinò il suo
capo a quello di lui per non far sentire ai vicini ciò
che aveva da dirgli.
- Potresti evitare di avere quella faccia da
funerale? Andrà a finire che ci sgameranno proprio l’ultimo
giorno…
- Non ne posso più di questa cena… Ho voglia di
andare a casa. Vieni da me, dopo?
- Bravo. E come ci organizziamo? Ci facciamo vedere
da tutti mentre ce ne andiamo felici insieme verso il
tuo appartamento?
- Ma no… Prima vado via io e poi… tu mi
raggiungi.
- Sono in macchina con Rita.
- E tu fatti lasciare alla fermata della cremagliera.
Oppure non puoi inventare di aver lasciato la macchina
al silo dell’ufficio? Ti passo a prendere io dopo.
- Dai vediamo. Goditi la trota salmonata, è una
cannonata.
- Mi ha sempre sorpreso il rapporto sensuale e sereno
che hai col cibo. Lo stesso che hai col sesso.
- Come diceva il poeta? L’uno o l’altro.. per me
pari sono!! – Deirdre si portò alle labbra un boccone
succulento di trota, che gustò sorridendo
semplicemente.
Quella notte, dopo aver fatto l’amore insieme,
Deirdre e Stewart se ne stavano distesi nel letto,
ognuno nella sua metà, guardando il soffitto, Stewart,
sbuffando fumo azzurrino che in breve formò una piccola
nube.
- A che pensi? – chiese lei.
- A niente – mentì lui.
- Stewart, io non voglio venire da te domani sera,
né voglio che tu venga da me. Non li sopporto gli
addii. Non potrei salutarti alle undici di sera a casa
mia o farti ciao con la manina in pigiama, mentre tu ti
allontani sul taxi da casa tua alle 6,30 del mattino.
- Sono d’accordo.
Deirdre si pentì subito di ciò che aveva detto. Si
aspettava dei teatrali ripensamenti, che lui si buttasse
ai suoi piedi e le dicesse che non aveva amato nessun
altra come aveva amato lei e che non poteva vivere
senza. Ma non lo fece. Con la sigaretta tra le labbra
come un marinaio, si alzò rapido dal letto ed andò a
frugare in uno dei pochi borsoni rimasti aperti. Deirdre
lo seguì con sguardo curioso. Stewart tornò con una
scatoletta e un pacchetto morbido.
- Questi li ho presi per te.
Deirdre si sentì morire.
- Da dove dovrei cominciare? Premesso naturalmente
che non avresti dovuto.
- Da quello morbido. E… no, hai ragione, non avrei
dovuto. Avrei dovuto molto, molto di più.
Deirdre scartò il pacchetto morbido dove trovò
felpa, cappello, sciarpa e guanti di pile, tutto
coordinato di un bel bianco con motivi azzurri, le sue
tinte preferite per lo sci.
- Ci avevi lasciato lo sguardo sopra, da Macy’s…
- Grazie Stewart, sono bellissimi. Mamma, sarò uno
schianto sulla neve!
Stewart le prese delicatamente il viso con la mano e
le posò un bacio dolce sulla bocca.
- Sei uno schianto ovunque. Ora… apri l’altro.
Deirdre scartò la scatoletta, con un po’ di
apprensione… piccola, quadrata… no, non poteva
essere. Quando sollevò il coperchio, dall’interno
fece capolino una piccola, deliziosa bussola.
- Nel caso te ne dimenticassi. L’Australia è a sud
ovest.
Deirdre sentì gli occhi che le si riempirono di
lacrime di rimpianto.
- La userò per non perdermi sulle piste da sci.
Stewart spense la sigaretta.
- Resti a dormire qui?
Deirdre rimase un po’ mortificata del fatto che
glielo chiedesse. Era l’ultima sera, perché glielo
stata chiedendo? Voleva davvero che andasse via?
- Tu che cosa vuoi?
- Come preferisci.
- No Stewart, dico. Tu, che cosa vuoi?
- Una risposta per questa notte.
Deirdre si alzò stizzita dal letto. Si accese una
sigaretta e rimase nuda a guardare fuori dalla finestra
il profilo buio di San Francisco. Si godeva una vista
stupenda da quell’appartamento.
- Non è il caso che tu ti arrabbi così. Lo sapevamo
fin dall’inizio.
- Già. Quindi tanto vale lasciar andare tutto a
puttane, vero?
- Non è questo. Ma sapevamo benissimo entrambi che
non esistevano alternative. Potevamo negarci l’un l’altra
oppure godere di una storia d’amore magica sapendo che
ci sarebbe stato un prezzo da pagare.
- Un prezzo alto.
- Molto alto, sono d’accordo. Ma so che sei una
donna matura che sa fare i conti con le conseguenze
delle sue azioni.
- Quanto mi piacerebbe essere un po’ più
incosciente – disse Deirdre sardonica.
Stewart si alzò. Le si avvicinò e l’abbracciò da
dietro la schiena, il suo corpo massiccio e nudo contro
quello di lei. Deirdre sentì la pelle accapponarlesi a
contatto con le curve sode di Stewart. Irritata più che
deliziata, si liberò dall’abbraccio.
- Non è giusto!
- Questa è una reazione infantile.
- E chi se ne frega!
Stewart sospirò. Poi, con la sua voce profonda,
collosa e ruvida, più fiato che voce, le disse:
- Vieni qui…
La baciò con trasporto e Deirdre non seppe
resistergli, gli si abbandonò in modo totale. Si
amarono appassionatamente, come se fosse l’ultima cosa
che avrebbero fatto nella loro vita, si mormorarono
parole sensuali, dolci e trasgressive e solo dopo un
paio d’ore si abbandonarono al sonno, circa tre ore
prima del suono della sveglia.
Tre mesi dopo, Lou Anne, Charlize e Deirdre si
ritrovarono di fronte ad un bel piatto di tacchino
ripieno, degna portata per la festa del Ringraziamento
della mensa aziendale.
- Allora, Lou Anne? Come festeggerai questo
Thanksgiving? Il solito tremendo stage di yoga? –
chiese Charlize.
- I miei stage di yoga non sono tremendi!! No…
magari. Quest’anno mi tocca di tornare dai miei in
Arizona.
- E tu, Didi?
Deirdre si scosse a stento dai pensieri che la
trascinavano lontano, fuori dalla finestra.
- Cosa?
- Che fai per il Ringraziamento?
- Oh. Già. Di preciso non lo so. Credo che Brutal e
io ce ne andremo in montagna.
- Mammoth Lake?
- Già.
- Ma dai. – fece Lou Anne – Brutal viene con te?
- Sì.
- Non sapevo che accettassero animali al Mammoth Lake
Inn…
- E infatti non li accettano. Ma per Brutal fanno un’eccezione.
Sono un’affezionata cliente da troppi anni. - Lo
sguardo triste di Deirdre si illuminò di un sorriso
appena accennato quando il suo pensiero si posò sul
muso del suo gatto. Non avrebbe potuto separarsene per
nulla al mondo.
Charlize e Lou Anne si scambiarono un’occhiata
complice. Poi Lou Anne saggiò il terreno.
- Hai sentito Stewart?
Deirdre si rabbuiò repentinamente.
- Ancora un mese fa.
- Che dice?
- Ha cambiato casa, un bell’attico a Elizabeth Bay.
- .. e?
- Una bella promozione, come Direttore Generale.
Lou Anne capì dalle risposte asettiche di Deirdre
che era meglio cambiare argomento.
- A proposito, avete sentito che Smythe se n’è
andato?
- Più che altro l’hanno silurato…
- Per forza, ha fatto 36000$ di buco in un anno…
meno male che abbiamo il culo di ferro!!
Lou Anne e Charlize risero, Deirdre sorrise appena.
- Quindi il posto è vacante…
- Secondo me ci mettono Robinson…
Charlize sbarrò gli occhi.
- Per carità! Un idiota come il nostro capo è
meglio che rimanga dov’è… almeno fa meno danni!
Deirdre si sforzò di partecipare alla conversazione.
- Rita ha sentito dire che non lo riciclano dall’interno,
ma ne prenderanno uno da fuori.
- Andiamo bene… speriamo di non cadere dalla
padella alla brace. – Lou Anne alzò gli occhi al
cielo.
- Un direttore Marketing e Vendite imbecille è
peggio che nessun direttore Marketing e Vendite possa
capitare… - borbottò Deirdre.
- Pazienza, donne, pazienza. Basterà tener d’occhio
la bacheca nei prossimi giorni. Credo che la nomina sia
imminente.
Quel pomeriggio, nonostante la neve fosse splendida,
la temperatura troppo rigida convinse Deirdre a
rientrare prima in albergo. Dopo aver fatto una doccia
bollente, si mise in pigiamone di flanella, dopo poco il
servizio in camera arrivò con la merenda più
succulenta che le fosse mai capitato di sbafarsi.
Davanti alla TV, sotto il piumone, con Brutal che
ronfava e leccava gli avanzi di pancake sporchi di
marmellata dalle sue mani, sorbiva cioccolato caldo,
torta di mele calda con panna montata e succo di mela,
muffin al cioccolato e alla mela e cannella; quel
pomeriggio replica degli X-files. Il suono del cellulare
la disturbò moltissimo, non staccò però lo sguardo
dallo schermo, ripromettendosi di liquidare rapidamente
lo scocciatore per evitare di perdersi il susseguirsi di
quelle scene che conosceva a memoria.
- Cosa.
- Chiamata da Sidney, Australia, prego parli pure,
signore….
- Deirdre… Deirdre!! Mi senti?!
- Ciao, Stewart.
- Ciao, bella, come stai?
- Ora come ora una meraviglia.
- Che fai di bello?
- Mi sbafo pancakes e cioccolato caldo a Mammoth
Lakes, insieme al mio gatto.
- Ma dai! L’hai preso allora.
- Sì. È enorme e splendido e si chiama Brutal.
- Dio, Deirdre… sei proprio tu, non sei cambiata.
- Che vuoi Stewart?
- Farti gli auguri di buona festa del Ringraziamento,
piccola, mi fa piacere che tu sia in un posto che ti fa
star bene… e in buona compagnia.
- Altrettanto a te.
- Senti Didi, che fai tra una quindicina di giorni?
- Sarò impegnata a comprare regali di natale inutili
che nessuno apprezzerà, perché?
- Perché do una festa. So che così a ridosso del
natale è un po’ un problema, ma sono così contento
che non voglio rimandare. Sai per la nuova nomina. Mi
faceva piaceva averti come ospite.
- Ma che, sei caduto dal letto e hai battuto la
testa?
- Deirdre…
- … come vuoi che faccia a venire alla tua festa,
dimmi.
- … Deirdre…!!
- Che vuoi?
- La nomina è un po’ diversa da quella che ti ho
detto l’ultima volta per telefono.
- Ah sì? Ti hanno fatto contropresidente esecutivo,
anziché direttore generale?
- No, veramente sono stato nominato Direttore
Marketing e Vendite.
- Veramente interessante.
- Lo spero. Chiedimi di che azienda.
FINE |