MAI DIRE GRANDE FRATELLO
Prologo
Erano le cinque di una faticosa afosa e torrida
giornata d’estate e mi apprestavo a spaparanzarmi sul
divano con una fetta di pane e nutella in una mano, il
condizionatore a tutta manetta e il DVD di “A
beautiful mind “ nel lettore. Avevo già visto il film
al cinema, ma di Russell Crowe non ne ho mai abbastanza.
Stavolta me lo godo in lingua originale, penso, con quel
suo bel vocione che ti fa alzare due centimetri di pelle
d’oca… Quando si dice la fortuna, all’età mia, di
aver fatto inglese a scuola quando quasi tutti facevano
francese.
Queste le fortune. Ma passiamo alle sfortune: ho un
cellulare, e fin qui niente di strano, visto che ce l’hanno
tutti, anche i bambinetti delle elementari. Possiedo le
schede delle tre compagnie di gestione della telefonia
mobile, Omnitel, Tim e Wind, che uso alternativamente a
seconda della necessità, della convenienza e del campo.
Ho amici affezionati e fedeli. E dulcis in fundo, sono
stata tanto cretina da distribuire agli amici
affezionati e fedeli i miei numeri, in modo che possano
reperirmi a tutte le ore del giorno e della notte. Che
gli amici affezionati e fedeli siano gente educata e
discreta è di per sé una fortuna, ma delle volte…Secondo
uno di quei proverbi che la buonanima di mia nonna aveva
sempre sulla bocca, può bastare una patata marcia
dentro il sacco per guastare tutte quante le altre. E la
patata marcia della mia vita ha un nome e un cognome:
Giacomo Leopardi Cantacesso.
Sbuffo, prendendo in mano l’aggeggio e m’
appresto a rispondere alla chiamata. Anche questa volta,
mi ritroverò sommersa dal diluvio delle sue paturnie,
dei suoi amori senza speranza, delle sue assurde
campagne pubblicitarie… L’ultima volta che l’ho
sentito, mi ha parlato del nuovo prodotto di punta della
Premiata Ditta: la carta igienica trasparente. Non ne
posso più, lo giuro. Ormai i rotoli più assurdi e
impensabili popolano i miei incubi quotidiani come
meduse, piovre, ectoplasmi, e nel sogno mi passeggiano
sopra, mi soffocano, mi si avvinghiano, mi strangolano
manco fossi Laocoonte, o Edgar Allan Poe sotto l’effetto
di tutto l’alcol che tracannava.
Sono talmente abituata all’idea che sia lui, tanto
per cambiare, il rompiballe di turno, da essermi
dimenticata che proprio ieri il poveretto è stato
sottoposto all’asportazione delle tonsille nella
clinica Villa Salus ragion per cui oggi non è di certo
in condizioni di scassarmi le palle per telefono… Chi
sarà? Chi non sarà? Chissà chi lo sa? Sorpresa!
Sorpresa davvero. Dell’esistenza sulla faccia della
terra di Antongiovanni Margherita mi ero bell’e
dimenticata dall’ultima volta in cui l’avevo visto
di sfuggita in piazza San Babila, dieci anni fa. Non
siamo mai stati per la verità grandi amici neppure da
ragazzini, quando frequentavamo la stessa classe alla
scuola media “Giacomo Leopardi” (tu guarda che
coincidenza…). A quell’età è difficile che
maschietti e femminucce vadano d’accordo. Comunque
Tony, si faceva chiamare così per evitare che quell’assemblaggio
assurdo con il quale i genitori l’avevano battezzato,
unitamente al cognome floreale, potesse diventare
oggetto di canzonatura da parte degli altri ragazzini,
non era certo il tipo che passa inosservato: a undici
anni, si portava già appresso il segno divino della
genialità. E quando dico geniale, si badi bene, non
intendo certo dire secchione, anzi. Tanto per
cominciare, di matematica non capiva un cazzo e finiva
sistematicamente rimandato ad ottobre tutti gli anni,
visto che allora vigeva ancora quella sana consuetudine.
Credo che non abbia mai aperto un libro in vita sua,
infatti le cose che gli interessavano non aveva bisogno
di studiarle per impararle, e quelle che non gli
interessavano non perdeva tempo a cercare di ficcarsele
in testa. Era, naturalmente, il cocco degli insegnanti
di disegno e di lettere, la disperazione di quello di
matematica e l’incubo di quello di ginnastica.
Dopo le medie ci siamo persi di vista: io fui
iscritta dai miei genitori in un tetro liceo ginnasio
parificato retto dalle suore orsoline, lui costrinse i
suoi, che forse lo sognavano ragioniere, ad iscriverlo
all’artistico. E i fatti gli hanno dato ragione:
diplomatosi con il massimo dei voti, si iscrisse poi all’
Accademia di Brera quindi, una volta conseguito il
titolo, al DAMS di Bologna, indirizzo Spettacolo. E con
due lauree in tasca, è finito nello staff creativo di
Canale 5, di cui si dice sia una delle menti più
brillanti.
Che diavolo possa volere da me non riesco proprio a
immaginarlo, ma mi dà appuntamento in via
Montenapoleone e ci vado.
Non è cambiato molto dall’ultima volta in cui l’ho
visto, ma il tempo è passato anche per lui. E’ sempre
allampanato e sottile, i capelli gli si sono diradati ma
non per questo ha rinunciato ai colpi di sole e al
ciuffetto liscio che gli cade sulla fronte abbronzata o,
meglio, lampadata. Veste finto casual destrutturato in
realtà strafirmato e carissimo e assomiglia in tutto e
per tutto a quello che è: un gay di gran classe.
Seduti al tavolo di un elegante localino, sorseggiamo
una spremuta di frutta e chiacchieriamo, facendo a gara
a chi fuma di più. Perché hai voluto vedermi? Gli
faccio. E lui: per qualche consiglio di natura
professionale. Diciamo…da produttore a utente. E io:
guarda, caro, che in TV seguo solo i film, i documentari
degli Angela padre e figlio, Zelig e il TG di Raitre.
Tutto il resto, per me è spazzatura.
Ridacchia, come per dire, guarda che è spazzatura
anche per me, ma…è quel che la gente vuole, e noi
glielo diamo. Poi continua: hai mai sentito parlare del
Grande Fratello? Non oso dirgli che di quella porcheria
per guardoni ho seguito un paio di puntate della prima
serie, soprattutto per sbirciare i muscoli del Taricone,
che avrà avuto il vuoto pneumatico nella scatola
cranica ma era comunque un bello spettacolo a vedersi.
Beh? Gli faccio con aria che vorrebbe essere ironica ma
dev’essergli sembrata solamente idiota.
-Quest’anno è andato male. Un autentico flop. E
pensare che in quella trasmissione avevamo investito
idee, fatiche, e tanto di quel denaro…
Ben vi sta a tutti quanti, penso, così imparate a
dilapidare i soldi per propinarci idiozie. Forse la
gente si è stufata delle solite cretinate e vorrebbe
vedere qualcosa di meno scemo. Beh, non posso
parlargliene in quei termini, e cerco di esprimere gli
stessi concetti usando un linguaggio politicamente
correttissimo. Il programma stava diventando ripetitivo…Si
è giunti ormai alla terza serie…Dovreste dare un
taglio più originale a…
Lui mi sbircia un istante soltanto, poi il suo
sguardo, e in verità anche il mio, viene calamitato da
un fustacchione in jeans, maglietta, lenti a specchio e
coda bionda che rassomiglia come una goccia d’acqua a
Russell Crowe, anche se parla con accento partenopeo e
non è scortato da quella specie di befana scheletrita
che ancor oggi mi domando come accidente abbia fatto a
sposare. Forse, se dentro la casa di Cinecittà provassi
a rinchiuderci quello lì o, meglio ancora, l’originale,
in compagnia d’un plotone di femmine assatanate…Tony
guarda il fusto, poi guarda me, quindi il Rolex d’oro
che gli scintilla al polso…Poi riguarda il fusto. Mi
sorride. Ho fretta, scusami tanto. Promette prima di
andarsene. Ci sentiamo ancora, mi fa. E…Non potreste
trasmettere ogni tanto qualche bel film con Russell
Crowe? Dico io. Dal sorriso che mi indirizza non è
difficile comprendere come le manacce da fabbro ferraio
e la boccuccia da cherubino dell’istrionico attore e
gran figaccione australiano piacerebbe anche a lui e non
solo a me sentirsele da tutte le parti. Ci alziamo. Ci
salutiamo. Forse, penso, ci rivedremo tra dieci anni o
giù di lì.
***
Invece devo aspettare due giorni solamente per
rivederlo.
Lo sai, mi fa, che ripensandoci bene l’idea che hai
avuto è davvero geniale? Per la verità, non ricordo
proprio di aver avuto nessuna idea, né geniale né
cretina. E allora ci pensa lui a rinfrescarmi la
memoria. Ma sì, Russell Crowe, non ti ricordi? Russell
chi? Ah, il Gladiatore. Non credo di essere l’unica
donna al mondo che si sia fatta venire certe idee
pensando a quel fantastico pezzo d’uomo…Insomma,
Tony, dove vorresti arrivare?
-A un “Grande Fratello” molto, ma molto speciale.
Sorride. Adesso tocca a te, mi fa. E allora io parto
come un direttissimo. Stringere, tanto per cominciare:
tre, quattro puntate al massimo. La gente è stufa di
quelle brode che non finiscono mai. E poi, bisogna
cambiare la formula. Non credi che la caccia
diventerebbe molto più eccitante se i cacciatori
fossero parecchi e le prede…pochine? Cacciatori…O
non piuttosto cacciatrici? La gente è stufa anche di
oche mezze nude che girano con prendimi sono tua scritto
sulle chiappe a caratteri cubitali. Lo sai che l’idea
dell’Uomo Oggetto non è male? Uno solo? No, due. Uno
sarebbe poco, tre sarebbero troppi. E di più sarebbero
assolutamente superflui.
Tony è entusiasta della mia pensata e mi dimostra la
sua felicità schioccandomi un bacio sulla guancia. L’Uomo
Oggetto, però, dovrebbe essere un personaggio famoso,
non il solito ignoto pescato in qualche discoteca più o
meno alla moda. Darebbe più sapore alla sfida. Bene.
Allora cominciamo a passare in rassegna l’elenco dei
possibili candidati. Lui propone, io giudico. Tocca
prima ai prodotti autarchici: Raoul Bova? Bello, però
mammasantissima quant’è imbranato. Gabriel Garko?
Sembra un manichino. Stefano Bettarini? No, per carità,
si tirerebbe dietro quell’isterica della Ventura con
tutta la masnada di Quelli che il Calcio anche nella
Casa del Grande Fratello. Alessandro Gassman?Potrebbe
andare, tienine conto. Stefano Accorsi? Troppo
qualunque. Luca Zingaretti? Sergio Castellitto? E che,
sei diventato matto? Qualche calciatore? Del Piero,
Vieri, Inzaghi, Totti? Dio ce ne scampi e liberi dai
calciatori…
Tocca adesso ai prodotti d’importazione. George
Clooney? Mi risulta che sia oberato di lavoro, quindi
niente da fare. Peccato, però. Brad Pitt? Sembra un
manichino anche lui e manichino per manichino Gabriel
Garko ci costerebbe di meno. Mario Van Peebles? Un
appetibile tocco di cioccolato al latte, bello,
intelligente, spiritoso e disinibito ma purtroppo qui in
Italia non lo conosce quasi nessuno. Tom Cruise? Visto
di persona ci perde, è bruttarello, basso, con i
dentoni da roditore e il naso a canappia. Richard Gere?
Inflazionato. Banderas? La Griffith non vuole. Andy
Garcia? Macchè, sembra un impiegato del catasto con la
faccia da pirla. Michael Douglas? E quest’altro sembra
un impiegato del catasto con la faccia da pirla in
pre-pensionamento. Kledi? Uff, ancora lui! Russell Crowe?
Sarebbe perfetto ma sicuramente vorrà un sacco di soldi…Quello
sarebbe il minimo, con i mezzi di cui disponiamo. Lo
conosci? No, l’ho visto solo sullo schermo. E tu? Io l’ho
incontrato, un paio di volte. Dicono che abbia un
caratteraccio infernale. Secondo me sono storie. Forse
è un po’ esuberante, ma ha la faccia simpatica e
sotto sotto dev’essere un brav’uomo. Eppoi, beh…Non
credo tu dissentiresti sul fatto che tra tutti quelli
che abbiamo tirato in ballo sia decisamente il più
intrigante.
Insomma, alla fine Russell Crowe viene indicato da
entrambi come prima scelta. Non ci resta che incrociare
le dita e sperare.
-E…L’altro?
-Dovrebbe essere qualcuno diametralmente opposto
rispetto a Crowe. E, al contempo, avere qualcosa che lui
non ha.
Ovvero una bruttezza senza confini e senza
misericordia, penso io, ma non fiato. Che ne diresti,
invece…di un imprenditore? Con la scusa, potrebbe
approfittarne per reclamizzare i suoi prodotti. Una
specie di Giovanni Rana? Quello dei ravioli ripieni con
tutte le nequizie che la turpitudine umana riesca a
immaginare?
-Giacomo Leopardi Cantacesso. Il re della carta
igienica.
Faccio io con voce di Santi Licheri quando pronuncia
le sentenze a Forum. Tony è scettico, forse avrebbe
preferito i ravioli alle carte adibite a ripulire il
deretano dai residui ultimi della loro faticosa
digestione. Mi chiede: chi te lo fa credere che
accetterà? E io: lo conosco bene. Non avrà il coraggio
di dirmi di no. Te lo garantisco.
Ci lasciamo con una stretta di mano e la promesse di
rivederci presto. E questa volta so che non sarà tra
dieci anni.
***
Infatti, è il giorno dopo. Vestiti, mi dice, e vieni
con me. Non fare domande e sappi che non accetto storie.
Che cosa vorrà? Le gambe mi si trasformano in
gelatina al pensiero che mi stia portando a conoscere
Russell Crowe, e resto un po’ delusa quando mi
parcheggia invece nel più lussuoso e caro beauty centre
cittadino.
E’ Michel in persona, quel frocione con il pizzetto
e le sopracciglia da satanasso che ogni tanto esce in tv
e che taglierebbe i capelli anche a Lady Godiva e alla
Maddalena pentita ad occuparsi di me. Grazie al cielo, i
miei capelli sono già corti, quindi non dovrò
preoccuparmi più di tanto. Anzi, debbo dire che il
caschetto corvino alla Crepax invece della solita
zazzera castano topo lavata in casa e il trucco
modernissimo mi conferiscono un’aria alquanto
intrigante…E, soprattutto, mi tolgono dieci anni in un
colpo solo.
Continuo a non capire e a seguirlo come una cretina
nell’Atelier Armani…Come mai Tony s’è messo in
testa di rifarmi il look? Solo per gratitudine? per
ricompensarmi delle dritte che gli ho fornito a
proposito della nuova edizione del Grande Fratello? Ma
quello l’avrei fatto anche gratis.
-Sarai tu, Laura de Martini, a condurre la Quarta
Edizione del Grande Fratello. La gente è stufa delle
solita facce e non ne può più di veline, letterine e
cretine mezze nude. Tu sei spiritosa, intelligente,
piacevole…E rassicurante. Gli uomini vedono in te un’amica
e le donne non vedono in te una possibile rivale…
Non so se prenderlo per un complimento o una
frecciata al veleno, sto per aprire bocca e…Lui
ribadisce che non accetta storie. Poi mi spara il
compenso e le mie incertezze crollano. Potrei liquidare
il mutuo della casa e farmi il tanto agognato viaggio in
Perù sulle tracce dell’Impero Inca…Magari pure la
liposuzione per eliminare i cuscinetti dalle cosce…Accetto,
senza titubanze. In quanto agli incubi che il pensiero
di una simile situazione scatenerà inevitabilmente
avrò tutta la notte per godermeli. Cantacesso.
Cantacesso e Russell Crowe. Cantacesso, Russell Crowe e
un manipolo di femmine assatanate. Cantacesso, Russell
Crowe, le femmine assatanate…Io al mio debutto come
conduttrice televisiva… Ragazzi, buonanotte.
Atto Primo:
Signore e signori, si parte!
Strano a dirsi, anche se oggi è il giorno in cui mi
getteranno in pasto ai leoni, sono tranquilla. Ho
passato una bella notte di sonno, coadiuvata da un chilo
di valeriana e un ettolitro di camomilla , poi sono
finita nelle mani di uno staff d’esperti truccatori
che mi hanno trasformata da brutto anatroccolo in cigno,
vale a dire da anonima impiegata di mezza età in
elegante ed intrigante lady televisiva. Dallo studio,
sono pronta a collegarmi con la Casa, davanti alla quale
Marco Liorni attende, microfono alla mano attende l’arrivo
dei…Come chiamarli? Ospiti? Sequestratati?
Ergastolani? Boh. Chi vivrà vedrà.
Delle cacciatrici, so che cinque adorano Crowe. A una
invece, mi si dice, il Gladiatore farebbe venire l’orticaria.
Sono sei in tutto, non le ho mai viste ma mi consola il
fatto che nessuna di esse sia di primissimo pelo, a
causa della mia insana passione all’età che ho
credevo di essere diventata anormale, invece…Invece
siamo in tante e, come diceva la buonanima della nonna
che tanto confidava nella saggezza dei proverbi, mal
comune mezzo gaudio.
La prima ad arrivare è Valeria. E’ la classica e
al tempo stesso moderna bellona sulla trentina che mi fa
un’invidia, abbronzata, con treccia bruna e tette
stile Lara Croft, occhi azzurri, zigomi scolpiti e
labbrone carnose ma rigorosamente naturali. Indossa una
canotta grigioverde e un paio di pantaloni ampi di
quelli con le tasche sulle gambe che evidenziano al
meglio un magnifico fisico palestrato. Potrebbe sembrare
una coniglietta di Playboy o una modella di biancheria
intima, invece insegna inglese in un istituto tecnico di
Grosseto e, non si capisce come mai, è single.
Sto ancora immaginando schiere di adolescenti con l’acne
e la bava alla bocca in estatica contemplazione di quel
gran pezzo di prof quando arriva la seconda concorrente,
Gisella. Graziosa, un po’ insipida, sui
quarantacinque, l’aria della casalinga perbenino da
pubblicità dei detersivi, i capelli freschi di
messimpiega, non sa dove mettere le mani tozzette e
sciupatelle dai lavori domestici, gran consumatrice,
immagino, di Harmony, Beautiful, Novella 2000 e talk
show strappabudella. Per un attimo, mi sembra che lei e
la prof si guardino in cagnesco, ma è solo un’impressione,
almeno credo. Anche lei viene dalla provincia di
Grosseto, è sposata con un impiegato di banca e madre
di un ragazzino sedicenne.
La terza, Vincenza, è una matriarca sicula sulla
sessantina, che parla mezzo siciliano e mezzo
piemontese, ha la stazza di un guardaroba, i capelli
tinti di rosso menopausa con vistose ricrescite grigie e
lo sguardo alla s’io fossi foco arderei ‘l mondo.
Vedova e pensionata, sono le informazioni che ho. Vedova
del ricco allocco di cui era la badante e da cui è
riuscita a farsi sposare nonostante lui fosse paralitico
e mezzo rimbambito e che le ha lasciato un bel gruzzolo
e cinque appartamenti in un quartiere bene di Torino.
Queste sono le informazione aggiuntive che mi passano a
mezza voce. E io, dall’età e dalla grinta, desumo che
quella allergica a Crowe debba essere proprio lei.
La quarta, Paola, lavora come illustratrice presso un
piccolo editore di libri per bambini. E’ divorziata,
sulla quarantina, madre di tre bambini normali e tre
pelosi, vale a dire un cane e due gatti, è un cosino
minuscolo, con tanti capelli ricciolini e gli occhi un
po’ sporgenti, grandi come i fanali di una Rolls Royce.
Viene pure lei da Torino e, strano a dirsi, appena i
suoi occhi incontrano quelli della vecchia megera,
sembra sul punto di svenire o quantomeno di scoppiare a
piangere.
Poi c’è Adele, da Bologna. Di età indefinibile,
tozza, bruttarella, con i capelli tosati alla viva il
parroco e le lenti spesse così, indossa una t-shirt
informe e un gonnellone a balze stile veterofemminista
da cui spuntano un paio di caviglioni gonfi che non ci
giurerei ma mi sembrerebbe abbiano bisogno urgente di
una bella ceretta. Lavora come assistente sociale alla
ASL e vive con il fidanzato, un sindacalista della CGL.
E se quella allergica al Gladiatore fosse lei? Niente di
strano, considerata l’aria spocchiosa dell’intellettuale
impegnata-alternativa-aldifuori -da-certe-faccende che
si tira appresso.
L’ultima, Juliana, sta a Bologna, dove esercita la
professione di pedicure in un centro estetico e
arrotonda facendo la cubista in una discoteca, ma è
nativa di Bucarest. E’ una biondina caruccia un po’
troppo truccata, che parla con il birignao, sembra una
copia sbiadita di Marilyn e, appena sbarca dal taxi
tirandosi appresso gli effetti personali stipati dentro
un borsone Vuitton taroccato, per poco non fa
inghiottire all’ Adele la sigaretta che si stava
nevrastenicamente fumando.
Sarà una mia impressione, ma mi sembra che le
signore formino tre coppie di acerrime rivali, come se,
a due a due, esse si conoscano, e anche bene. E si
detestino. Cordialmente. L’impressione è suffragata
anche dalla provenienza: due vengono da Grosseto, due da
Torino, due da Bologna. Mi piacerebbe verificarlo, e
faccio qualche domanda. Lo scoprirai da te è la sola
cosa che mi sento rispondere. Boh. Sta di fatto che
comincio a sentire puzza di bruciato.
***
Le signore sono ormai entrate dentro la casa, a due a
due continuano ad evitarsi o a guardarsi in cagnesco se
proprio non possono farne a meno. Tra poco arriveranno i
due uomini, il divo strafigo e l’imprenditore di
successo. Non so se loro lo sanno, da come si comportano
sembrerebbe di no. Come se ignorasse di essere spiata
dall’occhio indiscreto della telecamera e vista da
dieci milioni di italiani, la matriarca
siculo-piemontese, trovandosi faccia a faccia con la
sparuta e timidissima disegnatrice, la guarda e le dice,
a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti: “Ah,
chidda brutta buttana fitusa!”
“What means buttana?”
Mi hanno detto che il divo strafigo conoscerà sì e
no tre parole di italiano. E perfino che l’esimia
signora Moratti, Ministro dell’Istruzione, la quale ha
sempre lamentato la scarsa conoscenza che gli italiani
hanno delle lingue straniere, si sarebbe complimentata
con gli autori del Grande Fratello i quali, invitando
alla trasmissione un attore anglofono che non mastica l’italiano,
avrebbero incentivato negli spettatori l’apprendimento
della lingua di Shakespeare, tanto importante nella
cultura e nelle comunicazioni internazionali…Ma
veniamo al sodo.
Il Divo, a non sapere chi è, potrebbe essere
scambiato per un attraente ragazzone tedesco o
scandinavo di quelli che girano il mondo in autostop.
Sfoggia una lunghissima e bellissima coda bionda che
parecchie delle presenti possono tranquillamente
invidiargli, ha le guance tonde sporcate da quella
famosa ombra di barbetta tanto sexy e occhi azzurri dall’espressione
un po’ ingenua e un po’ sfrontata. Indossa il
classico abbigliamento da coatto, canotta aderente con
crocifissone ballonzolante sui pettorali e vecchie
brache consumate, che rende comunque giustizia a un gran
fisico: buona statura, belle gambe, tanti muscoli, e i
jeans tesi sul davanti in maniera appetitosamente
inequivocabile. Molto bello, molto disordinato, molto
sexy.
“Don’t cry” fa alla Paola carezzandole i
ricciolini. Ha una voce che, da sola, ti ingarbuglia l’intestino
neanche fosse una matassa di lana d’angora. Lei lo
guarda con aria ebete e non favella. Non so se ha capito
o meno le sue parole, ma la vedo tremare come una
foglia.
Io intrattengo alla men peggio il pubblico in studio
e lui punta l’inquilina più bella della casa, la
Valeria con treccia e tette stile Lara Croft. Ma prima
di avvicinarlesi, indirizza all’armadio guardaroba
siculo piemontese un sorriso tutto denti e fossette e le
dice “You seem to me my mum…” La poveretta, che
avrà sì e no la terza elementare e non capisce una
parola d’inglese, si squaglia di botto come un panetto
di burro al sole. Ecco la prova che: A) L’ infelice
bramerebbe ardentemente avere trent’anni di meno o
giù di lì. B) Non è lei quella allergica al
Gladiatore.
Certo, penso, lui e quel pezzo di stanga della
Valeria ( altro che il manico di scopa che ha sposato)
formerebbero davvero una bella coppia! Invece, l’
affascinante prof grossetana, quando il Fusto le si
avvicina, non riesce a trattenere un urlo e fa un salto
all’indietro che a momenti sfonda la finestra e
finisce di sotto. Sarà lei quella che non lo può
soffrire? Lo dubito, finchè non scopro la causa della
sua agitazione. Russell porta un marsupio a tracolla,
dal quale spunta il becco di una grossa papera. Mi hanno
appena informata che Valeria è letteralmente
terrorizzata dagli uccelli. La psicosi, più diffusa di
quel che comunemente si crede, è nota tra gli addetti
ai lavori come ornitofobia.
Il pubblico in studio sghignazza, non capisco se per
la comicità della situazione in se stessa o per i suoi
doppi sensi reconditi: la più bella del reame, che
dovrà starsene rinchiusa un mese o giù di lì con un
notorio rubacuori a proposito del quale, tanto per
cambiare, i giornali pettegoli blaterano sia in crisi
con l’orrenda moglie, ha, udite udite, PAURA DEGLI
UCCELLI!
La scena tragicomica suscita un perfido sogghigno
nella dolce Gisella e la più completa indifferenza dell’intellettuale
alternativa che, similmente al Fedro della scorsa
edizione, non si schioda dal divano su cui se ne sta
seduta con la grazia d’un sacco di patate da quando è
entrata dentro la casa e muove solo gli occhi per
fulminare la simil Marilyn, a cui la risatina chioccia e
l’espressione melensa conferiscono un’impressionante
rassomiglianza con la papera che Russell porta a
tracolla.
“It’s…Angelina.” Fa il Gladiatore
avvicinandosi a Valeria che ancora non si è riavuta
dalla crisi isterica nel corso della quale, con il suo
rotondo accento toscano, ha apostrofato Gisella
urlandole “Sei stata tu!” come se la poveretta fosse
responsabile delle sue curiose fobie.
Angelina…Jolie? Effettivamente la prof grossetana
rassomiglia come una goccia d’acqua alla bella
interprete di “Ragazze interrotte”. Ma Russell non
si riferiva a lei. Si riferiva alla papera. Che poi non
è una papera ma un ornitorinco, quella sorta di
assemblaggio tra avanzi di animali vari con cui sembra
che il Padreterno si sia divertito il quarto o quinto
giorno della Creazione, prima di brevettare Adamo ed
Eva. Tony mi aveva informata che il Divo avrebbe
accettato di partecipare solo a patto che gli
permettessero di portarsi appresso qualcuno dei suoi
adorati animaletti e, tra una vacca, un rottweiller, un
cavallo, sua moglie e l’ornitorinco, sì è optato per
quest’ultimo: il meno ingombrante, puzzolente,
pericoloso e difficile da gestire.
***
Sono un po’ preoccupata perché il Cantacesso
ancora non s’è fatto vivo. Se quest’imbecille mi ha
tirato il bidone mandando a monte tutto quanto, giuro
che lo impiccherò con le sue stesse budella.
Ma eccolo finalmente sbarcare dal taxi e scomparire
dentro il portone della casa, dopo aver salutato con la
manina i suoi ammiratori, vale a dire nessuno, perché l’unico
che lo stesse aspettando sbadigliando, poi sbuffando e
quindi imprecando come un facchino turco era il povero
Marco Liorni.
Entra, e la prima persona che incontra è la simil
Marilyn che, al primo sguardo, deve esercitare su di lui
un fascino irresistibile, visto che il re della carta
igienica non può esimersi dal prodursi in un inchino
degno di tutti e quattro i Moschettieri messi assieme.
Ma siccome c’è sempre un ma che rovina ogni cosa, all’atto
gli casca il parrucchino. La Paoletta e Russell, che,
dal bagno e dalla camera da letto sbucano pochi istanti
dopo nel salone, di fronte a quella vezzosa matassa di
pelo, si precipitano a fargli le coccole: entrambi
adorano gli animali e hanno preso il posticcio del
Cantacesso per un cucciolo di yorkshire. So che la
Paola, nonostante sia più orba del Cieco di Gerico
prima del suo incontro con il Messia, non tollera troppo
a lungo le lenti a contatto e mette gli occhiali solo
per guidare, essendo obbligata a farlo; in quanto all’altro,
che in realtà ci vede benissimo,come al solito, deve
aver esagerato con la birra.
Noto subito che tra Russell e cinque delle signore
presenti, vale a dire la casalinga zucchero miele e
veleno, la bella prof allergica alle papere, la
disegnatrice cecata, la simil Marilyn e, udite udite, il
dragone siculo-piemontese in stato di avanzata
menopausa, si crea immediatamente un robusto feeling: il
divo bello e impossibile comunica a gesti stile
telegiornale dei non udenti con la prima, che a scuola
ha fatto francese e non capisce un’acca dei suoi
discorsi ma resta ore ad ascoltarlo immobile come un’allocca;
a parole e lunghe sedute dentro la sontuosa Jacuzzi a
cinque piazze con la seconda, e i telespettatori chissà
cosa darebbero per vedere quel che succede (che lo staff
di Canale 5 prudentemente censura, il programma va in
onda in fascia-orario protetta) mentre con la terza
parla di bambini, animali, arte e di quanto è sana la
vita in campagna, dalla quarta si fa massaggiare
voluttuosamente la schiena e anche qualcos’altro,
tanto la dolce Dani non è gelosa e anche se lo fosse
chissenefrega e della quinta apprezza la gustosissima
cucina…Invece l’intellettuale-impegnata-alternativa
respinge ogni suo tentativo d’attaccare discorso,
malgrado conosca l’inglese quasi altrettanto bene di
Valeria che lo insegna. Ma non credo che lui se n’abbia
a male, visto che la signora rassomiglia a un incrocio
malriuscito tra Livia Turco, Rosy Bindi e un tapiro
incacchiato, il che è un po’ troppo anche per un uomo
che ha ampiamente dimostrato, in fatto di donne, d’avere
dei gusti che definire barbari è un eufemismo.
***
Il Cantacesso socializza invece con una certa
difficoltà. Solo Juliana, che peraltro ha preso, come
Valeria e spesso anche con lei, la sana abitudine d’infrattarsi
nel bagno in compagnia del Divino, sembra guardarlo con
interesse invece che con commiserazione. E mentre
intrattengo il pubblico, che in questo momento sta
allungando il collo al balenio tra le bollicine dei
capezzoli di Valeria nella Jacuzzi (la telecamera
indiscreta è presente anche lì, e se per forza di cose
certe scene a luci rossissime siamo costretti a
censurarle, un bel paio di tette alzano…l’indice di
ascolto), credo di capire perché. La ragazza è
chiaramente in cerca di cittadinanza italiana e
sistemazione finanziaria. Sa che il Cantacesso è molto
ricco, il che fa passare in second’ordine la bruttezza
senza misericordia che si porta dietro da quando è
nato, e dal primo momento il cui gli ha posato gli occhi
addosso, ha notato la faccia da pirla: conquistarlo e
farlo capitolare dovrebbe rivelarsi un’impresa facile
e sicura. Ma intanto, appena può, se la spassa in bagno
col Fusto. Non è gelosa di Valeria, anzi, un paio di
volte li ho visti andare a spassarsela tutti e tre
insieme. Che in Romania il regime comunista non sia
trascorso invano?
Le signore, come ho già detto, si detestano
cordialmente a coppie di concittadine. Fuori da quell’ambito
si tollerano con educazione. Adele, invece, lì dentro
non va d’accordo con nessuno e se ne sta
permanentemente appollaiata sul divano a leggere
qualcuno di quei mattoni di politica e di sociologia che
s’è tirata dietro. Potrei vedere nei suoi pensieri:
non le piace Valeria, così bella e sicura del fatto
suo; giudica Gisella una stupida frustrata a cui la tv
ha fatto il lavaggio del cervello e probabilmente non ha
tutti i torti; è convinta che Paola sia una specie di
bambina che rifiuta di crescere e in quanto a Vincenza…quella
è sicuramente fascista o quantomeno berlusconiana e di
certo collusa con la mafia. Nei riguardi di Juliana,
poi, cova un rancore di cui prima o poi scoprirò le
cause. In quanto agli uomini …Uno stupido divo pieno
di sé e un capitalista che succhia il sangue ai poveri
proletari…Al primo non osa dire niente, forse è
intimidita dalla sua stazza. Ma un giorno, all’ora di
pranzo, indirizza una filippica delirante contro il
secondo, accusandolo di tutte le ingiustizie che
angariano la terra, dalla globalizzazione allo
sfruttamento dei poveri del Terzo Mondo alla distruzione
dell’Amazzonia. Il Cantacesso, per la prima volta in
vita sua raccoglie la provocazione: lavoriamo solo carta
riciclata, le dice, non siamo una multinazionale, i miei
dipendenti non si sono mai lamentati e, se non ti va
bene quello che faccio, nessuno ti obbliga a comprare i
miei prodotti: puoi sempre pulirti il culo con le
vecchie edizioni del Manifesto. ( Premetto che
rispetto tutte le idee politiche e che, mettendo queste
parole in bocca al Cantacesso non intendo offendere
nessuno: Adele vuol essere solo e nient’altro che una
macchietta, come tutti i personaggi di questa storia. N.
d. A.)
Atto Secondo: rondini, Jacuzzi e confessionale.
Oggi, sollevando il coperchio del suo scaldavivande,
proprio in cima a un appetitoso piatto di pasta con le
sarde tanto amorevolmente cucinata da Vincenza, Valeria
ha trovato una rondine morta, quella stessa che da ieri
giaceva nel cortile dopo i vani tentativi di Russell e
Paola di rianimarla. La poveretta è svenuta e siamo
stati costretti a chiamare il medico.
Tutti avevano capito tutto. Russ, che ha preso a
parolacce Gisella la quale non ha capito un tubo ma è
scoppiata a piangere lo stesso. Gli altri, rimasti
immobili come statue di sale e Juliana, che si è chiusa
in bagno con Valeria per darle un po’ di non
disinteressato conforto, perché la ragazza apprezza in
ugual misura gli attributi del Divino, i quattrini del
Cantacesso e le tornite grazie della bella prof. La
quale ha ammesso di non essere lesbica ma di gradire.
Contenta lei… In ogni caso, stasera si entra tutti nel
confessionale per le nomination. E temo che ne sentiremo
della belle.
***
La prima a entrare è Valeria. E’ ancora pallida
dopo la disavventura della rondine, a cui hanno
assistito in differita dieci milioni di italiani sadici.
Nonostante abbia l’aria stanca e neanche un filo di
trucco, è talmente bella che non riesco a trattenermi
dal chiedere come mai non abbia fatto l’attrice. Non
ne ho le capacità, taglia corto lei. E’ precaria
nella scuola, ma non aspira alla cattedra di ruolo. Ha
superato una selezione dell’ Alitalia e spera di
iniziare presto a lavorare come hostess, il sogno della
sua vita. Le chiedo come mai ha scelto di partecipare al
Grande Fratello e lei mi risponde che l’ha fatto solo
per curiosità. Russell Crowe, il grande attore? Un
ragazzo adorabile. Visto di persona è anche meglio che
sullo schermo, eppoi è pure simpatico. Chi invece…Non
mi dà neppure il tempo di terminare la domanda, fissa l’obiettivo
con gli occhioni color pervinca e sibila: ”Gisella.
Non credevo di trovarla qui. Mi odia, e lo sai perché?
E’ convinta che io sia la causa della bocciatura di
suo figlio. Che ce l’abbia a morte con il povero
ragazzo. Non lo sa che uno studente non viene bocciato
da un singolo insegnante ma da un Consiglio di Classe
formato da otto, dieci professori? E soprattutto, non lo
sa che suo figlio è un pelandrone matricolato e nel
corso dell’anno scolastico l’anno ha fatto di tutto
fuorché studiare?”
***
Esce Valeria ed entra Gisella. Se gli sguardi
sparassero pallottole, avrei assistito a un duello degno
di Mezzogiorno di Fuoco, quando le due si sono
incrociate. Quindi Gisella si è accomodata in
confessionale e con l’espressione tutta dolcezza che
le è consueta, aspetta le mie domande. Perché sei qui?
“E’ tutta la vita che sogno di partecipare a una
trasmissione televisiva.” Esattamente quel che mi
aspettavo di sentirle dire. I tuoi compagni di
avventura? “Mi trovo bene con loro.”risponde non
senza un pizzico d’ipocrisia”Russell è veramente
magnifico. Mi dispiace che non parlo inglese, ma…mi
accontento di guardarlo. Del resto, sai, sono
felicemente sposata e anche se non lo fossi sono una
persona seria, mica come…come…” Diventa rossa come
un tacchino e allora tento di sviare il discorso. Quasi
quasi, questa finta bionda dall’aria innocua mi è
più antipatica di Adele. Quella, almeno, con il suo
dogmatismo fanatico, è sincera. Invece quest’altra è
falsa come il colore dei suoi capelli. Chi vuoi che esca
dalla Casa? Le faccio. La risposta non si lascia
attendere.”Valeria. Il fatto che sia attraente non l’autorizza
a comportarsi come una donnaccia. Bell’esempio che dà
ai suoi alunni! Del resto, anche come insegnante…Le
sue spiegazioni sono poco chiare, intimidisce i ragazzi,
pretende troppo…” Basta. Ho capito tutto.
***
Signore e signori, ecco a voi Paola. Lei mi piace,
bellina e dolce com’è. Non riesce a trovare difetti a
nessuno e mi dice, con quella sua vocetta da bambina che
se ha deciso di partecipare al gioco è perché ha
bisogno di soldi: vorrebbe lasciare la città, ha
adocchiato un casale in campagna e le piacerebbe tanto
acquistarlo e trasferircisi con i suoi figli e il suo
zoo…Russell? Un bell’ angelone biondo, un uomo
gentile che ama i bimbi, gli animali, la musica e le
cose belle…Trovassi uno così mi risposerei, mi
confida con entusiasmo. Sono sicura che anche i bambini
lo troverebbero adorabile. E chi…chi vorresti che
lasciasse la casa? Esita a lungo, prima di rispondere.
Poi, tutto d’un fiato, mi fa ”Vincenza. E’ la mia
padrona di casa: pretendeva di aumentarmi l’affitto e,
quando mi sono rivolta al Sindacato degli Inquilini, per
dispetto mi ha sfrattata…”
***
Con l’espressione imperturbabile e la stazza di un
Buddha, Vincenza si accomoda in confessionale. Che cosa
fai nella vita? Le domando tanto per rompere il
ghiaccio. E lei, parafrasando Salvo Montalbano, mi
risponde “Pensionata sono.” E poi: come mai hai
deciso di partecipare al Grande Fratello? “Un ‘o
saccio.” Che cosa ne pensi dei tuoi compagni di
avventure? “Russello beddissimo iè. Quanno fui
picciotta, m’innamorai di Marlon Brando…E isso me lo
ricorda pure preciso…” Chi dovrebbe uscire dalla
Casa? “ Paola. L’aumento dell’affitto le chiesi e
non me lo diede. Co’ u SUNIA (il sindacato degli
inquilini, N.d.A.)andò a parlare, chidda brutta
buttana fitusa…”
***
Ed ecco avanzare a passo di carica Adele con il
gonnellone, la t shirt slabbrata, i capelli tosati con
la macchinetta e le lenti spesse un dito. Faccio per
aprire bocca, e mi zittisce. Tira quindi fuori un paio
di fogli scritti a stampatello e, con voce più piatta
di un polder (pianura ricavata dal prosciugamento d’un
tratto di mare N.d.A.) olandese legge il seguente
comunicato: “Il motivo per cui ho scelto di
partecipare a questa frivola e deviante trasmissione
televisiva atta unicamente a distrarre il popolo dai
suoi reali problemi è stato il mio desiderio di
studiare le dinamiche psicosociali di gruppo all’interno
della stessa onde analizzare poi i risultati delle mie
osservazioni. Non ho intrecciato rapporti di amicizia
con alcuno degli altri elementi presenti all’interno
della Casa: una spocchiosa, una casalinga frustrata, una
donna che non si decide a crescere, una reazionaria, un’oca,
uno stupido divo americano pieno di sé e uno squallido
capitalista sfruttatore. Inoltre…”
A questo punto la interrompo e, prima di porle la
fatale domanda, mi chiedo da sola che ci stia a fare,
cotanta perfezione in mezzo a un gruppo di comuni
mortali pieni ai suoi occhi di spaventose pecche. E come
si permette di trinciare giudizi: Valeria, che proviene
da una famiglia molto povera, ha dovuto affrontare
pesanti sacrifici per giungere alla laurea; Gisella non
è troppo simpatica ma questo non dà né a me né a lei
il diritto di giudicarla; Paola è una creatura
dolcissima di cui è peccato anche solo pensar male;
Vincenza, poveretta…Russell, poi, che come tutti sanno
non è americano, è un professionista anche troppo
serio e Cantacesso una gran brava persona. Per farla
breve, le chiedo chi secondo lei dovrebbe lasciare la
casa. “Juliana. A quella lì dovrebbero darle il
foglio di via e rispedirla in Transilvania!” mi
risponde. Ma come? Sto per dirle. La povera
extracomunitaria che ha lasciato il suo paese per
inserirsi nella nostra società a prezzo di duri
sacrifici? Quelli che professano le tue idee dovrebbero
difendere le istanze degli immigrati e tu te ne esci con
un ragionamento degno del peggior Bossi? Ma taccio per
evitare di litigarci.
“Pietro, il mio compagno, l’ha conosciuta quando
si è recato nel suo studio per farsi togliere un callo.
E quella brutta mignotta, oltre al callo, gli ha tolto
anche il senso della decenza e del dovere nei confronti
miei e del Partito, verso cui è legato da pressanti
obblighi.”
La guardo un attimo, prima che lasci il confessionale
nel quale sta per entrare l’oggetto del suo livore.
Juliana non è una bellezza e neppure un mostro di
intelligenza e di cultura, ma è fresca, carina e
vivace. Capisco benissimo il povero Pietro. Per quanto
politicamente impegnato possa essere, un uomo ha anche
un cuore da gratificare e, perché no, un inquilino che
sta dentro le mutande, ed è anch’egli in cerca di
gratificazioni. E Adele, detto francamente, spegnerebbe
i bollori a Casanova, Don Giovanni e il Marchese De Sade
messi assieme.
***
Juliana mi dice che aveva diciassette anni quando al
suo paese è scoppiata la rivoluzione, per cui di quei
drammatici giorni conserva una memoria molto viva. Mi
confida di aver sognato di far fare a quell’insopportabile
Adele la stessa fine della bieca lady Ceausescu. Non
potendo, deve accontentarsi di sperare nella sua
cacciata prossima ventura.
Atto Terzo : Il Divo e il Magnate
Il momento fatale è giunto, la punta degli ascolti
sarà sicuramente altissima. Mi tremano le gambe mentre
indirizzo a tutti i santi del Paradiso e alla buon’anima
di nonna Concettina una breve preghiera per non
dimenticare, sull’onda dell’emozione, il mio
inglese.
Il Divo entra nel confessionale, si accomoda,
accavalla le poderose gambe da ex quarterback, gratta la
testa a quell’incrocio malriuscito tra una papera, una
talpa, un castoro e un salmone che si è messo a
tracolla, accende la sigaretta… socchiude gli occhi da
gattone di grondaia che s’è appena pappato il topo e
mi sorride con tutti e trentadue i denti che spiccano
bianchi, piccoli e forti tra le labbra tenere. Cacchio
quanto è bello. Penso: grosso, muscoloso, sprizza
virilità da tutti i pori della pelle abbondantemente
scoperta. Non so cosa darei per ravviargli all’indietro
il setoso ciuffo biondo che è scappato fuori dalla
coda. E per baciargli il collo. E’ dai tempi fatali
del “Gladiatore” che quel suo magnifico collo lungo
e robusto ossessiona i miei sogni… E anche quelli di
qualcun’altra, penso notando il vistoso succhiotto:
sarà opera di Valeria o di Juliana?
“Innanzitutto, grazie per essere qui. Vorrei che,
da adesso, fossi tu a parlare. Il mio inglese non è
granchè e…”
Lui attacca con il suo bellissimo vocione baritonale
che annoderebbe le interiora a legioni di donne perfino
se uscisse dall’ugola del Cantacesso, figurarsi un po’
se esce dalla sua.
“Hi, people! I’m Russell Ira Crowe…” E
continua “Attore, musicista, poeta, mandriano e
rompiballe. Grazie a tutti per la squisita ospitalità.
Cazzo, si mangia magnificamente, qui. E si beve
fottutamente bene. Per non parlare poi della figa…”
Lui ridacchia e io penso all’infelicità che in
questo momento attanaglia l’anima di due donne: la
dolce Dani, amica paziente, fidanzata paziente,
mogliettina paziente, se si va avanti di questo passo ex
assai poco paziente… E il Ministro dell’Istruzione,
che aveva sperato in qualche lezione d’inglese
appioppata a tradimento all’ignorante popolo italico.
Ma i discorsi di questo ragazzone dal fisico statuario e
dal sorriso incantevole sono talmente infarciti di
parolacce che il beep della censura scatta di continuo,
trasformandoli in un concerto di fischietti degno della
sfilata delle scuole di samba al Carnevale di Rio. A
questo punto, penso sia saggio riprendere il controllo
della situazione. “Come mai hai deciso di partecipare
al Grande Fratello? E se dovessi vincere, come
impiegheresti la posta in palio?”
“Non vorrei vincere. Soldi ne ho anche troppi e qui
c’è gente che ne ha più bisogno di me. Perché ho
partecipato? Mi stavo annoiando, ecco. Mi stavo
scassando i coglioni e volevo fare qualcosa di diverso
dal solito… Un’esperienza nuova. Per far bene un
lavoro come il mio c’è bisogno di continui
fottutissimi stimoli, non di starsene buttato là senza
fare una sega tutto il santo giorno…”
Arrivati a questo punto, penso che la Moratti stia
benedicendo la scarsa conoscenza che gli italiani hanno
dell’idioma d’Oltremanica.
“Ti sei trovato bene, e noi tutti ne siamo felici.
Ma questo gioco ha regole ferree e purtroppo, su
segnalazione degli altri, un inquilino dovrà lasciare
la casa…”
Lui si gratta perplesso la barbetta color miele,
guarda la telecamera da consumato professionista quale
in effetti è, quindi sbotta tutto d’un fiato. “Kantesiessow.
Singing Lavatory. Non ho niente contro di lui, ma se non
ci fosse tromberei molto meglio. Un bel letto comodo,
per certe faccende, è mille volte meglio di qualsiasi
Jacuzzi: mi sono stufato di farlo in mezzo all’acqua
come le salamandre, ma non posso scopare mentre un altro
mi guarda. E poi… E poi, beh…”
“Coraggio.”
Il Divo inala tutta l’aria che può tendendo i
magnifici pettorali sotto la canotta, quindi sospira “Non
mi fa dormire niente.” Povero cocco. Il Cantacesso non
lo fa dormire. Russa come un orso delle caverne nel
pieno del letargo, emette a getto continuo scoregge
rumorose quanto i tuoni in alta montagna e talmente
puzzolenti da far pensare che i famigerati arsenali
chimici di Saddam Hussein che gli ispettori dell’Onu
prima e l’esercito Usa poi hanno cercato in lungo e in
largo per tutto l’Iraq fossero in realtà nascosti nel
suo intestino…”E questo è niente. La prima sera,
mezzo rimbambito dalla jet lag e da uno spinello che mi
ero fumato nel cesso per farmi passare il mal di testa,
mi sono buttato sul letto. Stavo per addormentarmi,
quando mi plana sul petto una fottuta roba pelosa. Non
potevo rischiare la reputazione mettendomi a urlare,
anche se la tentazione era forte. Ho temuto che fosse un
ratto, o un pipistrello… Invece era il parrucchino.
Prima di coricarsi se lo toglie e lo lancia sulla sedia,
ma non ha una buona mira.”
Mi scappa da ridere, ma evito di farlo e lo lascio
continuare. “E ieri notte… Cazzo, ieri notte mi è
venuta sete. Mi alzo dal letto, vedo un bicchiere sul
comodino, mi scolo tutta l’acqua che c’è dentro…
E solo allora mi rendo conto che quello che sentivo
sbatacchiare mentre bevevo non era un cubetto di
ghiaccio, ma la sua fottuta, stramaledetta dentiera…
Non so come ho fatto ad arrivare fino alla latrina,
credevo di rovesciare il contenuto del mio stomaco sul
tappeto… Beh, mi corico, cerco di dormire… E niente.
Notte in bianco, comincio a pensare. Fottuta
strafottutissima notte in bianco figlia di madre puttana…
Domani avrò delle occhiaie che mi arrivano fin sotto le
narici e sai com’è, sono vanitoso… Non bastasse il
resto, attaccano gli incubi. A occhi aperti.” Spiegati
meglio, gli faccio. E lui “Sì, tesoro.” Mi
trattengo dallo squagliarmi sentendolo pronunciare
quelle parole indirizzate proprio a me, e ascolto il
resto della storia. “Un grosso regista di cui
preferisco non dire il nome per questioni di
scaramanzia, mi propone il remake di un vecchio film con
Marlon Brando, “I giovani leoni”. Dovrei
interpretare proprio il suo ruolo, quello di un
ufficiale nazista in crisi di coscienza. Beh, è tutta
la vita che sogno di misurarmi con il mio idolo e
modello. Sto già cominciando a immedesimarmi nel
personaggio, come faccio sempre… E ad un tratto… ad
un tratto nel buio si materializza una figura
scheletrita, coperta da un largo pigiama a strisce
bianche e azzurre… Dio mio, no… Comincio a pensare
ai lager, all’Olocausto, a un’apparizione… Invece
era Kantesiessow e s’era alzato per andare a pisciare.
Ancora una notte con quello lì e ti garantisco che mi
verrà un fottuto esaurimento nervoso, cocca…”
Prima di alzarsi e lasciare il confessionale mi fa l’occhiolino.
E io sono completamente andata.
***
Dopo il miele, l’arsenico. Dopo le rose, il letame.
Mamma quanto sono cattiva. Con il passo pencolante di un’oca
artritica, il Cantacesso si avvicina al confessionale e
si accomoda sulla poltroncina dopo essersi leggermente
tirato su (esponendo al pubblico ludibrio gli osceni
calzini bianchi e un brandello di caviglietta livida con
dieci pelacci lunghi mezzo metro cadauno) un paio di
pantaloni talmente antiquati che, esposti al museo
archeologico, farebbero la loro porca figura. Sfoggia
una camicia color pupù di neonato, accompagnata da una
cravatta marrone a pallini gialli che a vederla è un
poema. Dalle borse (forse sarebbe meglio definirle
valigie, anzi, bauli) che ha sotto gli occhi, si
arguisce che nemmeno i suoi sonni siano tra i più
tranquilli e riposanti.
Buon giorno. Gli faccio. Vuoi presentarti ai nostri
telespettatori e al pubblico in studio? “Giacomo
Leopardi Cantacesso.” Parente di…? “No, neppure
alla lontana. Imprenditore nel settore cartario. “Come
mai ha deciso di partecipare al Grande Fratello?” La
pubblicità è l’anima del commercio.” Ti sei
trovato bene qui in mezzo a noi? “Abbastanza. Juliana
è molto… simpatica.” Il buon vecchio Cantacesso che
se vede una bionda piccoletta perde il lume della
ragione non si smentisce mai.
Purtroppo uno degli ospiti, proposto dai concorrenti
e votato dal pubblico, dovrà lasciare la casa… ”Crowe.”risponde
lui senza esitare “Gran bravo ragazzo, però…”
Però? Vuoi dire che non ti va a genio perché è bello,
esibizionista, sfacciato, ricco sfondato e ti rovina la
piazza? “No, voglio dire che non mi lascia dormire.
Parla nel sonno, anzi urla, anzi no, recita… Ho
provato a farglielo notare e lui, tra una parolaccia e l’altra,
mi ha lasciato intendere che deve ripassare la parte e
ottimizzare ogni minuto del suo tempo. Ottimizza il
tempo anche quando va in gabinetto. La prima volta
credevo che soffrisse di stitichezza, invece no, si
porta il copione in camerino… Delle volte, si sveglia
nel cuore della notte e si mette a scrivere o, peggio, a
cantare. L’ispirazione, si sa, non ha orario e va
assecondata… E quella bestiaccia che si è portato
dietro? Forse la gente neppure immagina quanto puzza un
ornitorinco. Quanto puzzano i gamberetti fradici che
mangia. Quanto puzza l’acqua marcia che costituisce il
suo habitat che quel… quel… quel barbaro ha ricreato
riempiendo una piscinetta gonfiabile per bambini. Una
notte, mi sono alzato per un bisognino, non ho voluto
accendere la luce e ci sono finito dentro… La
bestiaccia mi ha dato una beccata allo stinco che c’ho
ancora il livido…” Lui però, poveretto, s’è
bevuto l’acqua dove tenevi in ammollo la tua dentiera.
“ L’acqua? Ci avevo sciolto dentro anche una
tavoletta di Corega (detergente per dentiere N.d.A.)
e l’acqua faceva le bollicine, come la Ferrarelle.
Comunque, ben gli sta. Così impara ad approfittare
delle ragazzine ingenue con cui si chiude nel bagno per
spassarsela, quel brutto porco …”
Allude sicuramente a Juliana, che non è una
ragazzina, è tutt’altro che ingenua e appresso al
fustacchione degli antipodi c’è andata di sua
spontanea volontà. Vorrei dirglielo, svegliati,
Cantacesso, ma mi manca il coraggio e lo lascio con
tutte quante le sue illusioni.
EPILOGO
Tutti i concorrenti sono stati nominati. Ergo,
nessuno è stato buttato fuori. Ci rimettiamo tutti
quanti al buon cuore del pubblico, e ci va bene perché
le puntate ottengono un successo in crescendo, indici di
ascolto altissimi e alla fine, come ho sempre sperato,
la vittoria arride alla dolce Paola, che con il denaro
intascato potrà realizzare il sogno di trasferirsi in
campagna con pargoli e giardino zoologico.
Giunge la sera degli addii e tutti quanti siamo un po’
commossi. Sembra che i vecchi rancori siano stati
accantonati: Valeria ha dimenticato la rondine nella
pastasciutta e Gisella adesso ammette che la bocciatura
del figlio non fu dovuta a un incidente di antipatia con
la prof ma alla poca voglia di studiare del ragazzo;
Paola si trasferirà in campagna appena possibile e
Vincenza, tutta gongolante, pensa che potrà finalmente
affittare l’appartamento a canone maggiorato “uso
ufficio”; Adele è arrivata a chiedere dei consigli a
Juliana per riconquistare il suo sindacalista e adesso
giura che tornerà a sorridere e a scherzare, si
lascerà crescere i capelli e si metterà a dieta. Per
festeggiare, intanto, s’è scolata un bottiglione di
Frascati e, ubriaca come una spugna, s’è messa a
danzare sollevandosi la gonna fino alle mutande ed
esibendo le gambe crivellate da una cellulite all’ultimo
stadio ma finalmente depilate. Cantacesso ha dimenticato
la beccata dell’ornitorinco e Russell la minerale con
dentiera. Il re della carta igienica, su consiglio
disinteressato del grande attore, che in realtà
sproloquiava sotto l’effetto dell’alcol e della
marijuana ma lui non se n’è accorto, ha deciso di
mettere in produzione alcuni nuovi articoli destinati a
sicuro successo: il set biodegradabile usa e getta per
raccogliere la pupù di Fido durante la passeggiatina,
le salviette nettaculo per vacche, cavalli e affini e,
dulcis in fundo, la carta igienica per intellettuali di
vaglia e lettori accaniti, rigorosamente stampata con i
classici della poesia. Compresi, naturalmente, i Grandi
e i Piccoli Idilli di Giacomo Leopardi. Quello vero.
Potrei dire “E vissero tutti felici e contenti”.
Oppure, “Tutto è bene quel che finisce bene”. Ma in
realtà le sorprese non erano ancora finite.
Mancava ormai una manciata di minuti all’uscita
dalla Casa, quando Juliana si è avventata sul Divino e,
dopo averlo baciato sulla guancia, lo ha chiamato
Ciccio.
“What means Ceeciow?” Gli hanno spiegato che si
tratta del nomignolo affettuoso con cui le fans italiane
che seguono le sue gesta grazie al sito Croweitalia lo
hanno ribattezzato. Vuol dire tesoro, bimbo bello o roba
del genere. Ah.
Frequenti Croweitalia? Si domandano l’un l’altra
le ospiti della casa. Tutte lo hanno frequentato ma,
protette da nomi e identità fittizie, non sapevano
niente l’una dell’altra: Godiva non sapeva che Fleur
era la madre rompiballe del suo alunno più zuccone né
Fleur che Godiva era la tirannica prof della sua amata
progenie. Trilli non sapeva che Barbie era la padrona di
casa che voleva aumentarle l’affitto, anzi, era
convinta si trattasse di una minorenne non troppo
ferrata in italiano, né, naturalmente, quest’ultima
sapeva che la prima fosse la sua recalcitrante
inquilina. E quante volte Ju si era incazzata contro il
troll misterioso denominato Pasionaria che s’intrufolava
alla chetichella nel sito deridendo la sciocca passione
di quel branco di oche per quel becero prodotto della
cinematografia consumistica noto nell’universo mondo
come Russell Crowe alias il Gladiatore? Solo adesso ha
scoperto che Pasionaria e Adele sono la stessa persona…
“Miiinchia!” ha esclamato Vincenza con gli occhi
sgranati per la sorpresa.
“What means meenkia?”
“Cock.” Gli spiega Valeria, lapidaria.
All’uscita, gli eroi della storia sono accolti da
amici e parenti, oltre che da un folto gruppo di
curiosi: una sorella e un fratello belli come lei
attendono Valeria, il marito bancario e il figlio somaro
Gisella, una nipote con marito e prole Vincenza, i bimbi
con la babysitter e il cagnolino Paola, il sindacalista
pentito Adele e una rappresentanza della comunità
rumena di Bologna Juliana. A prelevare Cantacesso ci
sono l’amministratore delegato della società e la
vecchia mamma sulla sedia a rotelle, accompagnata dalla
cameriera filippina e dalla badante di colore. E Russ?
Fuori dalla porta, è atteso da una Mercedes con i vetri
affumicati attraverso i quali qualcuno giura d’aver
visto un ectoplasma con i capelli gialli e la faccia
livida in compagnia d’un tizio che avrebbe tutta l’aria
di un avvocato… E quello stesso qualcuno giura di
averli sentiti urlare come indemoniati senza neanche
dare all’autista il tempo d’innestare la marcia e di
partire in direzione dell’aeroporto.
Fine
Lalla,15 maggio 2003 |