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1) Microfibra
Ci sono momenti nella vita di una donna in cui si sente
il bisogno di cambiare qualcosa, una sferzata di novità
che porti un pizzico di vitalità in una esistenza un
po' piatta. E questo cambiamento radicale spesso inizia
con un cambio di colore dei capelli o un nuovo taglio,
operazioni banali ma spesso non prive di effetti
collaterali…
Le parrucchiere, si sa, si dividono in due categorie:
le vere professioniste e quelle che, pur conoscendo bene
il proprio lavoro, si attengono fedelmente al motto
"la cliente ha sempre ragione" e assecondano
le ignare malcapitate nei loro assurdi desideri.
E così eccomi qui, mandante, complice e vittima di una
di queste, a rimirare i pessimi risultati che il
connubio mia follia-compiacenza della parrucchiera
hanno prodotto: i capelli, che da un banale castano
chiaro si sono trasformati in un biondo slavato, il che
ha sostituito la mia solita aria da mite imbranata con
quella, peggiore, di zoccola frigida. Non parliamo poi
della figura che faccio di fianco alla fidanzata
californiana di mio fratello Andrea, una sventola di un
metro e ottanta, bionda anche lei ma naturale, che
sembra scappata dai telefilm di Baywatch. Ho un bel da
sculettare sui tacchi alti, spingere indietro le spalle
per mettere in evidenza quella tristezza che mi ritrovo
davanti e che ci vuole del coraggio a chiamare seno. Non
c'è niente da fare, piccola sono e piccola rimango,
magra e piatta, pallida di pelle e ora anche di capelli.
Come fisico non sono male, ma non mi si noterebbe
nemmeno se fossi completamente nuda! Spero che Andrea,
da esperto di marketing qual è, non mi abbia dipinta
come la Venere della Bassa (1)
al suo collega scapolo e facoltoso che mi verrà
presentato questa sera! La festa non è ancora
cominciata e già mi pare di vedere la sua espressione
delusa; pazienza, ormai dovrei esserci abituata. Voglio
proprio conoscerlo questo principe azzurro americano che
non ha niente di meglio per le mani da aspettare una
cenerentola italiana che sembra uscita dalla naftalina.
Non dev'essere messo molto meglio di me!
Però! Andrea se la passa veramente bene se e mi ha
pagato il viaggio fino a Los Angeles ed ha affittato
questa suite solo per me. Non ho mai amato molto
l'antiquariato perché mi sa di vecchiume, ma questi
ambienti (il salottino e la camera da letto) sono così
luminosi e pieni di fiori, di ninnoli e di colori che
anche il mobilio sontuoso e impegnativo riesce ad essere
frivolo. E poi c'è lo strano accostamento con la
tecnologia: televisore, lettore dvd ed il computer,
quest'oggetto misterioso a cui sto cautamente alla
larga.
Lo so, lo so che siete curiose di sapere com'è questo
mio fratellone che si è cuccato una gnocca
stratosferica e che fa la bella vita in America! Peccato
che non ho sue foto da mostrarvi, però vi posso dire
che è l'esatto contrario di me: bello e intelligente.
Con un Q.I. (2) di 150
e un pisello di 25 studia e tromba come un forsennato e
alla fine se ne vola via per un master negli USA. Noi
della famiglia non l'abbiamo più visto. Ce l'ho avuta
con lui per anni, per il modo in cui ci ha scaricati
come se non fossimo degni di lui, ma la mamma per
consolarsi va ripetendo da sempre che uno così mica se
ne sta tutta la vita in un paese che si chiama
Camposanto (3)!
Io che non valgo neanche la metà sono rimasta a fare
compagnia ai miei genitori e ci rimarrò ancora per un
pezzo se le cose continueranno così: sono più di
quattro anni che nessun uomo compare nel mio orizzonte.
Ormai sento di essere avviata sulla strada dello
zitellaggio, a meno che non mi capiti un colpo di
fortuna, cosa che ritengo abbastanza improbabile vista
la penuria di uomini che normalmente mi circolano
attorno.
Che dire di me? Una sciocca sentimentale che a 24 anni
ha perso la testa per il suo primo ragazzo, ed oltre
alla testa anche il buonsenso al punto da abbandonare la
facoltà di lingue, in cui andava a gonfie vele, e
buttarsi sul primo lavoro che le è capitato, quello di
commessa in un ipermercato di Bologna, a più di 30 km
da casa.
La mia storia d'amore ci ha messo quattro anni per
spegnersi, si è presa tutto e non mi ha lasciato altro
che i quattro soldi che avevo messo da parte. Con pochi
quattrini e nessuna amica (le due che avevo nel
frattempo si sono sposate e hanno fatto figli) alla
veneranda età di 32 anni passo ancora le vacanze estive
a Pinarella (4) con i
miei genitori, dove faccio sforzi sovrumani per non
cadere tra le braccia di qualche vitellozzo rivierasco
pelo-e-oro(5) che mi
vede in bikini e pensa che con un sacchetto in testa
posso andare. Quando gli ormoni chiamano la volontà
della donna si fa debole…
Un mese fa abbiamo ricevuto una lettera da Andrea che
sembrava un volantino della pro-loco di Los Angeles:
"Basta ammuffire in mezzo alla nebbia, venite a
stendervi al sole della California! Mare, ampie
spiagge… (… "prugne secche per la regolarità
intestinale e alla domenica la grande festa Aiazzone,
provare per credere!" avrei aggiunto). Io e la mia
Sheryl ci sposiamo e siete tutti invitati alla festa di
fidanzamento che si terrà fra un mese qui a Los
Angeles. Non dovrete preoccuparvi di niente, solo di
preparare le valigie e volare fin qui. "
Facile da dire, meno facile da fare con un padre
ultrasettantenne con problemi cardiaci, ma Andrea (lo
chiamerei bastardo o figlio di puttana se non conoscessi
molto bene sua madre…) questo non può saperlo perché
di noi si è sempre disinteressato. Per questo sulle
prime ho rifiutato l'offerta di quella vacanza, ed è
stata solo l'insistenza dei miei genitori a convincermi
ad accettare. Così per una volta nella vita faccio la
signora con i soldi di qualcun altro e devo dire che la
cosa mi riesce piuttosto bene! Ho preso possesso della
mia suite e sono ben intenzionata a non lasciarmi
sfuggire nessuno dei comfort che ci sono qui.
Mi sento un po' a disagio dentro un hotel del genere
ma credo che mi ci abituerò rapidamente… Intanto me
la sguazzo nella vasca idro che è una favola, poi passo
al restauro e infine mi infilo dentro all'abitino nero,
facsimile di un modello di Armani, che ho comprato
durante i saldi in un negozietto del mio paese. Tutto
sommato mi sta abbastanza bene: elegante e sobrio (forse
troppo), mi mette in evidenza le spalle ed il decolletè
fasullo, merito di un push-up con le coppe riempite
d'olio che spingono il mio nulla fin quasi sotto il
mento.
Le nove e dieci, accidenti! A forza di rigirarmi davanti
allo specchio riesco ad arrivare tardi anche stasera.
Bella figura! Di sotto, nella sala che mio fratello ha
prenotato per la festa, sicuramente la serata sarà già
iniziata da almeno dieci minuti. Se c'è una cosa che
detesto è sentirmi gli occhi di sconosciuti puntati
addosso ma ormai non c'è più niente da fare per
rimediare.
Esco dall'ascensore ed entro nel locale. Un cameriere
dall'aria imperturbabile mi viene subito incontro:
- Buonasera, miss. Prego, mi segua. -
Faccio come mi dice ma mentre mi fa strada nell'elegante
salone, in cui quinte decorate con enormi specchi
mantengono la privacy degli avventori e creano false
prospettive, mi chiedo come fa a sapere dove devo
andare.
- Il tavolo del dott. Spenzeri, per favore. - preciso.
L'uomo si ferma all'istante e mi pianta in viso uno
sguardo sorpreso.
- Ne è sicura? -
- Certo che ne sono sicura! -
Che domanda è ne è sicura??? Crede che non
sappia come si chiama mio fratello o che io non sappia
dove devo andare? Lo penso ma ovviamente non lo dico e
mi limito a girare a destra seguendo le sue orme. Il
cameriere si congeda e mi consegna a mio fratello il
quale, dopo avermi baciata sulle guance, mi presenta
agli amici.
Ed ecco Thomas, il mio cavaliere. Un americano pel di
carota dall'età indefinibile, bianco e rosa e
cicciottello come un maialino, con degli occhietti di un
azzurro vivace che spiccano sulla pelle traslucida come
cera. L'insieme sarebbe abbastanza anonimo se non ci
fossero quegli assurdi capelli rossi tenuti assieme con
della roba che più che gel sembra silicone sigillante.
Una chioma plastificata alla Big Jim, per intenderci. A
coronare il tutto, dall'elegante giacca blu scuro sbuca
un'improbabile cravatta stampata con piccole siluette
rosa di donnine nude messe a 90 gradi. Normalmente
apprezzo l'ironia (anche se questa volta sconfina nel
cattivo gusto) e odio le formalità perciò, per rompere
il ghiaccio, gli dico:
- Originale la tua cravatta! -
Lui gongola e con galanteria mi porge una mano molliccia
che mi conduce al mio posto, tra lui ed una elegante
signora di mezza età che non mi degna di uno sguardo.
Gli altri della combriccola sono tutti ingegneri,
avvocati, responsabili marketing e agenti di borsa. Ma
che ci faccio io, modesta commessa della bassa modenese,
a migliaia di chilometri da casa ed in mezzo a questa
gente? Ok ragazza, ricorda Titanic: impazziscono per
il denaro quindi fingi di possedere una miniera d'oro ed
entrerai a far parte del club.
A parte il fingere di possedere una miniera d'oro, di
cosa parlano normalmente un uomo e una donna che non si
sono mai visti? "C'è il sole ma le previsioni
dicono che tra qualche giorno pioverà… Cosa fai nella
vita?… Hai visto l'ultimo film di…? " e cose
del genere. Thomas, invece, senza smettere di osservarmi
interessato, parte in quarta con le descrizioni
minuziose dei suoi investimenti in borsa e di quanto gli
hanno fatto guadagnare. Per me che sono fatalista e che
butto gli estratti conto della carta di credito prima
ancora di averli letti, è di una noia mortale. Se a
prima vista avevo deciso di lasciargli una possibilità
nonostante fisicamente non sia proprio di mio gusto (ma
normalmente sono di poche pretese e mi sforzo di andare
oltre l'apparenza), adesso concludo che il tipo non fa
assolutamente per me. Lui continua imperterrito con le
sue lezioni di alta finanza e io sbadiglio educatamente
a bocca chiusa, azione che mi fa lacrimare gli occhi.
Prendendo la mia noia per commozione, Thomas si
intenerisce e comincia a guardarmi languidamente. Beh,
almeno lui mi trova carina…
Ma la situazione va rapidamente precipitando a causa
delle numerose bottiglie di vino californiano che
vengono vuotate una dopo l'altra. Di pari passo alla
quantità di alcol che gli aumenta nelle vene, Tom
diventa sempre più audace e io ormai non so più come
evitare le sue occhiate lascive ed i sottintesi volgari
con cui infarcisce i suoi consigli sui titoli migliori
presenti sul mercato. Dovrei essere felice che qualcuno
mi trova attraente e invece le sue attenzioni non fanno
altro che infastidirmi. Lui parla, parla, parla… bla…
bla… bla… e io mi limito ad annuire di tanto in
tanto, giusto per lasciargli l'illusione di vedermi
interessata e per nascondere che in realtà sto pensando
ai fatti miei e mi sto guardando intorno.
Povera illusa, cosa speravi? I tipi come Thomas sono il
massimo che ti può capitare. Non pretenderai mica uno
come… come… come quello! Accidenti che pezzo
d'uomo!… Guarda che spalle, e che capelli! Ad occhio e
croce deve avere anche un bel viso.
Per un complicato gioco di specchi vedo l'immagine
dell'uomo in ogni posizione: di fronte, di spalle, di
profilo, di tre quarti da davanti e da dietro, da destra
e da sinistra. Dimostra poco più della mia età, un
uomo fatto ma con una piacevolissima aria da monello.
Saranno i capelli che gli incorniciano il viso con
lunghe ciocche ondulate e ribelli, oppure
l'abbigliamento informale, con quell'elegante giacca
scura aperta a rivelare un paio di jeans che sembrano
sul punto di esplodere sotto la pressione della sua
virilità. Niente cravatta con le donnine nude, ma polo
aperta sul petto abbronzato. E' un po' maraglio (6)
ma con un pizzico di classe ed abbondante sex-appeal!
Mentre parla con un altro uomo, una mano porta alla
bocca una sigaretta e l'altra scosta ripetutamente dalla
fronte i lucidissimi capelli castani dai riflessi color
del miele.
"Quello è un tipo da boxer aderenti in
microfibra!" mi viene da pensare per una sorta di
deformazione professionale.
Thomas si accorge che la mia attenzione è rivolta a
qualcos'altro e prende a guardare nella direzione in cui
io sto guardando, verso lo specchio che porta riflessa
l'immagine dell'uomo oggetto delle mie considerazioni.
- Guarda guarda, abbiamo una celebrità! - esclama.
- Lo conosci? -
- Perché tu no? -
- E' la prima volta che lo vedo. -
- Mi sorprendi! Sei l'unica donna al mondo che non
conosce Russell Crowe, il Gladiatore. -
Il Gladiatore… Ah, allora è lui! Per un assurdo
snobismo che mi porta ad evitare i film americani
"commerciali", il film non l'ho visto, ma di
Russell Crowe ho sentito parlare parecchio dalle mie
colleghe. Mi hanno fatto vedere alcune sue foto tratte
dal film e io ho concluso che è troppo muscoloso,
sudato, barbuto e peloso per i miei gusti. Degli uomini
tutti muscoli ho sempre diffidato, considerandoli degli
sciocchi vanesi che preferiscono sviluppare i muscoli
anziché il cervello. Sono un tipo da intellettuali, io,
anche se a vedermi non si direbbe. Però, nel guardare
quell'uomo dall'aspetto sano e vigoroso le mie certezze
crollano di colpo e devo ammettere che lo trovo
decisamente attraente, pur con tutti quei muscoli e la
barba che gli copre buona parte del viso.
Thomas cerca di riportare l'attenzione su di sé:
- Adesso raccontami qualcosa di te. Di cosa ti occupi?
Cosa fai nella vita? -
- Sono nel settore dell'abbigliamento. -
La signora seduta al mio fianco capta la frase e mi
rivolge cinguettando un:
- Oh, una stilista! -
- No, signora, commessa in un supermercato, nel reparto
biancheria intima maschile. Praticamente sono un'esperta
di mutande da uomo! - rispondo ormai al limite della
sopportazione, poi mi accorgo del sorriso lascivo di
Thomas e mi mordo la lingua.
- Interessante! - mi fa posandomi una mano su un
ginocchio - Tu cosa mi consigli? -
Lo guardo indispettita muovendo la gamba per sottrarmi
alla sua mano che, che con finta noncuranza, sta
lentamente risalendo la mia coscia.
- Un perizoma leopardato cambierebbe sicuramente il tuo
modo di affrontare la vita. Non hai idea di quanta
fantasia può dare la biancheria intima giusta. -
Ovviamente sto alludendo alle noiose ed incolori
chiacchiere su titoli e fondi azionari, ma lui
fraintende il senso e si fa più audace:
- Mi piacerebbe molto vedere di quanta fantasia sei
dotata… - mi sussurra in un orecchio cercando di
abbracciarmi. Lo spingo via e mi alzo per rifugiarmi in
bagno.
Il riflesso nello specchio è quello di una donna
furibonda verso Thomas e verso mio fratello che ha
tentato di darmi in pasto ad un individuo così
squallido. Vorrei andare a dirgliene quattro ma è la
sua festa di fidanzamento e non posso rovinargliela.
Devo arrangiarmi da sola, male che vada posso sempre
fingere un'emicrania e rifugiarmi nella mia camera.
Ancora nervosa esco dal bagno. Che sciocchi moralisti
sono gli americani! Ma è il caso di tenere le luci così
basse nel disimpegno? I ricconi forse si vergognano di
avere dei bisogni corporali e/o di non riuscire ancora a
cagare pepite d'oro? Sto sghignazzando per conto mio
quando sento una voce che mi chiama. Non faccio in tempo
a rispondere che Thomas mi è addosso. Mi stringe e
cerca di baciarmi ed i miei tentativi di divincolarmi
risultano subito inutili. Non che abbia paura che possa
farmi del male in un locale così affollato e
soprattutto davanti alla porta del bagno con il suo
continuo viavai, ma trovo l'uomo assolutamente
ripugnante in condizioni normali, figuriamoci quando è
sbronzo e ha un alito che uccide! Proprio mentre mi
sforzo di tenere il viso lontano dai miasmi corrosivi
che gli escono dalla bocca vedo la porta del bagno degli
uomini aprirsi ed un energumeno piombare su di noi come
un caterpillar sfuggito al controllo. Con una spinta
allontana Thomas da me.
- Che cazzo vuoi? - ringhia Tom al caterpillar.
- Non ti azzardare a toccare la mia ragazza, figlio di
puttana! -
- Quella non è la tua ragazza! -
Crowe (perché si tratta di lui) si volta un attimo
verso di me e io vedo balenare nel buio i suoi feroci
occhi chiari. Come se vedendomi avesse la conferma di
quello che sta dicendo, afferra Thomas per la giacca e
lo sbatte contro il muro.
- Mi stai dando del bugiardo? - sibila.
La messinscena dell'attore sembra così reale che per un
momento temo che Crowe stia per ammazzare di botte il
mio simpaticissimo consulente finanziario. Non che me ne
freghi granchè, ma detesto gli spargimenti di sangue
che possano rovinarmi il vestito o le scarpe, perciò mi
aggrappo al braccio di Crowe tentando di fermarlo. Lui
mi guarda con i suoi occhi di ghiaccio e ringhia:
- Non ti impicciare e torna a sederti! -
- Ma… -
- Fa' come ti dico e torna al tavolo! - ordina senza
togliere le mani dal malcapitato che ha gli occhi fuori
dalle orbite dal terrore.
Allontanandomi verso la sala noto che la faccenda non è
passata inosservata perché camerieri, addetti alla
sicurezza e semplici curiosi stanno accorrendo nel luogo
della rissa. Passo inosservata non so come e vado a
sedere accanto a mio fratello.
- Ehi sorellina, stai bene? - mi chiede notando la mia
aria atterrita.
- Sì, ho solo un po' di mal di testa. -
Non gli racconto quello che è successo e approfitto del
fatto che Andrea sta chiacchierando con un'amica per
ripensare all'accaduto: Crowe non solo è un ottimo
attore, ha anche una notevole prontezza di riflessi ed
inventiva: originale la storia della fidanzata! Mi
piacerebbe andare a ringraziarlo ma in sala adesso c'è
troppa confusione.
Pochi minuti dopo Thomas torna al suo posto assestandosi
la giacca stropicciata ed aggiustandosi quell'orrenda
cravatta. Sembra incolume e in viso non ha un graffio,
questo dimostra che Russell non aveva veramente
intenzione di riempirlo di botte ma solo di spaventarlo.
Certo che una bella lezione se la sarebbe meritata, ma
lo spavento che deve aver provato può essere più che
sufficiente: non auguro a nessuno di passare sotto le
mani di quel bestione del Gladiatore quando è
arrabbiato veramente!
Dall'altro capo del tavolo Tom continua a fissarmi con
uno sguardo torvo ma a me non interessa perché adesso
sono sotto la protezione di mio fratello e lì mi sento
al sicuro. La serata procede perciò senza altri intoppi
e con lo stesso livello di noia finché un granello di
polvere in un occhio non mi fa scappare in bagno in
lacrime.
Guarda che disastro, tutto il trucco colato, sembro
uno zombie! Mi conviene fare un salto in camera ad
aggiustarmi… e se invece me ne andassi a letto?
Nessuno sentirà la mia mancanza e non sarò sicuramente
più villana di quelli che non mi hanno degnata per
tutta la sera! … Ma cos'è quel rumore?
Rimango immobile trattenendo il respiro. Ancora quel
rumore proveniente dalla cabina alla mia sinistra…
un'altra volta… un'altra ancora… sembra un
singhiozzo… è un singhiozzo! Qualcuno dentro la
cabina sta piangendo. Cerco di far finta di niente perché
non sono fatti miei ma ad un certo punto è più forte
di me, busso piano alla porta dicendo:
- Signora, si sente male? Ha bisogno d'aiuto? -
- No… grazie. Sto bene, è solo che… - e scoppia
nuovamente in singhiozzi.
- C'è qualcosa che posso fare? -
- No… comunque grazie. -
OK, ho fatto il mio dovere, a questo punto posso anche
andarmene. Esco nel corridoio e la prima cosa che
intravedo nella penombra è Russell appoggiato alla
parete di fronte. Mi secca farmi vedere con tutto il
trucco disfatto ma lui mi sorride cordialmente e si fa
avanti. E' l'occasione buona per ringraziarlo di avermi
salvato dal bruto.
- Tutto bene? - chiede sorridendo ed il viso gli si
illumina di una luce dolcissima.
- Sì. - rispondo sollevando su lui un paio d'occhi
ancora umidi ed irritati.
Eh sì, visto da vicino è davvero bellissimo: un viso
forte e allo stesso tempo dolce, intensamente virile e
teneramente infantile, profilo elegante, occhi magnetici
e penetranti, bocca piccola e delicata come quella di un
bambino. E il collo… che collo! Così lungo dà
slancio alla figura massiccia che appare imponente pur
non essendo eccessivamente alta.
- Perdonami. - mi dice.
Perdonarlo per cosa? Per avermi ordinato senza troppi
complimenti di tornare a sedere? Tesoro, se mi dai un
bacio con quella bella boccuccia rosa ti perdono tutto
quel che vuoi e anche di più!
Ma che succede? Perché mi guarda in quel modo? Alza una
mano e mi sfiora una guancia mentre un dito scivola
lieve sulle mie labbra. Oddio, quest'uomo sa leggere nel
pensiero!!! Con gli occhi sbarrati per la sorpresa vedo
il suo viso avvicinarsi sempre di più finché la sua
bocca s'incolla alla mia ed un braccio mi circonda e mi
stringe a sé con vigore. Apro la bocca per dire
qualcosa (non usa presentarsi prima di passare
all'azione?) ma lui non me ne lascia il tempo e subito
riempie lo spazio venutosi a creare tra le mie labbra
con la sua lingua morbida e bagnata. Il mio corpo
reagisce automaticamente: sento il sangue invertire la
sua corsa e, con un piacevole tormento, concentrarsi
nella capocchia di fiammifero in mezzo alle mie gambe,
che non ha nemmeno bisogno di essere strofinata per far
divampare quella fiamma particolare che non sentivo più
da un po' di tempo...
Tramortita da ferormoni di mezzo chilo l'uno! Ecco
l'unica spiegazione del perché, io che sono sempre
stata un po' ritrosa con gli estranei e che non ho avuto
altro uomo oltre il mio ex ragazzo, in quel momento mi
sto lasciando andare all'ardore di un perfetto
sconosciuto. Lo sapevo che prima o poi la mia virtù
sarebbe capitolata davanti all'ennesimo vitellozzo
rivierasco. Non so se questo viene dal mare ma il
crocifisso al collo ce l'ha e, come gli altri, è di
bocca buona visto che si accontenta di me per soddisfare
i suoi desideri.
Carpe Diem! Mi lascio guidare dal mio istinto e gli
circondo il collo con le braccia, tuffando le dita tra i
suoi capelli morbidi e aderendo al suo corpo possente.
Lui mi stringe più forte, quasi a togliermi il respiro,
e mi accarezza la schiena mentre le sue labbra scendono
sul mio collo e sulle mie spalle scoperte.
- Andiamo di sopra. - mi sussurra in un orecchio. Io mi
rendo vagamente conto che sto sudando copiosamente per
l'emozione e che ho bisogno di una piccola rinfrescata
prima di passare al secondo round.
- Solo un momento. - sospiro al suo orecchio mentre gli
lambisco lievemente il lobo con la lingua.
- OK, ma non farmi aspettare troppo. -
Con riluttanza mi sciolgo dal suo abbraccio e mi infilo
in bagno. Ho fretta e mi tremano troppo le mani per
estrarre con calma le salviette umidificate, così
rovescio tutto il contenuto della borsetta sul piano di
marmo del lavabo, strappo l'adesivo dalla confezione e
tiro fuori una manciata di salviette.
"Non ci posso credere… sto per andare a letto con
un divo del cinema… un uomo bellissimo… non devo
farlo aspettare… quella ha un vestito uguale al
mio…" penso distrattamente mentre il riflesso di
una ragazza appena uscita da una delle cabine attraversa
con la velocità di una meteora lo specchio di fronte a
me e si allontana verso la porta.
Ecco, sono pronta. Esco dal bagno con il sorriso più
seducente che la mia faccia consenta e… lui non c'è!
Dov'è finito??? Percorro più volte il disimpegno
guardando anche dietro le porte e dentro un ripostiglio,
incurante della gente che mi guarda incuriosita. Sarà
in bagno?… Ma sì, certo! Mi fermo ad aspettare ma
dopo dieci minuti di attesa concludo che non è neanche
lì e che forse è tornato al suo tavolo.
"Ho impiegato troppo tempo… Ha cambiato idea e se
n'è andato… Avrà trovato qualcuna più carina… Sarà
andato via con la tipa che aveva il vestito uguale al
mio, un vero modello di Armani e non questo straccetto
comprato in svendita…"
Così delusa da essere sul punto di scoppiare a
piangere, decido di tornare al mio tavolo. Lì mi si
presenta lo spettacolo patetico e nauseante degli amici
di Andrea, tutti stimati professionisti che,
completamente sbronzi e mezzi nudi, stanno ballando sui
tavoli. Uno si è infilato una banana nella patta dei
calzoni e se ne sta in ginocchio sul tavolo agitando le
anche e la banana sotto il naso di una signora che ride
sguaiatamente. L'unica nota positiva è che Thomas si è
addormentato con la testa appoggiata al tavolo e sta
russando rumorosamente.
Disgustata passo a salutare Andrea ed i pochi rimasti
nel pieno delle loro facoltà mentali e, con il morale
sotto i tacchi, mi avvio verso la mia camera.
***
Il corridoio del 12° piano è rivestito di alcantara
color crema punteggiato ad intervalli regolari dalle
appliques che si accendono progressivamente al mio
passaggio. Lo percorro lentamente, per non turbare il
silenzio quasi irreale che vi regna, sfiorando
distrattamente con le dita il morbido tessuto che
ricopre le pareti e che mi ricorda la soffice peluria
della nuca di Russell.
Russell… Russell… Russell… che cosa mi hai fatto?
Fino ad un'ora fa neanche esistevi ed ora tutto mi parla
di te, anche le pareti di questo hotel, anche le
maniglie di ottone delle porte che mi ricordano il
colore dei tuoi capelli. Sento ancora sulle labbra il
tuo sapore, ti ho appena trovato e già perduto. Mi
viene da piangere…
Mi fermo un attimo a guardare da un'ampia vetrata il
panorama mozzafiato della città illuminata e a
respirare a pieni polmoni l'aria della notte che filtra
dal vetro socchiuso e mi rinfresca il viso congestionato
dalle lacrime a stento trattenute.
Povera illusa, cosa speravi? Che un uomo come quello
venisse a cercare proprio te? Va' a farti una doccia
gelata, prenditi un sonnifero e fatti una bella dormita,
poi i prossimi giorni limitati a goderti il sole di Los
Angeles, fatti delle belle nuotate e torna in fretta a
casa e alla realtà.
- Finalmente! Ce ne hai messo di tempo, ormai non ci
speravo più! -
Mi volto di scatto verso la voce alle mie spalle, verso
la sagoma dell'uomo che si disegna nella luce calda e
soffusa della camera dietro di lui. Russell se ne sta in
piedi con una mano sulla maniglia. Ha addosso soltanto
una canottiera nera abbastanza corta da rivelare sotto
di essa un paio di boxer aderenti in microfibra dello
stesso colore. Come volevasi dimostrare!
I miei occhi, indipendenti dalla mia volontà e ribelli
ad ogni senso di decenza, corrono rapidamente lungo la
sua imponente figura per concentrarsi proprio là, nel
punto in cui il tessuto aderente lascia ben poco
all'immaginazione. Deglutisco a fatica e con una fatica
ancora maggiore riporto il mio sguardo al suo viso, ai
suoi occhi socchiusi che mi scrutano in un modo così
sexy da farmi sentire nuda.
Visto che me ne rimango immobile e trasognata a
guardarlo, lui muove qualche passo verso di me
sbirciando tutt'intorno. Nel corridoio non c'è nessuno
oltre noi. Docile, passiva ed incredula lascio che mi
prenda per mano e mi conduca nel salotto della sua
suite. Un attimo dopo sono tra le sue braccia e assaporo
con immenso piacere la sua lingua succosa che gioca con
la mia. Senza smettere di baciarmi armeggia con la
cerniera lampo dietro la mia schiena e in un attimo il
mio vestito scivola ai nostri piedi, subito accompagnato
dalle mutandine che se la svignano lungo le gambe.
"No, il reggiseno nooooooooo! Si accorgerà che
sono piatta come una bambola!!!" penso con orrore
quando, con una mossa che esprime tutta la sua
esperienza, mi slaccia la chiusura e lancia l'indumento
alle sue spalle.
Quest'uomo non finirà mai di stupirmi: non si scompone
per niente nel vedere che il reggiseno imbottito
nasconde un patetico nulla, anzi, ci si tuffa con
un'espressione da "piatto ricco mi ci ficco"
che mi lascia allibita! Ma dimmi un po', sei vero o è
tutta una mia invenzione? Per paura che l'invenzione
possa svanire all'improvviso, mentre mi bacia sul collo
mi aggrappo con tutte le mie forze alla sua schiena
immensa e gli pianto le dita nella carne. Lui geme, non
so se per dolore o per piacere. Non è una fantasia: è
vero, vivo, caldo ed… eccitato, molto eccitato!
Con una frenesia che non ricordavo di avere mai avuto,
passo le mani sopra e sotto il morbido tessuto che gli
ricopre il fondoschiena, glielo abbasso ammirando la
solidità dei muscoli e meravigliandomi della morbidezza
della sua pelle. Lui lascia che io prosegua
l'esplorazione, anzi mi guida la mano verso il suo sesso
caldo e turgido, dalla pelle fine e setosa come il
tessuto che fino a poco prima lo ricopriva.
- Microfibra! - mormoro in italiano con un risolino
eccitato.
- Mhhhh? - chiede lui, alzando per un istante verso il
mio viso un paio d'occhi perplessi, il tutto senza senza
staccare le labbra dal capezzolo che mi sta divorando.
- Niente… - ridacchio.
Lui torna ad accanirsi sulla sua preda con rinnovato
vigore poi, dopo essersi accertato con un dito o due che
la mia cottura sia al punto giusto, mi prende, mi
solleva, mi trasporta, mi sdraia, si sdraia, mi ricopre,
entra, esce, entra, esce, s'alza, s'abbassa… Quello
che non fa il mio desiderio per lui lo completa la mia
astinenza di quattro anni: lo stringo, lo bacio, lo
accarezzo, lo mordo, lo succhio, mi alzo, m'abbasso…
Alla fine di noi non rimane molto altro che un
mucchietto d'ossa (le mie) e di carne (la sua) mugolanti
di piacere.
- Dani… mmmhhhh… noi due dobbiamo… -
- … Tutto quel che vuoi, amore!… -
- … Litigare più spesso… se il risultato è...
ahhhhh… questo … -
Litigare??? Un barlume di coscienza mi si sveglia
all'improvviso. Non sono mai stata forte in matematica
ma in quel caso dimostro un'arguzia fuori dal normale:
faccio 2+2 e questo mi fa vedere le cose da una
prospettiva ben poco piacevole: la ragazza che piangeva,
quella con il vestito uguale al mio, Russell che mi
sorrideva dolcemente e mi diceva "perdonami".
Mi blocco all'istante.
- Ti prego… non ti fermare… non ti fermare! - geme
Russell sotto di me, al culmine del piacere.
- Aspetta… aspetta un momento!!! … - gli grido in un
orecchio.
- … Non ce la faccio… ohhhhhhhh … non ce la faccio
più a trattenermi!… -
- Nooooo, non in quel senso!!!! IO NON SONO QUELLA CHE
CREDI…! -
- … Non è il caso di farsi venire degli scrupoli.
Tranquilla Dani, anche se sei stata così tro… ehm…
così focosa… non penso male di te!… -
Così dicendo mi afferra e mi ribalta sul materasso
continuando quello che io avevo interrotto.
A sentire pronunciare il mio nomignolo i miei dubbi si
dissolvono. Ma cosa vado a pensare? Un uomo si accorge
sempre se sta scambiando un'altra per la propria donna!
Ormai rassicurata chiudo fuori da me tutti i pensieri
che non siano l'intenso martellare nel profondo del mio
corpo ed il repentino orgasmo che mi sommerge.
Che bello stare abbracciati senza dover far altro che
respirare! L'unica cosa per cui mi rimane ancora un po'
di forza è accarezzargli il petto e riempirlo di
piccoli baci. Siamo troppo stanchi e soddisfatti per
parlare, così assorti da non badare al leggero
ticchettio di un paio di tacchi sottili in rapido
avvicinamento. La porta si apre di schianto.
- AH! - urlo io.
- AH! - urla lui.
- AH! - urla la ragazza appena entrata.
Appena sono in grado di ragionare mi rendo conto che per
me si mette male, ma non è solo quello ciò che mi
sconvolge: fissare la ragazza impietrita ai piedi del
letto è come guardarmi allo specchio! Una figuretta
esile, minuscola, dai capelli scoloriti, immersa in un
abitino nero uguale al mio che le lascia le spalle
scoperte. Anche il viso largo e con gli zigomi
pronunciati è identico al mio! Potrebbe essere la mia
gemella, se ne avessi una, una sosia perfetta come non
avrei mai immaginato potesse esistere.
La ragazza guarda alternativamente me e Russell con le
lacrime di rabbia e delusione che rapidamente le
riempiono gli occhi. Devo ammettere che per un attimo
provo pena per lei, almeno finché non mi rendo conto di
quello che significa per me tutto quanto: sono finita a
letto con l'attore solo per un incredibile equivoco!
Ma non ho tempo per pensare a questo, la necessità più
immediata è trovare il modo per svignarmela prima di
trovarmeli entrambi contro.
Russell si volta a guardarmi e io comincio a tremare
perché già mi pare di sentire nelle orecchie il suo
sibilo rabbioso tipo quello con cui ha apostrofato Tom.
E invece no, i suoi occhi mostrano il sorriso che invano
cerca di celare. Si gira verso la sua ragazza e scoppia
in un'allegra risata:
- Due al prezzo di una! Danielle, amore, vieni anche tu!
- dice tendendole le braccia.
Ecco quello che si dice fare buon viso a cattivo gioco:
niente scuse o frasi scontate per riparare l'irreparabile!
A quel gesto la collera della biondina esplode.
S'inginocchia sul letto e prende a tempestargli il viso
e il petto di pugni urlando come un'indemoniata.
Io approfitto della situazione per sgusciare fuori dal
letto, correre in salotto, recuperare il mio vestito,
buttarmelo addosso in tutta fretta e schizzare fuori
dalla suite.
Mi ritrovo in mezzo al corridoio con il fiato corto e le
gambe che tremano, una mano piena di biancheria intima
alla rinfusa e l'istinto di conservazione che mi
suggerisce raggiungere in fretta la mia camera e
sbarrare la porta. All'improvviso il sangue mi si gela
nelle vene. La chiave!!! Nella fuga mi sono preoccupata
di recuperare gli indumenti ma la chiave giace chissà
dove sul pavimento della suite di Russell. Cosa fare?
Dopo qualche istante di riflessione scendo alla
reception.
- Mi scusi, temo di non ricordare più dove ho messo la
chiave del mio appartamento. Ne ha una di scorta? -
- Ma certo, signorina! - dice l'uomo guardandomi
incuriosito: devo avere davvero un aspetto sconvolto,
con gli occhi fuori dalle orbite ed i capelli ancora
arruffati. Lui mi allunga l'oggetto tanto agognato e mi
rivolge un sorriso malizioso ed ammiccante. Uffa, cos'ha
da guardarmi così? Poi mi accorgo che la mano che tengo
appoggiata al banco sta stringendo inconsapevolmente un
elegante paio di sandali ed un triangolo di pizzo nero
facilmente identificabile… Fingo di non accorgermene,
prendo la chiave ed corro a nascondermi nell'ascensore.
"Fine dei problemi!" sospiro sollevata
avvertendo nella mano la rassicurante freschezza del
metallo. Ma quando tutti i tentativi di aprire la porta
falliscono, con orrore mi accorgo che quella non è la
mia chiave, il numero indicato nel portachiavi è
diverso. Mi guardo intorno con ansia e finalmente trovo
la stanza a cui la chiave corrisponde: ovviamente è
quella di Russell. L'uomo della reception doveva avermi
scambiata per Danielle.
Mi fermo davanti alla porta e rimango in ascolto: le
urla della ragazza arrivano ovattate, segno che i due
stanno litigando nella camera da letto e che la porta
che divide la stanza dal soggiorno è chiusa. Sarà
facile introdurmi in salotto per un istante, giusto il
tempo di recuperare la chiave, più facile che scendere
di nuovo e dare spiegazioni al tizio della reception,
dopo la figuraccia che ho fatto.
Faccia tosta, incoscienza o follia? Prima di poter
ragionare sulle eventuali conseguenze, apro la porta
senza far rumore e mi guardo intorno furtivamente anche
se la stanza è immersa nella quasi totale oscurità,
rischiarata appena da una lama di luce che filtra sotto
la porta della camera da letto. Non è facile
individuare la chiave senza accendere la luce, così mi
inginocchio e percorro a tasto il pavimento nel punto
dove teoricamente dovevo aver lasciato cadere la chiave.
Nel frattempo i due piccioncini, ignari di tutto,
continuano a litigare furiosamente. Sento chiaramente la
voce di Danielle, un attimo colma d'ira, l'attimo dopo
lamentosa, a cui fa coro quella profonda e rassicurante
di Russell che cerca di calmarla.
Finalmente la mia mano si imbatte in un oggetto
metallico, la chiave! Balzo in piedi esultante e corro
verso la porta, ma proprio in quel momento sento le voci
farsi più vicine ed il rumore metallico di una
serratura che scatta. Mi tuffo dietro il divano appena
in tempo: la porta della camera si apre lasciando uscire
fiotti di luce ed i due fidanzatini che continuano ad
urlare l'una contro l'altro. Dopo aver annunciato
solennemente che sarebbe tornata a casa, Danielle gira i
tacchi ed esce, lasciandosi alle spalle un gran silenzio
rotto solo dai sospiri esasperati di Russell. Rimane lì
qualche istante, con il capo chino ed i pugni stretti
poi, dopo una sequela di imprecazioni quasi
incomprensibili, si ritira in camera da letto sbattendo
la porta.
Grosso respiro di sollievo. E' l'occasione buona per
uscire una volta per tutte dalla suite e dalla vita di
chi ci abita. Ma i guai non sono ancora finiti: mentre
me ne sto con la mano sulla maniglia della porta
d'ingresso, improvvisamente Russell ricompare e rimane
alquanto sorpreso nel vedermi.
- Amore, sei qui! - esclama, evidentemente scambiandomi
per Danielle. Noto che ha uno zigomo tumefatto ma
l'espressione che sul suo viso sostituisce la sorpresa
è un misto di trepidazione, speranza, sollievo e
felicità, assolutamente irresistibile. E' così bello
con i capelli scomposti che gli circondano il viso e
quella luce negli occhi che trattengo a stento l'impulso
di buttargli le braccia al collo e mangiarlo di baci. Ma
è solo l'istinto di un momento perché la mia mente
comincia subito una vorticosa ricerca di una via
d'uscita e, tra le imbarazzanti spiegazioni del motivo
della mia irruzione nella suite ed il fingermi Danielle,
scelgo la seconda opzione. A dire il vero il
comportamento di Russell è decisivo per la mia scelta
perché senza darmi il tempo di reagire mi abbraccia e
comincia a baciarmi con passione. E' incredibile quanto
riesce ad essere dolce e premuroso un uomo che si sente
in colpa, ed è incredibile come quell'uomo riesca ad
annullare totalmente il mio buonsenso! E' così felice
che la sua donna si mostri disposta a perdonarlo che non
me la sento di dargli una delusione rivelandogli che non
sono Danielle ma la sua sosia. Mi trovo così costretta
ad accettare le sue effusioni e poco dopo mi trovo di
nuovo a rotolarmi con lui nel letto, situazione a dire
il vero estremamente piacevole nonostante l'ansia di
essere scoperta. Il mio corpo reagisce con gioia ai suoi
baci, alle carezze, al precipitoso martellare del suo
cuore sul mio petto e del suo sesso dentro il mio. Io
che per anni ho accettato una vita sessuale poco
entusiasmante incolpando me stessa per i miei
insuccessi, trovo la felicità tra le braccia di uno
sconosciuto ed in una situazione non proprio rilassante.
I casi della vita...
Invidio Danielle per la fortuna che ha, ammesso che lei
sia in grado di apprezzarlo: ciò che è eccezionale per
una donna può non esserlo per un'altra, e poi anche il
piatto più prelibato alla lunga può stancare.
Russell si è addormentato tra le mie braccia con il
capo appoggiato alla mia spalla. C'è qualcosa di
infantile e di estremamente dolce nelle lunghe ciglia
abbassate e nella bocca socchiusa. Lo ammiro per un
ultimo istante poi gli depongo un lieve bacio sulla
punta del naso e scivolo fuori dal letto.
Fine dell'avventura, purtroppo.
Me ne vado dalla stanza con il rimpianto di non essere
stata io quella che lui voleva e facendo di tutto per
convincermi a considerare ciò che di positivo c'era
stato in tutta la faccenda: essere riuscita a soddisfare
i desideri repressi di una giovane donna rimasta sola
troppo a lungo. Dicono che chi si accontenta gode… per
me è l'inverso: ho goduto, ora è venuto il momento di
accontentarmi.
Esco dalla suite lanciando un ultimo sguardo
malinconico al salotto immerso nell'oscurità, muovo un
passo e… vado a sbattere dritta dritta contro Danielle.
- Ancora tu?! Si può sapere cosa stavi facendo ancora
nella mia suite? - grida.
Non mi lascia il tempo di rispondere e attacca subito
con una disinvolta sequela di insulti tra i quali
capisco solo:
- Brutta puttana! Siete tutte delle puttane voi fans,
sempre pronte ad infilarvi nel suo letto. Non guardate
in faccia a nessuno, eh? -
E' livida di rabbia e grida come un'isterica tanto che
temo voglia aggredirmi. Ma non ha fatto i conti con una
sosia incazzereccia quanto lei ed in pieno struggimento
amoroso, perciò per nulla propensa a comprendere lo
sfogo naturale di una donna che soffre per l'infedeltà
del proprio compagno. Le mollo uno schiaffone che la fa
indietreggiare di paio di passi. Reggendosi la guancia
alza su di me uno sguardo smarrito e a quel punto
capisco che è venuto il mio momento:
- Adesso devi ascoltarmi. Non sono una puttana e non
sono neanche una fan di Russell, sapevo a malapena che
esistesse. Quello che è successo tra noi è frutto solo
di un equivoco: lui credeva che io fossi te e io credevo
che lui volesse me. Se io non ti assomigliassi lui non
mi avrebbe degnata di uno sguardo. Pensaci prima di
arrabbiarti, o di piangere, o di offendere me e lui: se
è stato con me è perché ti ama. Se qui c'è qualcuna
che avrebbe diritto di lamentarsi quella sono io, perché
io l'ho avuto solo per una notte e per sbaglio, tu
invece te lo terrai per molto tempo ancora! -
Danielle apre la bocca per ribattere ma un mio sguardo
minaccioso la fa desistere.
- Ehi, voi due, la piantate di fare confusione? -
Ci voltiamo entrambe verso l'uomo che ha parlato e io
inorridisco all'istante. THOMAS???
- Ohhhhhhhh… ci vedo doppio! - esclama lui,
spalancando nella faccia sfatta per la sbronza un paio
d'occhi iniettati di sangue.
- E tu che cazzo vuoi? - sbotta Danielle.
Con un ghigno da pazzoide, l'uomo sposta i suoi
occhietti da me a lei quindi, probabilmente pensando che
tra le due visioni quella che ha parlato sia quella
reale, zompa addosso a Danielle e la trascina in camera
senza darle la possibilità di reagire. La porta si
chiude di schianto lasciandomi esterrefatta nel
corridoio.
E adesso che faccio, mica posso lasciarla lì in balìa
del bruto! Metto a tacere la vocetta che dentro di me
grida "sì,... sì!" e comincio a
cercare una soluzione che mi consenta di mettere al
sicuro Danielle e salvare la pelle. Russell! Lui è
l'unico che può aiutarmi!
Accidenti a queste camere insonorizzate! Busso alla
porta fino a spellarmi le nocche e finalmente Russell
appare sulla soglia con gli occhi a mezz'asta.
Grattandosi la testa biascica:
- Amore, che ci fai lì? Dai, torna a letto. - così
dicendo mi attira a sé e cerca di baciarmi. Prima il
dovere o prima il piacere? Lo so che mi prenderete per
matta ma opto subito per la prima soluzione (provate voi
a passare per tre volte nella stessa notte sotto un
rullo compressore come quello!).
- Non sono Danielle… lei è stata rapita da Thomas! -
- Chi? -
- Il tizio che ci ha provato con me davanti alla porta
del bagno del ristorante! -
- Vuoi dire che eri tu e non Danielle? -
- Sì. -
- Anche tu stavi piangendo? -
- No! -
- Allora non eri tu! - conclude.
- Ero io, te l'assicuro. -
Russell perplesso si gratta la guancia coperta di barba.
Io alzo gli occhi al cielo esasperata, avevo riposto le
mie speranze in un uomo fisicamente superdotato, ma con
un unico neurone sottodimensionato e attualmente in coma
vigile.
- Chi se ne frega se ero io e non Danielle!… Russell
svegliati! Ti sto dicendo che la tua ragazza è stata
rapita! -
- Rapita? -
- Sì, Thomas è uscito dalla camera, ci ha viste
entrambe… voleva vendicarsi di me ma ha preso Danielle!
-
Invece di mostrare preoccupazione ed ira, sul suo viso
lentamente si disegna un sorriso furbesco che mi lascia
letteralmente sconcertata.
- Ma come, non vai a salvarla? -
- Credo che sia perfettamente in grado di cavarsela da
sola! - dice ed indica il livido sul suo zigomo
sinistro.
Scoppio a ridere. - Hai ragione. Un destro potente, la
ragazzina! -
- Eh sì! -
Le nostre risate vengono bruscamente interrotte dal
trambusto proveniente dalla camera di Thomas: rumore di
vetri infranti, di sedie rovesciate, urla, imprecazioni.
La porta si spalanca e Danielle si precipita fuori,
seguita da Thomas che si copre un occhio con una mano.
Pianta l'occhio rimasto in faccia a Russell e sbotta:
- Riprenditi sta stronza! Siete proprio fatti l'uno per
l'altra. -
Nemmeno la paura di essere aggredita calma i bollenti
spiriti di Danielle che, appena libera, mi si para
davanti evidentemente pronta ad affrontare anche me,
subito intercettata da un Russell così pazzescamente
felice di rivedere la sua donna sana e salva da
abbracciarla con impeto (mentre lancia a me uno sguardo
eloquente che significa "stai tranquilla").
Thomas guarda me poi Danielle ed esclama:
- Allora sono due gemelle! -
- Chi? - chiede Russell perplesso.
- Loro! -
- Loro chi? -
- Loro due! -
- Due? Io ne vedo una sola, ed è la mia fidanzata! -
Senza lasciare Danielle, Russell posa pesantemente una
delle sue manone sulla spalla dell'altro e lo fissa in
viso con uno sguardo che non promette niente di buono.
- Senti, con me questi trucchetti non funzionano.
Fingere di vedere una persona che non c'è non ti salverà
dalla voglia che ho di ammaccarti anche l'altro occhio
per aver di nuovo messo le mani addosso alla mia
ragazza. Credimi, so distinguere benissimo uno
schizofrenico vero da un ubriacone figlio di puttana,
perciò accetta il mio consiglio di tornare nella tua
camera prima che io perda la pazienza. -
Invece di lasciarsi intimorire, Thomas scatta nella mia
direzione per verificare se sono veramente una visione
ma Russell, fulmineo, gli sbarra la strada, lo afferra
per il colletto del pigiama e lo scaraventa in camera
chiudendo la porta.
- E adesso tutti a letto prima che quell'idiota torni
alla carica. Buonanotte! - e se ne va lungo il corridoio
spingendo Danielle davanti a sé, ma prima di chiudersi
la porta alle spalle si volta e mi scocca un sorriso
d'intesa.
Rimango sola nel corridoio e, mentre mi dirigo decisa
verso la mia camera, noto a pochi passi dalla porta un
oggetto scuro ed informe abbandonato sul pavimento. Cos'è?
Mi avvicino incuriosita e lo sollevo con circospezione
tenendolo con due dita. Un paio di boxer da uomo, i
boxer di Russell! Dovevano essere in mezzo alla mia
biancheria che avevo arraffato in fretta e furia nel
momento in cui ero scappata dalla suite. Probabilmente
mi erano sfuggiti di mano nell'ansia di cercare la
chiave. Me li stofino dolcemente su una guancia
sorridendo.
"MICROFIBRA!"
2) Coglioni si nasce...
The day after…
Mi alzo dopo una notte quasi insonne, tutta trascorsa a
pensare e ripensare alla situazione pazzesca che ho
vissuto solo poche ore prima, sforzandomi di
concentrarmi solo sui risvolti comici per non pensare
che probabilmente non riuscirò mai più ad avvicinare
Russell. Certamente Danielle non lo perderà di vista un
momento. Danielle… sembra uno di quei cagnolini
minuscoli ma aggressivi che abbaiano a qualsiasi cosa si
muove. Cinén tignén (piccoli e incazzerecci) li
chiamava mio nonno che parlava solo il dialetto
bolognese.
In un certo senso Danielle non la invidio perché la sua
non sarà una vita semplice accanto ad un uomo di quel
genere. Ma ripensando al sorriso di Russell, al suo
ardore, alla dolcezza dei suoi occhi, al calore della
sua voce, penso che qualsiasi sacrificio è accettabile,
che per il suo amore diventa possibile mettere da parte
l'amor proprio ed imparare a leccarsi le ferite in
silenzio. Non so cosa farei io al suo posto,
probabilmente non riuscirei a sopportare di saperlo mio
solo per metà, così come non sono riuscita ad
accettare una misera scappatella del mio ben più misero
fidanzato. Ok, il mio fidanzato non era miliardario…
Russell, Russell, Russell, come ho fatto a non
accorgermi di te prima d'ora? E come farò adesso a
dimenticarti?
Ho davanti agli occhi il suo viso dolce e forte e se mi
concentro ho ancora la sensazione della sua pelle sotto
le mie mani.
Russell, chi sei?
Il computer che riposa sulla scrivania è una strana
tentazione che non ho mai avuto prima d'ora. Aspetto che
il cameriere entri a portarmi la colazione e gli chiedo:
- Lo sa usare? -
- Sì. -
- E' difficile imparare ad usare Internet? -
- No. -
- Può mostrarmi come si fa? -
Lui mi spiega rapidamente come fare le ricerche e come
spostarmi all'interno delle pagine e poi mi lascia sola
al mio nuovo hobby.
Croweitalia, notizie in lingua italiana… Ottimo
punto di partenza!
Russell Crowe, candidato all'Oscar per A Beautiful
Mind… Che strano, non sembra nemmeno lui, di
persona è molto meglio!
Danielle Spencer, arrivata prepotentemente alla
ribalta dopo il bacio di Crowe alla serata dei Golden
Globe, è in realtà una vecchia fiamma dell'attore. Si
sono conosciuti sul set di The Crossing… Era la
donna delle pulizie? … film in cui impersonava una
giovane donna contesa da due ragazzi…
Un'attrice??? Danielle fa l'attrice??? Se fa l'attrice
lei allora anch'io ho qualche speranza! Dov'è un
produttore??? DATEMI UN PRODUTTORE!!!!
Russell Crowe, arrogante, attaccabrighe,
sciupafemmine… Talmente sciupafemmine da essere
tornato con la sua ex. Forse perchè è l'unica che non
gli dà il benservito quando mette gli occhi (e le mani)
addosso a qualcun altra? O forse perchè in fondo lui è,
come direbbe mio nonno, "grande, grosso e
pistolone" (7)?
Boh, affari loro...
Messaggeria… cos'è? Entro e con il primo messaggio
che clicco vengo immediatamente investita da un'immagine
di Russell a grandezza naturale. Mi viene da ridere a
pensare che, alla stessa distanza a cui adesso c'è
questa foto, solo poche ore prima c'era lui in persona,
e quello che stringevo tra le mani non era un insulso
quanto ergonomico oggetto di plastica che ogni tanto
sfugge al mio controllo facendomi imbestialire, ma un
altrettanto ergonomico attrezzo di carne viva e pulsante
che reagiva molto bene ai miei comandi.
"Cosa dicono queste? Calzino??? Tra tutte le
meraviglie che ha quest'uomo queste sceme si esaltano
per un calzino? Il feticismo non ha proprio
limiti!" penso, senza rendermi conto che, ormai da
ore, inconsciamente sto annusando i boxer di Russell...
Un momento… calzino inteso come… come…! Scoppio a
ridere.
Ciccio… carino il nomignolo! Effettivamente gli si
addice, è abbondante ma niente affatto male, anzi molto
meglio di quei patetici palestrati di gomma che si
vedono sui giornali!
Isa e Alenash se lo vogliono materassare… Ragazze, io
me lo sono materassato proprio stanotte e vi posso
garantire che neanche nei vostri sogni più hard potete
immaginare quello che Cicciovostro è in grado di
combinare!
Alla fine non resisto alla tentazione di lasciare un
messaggio:
"Ciao a tutte, sono nuova. Ho scoperto Russell
stanotte e non posso più farne a meno!" Twin.
"Ciao Twin, benvenuta. Come hai scoperto il nostro
Ciccio?" Grace.
Adesso vi lascio di stucco, vediamo se ci credete.
"Andandoci a letto." Twin
"Oh, un russelldream! Dai ciccia, racconta!"
Ely.
Grrrrrrrrr, non chiamatemi Ciccia, non lo sopporto! E
poi non sono ciccia, sono secca come un'acciuga!
"Russelldream?" Twin
"Un sogno con Ciccio come protagonista" Ely.
Non ci sono cascate, come immaginavo.
"Niente di strano. L'ho incontrato in un hotel e ci
siamo divertiti un po'." Twin.
"I dettagli, ciccia, i dettagli!" Angie&Lucy.
Angie&Lucy? Ma chi sono queste, due gemelle siamesi?
Una con sdoppiamento di personalità? Cip & Ciop?
Ma pensa un po' che curiose, tutte ansiose di ascoltare
i dettagli piccanti. Mi sa che sono capitata in un covo
di maniache sessuali. Aveva ragione Danielle, non
guardano in faccia a nessuno, passerebbero sul suo
cadavere pur di strapparle il suo Ciccio. Be', in fondo
non hanno tutti i torti!
Racconto un po' di cose fingendo che si tratti di un
sogno e omettendone molte altre per decenza e rispetto
nei confronti di Russell e per la mia stessa incolumità.
Mi sto talmente divertendo che dimentico di pranzare e
solo a pomeriggio inoltrato mi decido di uscire per
concerdermi un'oretta di palestra.
Esco dalla mia camera con una voluminosa borsa
sportiva a tracolla e mi avvio per il corridoio quando
vedo Russell avanzare con il suo passo spavaldo. Appena
si accorge di me il suo viso s'illumina di uno di quei
suoi sorrisi solari a cui è impossibile resistere. Nel
vederlo il mio cuore fa un balzo ed un improvviso calore
mi sale al viso. Che situazione assurda rivederlo in
carne ed ossa dopo aver passato ore parlando di lui
davanti a fotografie su di uno schermo.
- Buongiorno! - mi grida allegramente dal fondo del
corridoio.
- Non sono Danielle! - mi affretto a precisare, onde
evitare altri equivoci.
- Lo so. Un attimo fa era in palestra e ci rimarrà
ancora per un po'. -
Guardo la mia borsa e subito concludo che sia prudente
rimandare l'ora di ginnastica al giorno dopo.
- Strana nottata, eh? - mi dice Russell.
- Sì. -
- Posso offrirti qualcosa? Un drink? O forse è meglio
una cioccolata in tazza per recuperare un po' di
energie? -
Sorrido alla sua espressione canagliesca. Adorabile.
Quell'aria divertita, maliziosa e un po' strafottente è
assolutamente adorabile.
- Ti ringrazio, mi farebbe piacere ma credo che non sia
il caso, qualcuno potrebbe vederci insieme e pensare che
Danielle abbia il dono dell'ubiquità. Davanti alla
porta della tua suite finiresti per trovarti una bella
processione non di fans che cercano te ma di disgraziati
che sperano di essere miracolati. -
- Santa Danielle vergine? - così dicendo mi delizia di
una risatina gutturale. - No, martire!… Effettivamente
ogni tanto la strapazzo un po'. -
- Tipo la notte scorsa? - chiedo curiosa.
- Oh no, normalmente sono fedelissimo! - lo dice con un
sorriso che dimostra che neanche lui crede a quello che
sta dicendo. Per un istante mi balena l'idea che lui la
notte scorsa sapesse benissimo di non essere a letto con
la sua fidanzata…
- Posso almeno sapere il tuo nome? Dopo quello che c'è
stato tra noi credo che sia il minimo! -
- Promettimi di non ridere. - rispondo.
- Promesso. -
- Mi chiamo Daniela. -
Russ sgrana gli occhioni azzurri.
- Avrei dovuto immaginarlo. - dice ridendo - E'
sicuramente un segno del destino! Daniela, è stato un
piacere conoscerti! -
- Oh, il piacere è stato mio, te l'assicuro! - rispondo
stringendo la mano che lui mi porge e provando un guizzo
di desiderio al contatto.
Ancora ridendo ci allontaniamo in direzioni opposte e
per quella giornata non rivedo più né lui né la mia
sosia.
Due giorni dopo la fatidica nottata…
Il cameriere bussa alla porta e guida il carrello della
colazione fino al tavolino accanto al divano in cui sono
comodamente seduta. Lo sguardo mi si posa sulla pila di
giornali accatastati sul ripiano inferiore del carrello:
sulla copertina del Sun c'è una foto di Russell
accompagnata dal titolo "Nuova rissa per il
Gladiatore". Pago il giornale e immediatamente
parto alla ricerca dell'articolo. Mi balzano subito agli
occhi una foto di Russell con lo zigomo tumefatto,
catturata all'uscita dall'hotel, ed una di Tom con un
vistoso occhio nero.
"Sono stato aggredito da Russell Crowe".
A parlare è Thomas Freeman, 36 anni, impiegato . "L'ho
incontrato nel bagno del ristorante Morgan's dell'hotel
Plaza. Non ho fatto niente più che chiedergli un
autografo ma lui mi ha risposto con delle oscenità.
Quando ho reagito dicendo che non aveva nessun diritto
di trattarmi in quel modo mi ha colpito con un
pugno."
Nell'articolo c'erano anche altre foto, piuttosto
scure, scattate nel corridoio davanti alla porta del
bagno. In una c'ero anch'io, immortalata mentre
trattenevo il braccio di Russell. La didascalia diceva:
"Danielle Spencer cerca di fermare il
fidanzato Russell Crowe."
Sono disgustata, Thomas ha approfittato dell'occhio
nero che gli ha fatto Danielle per vendicarsi di Russell
e guadagnare un bel po' di soldi. L'avidità di
quell'uomo è senza limiti! Cosa posso fare? La
soluzione più immediata che mi viene in mente mi porta
ad afferrare l'elenco telefonico e a cercare il numero e
l'indirizzo di un quotidiano locale.
- Salve. Mi chiamo Daniela Spenzeri e vorrei parlare con
qualcuno a proposito della presunta rissa descritta sul
Sun… Devo venire lì?… D'accordo, arrivo. -
Salto sul primo taxi che passa ed in pochi minuti
concedo la mia intervista, mi lascio scattare un paio di
foto e posso tornare in hotel con la gratificante
sensazione di avere aggiustato le cose. Ma per sentirmi
veramente libera di vivere la mia vita ho bisogno di
un'ultima cosa… Entro risoluta nel negozio di
parrucchiere che c'è dentro l'hotel.
Un ragazzo dal sorriso cordiale mi viene immediatamente
incontro e mi fa subito accomodare.
- Che cosa facciamo? - mi chiede.
- Non so, lei cosa mi consiglia? -
Il parrucchiere mi fissa con aria professionale
attraverso lo specchio poi, dopo aver esaminato per bene
il mio viso e la capigliatura scolorita, emette il
verdetto:
- Questa pettinatura non le dona per niente ed i capelli
biondi la spengono troppo. La pelle e gli occhi chiari
hanno bisogno di contrasti e di colore per risaltare. Si
fidi di me, nessuno più di un uomo può sapere cosa
rende attraente una donna! -
Sorrido tra me al pensiero dell'accoppiata
Russell-Danielle: lui maestoso e solare, lei scialba ed
insipida. Evidentemente non tutti gli uomini hanno il
dono di un senso estetico come si deve oppure Russell
vede in lei qualità che vanno oltre l'aspetto fisico;
se è così questo fa onore a tutti e due.
- Mi metto nelle sue mani. Faccia quello che crede. -
Un sorriso compiaciuto si allarga sul viso del giovane.
- Adoro le donne che rispondono in questo modo! Non se
ne pentirà… Il suo nome? -
- Daniela. -
- Daniela. Non sei la ragazza di Russell Crowe, vero? -
- No. -
- Ottimo! Così non ho nulla da temere. - dice ridendo.
Si chiama Federico, è anche lui italiano, ha 34 anni
e si è fermato a Los Angeles dopo aver girato mezzo
mondo. Simpatico, non bello ma con un viso allegro e due
begli occhi scuri dalle lunghe ciglia, il naso un po' a
patata ed un sorriso dolcissimo e coinvolgente. Per
tutte le tre ore in cui rimango nel negozio è uno
scambio continuo di battute tanto che quando mi dice:
- Ecco, adesso sì che mi piaci! - quasi ci rimango male
perché capisco che è venuto il momento di andarmene.
Mi guardo allo specchio e mi sorprendo della mia
metamorfosi. Il taglio corto è deliziosamente sfilato e
alcune ciocche mi sfiorano il collo ed i lati del viso.
Non più quei pesanti capelli lunghi che usavo per
nascondere il viso troppo tondo, ma una pettinatura
leggera e sbarazzina che mette allegria con le sue
sfumature di colore che vanno dal castano all'oro e al
rame.
- Ricorda però che il successo di una pettinatura
dipende dallo stato d'animo di chi la porta. Sorridi e
sarai irresistibile! -
Sono così felice che lo vorrei abbracciare. Lui si
accorge della mia disponibilità e coglie la palla al
balzo :
- Senti… stasera sei impegnata? Ti andrebbe di andare
a mangiarci una pizza? Conosco un'ottima pizzeria
napoletana. -
- Inviti sempre a cena le tue clienti? -
- No, solo quelle carine e simpatiche e ti assicuro che
non sono molte quelle che hanno entrambe le qualità! -
- D'accordo, allora. Facciamo stasera? -
- Non chiedo di meglio! -
Ore 20. L'appuntamento con Federico è al bar
dell'hotel. Lancio un'ultima occhiata allo specchio
della mia camera e mi compiaccio per l'aria sexy che il
mio nuovo look mi conferisce. Bella o non bella, se un
parrucchiere abituato alle belle donne del jet-set mi
trova carina ed un divo del cinema trova attraente la
sua ragazza che è la mia copia perfetta, per me è più
che sufficiente. E poi devo seguire gli insegnamenti di
Federico, perciò via i jeans e gli abiti scuri e
informi, via il trucco pesante con cui normalmente
compenso la mancanza di colore che è più nella mia
anima che nel mio corpo, via quell'aria contrita da
eterna insoddisfatta che mi porto appresso da troppo
tempo. Con addosso l'abitino azzurro cortissimo che ho
comprato appena uscita dal parrucchiere faccio un'altra
figura, più solare, più decisa, più disponibile.
Nella hall vedo Russell che fuma seduto su una
poltrona, forse sta aspettando Danielle per andare a
cena. Gli scodinzolo accanto guardandolo di straforo in
modo altezzoso e poi lo saluto con un lieve cenno e vado
oltre, dirigendomi verso il bar. Sento i suoi occhi
incollati addosso ma forse è solo un'impressione
dettata dal desiderio di piacergli. Giunta nel locale mi
accorgo che Federico non è ancora arrivato, così mi
siedo a gambe incrociate su uno sgabello a ridosso del
bancone ed aspetto. Un attimo dopo vedo Russell fare
capolino, guardarsi intorno e dirigersi deciso verso di
me. Si appoggia al bancone e mi guarda di sottecchi.
- Nuovo look, eh? Quasi non ti riconoscevo. Stai molto
bene. -
- Grazie. Volevo evitare di essere di nuovo scambiata
per Danielle. -
Lui si volta in modo da guardarmi dritto in viso.
- E' stata una cosa proprio così sgradevole? -
Io arrossisco violentemente non tanto per la frase
quanto per il calore dello sguardo che mi rivolge.
Resisto all'impulso di abbassare gli occhi e lo guardo a
lungo, un po' sfrontatamente, scoprendo piccoli dettagli
che mi erano sfuggiti, tipo le due macchioline scure che
punteggiano l'intenso verde-azzurro delle sue iridi, il
lieve strabismo, le rughe d'espressione e i nei che
rendono irregolare la sua pelle, tutti piccoli difetti
che me lo rendono ancora più desiderabile perché più
umano e reale. Lui contraccambia senza alcun pudore ed i
suoi occhi, sfacciati, mi si piantano nella scollatura e
poi scendono soffermandosi sulle mie cosce
abbondantemente scoperte. Lo so che mi sta mettendo alla
prova, vuole vedere dove riesco ad arrivare. Voglio
vederlo anch'io...
Lo sguardo mi scivola lungo il suo collo nello stesso
modo in cui aveva fatto la mia lingua alcune notti prima
e si concentra sulla peluria del petto che si intravede
dalla camicia di jeans sbottonata. Lo vedo socchiudere
la bocca, gli sfugge un lieve sospiro, mi desidera, lo
so, lo sento, lo leggo nei suoi occhi che mi fissano le
labbra, e questa volta sono io e non Danielle, è me che
sta guardando come se volesse divorarmi. Se fossimo
entrambi liberi da impegni so già come andrebbe a
finire…
- No, non è stata affatto sgradevole ma sarebbe stata
ancora meglio se tu l'avessi fatto con me e non con
Danielle. Sai cosa intendo… -
Lui sbuffa una boccata di fumo e mi osserva con gli
occhi socchiusi.
- Sì. Però sei stata tu a farmi godere e questo non lo
dimentico. - dice con una voce roca e maledettamente
sensuale.
Non so se sentirmi sollevata o irritata quando una
figuretta minuscola, con il viso seminascosto dai
capelli schiariti, compare sulla soglia del bar.
- C'è Danielle, devo andare. -
Non mi saluta ma mi lancia uno sguardo eloquente e mi
lascia lì, in preda ad una emozione così violenta da
farmi tremare come una foglia. Per fortuna di lì a poco
arriva Federico che, con la sua allegria innocua, mette
fine ai miei turbamenti.
La mattina successiva
Sono quasi pronta per uscire quando sento bussare
alla porta. Apro e mi ritrovo davanti Danielle e Russell,
lui con la solita aria da adorabile canaglia, lei con
un'espressione indisponente.
- Ciao Daniela, io e Dani vorremmo parlarti. -
- Ditemi. - rispondo con esitazione.
- Possiamo entrare? -
Alla vista del giornale piegato che Russell tiene in
mano, il sangue mi si ghiaccia nelle vene. E' il momento
della verità.
- P… prego. - rispondo.
I due si accomodano sul divano e io mi siedo rigidamente
sulla poltrona di fronte. Russell mi porge il giornale e
subito un titolo attira la mia attenzione:
"Russell l'ha fatto solo per proteggermi"
Comincio subito a leggere e rimango di stucco:
Dopo la pubblicazione da parte del Sun della
notizia della presunta rissa provocata da Russell Crowe
alcune sere fa all'hotel Plaza, Danielle Spencer, la
fidanzata dell'attore, ha rilasciato al nostro giornale
un'intervista esclusiva in cui chiarisce l'accaduto.
D.S.: "Non c'è nulla di vero
nelle dichiarazioni di Thomas Freeman al Sun. Quell'uomo
mi ha importunata per tutta la sera. Quando sono uscita
dal bagno del ristorante, approfittando della luce
scarsa che c'è nel corridoio Freeman ha cominciato a
molestarmi in maniera pesante. Per fortuna è
intervenuto Russell che ha visto la scena. C'è stato un
diverbio tra i due ma nient'altro, non sono arrivati
alle mani e, quando Freeman è tornato al tavolo, in
viso non aveva alcun segno. Questa cosa è facilmente
verificabile chiedendo al personale del ristorante. Non
so come si sia procurato l'occhio nero che si nota sulla
foto pubblicata dal Sun, ma quello che è certo è che
non è stato Russell a farglielo."
A.B.: Ma anche Crowe il giorno dopo
aveva dei lividi in viso.
D.S.: "Sì, ma non sono una
conseguenza del diverbio con Mr. Freeman. Sono questioni
personali di tutt'altra natura di cui non voglio e non
posso parlare."
- E' opera tua, vero? - mi chiede Russell.
- Io… io avevo rilasciato l'intervista a mio nome! Non
avevo nessuna intenzione di usare l'identità di
Danielle, te lo giuro! Non è colpa mia se mi chiamo
Daniela Spenzeri e se sono praticamente uguale a lei! -
- Daniela Spenzeri? - chiede Russell con la sua
pronuncia australiana.
- Sì, guarda. - e gli porgo i miei documenti. Russell
butta una rapida occhiata e scoppia a ridere.
- Incredibile! -
Danielle non si scompone e rimane a guardarmi con
un'espressione a metà strada tra il torvo, lo seccato e
l'annoiato. Non capisco proprio come abbia fatto Russell
a scambiarmi per lei: anche se i nostri lineamenti sono
molto simili io sono una persona gioviale e credo che
questo me lo si legga in viso.
- Non ti preoccupare, non siamo qui per rimproverarti ma
per ringraziarti. La mia reputazione è in gran parte
costruita dai giornali… -
- Quale reputazione? -
- Quella di attaccabrighe violento. - precisa con un
tono un po' sorpreso.
- Ah già! Lo sei veramente? -
- Non dico di essere un agnellino, ma molte delle
notizie che mi riguardano sono messe in giro da
ciarlatani o da pezzi di merda come Thomas che cercano
di approfittare delle situazioni. Apprezzo tantissimo il
tuo gesto perché non succede quasi mai che persone a
conoscenza della realtà vadano a riferire ai giornali
la loro versione dei fatti. -
- Era il minimo che potessi fare. Sei finito in questa
brutta storia a causa mia, mi sono sentita in debito. -
- Posso chiederti di essere molto discreta su quello che
è successo l'altra notte?- così dicendo estrae dalla
tasca della camicia un informe pacchetto di carta ed una
penna, poi si allunga sul tavolino, distende il
pacchetto che si rivela un libretto degli assegni, e si
prepara a scrivere.
- Che stai facendo? - gli chiedo.
- Un piccolo contributo alla tua riservatezza. -
Gli fermo la mano dicendo: - No, non è necessario. -
(quando si dice che coglioni si nasce...)
- Daniela… -
- Credi che sia così stupida da farmi prendere per
pazza raccontando che sono finita a letto con te perché
sono identica alla tua ragazza? -
A quelle parole l'espressione assente di Danielle si
illumina vagamente di una luce sinistra. Invece di
preoccuparmi rincaro la dose:
- Tu non mi devi niente. Intanto conoscerti è stato un
vero piacere… - lo dico con un tono malizioso che per
un attimo sveglia la dolce Dani dalla sua apatia e la
mette sul sentiero di guerra - … Non ero una tua fan,
sai? Avevo solo visto un paio di tue foto in una
rivista. Non pensavo fossi così dotato… - mi soffermo
un attimo ad osservare la reazione della ragazza e poi,
soddisfatta, preciso: - … come attore, intendo! -
Russell trattiene a stento la risata che gli illumina
gli occhi e io continuo: - E poi sono io che devo
ringraziarti per l'altra notte, è stato veramente
meraviglioso! Tu non lo sai ma mi hai dato molto più di
quanto immagini. -
Non so perché mi sto comportando in questo modo e cerco
in tutti i modi di infierire su Danielle, in fondo lei
non mi ha fatto niente. Dovrei cercare di capirla, di
compatirla, e invece non riesco in nessun modo a farmela
piacere. Sarà perché non riesco ad accettare che ci
sia qualcuno uguale a me, soprattutto se questo qualcuno
ha la fortuna di stare con un uomo terribilmente
seducente, uno di quei tipi che io non ho mai nemmeno
osato sognare. Malgrado l'antipatia istintiva non ho
nessun diritto di metterla a disagio, in fondo la sua
fortuna è anche un fardello pesante: povera Danielle,
costretta a combattere ogni giorno per difendere il suo
amore da tutte le insidie che ogni altra donna
costituisce! Io invece sono libera (o forse dovrei dire
"sola"?) ed un'unica notte con un uomo da
sogno non cambia la mia situazione, Danielle non mi
toglie niente. La guardo e con il lieve sorriso bonario
che mi sforzo di mostrare, ritrovo me stessa, l'ingenua
Daniela incapace di serbare rancore. Lei mi restituisce
un sorriso mesto, ancora sulla difensiva ma privo del
solito astio e così tra di noi compare una parvenza di
pace.
- Ragazzi, io domani torno a casa perciò vorrei
salutarvi, nel caso non ci vedessimo più. -
Ci stringiamo la mano e per un attimo mi abbandono
all'avvolgente calore dello sguardo che Russell mi
rivolge e che continuo a sentire addosso anche quando i
due se ne sono andati.
Mi hai dato più di quanto immagini, cioè una nuova
consapevolezza di me stessa e delle mie possibilità, un
regalo che mi porterò dentro per molto, molto tempo.
Chiusa la parentesi mondana dedico la giornata a mio
fratello e la sera a Federico. E' veramente un peccato
che tra di noi ci siano migliaia e migliaia di
chilometri perché con lui sto bene. Ironia della sorte,
dopo aver per anni cercato l'uomo giusto vicino a casa
(e non si può certo dire che abbia delle grosse
pretese!) lo trovo dall'altra parte dell'oceano. Ci
salutiamo con un po' di rimpianto e la promessa di
tenerci in contatto ma entrambi sappiamo che questo non
avverrà. Sto proprio pensando a lui mentre faccio le
valige. Sento bussare alla porta, apro e il cameriere mi
piazza sotto il naso un cestino di vimini su cui è
adagiata una rosa rossa. Il cuore comincia a battermi
all'impazzata e il dolce sorriso di Federico per un
momento mi balena davanti agli occhi. Che carino è
stato a salutarmi in questo modo!
Ma cosa c'è sul fondo? Tolgo la rosa aspirando
avidamente il suo profumo e scopro il contenuto: tra
cioccolatini di ogni tipo e forma ed un mazzo di
peperoncini rossi sbuca un biglietto.
"Dolce, piccante e profumata… Nessun errore è
mai stato così piacevole!
Russell"
FINE
(1)Venere della
Bassa: la "Bassa" è la parte della
pianura emiliana che scende verso il Po. L'altitudine
diminuisce fino ad essere di pochi metri sul livello del
mare. La zona da cui la protagonista proviene è di soli
21 mt. sul livello del mare (contro i 42 di Bologna e i
34 di Modena). Da qui il nome...
(2) Q.I.:
quoziente di intelligenza.
(3) Camposanto:
la località esiste davvero ed è ufficialmente in
provincia di Modena, ma praticamente sul confine con la
provincia di Bologna e a pochi km da quella di Ferrara.
(4) Pinarella:
località della Riviera Romagnola nei pressi della più
rinomata, mondana e modaiola Milano Marittima.
(5) Vitellozzo
rivierasco pelo-e-oro: per correttezza voglio
precisare che il termine non è mio ma lo usava
frequentemente una ragazza di Pinarella che ho
conosciuto un po' di tempo fa. Trovo che esprima
perfettamente il concetto, perciò gliel'ho rubato...
(6) Maraglio:
tamarro.
(7) Pistolone:
inteso come "coglione" e non come individuo
anatomicamente molto dotato, tantomeno come emulo di
John Wayne... |