Russell Crowe - La Stampa - traduzioni

 

Articolo di Barrett Hooper dal National Post online, 22 febbraio 2002 - Russell Crowe turns back the clock on cool

la traduzione e' a cura di Cecilia celia59@vivacity.it

 

Russell Crowe riporta indietro l'orologio sulla definizione di "cool"

(Cool = termine intraducibile, significa essere in voga, ma anche essere calmi)

di Barrett Hooper

 

Ogni generazione ne ha almeno uno: attori protagonisti che infiammano lo schermo, il cui ego nella vita reale sta a pari con le loro performances. Negli anni '40 e '50 era Robert Mitchum. Oggi…

Un recente titolo di Entertainment Weekly diceva: "Attore brillante e ragazzaccio meditativo: piantagrane e oggetto del desiderio. Giocatore e poeta." Il soggetto era Russell Crowe. Ma 50 anni fa sarebbe stato Robert Mitchum, icona hollywoodiana dalle palpebre pesanti che definì il "cool" prima che chiunque altro sapesse che cosa il "cool" fosse.

Ex-boxeur scappato dai lavori forzati in Georgia, Mitchum interpretò più di 100 film - La Notte del Cacciatore, Cape Fear, The Sundowners, e Non Come uno Straniero, per nominarne alcuni - a fianco delle più fascinose attrici: Jane Russell, Ava Gardner, Susan Hayward, Rita Hayworth.

Sullo schermo era calmo e senza freni, eroico e sinistro, e come disse un biografo, "laconico fino all'inerzia, tuttavia ancora uomo d'azione". Intenso e meditativo erano aggettivi spesso usati per descrivere le sue performances. Nel suo Dizionario Biografico dei Film, David Thomson disse di Mitchum. "Dalla (Seconda Guerra Mondiale) nessun altro attore americano ha interpretato più di lui eccellenti film, così differenti l'uno dall'altro."

Fuori dal set, Mitchum era una celebrità a cui non importava nulla della celebrità, un estraneo dalla cattiva fama in una professione orchestrata da iniziati. Si spazientiva dovendo giocare il gioco di Hollywood e ostentava disprezzo per registi, i capi degli studi e per i giornalisti in genere. La sua noncuranza portò Katherine Hepburn a dire: " Lo sai che non sei in grado di recitare, e se non fossi stato bello non avresti fatto nemmeno un film." Bevitore e un donnaiolo, disse del tempo passato in prigione per possesso di marijuana nel 1948 che "era proprio come Palm Springs senza la gentaglia."

E' meglio ricordato per il suo agghiacciante ritratto del "reverendo" Harry Powell (le sue nocche tatuate con le parole AMORE e ODIO) nel film del 1955 La Notte del Cacciatore e come l'ex-detenuto assetato di vendetta dell'originale Cape Fear. L'ironia non era andata perduta su Mitchum, che inizialmente aveva rifiutato Cape Fear ma, disse, "sfortunatamente ho dimostrato di conoscere meglio il comportamento del criminale funzionale di qualsiasi altro potessero trovare".

Mitchum fu un anacronismo. Produsse i suoi propri film. Scrisse dei drammi ed un oratorio che Orson Welles produsse e diresse. Incise alcune canzoni, compreso il motivo conduttore della saga sui contrabbandieri Thunder Road. Rifiutò film che secondo lui "riversavano disprezzo sul mondo", quali Patton e Dirty Harry ( la serie dell'ispettore Callaghan), affermando "Se ho 5 dollari in tasca, non ho bisogno di denaro fatto in quel modo, paparino."

Come Mitchum, Crowe è un attore curiosamente non conforme ai suoi contemporanei. Cita Oscar Wilde e guida un folk-rock band "30 Odd Foot of Grunts (che ha inciso una manciata di album): E' combattivo e duro (solo Sean Penn e Johnny Depp possono competere per questo tipo di notorietà) e dolce e tenero.

Proietta una mascolinità vecchio stampo (del tipo "forte e silenzioso") e si cala in ciascun ruolo come se gridasse agli spettatori, "Non vi divertite?" Si lascia andare nel parlare con sorprendente regolarità (più o meno tutte le volte che ha un microfono davanti) ma colpisce sempre nel segno. E ammette di passare molto tempo "a dire alla gente di andare a farsi f*****e e di uscire dalla mia vita."

Proprio come Mitchum definì il "cool", Crowe lo sta ridefinendo, riportando indietro l'orologio di alcune decadi nel processo.

Vicino a lui Harrison Ford è un monumento che invecchia, l'ammiccamento complice di Bruce Willis diventa un tic facciale, Tom Cruise appare femmineo, e Tom Hanks, il moderno Jimmy Stewart con il quale Crowe è spesso paragonato per il modo in cui hanno dominato la gara per gli Oscar dell'ultimo decennio, sembra un ragazzino.

La bellezza rozza di Mitchum, le sue maniere sgarbate e la voce profonda risposero alle aspettative dell'audience di eroi mascolini, dopo la Seconda Guerra Mondiale (relegato ad interpretare il cattivo in decine di western, le azioni di Mitchum cominciarono a salire ad Hollywood con la sua performance (nomination all'Oscar) in La storia del Soldato Joe nel 1945).

Nello stesso modo in cui le fattezze di Crowe gradevoli e disordinate al tempo stesso ed il suo fisico snello, non scolpito dalla palestra lo rendono l'antitesi del maschio svezzato a steroidi degli anni '80 e '90.

Salutato come il nuovo Mel Gibson quando arrivò sugli schemi nord americani nel 1994, con le sue due prime uscite - nel ruolo di riluttante pistolero diventato predicatore del neo-spaghetti westerm di Sam Raimi The Quick and the Dead e di cyberkiller che da' la caccia a Denzel Washington in Virtuosity - sembrò tener fede alle promesse del battage pubblicitario. Ma Crowe non aveva la scioltezza di Gibson, ed i film non avevano la capacità di sopportare l’intensità emozionale di Crowe o la sua repressa volubilità.

Dopo tutto, qui c'era un attore che aveva attratto gli occhi di Hollywood, sempre in caccia di talenti con il suo ritratto minacciosamente realistico di uno skinhead neo-nazista nel film Australiano Romper-Stomper. Quando gli fu chiesto che cosa avesse visto in quell'interpretazione, Ridley Scott, che lo avrebbe diretto nel Gladiatore, disse: "L'animalità".

Ma fu Curtis Hanson che per primo trovò il modo di mettere le briglie all'inquietudine ansiosa di Crowe.

Avendo bisogno di uno sconosciuto, - "qualcuno che il pubblico non prendesse automaticamente per il buono o il cattivo," disse Hanson - lo scelse per il ruolo del poliziotto elefante-nel-negozio-di-porcellane Bud White del film L.A. Confidential, basato su un forte romanzo poliziesco di James Ellroy.

"Sapevo già (dopo aver visto Romper Stomper) aveva ciò che è necessario per reggere la scena e che era in grado di interpretare la violenza e tuttavia continuare a rendere interessante un personaggio," disse a Hanson a The Times nel 1997. "Capì la dualità del personaggio. Bud White sembra essere un violento insensato, e Russell lo rese bene, ma aggiunse anche a Bud una gentilezza che lasciava capire alle donne che in lui c'era molto di più di quello."

Questo è sempre stato il marchio di fabbrica di Crowe, l'immagine di un uomo che, come uno scrittore ha detto, "patisce tanta bruciante infelicità quanta egli ne infligge."

Da allora è diventato famoso per gli estremi camaleontici a cui arriva per entrare nel personaggio, ma la sua trasformazione da Bud White, poliziotto violento e quadrato, nel cinquantatreenne Wigand (più vecchio di 19 anni di Crowe) è stata veramente impressionante. Non solamente Crowe catturò la furia repressa del conflitto morale di Wigand, ne abitò il corpo. Al di la' dei soliti trucchi - occhiali e capelli tinti - Crowe eliminò il suo accento australiano per assumere la parlata da sudista cresciuto nel Bronx di Wigand, alterò il suo modo di camminare - facendo passi più corti e lenti - e mise su 25 kg con una cura di ingrassaggio basata su "bourbon e hamburger al formaggio" per acquistare il fisico grassoccio di Wigand.

"E' una sorta di approccio poetico al ruolo di attore," sostiene Jay Roach, che diresse Crowe nel film sull'hockey del 1999 Mystery, Alaska. "E quello che lo rende così potente. E' molto controllato e disciplinato per quanto riguarda gli aspetti esterni - tempi, fermate, coreografia. Ma, in aggiunta a quello ha un modo di collegarsi al suo subconscio che aggiunge tutti questi altri strati di acutezza e sfumatura a quello che c'è all'esterno”.

(Quando gli fu chiesto perché non "tentasse di recitare" semplicemente, come suggerì splendidamente Sir Lawrence Olivier a Dustin Hoffman, Crowe rispose "Sai, che vada a farsi f*****e".)

Quando Crowe scatenò l'inferno nel ruolo del generale romano Maximus nel violento e rumoroso toga-e-sandali Gladiator, venne proiettato nella lista dei Numeri Uno di Hollywood, provando che poteva interpretare l'eroe del film d'azione e causare svenimenti tra il pubblico femminile senza limitarsi ai monosillabi, ai sarcasmi auto-celebranti ed al mitra in pugno. Joachim Phoenix, il cattivo di Gladiator, ha detto "Ora ci piaccioni gli eroi che hanno difetti ed umanità. Penso che questa sia la chiave dell'interpretazione di Russell. E' una magnifica forza fisica, ma c'è una tale profondità nel suo personaggio.".

Sconcertò di nuovo tutti con ancora un altro ruolo complesso, intensamente carismatico, questa volta interpretando John Forbes Nash Jr. in A Beautiful Mind, una vicenda reale più bizzarra della fantasia del matematico di Princeton, malato di schizofrenia che vince il premio Nobel in economia. (Crowe arrivò al punto di farsi crescere le unghie, cosicchè le sue dita gli sarebbero sembrate più lunghe ed affusolate, come quelle di Nash, anche se questo non si sarebbe notato sullo schermo.)

"E' molto intelligente ed ha questa fiducia in se stesso che si potrebbe definire arroganza," ha detto Ron Howard che lo diresse in A Beautiful Mind. Al che Crowe ha ribattuto "Non sono arrogante. Sono concentrato."

Così, pur guadagnandosi il rispetto dei registi che lo hanno diretto, questo rispetto è concesso a malincuore. Se Crowe è villano con la stampa (il giornale australiano The Age ha riportato la sua frase "Questo concetto per cui se sei famoso sei una proprietà pubblica - chi c***o l'ha pensato?"), è categoricamente ostile verso quelli che lo dirigono.

"Non ti deve piacere un attore per girare una scena con lui. Non ti deve piacere un regista," ha detto Crowe a Larry King.

E apparentemente, il sentimento è reciproco. Geoffrey Wright, che diresse Romper Stomper, ha definito Crowe “ l'attore più maleducato che abbia mai incontrato. Ed è anche quello che si impegna di più. Così se vuol dirmi di tutto e poi girare la scena più sensazionale del mondo, non mi interessa."

E’ un modo di sentire che è stato spesso ripetuto: da Hanson (“Russell non smetteva mai di ricercare l'essenza del personaggio. E se questo lo rendeva a volte un rompiscatole, lo sopportavi"); e da Sam Raimi (il problema di lavorare con Russell e che ha sempre qualche buona idea. E non ha tatto").

Crowe sembra ricavare molto piacere dalla sua interpretazione del poco di buono; un rissoso motociclista, fumatore accanito, forte bevitore, che ama il rubgy e bada al bestiame, "un selvaggio", è così che ha definito il personaggio. Manhola Dargis, scrivendo sul New York Times lo ha definito "la resurrezione del giovane bianco arrabbiato", "qualcuno che "valuta l'amicizia fra uomini superiore a quella fra uomini e donne" e che è "saldamente fuori contatto" con la sua parte femminile.

Intervenendo a difesa di Crowe sul Sunday Times, il regista di Insider Michael Mann ha detto, "Fa finta di essere un rozzo zotico. La realtà è che è uno degli attori più sensibili ed intelligenti che ci siano in giro."

E questa è la chiave - alla fin fine, Crowe è tremendamente serio per quanto riguarda il suo mestiere. E nonostante le nomination agli Oscar (con una seconda statuetta probabile per l'interpretazione di Nash) ed una manciata di premi della critica, non è mai soddisfatto. Ha detto ad Entertainment Weekly "Dico sempre che ho prodotto 24 performance insufficienti e che non vedo l'ora di fare qualcosa che io penso sia buono."

Anche Mitchum pensava sempre di poter fare meglio, che "aveva tanta ispirazione e tanta tenerezza quanto chiunque altro in questo lavoro." Ma, alla fine, arrivò a realizzare che "non arrivi a fare meglio, arrivi a fare di più."

Quando morì nel 1997, fu commemorato da una sua vecchia conoscenza, lo scrittore Dick Lochte. "Fece quello che voleva quando lo voleva. Ha vissuto duramente. Ha giocato duramente. Beveva. Fumava. Era un articolo genuino - il vero duro di Hollywood, incallito come gli eroi che interpretava."

Fra 40 o 50 anni, questo potrebbe essere facilmente Russell Crowe.

 

Russell Crowe turns back the clock on cool

by Barrett Hooper

Each generation has at least one: Leading actors who smoulder on the screen, with real-life egos to match their performances. In the 1940s and '50s, it was Robert Mitchum. Today ...

A recent Entertainment Weekly headline stated, "Brooding bad boy and brilliant actor. Hellraiser and heartthrob. Player and poet." The subject of the story was Russell Crowe. But 50 years ago it would have been Robert Mitchum, the heavy-lidded Hollywood icon who defined cool before anyone knew what cool was.

A former boxer and Georgia chain-gang escapee, Mitchum starred in more than 100 movies -- Night of the Hunter, Cape Fear, The Sundowners and Not as a Stranger, to name a few -- opposite Hollywood's most glamorous leading ladies: Jane Russell, Ava Gardner, Susan Hayward, Rita Hayworth.

On-screen, he was cool and reckless, heroic and sinister, and as one biographer put it, "laconic to the point of inertia, yet still a man of action." Brooding and intense were words often used to describe his performances. In his Biographical Dictionary of Film, David Thomson said of Mitchum: "Since [the Second World War], no American actor has made more first-class films, in so many different moods."

Off-screen, Mitchum was a celebrity who didn't give a damn about celebrity, a raffish outsider in a profession orchestrated by insiders. He chafed at having to play the Hollywood game and exhibited contempt for directors, studio bosses and journalists alike. His nonchalance led Katharine Hepburn to remark, "You know you can't act, and if you hadn't been good-looking you would never have gotten a picture." A drinker and a ladies' man, he said of his time in jail for marijuana possession in 1948 that it was "just like Palm Springs without the riff-raff."

He is best remembered for his chilling portrayal of the sinister "Reverend" Harry Powell (his knuckles tattooed with the words HATE and LOVE) in 1955's The Night of the Hunter and as the vengeful ex-con in the original Cape Fear. The irony was not lost on Mitchum, who initially turned down Cape Fear but, "unfortunately, I'd demonstrated that I knew more about the behaviour of the functional criminal than anyone else they could get."

Mitchum was an anachronism. He produced his own films. He wrote plays and an oratorio that Orson Welles produced and directed. He recorded a few songs, including the title track for the bootlegger epic Thunder Road. He turned down movies he felt "pissed on the world," such as Patton and Dirty Harry, believing, "If I've got $5 in my pocket, I don't need to make money that f---ing way, daddy."

Like Mitchum, Crowe is an actor curiously out of step with his contemporaries. He quotes Oscar Wilde and fronts the folk-rock band 30 Odd Foot of Grunts (who have released a handful of albums). He is combative and hard-living (only Sean Penn and Johnny Depp rival him for notoriety) and sweet and tender.

He projects old-fashioned masculinity (the strong, silent type), and buries himself in each role as though screaming at the audience, "Are you not entertained?" He shoots his mouth off with surprising regularity (just about any time there's a microphone in front of him) but he always shoots straight. And he admits he spends a lot of time "telling people to f--- off and get out of my life."

Just as Mitchum defined cool, Crowe is redefining it, setting the clock back a few decades in the process.

Next to him, Harrison Ford is an ageing monument, Bruce Willis's knowing wink becomes a facial tick, Tom Cruise looks girlish, and Tom Hanks, the modern Jimmy Stewart with whom Crowe is often compared because of how they've dominated the Academy Awards for the past decade, appears boyish.

Mitchum's rugged good looks, gruff manner and deep voice fulfilled the audience's desire for manly heroes after the Second World War (consigned to playing heavies in dozens of westerns, Mitchum's stock in Hollywood began to rise with his Oscar-nominated performance in The Story of GI Joe in 1945).

Likewise, Crowe's scruffily handsome features and lean, unsculpted frame make him the antithesis of the steroid-weaned he-man of the 1980s and '90s.

Hailed as the new Mel Gibson when he arrived on North American movie screens in 1994, his first two outings -- as a reluctant gunslinger turned preacher in Sam Raimi's neo-spaghetti western The Quick and the Dead and a cyberkiller hunting Denzel Washington in Virtuosity -- appeared to live up to the hype. But Crowe lacked Gibson's glibness, and the films lacked the weight to carry Crowe's emotional intensity and bottled volatility.

After all, here was an actor who attracted the roving eyes of Hollywood with his menacingly realistic turn as a neo-Nazi skinhead in the Australian film Romper Stomper. When asked what he saw in the portrayal, Ridley Scott, who directed Crowe to an Oscar in Gladiator, said, "Animal."

But it was Curtis Hanson who first figured a way to harness Crowe's edgy restlessness.

Needing an unknown -- "someone audiences wouldn't automatically assume was a good guy or a bad guy," Hanson said -- he cast Crowe as the bull-in-a-china-shop cop Bud White in LA Confidential, based on James Ellroy's gritty crime novel.

"I knew from [Romper Stomper] that he had the stuff to hold the screen and that he was able to play violence and still keep a character interesting," Hanson told The Times in 1997. "He understood the duality of the character. Bud White appears to be a mindless thug, and Russell handled that well, but he also brought a courtliness to Bud that lets women know there's more to him than that."

That has been a trademark of Crowe's, this image of a man who, as one writer has put it, "suffers bruising unhappiness as much as he doles it out."

LA Confidential heralded his arrival to moviegoers. His turn as reluctant tobacco-industry whistle-blower Jeffrey Wigand in The Insider made the critics take notice, earning him his first Academy Award nomination for best actor two years ago.

He has since become famous for the chameleon-like extremes to which he goes to get inside a character, but after the bullish, flat-topped Bud White his transformation into the 53-year-old Wigand (19 years older than Crowe) was remarkable. Not only did Crowe capture the morally conflicted Wigand's restrained fury, he inhabited his body. Beyond the obvious tricks -- eyeglasses and a dye job -- Crowe suppressed his Aussie twang under Wigand's Bronx-reared, southern-inflected accent, altered the way he walks -- shorter, more deliberate steps -- and gained 48 pounds of Method flab on a six-week diet of "cheeseburgers and bourbon" to achieve Wigand's doughy physique.

"It's a kind of poetic approach to acting," according to Jay Roach, who directed Crowe in 1999's hockey drama Mystery, Alaska. "That's what makes it so powerful. He's very controlled and disciplined about the externals -- timing, blocking, choreography. But in addition to that he has a way of connecting to his subconscious that adds all these other layers of subtlety and nuance to what's on the outside."

(Asked why he doesn't merely "try acting," as Sir Laurence Olivier famously suggested to Dustin Hoffman, Crowe responded "You know, f--- him.")

When Crowe unleashed hell as Roman general Maximus in the sword-and-sandals romp Gladiator, it elevated him to Hollywood's A-list, proving he could embody the action hero and cause female fans to swoon without resorting to monosyllabic dialogue, self-reflexive quips and a fistful of machine guns. Joaquin Phoenix, the villain in Gladiator, said, "Now we care about heroes with flaws and humanity. I think that's what's so key about Russell's performance. He's a wonderful physical force, but there is such depth to his character."

He confounded again with yet another complex, intensely charismatic role, this time playing John Forbes Nash Jr. in A Beautiful Mind, a stranger-than-fiction story of a real-life Princeton mathematician and delusional schizophrenic who wins the Nobel Prize in economics. (Crowe went so far as to grow his fingernails so his fingers would feel more elongated and tapered, like Nash's, even though it wouldn't be noticeable on camera.)

"He's highly intelligent and he has this self-confidence that you could define as arrogance," said Ron Howard, who directed A Beautiful Mind. To which Crowe has rebutted "I'm not arrogant. I'm focused."

So while he has earned the respect of his directors, it is a begrudging respect. If Crowe is churlish toward the press (he was quoted in Australia's The Age as saying, "This whole concept that because you're famous you're public property -- who the f--- thought that one up?"), he's downright hostile toward those directing him.

"You don't have to like an actor to do a scene with him. You don't have to like a director," Crowe told Larry King.

And apparently, the feeling is mutual. Geoffrey Wright, who directed Romper Stomper, has called Crowe "the rudest actor I've ever met. He's also the most committed. So if he wants to abuse me and then give me the most sensational take of all time, I don't care."

It's a sentiment often repeated: by Hanson ("Russell was relentless in his pursuit of the essence of the character. If that made him a pain in the ass sometimes, you live with it"); and by Raimi ("The problem with working with Russell is that he always has a good idea. And he has no tact").

Crowe seems to relish playing the bad-ass; a motorcycle-riding, chainsmoking, hard-drinking, rugby-loving, cattle-herding brawler, a "wild man," as he has dubbed the persona. Manohla Dargis, writing in The New York Times, called him "the resurrection of the angry white man," someone who "values friendships between men over those between men and women" and who is "securely out of touch" with his feminine side.

Coming to Crowe's defence in The Sunday Times, Insider director Michael Mann has said, "He puts on this tough redneck act. The reality is that he's one of the most intelligent, sensitive actors around."

Therein lies the key -- ultimately, Crowe is deadly serious about his craft. And despite three Oscar nominations (with a second statue likely on the way for playing Nash) and a fistful of critics' choice awards, he's never satisfied. He told Entertainment Weekly, "I always say I've given 24 insufficient performances and I'm looking forward to the time when I'll do something that I think is good."

Mitchum, too, always thought he could do better, that he had "as much inspiration and as much tenderness as anyone else in this business." But he ultimately came to realize that "you don't get to do better, you get to do more."

When Mitchum died in 1997, he was eulogized by long-time acquaintance and writer Dick Lochte. "He did what he wanted to do when he wanted to do it. He lived hard. He played hard. He drank. He smoked. Mitchum was the genuine article -- the Hollywood tough guy as hard-boiled as the heroes he played."

In 40 or 50 years, that could easily be Russell Crowe.

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