Ray Martin: Come va?
Russell Crowe: Abbastanza bene. La vita è strana in questi giorni,
sai.
Martin: Perché?
Russ: Semplicemente un tantino impegnata. Si va da un posto all’altro.
Ieri ero fuori con i cavalli, e ora sto chiacchierando con te, e domani
sarò in un altro Paese.
Martin: Ti devo avvertire che qui siamo dal vivo. Non siamo in America
o in Gran Bretagna: non possiamo tagliare se dici qualcosa che non
dovresti dire.
Russ: Il che sicuramente accadrà. Mi scuso adesso con tutti coloro che
sono sensibili. Ora abbiamo carta bianca, amico.
Martin: Voglio chiederti qualcosa sulla tua vita amorosa. Quanto dura
la faccenda? Con chi vivi al momento? Chi ti ha mollato? Tutti i bambini.
Russ: I figli, già Tutta quella roba noiosa. E’ divertente perché,
a un certo punto, sembrava che ogni donna con cui parlavo rimanesse
incinta. Ci ho meditato, ho pensato che dovevo avere l’alito più
fertile del mondo.
Martin: Ci passi sopra a quella roba quando la leggi sui giornali? Cosa
fai?
Russ: Prima avevo questa cosa che volevo sapere quello che la gente
diceva perché non volevo essere preso di sorpresa da niente, quindi
volevo leggere tutto. Arriva un punto in cui il volume e la natura
assolutamente ridicola di quella roba… Ho smesso. Fa meglio al cervello.
E’ molto dannoso leggere quel genere di roba su di te in
continuazione.
Martin: Sei un tipo gentile, calmo, passivo?
Russ: Ho i miei momenti.
Martin: Hai voglia di prendere a cazzotti qualcuno?
Russ: Ovviamente ti scoccia e ti fa arrabbiare, ma la verità è che
non devi lasciare che ti influenzi. Io non faccio quello che faccio per
farmi adulare. Che la gente cerchi di farmi buona o cattiva pubblicità,
io ignoro completamente entrambe le cose e continuo semplicemente a fare
quello che voglio. Sai, quando si tratta del mio lavoro sono puro di
cuore, quindi credo fermamente che se metto tutta la mia energia vitale
nel lavoro che faccio, allora tutto andrà bene.
Martin: Le riviste patinate che hanno campato alle tue spalle nell’ultimo
paio d’anni, hai mai parlato con qualcuna di queste persone?
Russ: Non ho mai fatto un’intervista per New Idea in tutta la mia
carriera, o per la maggior parte di quelle riviste. Non che io sia molto
rigoroso o cose del genere, però cerco di controllare con chi parlo,
almeno fino a un certo punto. Quando faccio robaccia è per i film e tutto
il resto. La questione è, un giornalista che fa una storia credibile,
diciamo per il Sydney Morning Herald o il Times di Londra, va a casa e
scrive quella storia. Quella è una storia vera e con sotto il loro vero
nome. Poi però hanno un certo numero di diversi pseudonimi con i quali
lavorano. Indossano un cappello diverso e “be’ non mi piace”. Questo
è quello che forniscono, di qualsiasi cosa voglia occuparsi la rivista. L’altro
trucco è il giornalista che raccoglie citazioni da altre fonti e le mette
insieme creando una storia. Vi dico una cosa gente, il livello di
insidiose stronzate che circola. E’ inutile combatterle. Tanto sono lì.
Succede che siano lì e, sfortunatamente, è in questo modo che questo
mestiere è gestito e non c’è proprio niente che io ci possa fare,
tranne cavalcare l’onda, farmi buttare giù ogni tanto e ritornare in
superficie nel sole.
Martin: Voglio tornare a chiederti dei dettagli intimi di quelle
relazioni che hai avuto.
Russ: Buona fortuna.
Martin: Sei un contadino, però, vero? Può andare come definizione? C’è
scritto “contadino” sul tuo passaporto?
Russ: No, c’è scritto attore. Quando ho riempito il modulo ho messo
attore perché così vengo trattato bene negli aeroporti. Contadino
sarebbe perfetto. Quando passo negli aeroporti dico al personale dell’immigrazione
che vivo in una fattoria e quelle cose lì. Quello che faccio è tenere un
intero guardaroba di stivali e abiti e tutto il resto che non vanno mai
alla fattoria. Quando viaggio, semplicemente salto in quei vestiti.
Martin: Sei capace di togliere le corna a una mucca?
Russ: Sì, lo so fare. Non mi piace. Ma ho fatto tutte quelle cose.
Qualche volta mi confondo un po’ perché quando vado via e sto via per
sei o sette mesi e faccio un film e sono preso dal personaggio che devo
interpretare e torno a casa, guardo le cose nel capannone degli attrezzi e
penso “A cosa serve quel coso?” E devi imparare di nuovo certe cose.
Amo gli animali, sono un pessimo contadino proprio perché li amo troppo.
Mi piace stare con loro e cose del genere.
Martin: Questa è una cosa tipica della Nuova Zelanda?
Russ: Mi hai beccato. Bastardooo!!
Martin: Ho letto che quando hai fatto Gladiator, per allenarti, non sei
andato in palestra, hai lavorato alla fattoria.
Russ: Ho fatto un po’ tutto, perché quando sono via ovviamente
qualcuno deve farlo, quindi in questi giorni, quando torno, tutti hanno
tutto sotto controllo: mia madre, mio padre e mio fratello fanno un buon
lavoro e ho un vecchio amico laggiù, che si chiama Tom – ehi Tommy,
stai guardando la tv, amico? Si beccherà una lavata di testa per questo.
Sono tornato e ho fatto un po’ tutto – qualsiasi cosa fosse
evidente.
Martin: Mettere a posto gli steccati e roba simile?
Russ: Andare a piedi dappertutto. Abbiamo molte macchine che ti portano
da velocemente da A a B in giro per la fattoria. Fuori strada e cose del
genere. C’è un altro modo di farlo, cioè andare a in giro a piedi.
Martin: Quello è stato il momento in cui eri più in forma? Eri
fantastico. Non che io adori i tipi fantastici.
Russ: Questa è decisamente una cosa tipica di Sydney. Spostarsi. Il
momento in cui sono stato più in forma è stato in un film intitolato The
Crossing perché all’epoca ero più giovane. La vita tende a richiedere
un pedaggio. Io non mi tengo in forma e non vado in palestra per vanità e
neppure per ragioni di salute. Costruisco la forma del mio corpo per ciò
che ritengo giusto per il personaggio.
Martin: Quello è stato davvero fisico. Come un’intera stagione di
football.
Russ: E’ stato piuttosto duro. Sei mesi e senza soluzione di
continuità. Il programma originale prevedeva sette giorni di riposo tra
una scena di combattimento e l’altra, ma tutto ciò se ne è andato
dalla finestra. Quindi passavamo da una scena di combattimento a quella
successiva. Per esempio, la scena delle tigri è durata 18 giorni con la
troupe principale nell’arena con le tigri, e altrettanti con la troupe
numero due.
Martin: Le tigri conoscevano il copione?
Russ: Quella è stata una delle cose che ha richiesto più tempo. Per
qualche ragione non stavano a sentire il regista. Non si vedono mai
articoli su di loro, vero? C’era in effetti una specie di – se ti
ricordi il modo in cui funzionava. La tigre era qui e c’erano tre tizi
che la tenevano e c’era una catena che partiva dal collare della tigre e
arrivava ai tizi che la tenevano. Questo voleva dire che se la tigre
veniva in avanti troppo velocemente, potevano trattenerla. Ma se la tigre
voleva andare dall’altra parte? Non avevamo niente per questa opzione.
Era pericoloso.
Martin: Che tipo di lesioni?
Russ: Nel corso del film? Mi sono fatto tutti e due i tendini d’Achille
e non sono più andati a posto. Mi sono saltati i nervi in questo dito. A
parte tagli e sbucciature, c’è una cicatrice da Gladiatore. Se ricordi
la sequenza iniziale, in cui avevo la cicatrice a forma di stella sulla
guancia, c’erano delle cose nella foresta per farla sembrare costellata
da incendi, e una di queste era caduta e puntava proprio sul posteriore
del mio cavallo. Azione, parte l’effetto fuoco e va dritto nel culo del
cavallo. Il cavallo portava i paraocchi e io l’elmo con lo scopettone
del cesso sopra e iniziamo a scendere all’indietro giù per la collina e
ci sono un sacco di alberi, il cavallo indietreggia, si gira, sbatte
contro un albero. Giù per tutta la collina e una di queste cose – rami
di questo pino – mi ha proprio bucato la guancia. Quindi abbiamo
semplicemente deciso che era una bella cicatrice, così l’abbiamo tenuta
per quella sequenza.
Martin: Davvero?
Russ: Già, giorni piuttosto difficili. In effetti, quando ho finito
quel film mi sono proprio sentito come se fosse la fine. Era una cosa del
tipo, hai fatto un sacco di stagioni, e se pensi che la prima stagione è
stata The Crossing, e ci pensi 10 anni dopo, ti viene da pensare che
quella è l’ultima. E’ stata molto dura, ma mi è piaciuto. Più me ne
allontano, più il ricordo si fa pressante. La gente di Malta è stata
fantastica e il periodo in Marocco à stato estremamente interessante. Non
sapevo niente del paese finché non ci sono andato. Una buona parte della
troupe era inglese. Prima criticavo in continuazione gli Inglesi, ma
quando ci lavori insieme in una situazione come quella, quando le ore sono
lunghe ed è dura, sono i migliori da avere intorno, in trincea. Ti
tengono allegro e si impegnano nel lavoro come nessun’altra troupe di
qualsiasi altra nazione, eccetto l’Australia e la Nuova Zelanda.
Martin: Cosa, i Poms*? I Poms. Il sole ti ha dato alla testa? E si
lavavano e tutto il resto? Facciamo una pausa.
* Gli Australiani e i Neozelandesi chiamano gli Inglesi
Pommies (sing. Pommy) o Poms. Si tratta di un appellativo leggermente
offensivo e dispregiativo, equivalente grosso modo al nostro Crucchi per i
Tedeschi. E’ un termine di origine incerta, basato forse su una fusione
delle parole “immigrant” (immigrato) e “pomegranate” (melograno)
con un’allusione alle guance rosse degli immigrati inglesi. Un’altra
teoria ne identifica l’origine nell’abbreviazione POME (Prisoner Of
Mother England = prigioniero della madre Inghilterra) con riferimento al
fatto che l’Inghilterra utilizzava l’Australia come colonia penale.
Purtroppo non mi è venuto in mente nulla che potesse rendere il concetto
in italiano e ho quindi preferito mantenere il termine originale. [NdT]
[viene mandato in onda uno spezzone della soap Neighbours, cui Russell
ha preso parte]
Martin: Allora, perché ridevano?
Russ: Tutti devono guadagnarsi da vivere, Raymond. Stavo facendo teatro
a Melbourne in quel periodo, stavo facendo The Rocky Horror Show e mi
hanno chiesto se mi interessava fare quella roba. Per quei quattro episodi
ho preso cinque volte quello che prendevo per un’intera settimana a
teatro, quindi non potevo rifiutare. La sceneggiatura, l’ho letta, e
nell’ultima scena mi sono accorto che dovevo picchiare Craig McLachlan
– Craig, sto solo raccontando una storia – mentre Jason cercava di
dividerci e Kylie Minogue mi stava sulla schiena cercando di strangolarmi,
e ho pensato, è abbastanza vicino. Ci sono molte cose che vorrei fare, ma
è abbastanza vicino.
Martin: Un po’ di contatto fisico quindi?
Russ: Già. Abbiamo finito col diventare grandi amici. E’ una ragazza
eccezionale.
Martin: Ora voglio nominare alcune donne con le quali risulta che tu
abbia avuto una storia. Sharon Stone?
Russ: L’ho baciata, ma sono stato pagato.
Martin: Jodie Foster?
Russ: E’ una donna speciale. Una delle donne più straordinarie che
abbia mai incontrato in vita mia. E no, nessuno dei suoi figli ha niente a
che fare con me.
Martin: Kim Basinger?
Russ: E’ deliziosa, molto fragile, un intelletto meraviglioso, molto
intelligente, molto divertente.
Martin: Winona Ryder?
Russ: Uhm, Winona. In effetti le ho parlato una volta e questo mi
basta.
Martin: Questo programma va in onda anche negli Stati Uniti, a
proposito! Courtney Love?
Russ: Penso che sia una poetessa. Davvero lo è. Se leggi le parole
delle sue canzoni e … anche solo parlarle … ha un modo di costruire le
frasi incredibile. Ma non l’ho mai toccata, non l’ho mai baciata, non
sono mai stato in una stanza solo con lei. E tutta quella roba è solo
ancora un po’ di quelle insidiose stronzate di cui parlavamo
prima.
Martin: Quindi non le hai mai neppure respirato addosso?
Russ: No, non le sono andato nemmeno abbastanza vicino per quello.
Martin: Sarah Ferguson?
Russ: Sarah Ferguson? No, ma mi interessa. Dai, devi avere almeno una
duchessa, no? L’ho incontrata a Milano. E’ carina. E’ venuta dietro
le quinte. Abbiamo fatto uno spettacolo di beneficenza a Milano per Armani
per raccogliere soldi per Kids in Crisis. E’ venuta dietro le quinte e
non ho mai visto – i miei ragazzi sono tipi piuttosto cinici e tutto a
un tratto si sono messi a fare questo e quello. “Devo chiamare la mamma.”
“No, abbiamo uno spettacolo da fare.” “Ma devo chiamare la mamma per
dirle di Fergie.”
Martin: Allora deve essere stato in quella circostanza?
Russ: Deve essere stato in quella circostanza. Non è incinta vero?
Martin: No.
Russ: Perché le ho parlato.
Martin: Nicole?
Russ: Lei è la principessa, una ragazza fantastica.
Martin: E un’amica?
Russ: Assolutamente un’amica. E anche Thomas. Li amo tutti e due
moltissimo. Davvero molto.
Martin: C’era una citazione – di nuovo, queste citazioni sono di
solito sbagliate – hai detto: “Non è solamente la più bella donna di
Hollywood, è la donna più bella dell’universo”.
Russ: Davvero?
Martin: L’hai detto?
Russ: Se sta guardando, sì. Dico questo di Nicky tutti i giorni.
Martin: Ne hai sposata qualcuna?
Russ: Non sono mai stato sposato e c’è una buona ragione. Ed è
perché sto ancora aspettando la persona giusta. Io non credo che il
matrimonio sia qualcosa da affrontare con il cuore coinvolto solo a metà.
I miei genitori quest’anno festeggiano il loro quarantesimo anniversario
di matrimonio e io prego davvero di essere così fortunato. Quando verrà
il momento, sarà una cosa grossa.
Martin: E’ vero che se ne stanno seduti in un angolo a farsi le
coccole?
Russ: Verissimo. Sono terribili. Durante i party, devo andare a
prendere un secchio di acqua ghiacciata per far smettere i miei genitori
di baciarsi. “Insomma, abbiamo ospiti, staccatevi”. Questo è un
grandissimo esempio. Io non voglio niente di meno di quanto hanno avuto i
miei genitori.
Martin: Mamma e papà sono venuti agli Oscar?
Russ: Sì
Martin: Tutti si aspettavano che tu vincessi.
Russ: “Tutti” chi?
Martin (rivolto al pubblico in studio): Vi aspettavate che vincesse?
(boato del pubblico)
Russ: Non i giornali o le riviste più importanti del mondo, e nemmeno
i bookmakers.
Martin: E tu?
Russ: Io pensavo sicuramente Tom Hanks. Non c’è niente di sbagliato
nell’ambizione. Questo è quello che ho dichiarato. Rispetto l’ambizione.
Se ti devi far fare un’operazione da un dottore, vuoi che sia ambizioso,
giusto? Tu vuoi che sia il migliore possibile a che ami il suo lavoro.
Questo è quello che faccio io. Amo il mio lavoro, amo l’esplorazione
creativa della vita di altre persone, se vuoi metterla in questo modo. Amo
farlo ed è un grande privilegio aspettarsi di sperimentare questi
aspetti.
Martin: Se fossi seduto di lì, come eri quella sera, e avessero
elencato le candidature, staresti dicendo: “Fa’ che sia io”?
Russ: Non esattamente. Cosa stavo pensando? E’ stato un momento
piuttosto strano. C’ero già passato l’anno prima. Non mi preoccupo di
indossare l’ipocrita facciata di merda. Se mi sento a disagio, mi sento
a disagio. Non me ne preoccupo. Non intendo passare la mia vita a
recitare. Non riesco a capire i miei colleghi che lo fanno. Io – loro
hanno molta forza d’animo ma io non ci riesco. Devi farti piacere
qualsiasi cosa per forza. Io lo odio, sai. E’ stato divertente perché
ero seduto lì e mi ero portato Danielle Spencer perché lei è il mio
portafortuna. La prima volta che ho vinto un premio 10 anni fa c’era
lei. Ho detto “E’ successo solo perché tu sei qui”. E’ stato
divertente. La gente mi chiedeva come mi sono sentito quando hanno letto
il mio nome. Mi sono sentito così. Mi sono sentito come se il mondo
intero fosse appena sprofondato, eccetto le mie braccia, e non riuscivo ad
alzarmi. Se non fosse stato per il mio amico Mark che continuava a darmi
pacche sulle spalle – cosa che prima gli avevo chiesto di non fare, ma
lui l’ha fatto lo stesso – non mi sarei alzato. Ero completamente
ammutolito dallo stupore. Per alcuni secondi ho tentato di mettere insieme
un discorso e cose simili. Si fanno un sacco di queste cose in America. Le
cerimonie di premiazione iniziano intorno a dicembre e continuano fino ad
aprile. Quindi, negli ultimi anni, sono stato abbastanza fortunato e ho
avuto molte opportunità di parlare in pubblico e sono un po’
migliorato.
Martin: Sei stato grande quella sera. Non hai fatto un errore.
Russ: Jodie mi ha telefonato e mi ha detto: “Deve essere il momento
più bello della tua vita”.
Martin: avevi promesso di portare l’Oscar.
Russ: Voglio raccontarti solo questa cosa. Mi sa che sto per deludervi.
Ho pensato che, se doveva succedere, avrei dovuto avere qualcosa in mente
che potesse farmi arrivare al cervello gli altri pensieri. Ho pensato,
qualsiasi sia il livello di adrenalina che ho in circolo, non
dimenticherò il nome di mio nonno. Tutto qui. Ho fatto una chiacchierata
con Hilary Swank e roba simile e ho detto “Mio nonno Stanley J Willimson”,
e questo ha cominciato a calmarmi. Vuoi qualcosa da bere, amico? (tira
fuori l’Oscar da un sacchetto di plastica, il pubblico urla e
applaude)
Martin: Wow, meraviglioso. Non è fantastico?
Russ: Pesante il piccolo stronzo, vero? 8,5 libbre.
Martin: Rende i Logies ridicoli.
Russ: Quando arrivi lì e ti rendi conto – la gente fa finta di
niente, e quando lo prendi, davvero c’è un qualcosa. Però ne avevo
già tenuto uno in mano prima. Qualcuno mi ha chiesto una volta se lo
avevo fatto e io ho detto di no, ma in realtà lo avevo fatto. Dean
Semmler, il direttore della fotografia, è venuto a trovarmi e siamo
andati tra le colline di Victoria e una sera ci siamo davvero ubriacati di
vodka. Ci siamo fatti due bottiglie in due – non ci posso credere.
Stavamo chiacchierando di questo film che doveva intitolarsi Il ragazzo
del canguro. Nessuno dei due voleva farlo. Lui doveva dirigerlo e io
dovevo essere il ragazzo del canguro. Ho detto: “Non è stato fantastico
il tuo Oscar?” Lui mi dice: “Esci di qui piccolo bastardo.” Andiamo
nel parcheggio di questo posto e lui apre il bagagliaio della macchina,
sposta la dannata copertura e la ruota di scorta e fa: “Allora, cosa ne
pensi?”
Martin: Devo tornare serio per un istante. Adesso, quando lo guardi,
pensi che ci sono stati alcuni grandissimi, fantastici attori che ne hanno
vinto uno?
Russ: E’ una posizione davvero privilegiata. E’ anche solo una cosa
politica. Mi sorprende perché non necessariamente io sto al gioco.
Suppongo che, poiché mi impegno davvero a fondo nel mio lavoro, mi sono
fatto un certo numero di amici nell’ambiente. Alcuni di loro sono
piuttosto potenti e sono persone che influenzano le opinioni, suppongo.
Mr. Spielberg, e altri, che possiede la Dreamworks – è uno di questi.
Intendevano aiutarmi a farcela. Io non posso farci niente.
Martin: Non riesci ad adattarti alle regole, vero?
Russ: E’ completamente fuori dal tuo controllo. In realtà ci sono
leggi e regole che impediscono di fare troppa campagna. Perciò, ci sono
solo alcune cose che puoi fare, e la casa cinematografica voleva farle e
tutto ma l’academy e rigorosa e dà delle multe. Se fanno cose troppo a
ridosso della data e sono troppo scopertamente rivolte ai votanti dell’academy,
si beccano una grossa multa.
Martin: Per quante volte tu ti possa sposare, le 16 donne che hai lì,
non potranno mai portartelo via? E’ come una medaglia d’oro.
Russ: Probabilmente possono, di questi tempi, con queste leggi sul
divorzio, o almeno metà del bastardo.
Martin: Ora vogliamo parlare della tua musica e della tua band. Davvero
hai scritto una canzone intitolata “I Want To Be Like Marlon Brando”?
Russ: Sì, l’ho fatto. Lavoravo in un locale in Nuova Zelanda. Il
tizio che gestiva il locale, aveva quelle scarpe e il cappotto e la
macchina, quindi la canzone in realtà parlava di lui.
Martin: E’ stato un grande successo?
Russ: Sìì, è schizzata direttamente in fondo alle classifiche. Sai,
quando dicono, numero uno come un proiettile, questa aveva cinque o sei
proiettili e anche una bomba a mano.
Martin: Se tu avessi talenti equivalenti, se fossi bravo come musicista
quanto lo sei come attore, sceglieresti la musica?
Russ: Mi piace davvero molto suonare con la band ed esprimermi
attraverso le canzoni perché recitare significa impersonare le parole di
qualcun altro, e non si tratta solo delle parole, ma del personaggio, l’intera
fisicità e quindi non è essere me stesso. Per una persona della mia
generazione una canzone di tre minuti è un mezzo perfettamente credibile
per essere creativi.
Martin: Ma tu collabori alla scrittura della maggior parte delle
canzoni e ne scrivi alcune?
Russ: Sì.
Martin: In termini di divertimento che ne trai? – Mi ricordo che,
parlando con Brett Whitely, a un certo punto ha detto che aveva girato con
i Dire Straits e che era stato un tale divertimento che se avesse saputo
suonare la chitarra, avrebbe mollato l’arte e avrebbe fatto il
musicista. Cos’è che lo rende così divertente?
Russ: Devi esserci dentro per capirlo. Ci sono molte cose negative nel
mondo della musica, come nell’industria cinematografica. L’industria
rock può essere dura. L’ho fatto per tutta la vita, quindi non riesco a
vedermi a non farlo. E’ divertente perché probabilmente continui a
leggere quanto faccia schifo la mia band ma, francamente, gente, ho
suonato con Dean Cochrane, il chitarrista, per così tanto tempo che c’è
una ragione per cui lo faccio. E’ un’unione potente, questa
band.
Martin: Hai fatto un tour tutto esaurito negli Stati Uniti.
Russ: Evidentemente, non si può farlo se non c’è dentro qualche
cosa.
Martin: Non avete passaggi alla radio, vero?
Russ: No, ma alcuni anni fa il batterista – che ha le sue giornate
buone, per quanto riguarda il cervello …
Martin: Oggi è una di quelle giornate?
Russ: Sì, tutti i giorni. E’ venuto fuori con l’idea che, lasciamo
perdere l’industria, non abbiamo bisogno di lavorare all’interno dell’industria.
Possiamo farci le nostre cose usando Internet. Abbiamo un sito Internet da
molto tempo. Negli ultimi tre anni abbiamo avuto 6,8 milioni di accessi
– 6,8 milioni. E’ così che gestiamo il nostro lavoro come band. Non
abbiamo bisogno di stazioni radiofoniche o di trasmissioni musicali. Mi
piacerebbe, solo per i musicisti con i quali suono e per l’impegno che
ci mettono, eccetera, che loro raggiungessero un qualche livello di
riconoscimento, ma siamo andati in tour in America e abbiamo fatto 16
spettacoli in nove città, da Portland, in Oregon, al Texas, Philadelphia,
Los Angeles, e molte altre, e ogni spettacolo era esaurito. Siamo stati a
Chicago, 45 minuti a New York e lo show era esaurito. C’è una ragione
per cui questo accade e non è solo perché io faccio dei film. Ha a che
vedere col fatto che la band, per quanto semplice possa essere, ha
qualcosa da offrire e quello che offre alla gente è qualcosa di grande.
Le canzoni hanno un loro fascino. Quando la gente va sul sito e le
ascolta, non vengono cacciate in gola a viva forza, o non è per una
questione di accordi di marketing multinazionale.
Martin: Possono scegliere.
Russ: Sì. Scelgono di entrarci, quindi, quando andiamo a suonare, i
nostri fans sono piuttosto scatenati e ce lo dicono. E’ un’esperienza
meravigliosa per noi.
Martin: Siamo felicissimi di avere qui te e la band. Se vuoi unirti a
loro… Vi darò alcune date e notizie sull’album mentre Russell e la
band si preparano. L’album è Bastard Life or Clarity. Questa è la
copertina. Chi altro a parte Russell Crowe avrebbe scelto questo genere di
titolo? Domani saranno in vendita i biglietti per gli unici spettacoli in
Australia per quest’anno, al Metro Theatre. Penso che sia quasi pronto.
Quindi, live qui dallo studio, i 30 Odd Foot Of Grunts, ci suoneranno “Sail
Those Same Oceans”.
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