BIOGRAFIA
Jack Vance, il cui nome completo è John Holbroock Vance, è nato il 28\8\1916 a San Francisco.
Durante la vita ha eseguito vari tipi di mestieri, non ultimo quello di marittimo, imbarcato sulla flotta mercantile statunitense, anche durante la Seconda Guerra Mondiale, da cui ha anche dovuto subire lesperienza di un affondamento da parte dei siluri tedeschi.
Questo genere davventure hanno sicuramente influenzato il suo stile di narrativa esotico e linventiva relativa ai caratteri umani ed alle loro sfaccettature. "Nei suoi romanzi, infatti, gli ambienti, gli sfondi barocchi affollati di culture strane e dagli aspetti più singolari, dominano spesso sui personaggi e a volte anche sulla trama, spesso classica e lineare. Per questa sua caratteristica, Vance è definito "il paesaggista numero uno della fantascienza". (S. Pergameno da Magnus Ridolph).
E un uomo notoriamente riservato, non partecipa alle Convention di fs, anche se ha fatto uneccezione nel1998, partecipando alla cerimonia di consegna dei premi Nebula, durante la quale gli è stato assegnato il premio Grand Master alla carriera; le informazioni riguardanti i suoi dati biografici sono scarse, un vero amante della propria privacy, molto taciturno. Egli stesso giustifica questa riluttanza a divulgare notizie su di se e sulla sua vita affermando che uno scrittore non deve cercare di imporre la propria personalità allattenzione dei lettori, ma lasciare che si concentrino nella lettura della storia.
Quello che segue è ciò che lui stesso dice in unintervista introduttiva a "il meglio di Jack Vance" tratto da Robot # 5 ...per dirla candidamente, non mi piace cianciare, permettetemi dunque di analizzare i miei racconti. Mi è stata chiesta una prefazione e mi pare che niente sia più opportuno che parlare dei racconti (tra laltro molto belli, antecedenti il 1976). Sono racconti che mi piacciono...coprono circa un arco di quindici anni...daltra parte cè ben poco che io possa dire, meglio di quanto possano fare i racconti stessi. Invece vorrei fare un paio di considerazioni sul mio personale modo di scrivere. Per prima cosa sono fermamente convinto che lo scrittore che parla di se, distragga i lettori da quella che dovrebbe essere la sua unica preoccupazione: il proprio lavoro. Per questa ragione, dopo alcuni precedenti tentennamenti, mi sono rifiutato di spargere fotografie, autoanalisi, dati biografici, critiche e confessioni, non perché sia un tipo riservato, ma per far si che lattenzione si concentri la dove deve concentrarsi... Questo passo la dice lunga sul nostro. Ad ogni buon conto, qualche notizia in giro cè. Come si diceva allinizio, ha avuto una vita molto avventurosa ed ha svolto numerosi mestieri, non ultimo il musicista in una jazz-band, situazioni che sicuramente hanno plasmato il suo carattere. Questo modo di vivere ha sicuramente influenzato la sua prosa, dando alla narrativa esotismo e ricerca sulle caratterizzazioni umane. Nei suoi romanzi, gli ambienti, gli sfondi barocchi affollati di culture strane e dagli aspetti più singolari, dominano spesso sui personaggi, e a volte anche sulla trama, solitamente classica e lineare. Per questa sua caratteristica, Vance viene definito il "paesaggista n° 1 della fs. S.Pergameno Magnus Ridolph.
Vance ha iniziato a scrivere nel 1945 quando era imbarcato, e a quellepoca il suo nome ad un piccolo caso letterario: quando apparvero le sue prime opere, cominciò a circolare nellambiente la voce che Jack Vance fosse uno dei mille pseudonimi di Henry Kuttner. Lequivoco fu presto chiarito, ma per alcuni anni lattività di Vance non si distinse da quella daltri scrittori che popolavano la rivista di secondo piano "Startling Stories"; questo fino alla pubblicazione di due opere importanti: la serie di racconti della Terra Morente e il romanzo Big Planet. Tra parentesi, si può citare che la sua opera ora e da svariati anni è pubblicata dalla piccola casa editrice Tim Underwood Miller, vera e propria emanazione dellautore, fondata dallamico Tim Underwood, specializzata in lussuose ristampe numerate e firmate, di opere note o sconosciute di Vance. Tornando a noi, in queste opere, forse le migliori di Vance, compaiono i due principali filoni della successiva attività del nostro: da una parte il recupero del fantastico tradizionale, presentato come frutto di una scienza avanzatissima, e dallaltro lavventura eroicomica e satirica su pianeti dove regnano gli usi e i costumi più bizzarri. R. Valla Trullion -.
Chi conosce, anche poco, Vance, potrebbe essere spinto a chiedersi se è un narratore del decadentismo spaziale, oppure se è uno scrittore di fantasy, o di science-fiction, oppure se è un abile artigiano che si barcamena tra generi e sottogeneri della letteratura. La risposta non è facile, tenteremo di darne una , considerando anche la mancanza vergognosa, direi, di discussioni sul nostro da parte di critici considerati impegnati, ma sicuramente spocchiosi ed incapaci di considerare una così vasta opera che scavalca tutti i generi. A questo punto diventa inutile cercare paragoni o cercare di individuare chi abbia maggiormente influenzato lopera di Vance; non di certo Burroughs, Merritt o Ray Bradbury, come alcuni hanno citato, ma molto più facilmente Clarke Ashton Smith, uno degli scrittori leggendari di Weird Tales. Racconta appunto Vance che da ragazzo percorreva chilometri per arrivare alla cassetta della posta e trovarvi dentro il mitico Weird Tales contenente le storie di Smith; per cui sua confessione, ed in modo più esplicito il romanzo "La terra morente", attraverso il racconto della fine della Terra accompagnata al risveglio della magia, anzi, proprio il ribaltamento dello stilema scienza/magia, considerata come scienza a tutti gli effetti, il tutto trattato in modo crepuscolare, rendono omaggio, per lappunto, a C.A. Smithed al suo ciclo di Zotique.
Non si può, a questo punto, continuare a citare il dott. D. Cammarota, proseguendo col termine coniato riguardo loperato di Vance, di Decadentismo Spaziale. ...la preziosità creativa del suo linguaggio, davvero ineguagliabile, lelaborata costruzione della sua antropologie aliene, perfettamente plausibile proprio per la loro totale estraneità ai canoni umanoidi ed esizialmente terrestri della "massa"; ed infine il sostrato simbolico-classico di gran parte della sua produzione (eterno ritorno, ulissismo, orfeismo, ecc.) intessuto senza né cali né sobbalzi nel segno davvero raro della continuità seria e rigorosa delle proprie regole scritte e non scritte, dette e non dette, nel conflitto scritto/orale che è da sempre alla base di ogni avventuroso fittizio... D. Cammarota Rhialto il meraviglioso.
Sempre a proposito degli inizi di Jack Vance, vorrei citare una considerazione che, personalmente ritengo azzeccata, di Barry Malzberg, tratta da Robot#5 Armenia.
...Mi piace pensare che i titoli delle prime storie pubblicate siano simbolici. Essi paiono suggerire la direzione di una carriera. Il suo primo racconto, apparso su Startling Stories fu " The world thinker, Il pensatore di mondi" Se si vuole una storia anche banale, ma che tuttavia da la misura dellopera di Vance. Vance is remarkable, prosegue Malzberg, sintetizzando in un unico aggettivo lassoluto rilievo di questo autore nel panorama fantascientifico. Remarkable significa notevole, ma in inglese ha unautorità che difetta alla traduzione....i suoi personaggi sono assolutamente immaginifici; la sua intuizione che il futuro e gli altri mondi non saranno semplici estensioni di ciò che è adesso, bensì dimensioni completamente aliene, non è mai stata superata da altri....
Dice di se stesso Vance, in una delle rarissime interviste rilasciate, o quanto meno, apparse in Italia..... in alcune occasioni, quando è stato necessario, mi sono messo a creare interamente un ambiente. Quando si parla specificatamente di un mondo o di un pianeta di qualche tipo, di solito si può renderlo coerente, se si vuole prendersi la briga di farlo. Puoi immaginare un mondo denso, oppure, come in Big Planet, puoi immaginare un nucleo molto leggero, fatto di materiali leggeri, con un pianeta di diametro molto grande. In generale è possibile inventare qualsiasi tipo di pianeta: Daltra parte, ci sono casi in cui, se si danno troppe cose per scontate, può venirne fuori un fiasco....quello che è accaduto a me nel la serie dei Principi Demoni. Io so, e sapevo allora, che Rigel è una stella relativamente giovane, perciò un qualsiasi sistema di pianeti rigelliani non avere avuto il tempo di raffreddarsi. Questa idea mi è semplicemente sfuggita di mente. Ho pensato: ecco un sole molto luminoso, che ha il potere di sostenere un gran numero di mondi abitabili. Così ho ignorato tutte le altre considerazioni. Poul Anderson me lo ha fatto notare, ed io lho spiegato con difficoltà nei libri successivi. In generale, io do per scontato che tutti i mondi siano possibili, o che per lo meno, nessuno ti farà causa per qualche contraddizione.
Nella stessa intervista gli viene domandato da dove tragga lispirazione per gli sfondi delle sue storie. La risposta è quasi disarmante.....di recente stavo leggendo un numero del Natural Geographic, ed ho visto una foto di Jaipur, in India. Era presa dallalto, inquadrava questo tavolato arido...capanne di fango...non provo nemmeno a descriverlo. Era una scena presa da qualche mondo fantascientifico...
Scorrendo le tante note di prefazione a svariati romanzi di Vance, mi sovviene di fermarmi su ciò che ha scritto mirabilmente il dott. Cammarota su "Rhialto il meraviglioso" ed. Fanucci. In ciò che segue, viene evidenziato il simbolismo interiore relativo alloperato del nostro
.....questo vero e proprio simbolismo interiore, mediato ad un primo livello fruitivo da un multiforme, policromo, simbolismo segnico esteriore sia individuale (i vestiti, i colori, le armi) che collettivo (i rituali, i gruppi, i giochi, le razze) nasconde in realtà molto ma molto di più...dobbiamo riconoscere al nostro...ciò che costituisce lossatura della nostra storia nazionale, le narrazioni epiche o cavalleresche che dir si voglia.
Generalmente i p suoi personaggi perseguono una "quest", a volte nobile, a volte banale, ed in certi casi persino indecifrabile; i comportamenti delleroe proseguono...con sostanziali differenze di percorso motivate dalla differente spazialità delle trame, e, maggiormente, con una percettività alterata dei ruoli canonici dell "eroe " tipo, osservato attraverso unottica solo parzialmente ellittica, da non considerare a tutto tondo, ma neanche da ridurre minimamente ai termini di unironia troppo spesso considerata con seriosa sufficienza. A questo proposito il simbolismo diventa evidente in quasi tutti i personaggi dei romanzi di Vance: da Adam Reith di Big Planet a Keit Gersen dei Principi Demoni a Kugel della Terra Morente e così via; in tutti è evidente lUlissismo, il grande ritorno, o il perseguire maniacalmente un obiettivo di vendetta, nellottica dellodio/amore che può pervadere un eroe romantico; oppure lanonimo protagonista di Son of the tree, dequalificato nel suo essere, subalterno del suo status che si riconosce in una condizione provvisoria dellesistenza; simbolismo che diventa evidente in " Il faleno lunare", racconto nel quale le maschere sorgono a reali protagoniste, nemmeno nascoste come nei romanzi pirandelliani.
.....alla base del simbolismo della prosa di Vance, vi è unattenzione veramente scrupolosa verso tutte le forme di aggregazione sociale, ritualità religiosa e caratteristiche cultural/razziali che, unite, vengono a delineare i presupposti informali per la costruzione rigorosa di una vera e propria Antropologia Aliena. Indubbiamente il rapporto razza aliena/razza terrestre è sempre stato uno dei cardini specifici della moderna fantascienza; nella stragrande maggioranza dei casi, però, quasi nessun autore è riuscito a costruire qualcosa di veramente alieno...indubbiamente, il prevalere delle scienze hard (tecnologia, astronautica, fisica nucleare) sulle scienze soft (antropologia, linguistica, sociologia), ebbe il suo peso sullo sviluppo della fantascienza fino agli anni 50 (ma anche ai giorni nostri si nota un certo prevalere della corrente più hard come il ciberpunk sulla corrente più propriamente umanistica); ma rimanendo a noi, dopo il 1950, col sorgere di una nuova sensibilità, autori come Vance cominciarono a gettare le basi per una vera e propria antropologia aliena di cui ora possiamo notare l'importanza
Ecco quindi Vance che traccia i confini dei suoi romanzi .....anche in sede extraterrestre doveva avere un modello proprio di pensiero/azione, non particolaristico , ma dinamico, nella misura in cui la cultura rappresenta un tuttuno...
Pensiamo un attimo allapparente grandiosa complessità del ciclo di Tschai, con il suo poliedrico panorama di genti e costumanze; anche qui Vance riprende il tema delle configurazioni dominati in una cultura aliena, portando un contributo molto significativo alle diversificazioni del genere. Infatti, se come si è visto, solo gli individui cresciuti allinterno di una data cultura possono sperare di adattarsi ai canoni multiformi del vivere sociale , per un individuo sostanzialmente estraneo (come Adam Reith) alle teorie dominanti del modello in cui si viene a trovare, la via duscita, nonostante gli sforzi, non potrà che essere una sola: il ritorno alla Terra (e di qui il tema dellulissismo che si diceva pocanzi).
Come si è già detto allinizio del nostro studio, i personaggi di Vance non sono né eroi, né tanto meno anti-eroi; mentre forzosamente condividono con tutti gli altri comprimari delle proprie storie delle società costruite in veri e propri universi culturali, selezionano affannosamente, altresì altri elementi culturali indigeni per costruire una propria personalità suppletiva di difesa, contro gli attacchi sia psicologici sia fisici portati avanti dallalienità degli ambienti affrontati.
Naturalmente, non è il caso di portare in questa sede i vaneggiamenti di quanti hanno ritenuto opportuno ridurre Jack Vance ai minimi termini di un artigianale avventurismo, puntando lindice scheggiato sulla pretesa mancanza di "capolavori" nella bibliografia del nostro; ecco, la pretesa di porre unequazione di merito fra ciò che sembra e ciò che quindi dovrebbe essere, ci è sempre sembrato il massimo dellarbitrarietà, ed è forse per questo motivo che Jack Vance è rimasto fin troppo ignorato dalla critica, dove le varie interpretazioni arbitrarie fanno a gara nellautoescludersi a vicenda da tutto ciò che è logico e quindi speculativo.
Lultima cosa che preme sottolineare è la professionalità di Jack Vance; professionalità che è lindice sintomatico della bontà del suo simbolismo interiore, intelaiatura di unestrazione funzionale che riduce luniverso ad unorgia di sensi virtuali, talmente peculiari da perdere il loro significato rispetto allimmanenza della realtà orrenda che sottintendono: i segni di questa fantascienza decadente, nella loro tristezza fondamentale, possono davvero ridurre la realtà ad un vuoto tessuto operazionale, dove il rimosso fa rima con il superfluo
Mi è sembrato giusto soffermarmi a lungo sul pensiero del dott. Cammarota in quanto, tra il materiale in mio possesso, ritengo siano le argomentazioni che meglio riescono a delineare lopera di Vance. Ripeto, a chi fosse interessato, che il testo integrale può trovarlo su Rhialto il Meraviglioso, ed. Fanucci.
Ora proseguo estraendo tra tutto ciò che è stato scritto a proposito del nostro, da parte di critici interessati alloperato di Vance. Sono brani estrapolati un po ovunque, nelle prefazioni ai suoi tanti romanzi e raccolte di racconti, dei quali non mancheranno le segnalazioni di reperibilità.
.....Vance stesso è unaffascinante studio dellevoluzione tecnica di uno scrittore. Egli cominciò con tre evidenti doti naturali: uno stile libero e geniale, privo di materialismi; unimmaginazione spaventosamente fertile, ed uno speciale talento per la visualizzazione di colori e dettagli fisici. Uno qualunque di questi doni, posseduto in eccesso, potrebbe risultare fatale per un giovane scrittore, dato che possono essere adoperati per mascherare o sostituire carenze nella costruzione essenziale della tramare questo è proprio quanto accade a Vance nelle sue prime opere: egli gettava a profusione idee e macchie di colore e di nomi propri esotici, mentre la costruzione della trama rimaneva rudimentale o addirittura inesistente.....soltanto col tempo Vance, libero da critiche e limiti editoriali come succedeva agli autori che scrivevano per Campbell su Astounding, è riuscito a raggiungere un certo equilibrio nella costruzione narrativa, ed ancor oggi le sue trame sono semplici e lineari. James Blish Magnus Ridolph Fanucci.
.....ma la bravura di Vance non si limita alla presentazione di tutta una serie di genti in qualche modo differenti da noi, ma soprattutto - ed in questo consiste il suo genio adegua le loro caratteristiche psicofisiche sia a contesti ambientali nei quali le situa, sia alle caratteristiche morfologiche sia attribuisce loro. In questo modo ottiene un risultato che è sicuramente il massimo cui può rendere una scrittore di fantascienza o fantasy: rende cioè del tutto plausibili i vari popoli che riempiono le pagine dei suoi romanzi, per cui, per quanto strani ed alieni possano essere, risultano comunque possibili e realistici.....un ulteriore elemento.....è lapproccio linguistico che media lantropologia aliena con il simbolismo interiore.....Balza evidente il fatto che, considerata la proiezione del nostro nella descrizione di vere e proprie moltitudini di razze e luoghi alieni, si rende necessario luso di un linguaggio tutto particolare, in grado di esplicitare al massimo le valenze aliene di cose, luoghi e persone. A questo scopo Vance usa una nomenclatura, o totalmente inventata, o adattata magistralmente da vocaboli preesistenti in nuove assonanze descrittive sempre felici e pregnanti. G. Pilo Il ciclo del grande pianeta - Fanucci.
.....Vance è rinomato per il suo estro creativo nellinventare ambienti barocchi e culture e costumi singolari e bizzarri, oltre che per il suo stile elegante e raffinato.....la meravigliosa sensibilità di Vance nel descrivere dettagli sensuali, il suo tono incantatore, il suo umorismo di fondo, il lessico arcano, il suo orecchio per i nomi propri più affascinanti, lamore per il medievale e lanacronismo in genere...lhanno felicemente accompagnato fin dallinizio. Questo stile unico nella fantascienza, basato su un dialogo ben caratterizzato, su unelaborata sintassi e soprattutto su una scelta di parole poco comuni, di idiomi esotici e coloriti, è andata sviluppandosi sempre più nel tempo; dagli inizi incerti de "I vandali dello spazio", siamo giunti alla consumata abilità paesaggistica ed eleganza barocca de "I signori dei draghi", del ciclo di "Durdane", di "Alastor", di "Big planet" e così via.
.....sempre restio agli autoincensamenti, spesso abituali tra i suoi colleghi, ha saputo darsi lesperienza di una lunga militanza letteraria e trarre da una prosa di sapore allapparenza arcaica, ma che denota un uso accorto del linguaggio, favole accattivanti che valicano il tempo e le dimensioni: I suoi personaggi, solari ed ambigui, a volte grotteschi, mai assurdi, immagini di vagabondi e killer dello spazio, di vendicatori ed assassini, di cavalieri e negromanti, interpretano una vasta gamma di modelli psicologici.....altro non sono che il logico prodotto di un universo completo, dotato di unintrinseca coerenza interna.
Il ritratto della scrittore di facili ascendenze burroughsiane, che Roberta Rambelli credette di individuare nella prima edizione de "I signori dei draghi", Lautore rispettabile ma negato alle folgoranti impennate, ha dimostrato di essere un indiscusso innovatore del modello fantastico e fantascientifico al quale conferisce una struttura omogenea portatrice dei simboli universali che la narrativa dellimmaginario contrappone alla povertà ideologica di un mainstream sempre più avviluppato in trabocchetti freudiani. A. Cersosimo Throy Nord.
Oltre ad essere un estroso paesaggista, Jack Vance rimane fondamentalmente un filosofo che guarda con piacere soprattutto estetico lessenza degli uomini e della vita. Vance non emette mai un giudizio morale sulle società umane che sottopone ad attento esame: il cosmo che egli predica è privo di uno "standard" morale definitivo. Ogni mondo, ogni civiltà ha il diritto di esistere con tutti i relativi pregi e difetti. Si tratta di un punto di vista prettamente estetico e positivistico, che porta talvolta ad un certo grado di cinismo.
Daltro canto, questo <<cinico fatalismo>> spinge Vance a considerare i fatti sempre con una certa qual distaccata obiettività: non esistono tragedie nelluniverso di Vance. La vita continua anche dopo eventi drammatici o addirittura disastrosi. E questa la filosofia che ritroviamo in tutte le opere del nostro, un relativismo ottimistico cui è intrinseca una notevole carica di umorismo nella trattazione di tutte le situazioni, anche di quelle in apparenza più squallide. Con questa sua ironia, Vance pone distanza fra se e la vicenda che descrive, e lancia i dardi della sua satira contro le usanze spesso balorde dellumanità per bocca dei suoi personaggi, sempre pronti a disquisire in termini pseudo filosofici: non è raro infatti incontrare scene in cui il protagonista si ritrova a discutere di dilemmi esistenziali e di determinismo cosmico con figure secondarie, spesso di umili origini, come osti, bottegai, mercanti, che hanno la tendenza a parlare con raffinata formalità, in un linguaggio piuttosto barocco e raffinato. S. Pergameno Wist: Alastor 1716 Nord.
..... Il Vance al meglio delle sue qualità è senza dubbio quello che riesce a conciliare stile, inventiva, avventura ed umorismo: per intenderci, quello del ciclo della "Terra Morente", in cui la suggestione di un mondo al crepuscolo ove il rapporto tra scienza e magia si è invertito, resta ancora valida e originalissima; oppure quella del Pianeta Gigante e di Tschai, in cui il gusto dellinvenzione e della fantasia sembra non conoscere limiti; o, ancora, quello dei "Padroni dei draghi" e de "Lultimo castello", in cui lo stile si avvicina alla perfezione, e dietro al risvolto avventuroso si celano significati più profondi.
...Il dato che ha maggiormente impressionato i critici è il suo vocabolario: la scelta delle parole, infatti, è sofisticata, esotica, vagamente arcaica. Limpiego di termini inconsueti serve, ovviamente, ad esaltare la gamma dei colori e degli effetti: ma è questo un metodo pericoloso se non trattato con misura, perché un linguaggio eccessivamente ricco, se appoggiato ad una scrittura troppo esile, perde fluidità, singolfa, fa crollare sotto il proprio peso ledificio narrativo.
Vance tuttavia si rende conto del rischio: ed è raro che nelle sue storie lequilibrio tra linguaggio e struttura si alteri decisamente. La sua inconsueta terminologia non confonde il contesto, ma la illumina: ...Che Vance sia perfettamente consapevole di questo dato, lo prova il contrasto visibilissimo fra la terminologia da lui usata in frasi descrittive e quella usata nei dialoghi. Mentre la prima è, come si è detto, ricca ed esotica, studiata apposta per rendere con efficacia le ambientazioni bizzarre ed aliene delle vicende, i dialoghi sono invece rapidi, essenziali, impostati su termini comuni, che meglio rendono le sensazioni immediate e la concitazione dellagire e del dire.
...La monotonia è un altro dei rischi che sono insiti in uno stile di questo genere. Gran parte della leggibilità di Vance deriva appunto dai continui mutamenti del passo ritmico delle frasi.
...Vance conosce bene il valore effettistico che hanno i mutamente improvvisi di vocabolario e di ritmo: Limita di conseguenza le sue cadenze più distese ai passaggi descrittivi, ed alterna momenti "scenici", dialogo e sequenze narrative in modo da creare una struttura al momento stesso amalgamata e multiforme. Questo impone necessariamente di limitare la lunghezza delle singole frequenze, in modo da consentire un rapido avvicendamento. Ed anche i brani puramente descrittivi, per i quali Vance va giustamente famoso, sono sempre piuttosto brevi, tratteggiati a colori vivaci e distribuiti nel contesto in modo tale che la continuità della storia non ne è mai rallentata o deviata. Al lettore viene così conferita limpressione di assistere ad una vicenda il cui snodarsi si sovrappone ad uno sfondo complesso, ricco e cangiante.
...nella sua narrativa è presente una palese, quasi costante debolezza: lincapacità di costruire trame ad un tempo complesse e coordinate: Anche questo discende in larga misura dal suo personalissimo stile: la necessità di tenere sempre sveglia e attiva la funzione fabulatrice porta ovviamente ad una congestione dimmagini, che è difficile disciplinare in ordinate narrazioni. In Vance si rovescia losservazione di Thomas Mann secondo cui "lo stile devessere ladattamento del soggetto": al contrario, nella sua prosa si nota lo sforzo costante di adeguare un certo sviluppo narrativo al tumulto delle immagini che si affastellano sopra lintuizione iniziale, identificata il più delle volte in un ambiente particolare...E difficile in una simile situazione, veicolare con sicurezza i temi narrativi, che finiscono per fuggire in direzioni diverse: diventa quindi necessario ricorrere ad un artificio qualsiasi per ricucire in un solo nodo i fili staccati della trama: Per Vance, questo ulteriore artificio è di solito linvenzione di un caso fortuito, di un incidente imprevedibile che tagli corto, portando ad una rapida conclusione.
...la dimensione ottimale della narrativa di Vance è il romanzo breve...lui stesso si rende conto di questo suo difetto, tanto è vero che una delle strutture che preferisce è quella del "romanzo ad episodi", in cui aggira lostacolo proponendo una vicenda sviluppata come in quadri successivi, i cui dati unificatori sono esclusivamente latmosfera e/o i personaggi. In tal modo sono sono costruite le opere più efficaci e giustamente famose del nostro autore: il ciclo della Terra morente, il primo romanzo ambientato sul Pianeta Gigante, la popolarissima serie ambientata sul pianeta Tschai, ma anche i cicli di Durdane, di Alastor, di Lyonesse, di Cadwal.
...Il suo metodo narrativa non prevede interventi "fuori campo" per la più precisa caratterizzazione delle figure, del contesto sociale, dei rapporti umani. Il "commento dellautore" agli eventi è pressoché inesistente (fa eccezione solo il ciclo dei Principi Demoni). Vance preferisce che tutti i dati essenziali dalla vicenda in sé alla tipizzazione dei personaggi emergano spontaneamente dalle descrizioni dinsieme, animandosi quasi di vita propria e mantenendo così unessenziale misura di autonomia:
Chi legge, così, vede e partecipa. Il testo, più che raccontare, mostra: in tal modo, viene favorita a livello inconscio la partecipazione del lettore agli eventi. Questo è ad un tempo un mezzo efficace di partecipazione, ma è anche un limite. E facile far la prova. E sufficiente cercare di richiamare alla mente personaggi e situazioni dei romanzi di Vance: si vedrà che, a paragone di quelli creati da altri autori, essi hanno maggiore vividezza, persistono con maggiore intensità nella memoria.
Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco da Pianeta dacqua Fanucci.
Questa lunga presentazione ha la pretesa di raccogliere tutto ciò che di positivo, e non, è stato scritto in prefazioni ai romanzi di Vance dai migliori curatori e commentatori italiani in campo fantascientifico. Ne esce, indubbiamente, una visione di Vance positiva, di un grande autore, in parte bistrattato nel contesto generale, ma sicuramente di un "grande", di una personalità che ha lasciato il segno nel mondo letterario della fantascienza, amato e discusso, ma di indubbio valore.
Lasciamo ora le parole per presentare gli unici racconti che non sono apparsi nelle varie raccolte dedicate a Jack Vance, trovate sparse qua e la. Fa eccezione "Il faleno lunare", che era comparso negli anni 70 su Robot, curato da Curtoni, edito da Armenia; considerata la scarsa reperibilità del volume e lassoluta bellezza del racconto, ho pensato di inserirlo in questa breve raccolta.
In coda, ringrazio tutte le persone citate nel corso della stesura di questa biografia.