DA CAPORETTO

ALLE STRAGI DEL SABATO SERA

80 ANNI DI VITA LOCALE NELLE POESIE DI

 

LISA DAVANZO

foto di LISA DAVANZO con ELEONORA MORETTO

Verso la fine del 1982 considerando

 l'età della bambina nata il 28.12.1980 e la presenza del nonno morto il 19.5.1983.

POTREBBE ESSERE in occasione della“festa dei nonni”   (gg. mm. 1982) 

(no rappresentazione de LA FAMEJA DEI FINOTI a Croce fatta il  13.9.1987)

 

Dato che questa fotografia le ritrae assieme mi viene da pensare che la poesia MAMA ELEONORA non sia intitolata così,    proprio a caso.  ma ricordando mia  mamma

Nata a MUSILE il giorno 31.3.1917 dove la sua famiglia abitava in una casa sulla strada per Capo Sile poco dopo l'incrocio "Polo" ora "rotonda cimitero". Battezzata il giorno 8.4.1917 (da Don Ferdinando Pasin). Cresimata il 21.9.1925 a San Donà. Diplomata maestra nel 1940 (Istituto Duca degli Abruzzi di Treviso). La Sua famiglia si è trasferita a Croce in Via Croce poi ai Tre Scalini, poi a Iesolo (verso il 1960) ed infine San Donà di Piave.

Lisa ha insegnato a Croce fino a giugno 1976.

(rispetto ai luoghi della sua vita, si può ricordare che l'attuale Via Croce era sede della strada "provinciale" Venezia - San Donà (non c'era l'attuale tratto di "triestina" ed il Duce, per venire ad inaugurare il nuovo municipio di San Donà, domenica 3 giugno 1923 passò per Croce e si fermò al Cimitero per rendere omaggio alla Salma del Capitano Tito Acerbo fratello del suo Ministro di/del ???? (Giacomo). A quei tempi l'attuale via Croce si chiamava Via 27 ottobre (verificare) e magari dopo Via San Rocco (Verificare: San Rocco Primo, Secondo???)). Il nome "TRE SCALINI" deriva dagli scalini che congiungevano (anche ora) la strada triestina (appena fatta) al piano dell'osteria / negozio di alimentari impiantato da un venditore ambulante (Costantini) che poi cedette l'immobile alla famiglia Viscardi ) da quei tre scalini deriva il nome attuale della località che prima era indicato come località "Viscardi").

PREMESSA

Perché ricordo qui la "Maestra Davanzo" modo con cui ho sempre designato la Signorina Elisa o Lisa Davanzo?

Non sono stato suo allievo e quindi non ho ricordi di scuola che mi leghino a Lei.

Non sono appassionato di poesia o di poesie scritte in dialetto. A dire il vero, pur parlando sempre e preferibilmente in dialetto, il dialetto scritto non lo approvo perché è difficile da leggere, non si capisce a prima vista, alla fine non si capisce quanto è scritto: il dialetto si parla ma non si scrive.

La cosa che mi lega a lei è il paese, con la sua storia buona e quella cattiva, con le sue tradizioni la sua civiltà che si trasforma da contadina (o rurale) a cittadina, urbana, consumistica.

Bisogna salvare quello che c'era di buono. Ricordare quello che c'è stato di negativo per cercare di evitarlo in futuro perché "quello che è stato torna" ed allora, essendo preparati, si affronta meglio.

La prima cosa che contraddistingue il nostro paese é il dialetto che Lisa Davanzo ha preso ad argomento di due delle sue poesie, ovviamente in dialetto, (qui la prima: PARLAR PERFETO), (qui la seconda: MEJIO UN DIAETO VERO).

Il dialetto non lo stimo come valore letterario ( o linguistico) ma perché è la nostra lingua già diversa da quella di Meolo da cui ci divide solo il canale Fossetta largo un paio di metri. Era classica la contrapposizione linguistica Croce - Meolo nella nostra frase "mus e caret tutt nel fos" con l'equivalente "musso e carretto tutto nel fosso".

Nota: Il canale Fossetta, costruito negli anni dal 1483 al  14---  o 15… ,  era l' "autostrada" per Venezia i cui "caselli" più vicini erano Capo d'Argine e Ponte della Catena (ora Cantina Sociale di Meolo) vedere appunti e foto nella sezione "LAPIDI").

Non lingua dotta ma "lingua" che ha permesso ai nostri avi di esprimersi quanto bastava e fare quei progressi che sono stati fatti. Marco Polo (veneziano "doc" 1254-1324) è andato in Cina e penso proprio che non abbia usato la lingua inglese. Se l'inglese ora è molto importante ciò NON vuol dire che i bambini non devono conoscere il dialetto dei loro padri, dei loro nonni, e magari bisnonni (qualcuno c'è che ci arriva a vantare questa qualifica). Imparino l'inglese per dialogare con il "computer", con gli immigrati "extra comunitari" ma parlino il dialetto con i loro nonni per non costringerli a fare umilianti figuracce con l'uso di una lingua (italiana) che non conoscono. Leggere (o rileggere) a questo proposito la poesia citata (mejio parlar un diaeto vero) o stare attenti a certe espressioni che si sentono anche alla televisione (Quante persone si sono SUI-CIDATE ?) o si leggono (nelle bollette ENEL non si addebitano più i Kilo-Watt consumati ma gli scatti come quelli della "TELVE" che, abbandonato il nome antico e quello moderno "SIP" (Società Idroelettrica Piemontese prima della nazionalizzazione dell'energia elettrica a favore dell'ENEL ente che a sua volta è stato privatizzato: QUANTI GIRI DI TANGENTI? ) ed assunto quello internazionale di TELECOM al posto degli "scatti" ora ci addebita secondi, minuti e, per le "ciattate", le ore.

Se i "moderni" vogliono "rispettare" gli stranieri che parlano arabo, inglese o francese non possono rifiutarsi di rispettare i famigliari anziani che parlano il dialetto.

Il dialetto usato dalla Maestra Davanzo quindi mi va bene semplicemente perché è la mia lingua.

Chiarito questo preliminarmente, gli scritti della Maestra Davanzo sono da conservare come una raccolta di cronaca quotidiana che invecchiando diventa storia.

In questa visione cronologica ho pensato di mettere in ordine alcune sue poesie pubblicate sul bollettino parrocchiale “RAGGIO” a partire dalla metà degli anni ottanta (mi mancano i precedenti) ed in un libretto stampato prima del 1950, quindi di difficile reperimento (“El Vivar dei Finoti” e “Tera Mia” sono facilmente reperibili anche nelle biblioteche.

Nel dicembre 2008   il gruppo “El solzariol” ha presentato “OSSI DE PERSEGO”  una raccolta  di poesie (essenzialmente autobiografiche) che mai erano state pubblicate prima.

Non ho perso d'occhio  La balata de Girifalco  un "servizio di cronaca" sull'era fascista ciclostilato a cura di Don Primo e distribuito a pochi intimi  con due edizioni  (la seconda porta la data  novembre 1988,  vedere più avanti una nota  sulla  edizione  a stampa fatta dal Comune di Musile).

In tante case ci sono poesie autografe, scritte di getto e quindi con le correzioni, dedicate in particolare matrimoni dei suoi ex scolari ed altre più curate preparate in occasione della morte di persone amiche  o di particolari  eventi.

 

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Sigle usate in seguito e riferimento alla fonte

B = Beato ti…                   (Rebellato Editore1993)

E = El Vivar dei Finoti      (tipografia Adriatica 1986)

G = La balata de Girifalco

Q = Quaderno di Poesia    (pagina)

R = RAGGIO, Bollettino   (anno-mese-pagina)

T = Tera Mia                     (pagina)

V = Varie fonti

STORIA POLITICO MILITARE

 

Quando Lei é nata (31.3.1917) infuriava la prima guerra mondiale. La disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917) portò gli austro-ungarici fino al Piave dove era stata costituita la linea di difesa. In qualche punto passarono anche questa linea ma venivano prontamente respinti sull'altra sponda salvo quelli che restavano sul terreno o andavano fino al mare, "senza nuotare", mentre la loro anima si presentava a San Pietro ovviamente preceduta da quella di coloro che essi avevano ucciso per venire di qua. In questa immagine l'ossario dei soldati Italiani di Caporetto (ora Slovenia) CAPORETTO OSSARIO

La storia di quegli anni si riflette nella poesia CASE VECE BEISSIME (R. 1992-9-8) che ci ricorda i Morti, il cimitero di guerra di Capo Sile la distruzione, la ricostruzione un poco alla volta "Co toe e toete ","Piera su piera".

Di quella strage abbiamo molte testimonianze

Nel nostro cimitero appena entrati a sinistra, nelle urne a terra, ci sono i resti di 520 caduti austro- ungarici senza nome. (520  è il numero scritto  sulla  lapide. I caduti Austro Ungarici erano /sono  più numerosi. Di un  centinaio  sono  noti i nomi. Vedere  la  pagina  “La  strage di Croce” preparata  dopo il  ritrovamento  del  registro  del cimitero militare).   Forse a loro, per primi, va un rispettoso ricordo. Comunque non erano i soli qui a Croce. Il Gazzettino del giorno 5 giugno 1923, parlando della sosta del Duce a Croce, cita 917 salme italiane e 725 austriache totale 1642 solo a Croce! Più morti allora che vivi ora.

Ai compaesani morti in guerra il 2.10.1927 fu dedicato un MONUMENTO. Il Gazzettino del 4.10.1927 scrive di 85 caduti ma sulle lapidi che, hanno sostituito i nomi originari in bronzo, risultano solo 64 compresi tre che non erano di Croce: Gambato Mario, Cancellier Emilio, Cancellier Eugenio BERSAGLIERE di cui QUI vediamo la lapide nel cimitero di Caporetto "… suo ultimo letto" (la "Ballata dei Cancellieri"). (Rivarotta di Pasiano, paese da dove è partito, il 2 luglio 1922 ha dedicato ai suoi caduti questo monumento)

L'elenco dei caduti di Croce è questo . 

Da esso si può rilevare come  varie  famiglie  abbiano avuto più caduti:

BASSETTO Giovanni perse i figli Angelo ed Antonio,  

BASSETTO Giuseppe perse Luigi, Emilio e Mario;

MONTAGNER Antonio  perse Vincenzo e Giovanni.  Di questi due, in agosto 2009,  ho “scoperto” che esiste ancora  la lapide messa  dalle “mogli, i figlioletti e i famigliari “  con le foto (in divisa) GRANGU\CadMONTAGNERritrid20PC.JPG

Il giorno 2.10.2001 (per pura coincidenza, esattamente 74 anni dopo) il monumento è stato spostato dalla posizione originaria (che era al centro della allora Piazza Tito Acerbo o "pra' delle oche") al centro della attuale Piazza Acerbo che meglio definirei "campiello".

Al Capitano Tito Acerbo caduto tra il campanile (attuale) e la via Croce è stato dedicato un CIPPO sulla parte opposta di via Croce, all'incrocio con Via del Bosco. Anche questo monumento fu inaugurato il 2.10.1927 alla presenza del fratello Giacomo (ministro). La madre, a ricordo del figlio, ha regalato l'altare che si trova entrando a destra in chiesa. La salma del Capitano Tito Acerbo è stata traslata al suo paese il 15.9.1932 E a lui era stata dedicata la scuola elementare costruita tra settembre 1929 e l'estate del 1930 ora declassata a non meglio definito centro sociale o centro anziani.

(luglio 2017:   In  occasione della  sagra paesana  sono stati messi in  circolazione del volantini che   annunciano  per il 9 settembre la  dedica di questo immobile a Lisa Davanzo.  Destinazione “ Centro Civico”.   Tuto da  vedere,  da  approfondire perché  in  materia  ci  sono  vari  problemi  da  tener  presenti,  vari interessi  da  difendere.

 Il 9 settmbre 2017 questa  scelta  è  stata   materializzata  con la  posa di una  targa   sul fabbricato ex scuola  e  la  collocazione di una  stele   vicino al monumento. La scritta  “Scuola  Elementare Cap.no Tito Acerbo MOVM” è sparita  da tanti anni nonostante le  mie  proteste. Credo  che anche la  maestra Davanzo NON abbia  apprezzato  questo  cambiamento ed ha  “snobbato” la  cerimonia “facendo cadere” una  leggera  pioggia  sufficiente a far  cambiare  programma ).

 

I fortunati che ritornarono dalla guerra ebbero qualche riconoscimento 50 anni dopo: il titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto, una piccola medaglia ed una piccola pensione. In questa FOTO vediamo il Sindaco Guido Borgato che consegna l'onorificenza a mio padre (Cancellier Giuseppe). Era il 4 novembre 1968, a due anni dall'alluvione. I più fortunati tra i fortunati il 14.7.1935 poterono acquistare, a prezzo politico, dall'Opera Nazionale Combattenti e Reduci (O.N.C.R.) le terre prosciugate tra la strada di Millepertiche ed il Sile (tenuta Le Tresse venduta dai conti Donà Dalle Rose il 5.3.1929 a Roma). Di queste terre Lisa Davanzo scrive ne "La Balata de GIRIFALCO" che ha per argomento principale la resistenza al fascismo.

Più per esigenze estetiche ed elettorali che per onorare i caduti, le opere di arredo urbano del 2001-2002 hanno portato allo spostamento del monumento ai caduti e alla sua pulizia. Sono andate perdute le catene e le colonnine dell'arredo originario (La statua del bersagliere fu distrutta (non da eventi bellici) durante la seconda guerra mondiale ed al suo posto è stato messo il tripode recuperato dal cimitero di guerra (lato ovest del cimitero civile, dove ora è stato fatto l'ampliamento). Queste due foto mostrano i lavori preparatori dello spostamento e la prima alzabandiera fatta privatamente durante i lavori. foto: FOTO 1 , FOTO 2.

Stesso trattamento al CIPPO che ricorda Il Capitano Tito Acerbo: riordinato, illuminato, ricostruite alcune lettere cadute (aveva avuto un intervento anche precedentemente).

Ma la strage era evidente a Capo Sile. Li era stato allestito un cimitero di guerra che raccoglieva circa 10.000= salme (secondo alcuni, ma  molte meno in realtà e stando alle  risultanza delle  registrazioni di sepoltura) . Poco probabile che le sepolture fossero singole comunque le tombe erano segnate con una piccola croce in calcestruzzo come quella che si vede in primo piano in questa FOTO . Purtroppo l'esistenza di questo cimitero è sconosciuta anche nella memoria della maggior parte della gente locale, immaginarsi quanto rispetto riservano a quei caduti (non solo italiani) i turisti (non solo italiani) che prima sostavano in lunghe code all'incrocio di Capo Sile e che dalla stagione 2004 correranno velocemente sul nuovo ponte. Il cimitero sorgeva davanti alla (ex) scuola di Castaldia intitolata al tenente dei bersaglieri Leopoldo Pellas caduto proprio in quel punto della Piave Vecchia il 26 maggio 1918.

Le mie insistenze per un dignitoso ricordo hanno portato a qualche risultato: il giorno 10 giugno 2004, con adeguata cerimonia è stato inaugurato il CIPPO con la dedica del ponte. (Ringrazio mio nipote Giorgio Toppan per le fotografie fornitemi).

Resta da fare qualcosa per ricordare l'esistenza del cimitero; almeno un segnale stradale regolare al posto di questo mio personale che ho attaccato ai platani FOTO Questa la mappa della zona MAPPA.

Questa è la foto del Capitano TITO ACERBO e questa del Tenente LEOPOLDO PELLAS.

Per NON DIMENTICARE la guerra e la ricostruzione, da tanto tempo insisto (con il concorso dell'amico Cesare Davanzo) perché sull'edificio delle ex scuole elementari (costruite tra settembre 1929 e l'estate del 1930) e dedicato alla M.O. Capitano Dottor TITO ACERBO sia ripristinata la scritta originale.

Chi è "allergico" alle memorie di guerra si ricordi almeno COME SI COSTRUISCONO LE OPERE PUBBLICHE (Come sono gli intonaci delle nuove scuole elementari ?)

 

Qui si può ricordare che il parroco Don Natale Simionato è andato profugo a San Lazzaro Parmense (ora aggregato al Comune di PARMA) (VEDERE a parte la pagina dedicata a Don Natale, con fotografie).

La Famiglia Ambrosin è andata profuga a Marigliano in provincia di Napoli. X è morto li.

La Famiglia Montagner (ascendenti di Fornasier) è andata profuga a S. Flavia di BAGHERIA (Palermo) (furono trattati con molta ospitalità, videro la pesca del tonno, bella novità per chi arrivava dal paese delle rane, Eugenio Montagner è morto li).

La Famiglia Paludetto è andata profuga a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.  X? (il padre dei Frati)    è morto li.

La Famiglia Rubinato (Anacleto) è andata profuga a Melilli in provincia di Siracusa.

La  famiglia di Giuseppe Antoniazzi   (il figlio Domenico (detto Meto) classe 1887 era arruolato e fu Cavaliere di Vittorio Veneto)   è andata a VITTUONE in provincia di Milano, quindi diversamente dalla maggioranza, è rimasta al Nord.

LA RICOSTRUZIONE incominciò dalle e con le cose più semplici "co toe e toete" (poesia). Per primo furono utilizzate le baracche, magari recuperate dall'esercito.

 

Di una di quelle baracche, composta di tre vani su metri 5 x 12, abitata fino all'alluvione del 4.11.1966, c'è una "storia" ancora aperta. Nel 1928 il Comune di Musile la vendette per la somma di lire 1.000= a Don Natale Simionato (come dichiara il Sindaco Giacchetto in un documento del 15.10.1946) che la colloca nella "cesura" della prebenda parrocchiale di Croce. Il 19.11.1946 Don Natale regala la sua baracca al "colono mezzadro" Ferdinando Fornasier con patto che essa, a tempo debito, sarebbe stata trasportata altrove, a spese di Fornasier. Il giorno 24 aprile 1994 Il figlio Alfonso la demolì (ed io assistei alla scena ECCOLA ) ma stranamente quel manufatto fu considerato esistente anche dopo. …. Per saperne di più leggere l'apposito capitolo "SCANDALI".

 

Poi vennero le "bellissime case" "grande come casermoni", di AMBROSIN indicata (o dedicata a?) San Lorenzo o come quella di CADAMURO  (poi  Caramel)  magari dotate di FORNO per la cottura del pane come si vede ancora davanti a quella casa. Questa FOTO è una sintesi di storia in primo piano la baracca Vendraminetto (non sono certo che sia del 1918) e dietro la casa monumentale in cui abitarono anche in più di venti (Emilio con i suoi figli che diventati grandi dormivano appunto nella baracca).

Queste case avevano una struttura semplicissima: una grandissima cucina, con in fondo "el fogher", circondata da camere cantina e stalla. Al primo piano altre camere ed al secondo il granaio. Sopra la stalla c'era il fienile, davanti il portico per il ricovero dei carri (e per fare i pranzi di matrimonio). Questa é la PIANTA della casa Ambrosin in via Argine San Marco rilevabile anche ora e questo quello che resta del "FOGHER" FOTO.

*2013*

Gran parte  di queste grandi case erano occupate dai  mezzadri.  Abolita (praticamente)  la mezzadria, le  case  rimasero  vuote e lasciate andare  in  lenta  rovina  come  visto sopra  ( Cadamuro (poi Caramel), Ambrosin) e  qui  ( Rasera) CASAexRASERA04032004rid.jpg . 

In centro a Croce  continuarono a  vivere, stentatamente,   la casa già occupata dai  Mariuzzo  all’inizio di via Del Bosco  e quella all’inizio di Via  Contee  occupata  fin dalla fine 1800  o inizio 1900   dalla famiglia Antoniazzi  (prima Giuseppe, poi Domenico  (detto  “Meto”)  altro Giuseppe ed ultimo Antonio  (che  mi racconta la storia) che  vi abitò  fino all’autunno del 1968

Il nome  Antoniazzi  era (ed è) tanto legato alla  casa ed al terreno circostante   che,  magari per  “scaramanzia”,  non si  diceva  (e non si dice)   “morire”,  o l’equivalente  “andare in cimitero”  ma si dice   andar in quel de Antoniazzi”.

Dal 1969 il  Barone Manfredi  tenne  aperta la  casa   ospitandovi  personale dipendente dell’azienda   o  affittandola  fino a che  non fu  danneggiata da  incendio. Dopo questo  “colpo di  grazia”  fu  venduta.    Demolita  il 20.3.2002  (come mostra questa foto   CASAexANTONIAZZI20032002rid.jpg)    è  rimpiazzata  da una  abitazione  civile  di soli due  piani  (CROCE COMUNITA PADANAritRID.JPG )  È  stato  conservato  il  “morer”  (=gelso) antistante il  fabbricato  che esiste  da prima della guerra 1915-1918. 

Resiste, ma è  disabitata, la  casa dei Vendraminetto  che non erano mezzadri  ma  affittuari e poi  proprietari. Si costruirono nuove  case  sul posto ed in via del Bosco.       

Miglior sorte  ebbero  altre case  ricostruite  dopo la  grande  guerra.

- Quella, successivamente, passata in proprietà  alla  mia  famiglia. L’ultimo proprietario (Mauro),  pur avendo  ceduto il  terreno agricolo  di  pertinenza, l’ha  conservata,  ristrutturata  e l’ abita con la sua  famiglia. Eccola CASAcancellier.JPG ;

- Quelle  attualmente  Saviane  (Via Croce  a sud Ferrovia)  e  Lunardelli    (in via  Triestina). Accanto a questa c’è la casa  (sempre azienda agricola  Manfredi) che  fu abitata dai  mezzadri Zanusso  (“Castaldel”)   fino   verso  il    1960  (circa,  poi variamente utilizzata)  che  merita  una  particolare citazione.

Sul lato nord ovest ( verso  Lunardelli)   sono  incisi   alcuni  disegni di  quello che  ora  viene chiamato  “SOLE DELLE  ALPI”   diventato  simbolo  leghista. Le sagome  hanno  diversi  diametri,  qualche  volta  si  intersecano,  non sempre  il cerchio è  completo.   Chissà  chi,  perché , quando,   avrà   fatto quelle  incisioni.

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Il rifornimento idrico per le persone e per le bestie avveniva tramite prelievo dai pozzi che Lisa Davanzo celebra in questa poesia AL POZZO dal quale l'acqua si sollevava con la catena su carrucola o con un bilanciere come si vede in questa FOTOGRAFIA scattata tra Meolo e Vallio. L'acquedotto che ha portato tra noi e a San Donà l'acqua di Candelù è stato costruito verso il 1933 ed un poco alla volta è stato esteso anche in tutte le località. Trovare acqua ed acqua potabile non era un problema se si tiene presente che fino verso il 1930-1935 dalla strada Mille Pertiche dalla Fossetta alla Piave vecchia c'era una palude alimentata dalle acque del Sile.

L'illuminazione era fatta con lampioni a petrolio o lampade ad acetilene ricavata dal carburo di calcio. Senz'altro saranno stati numerosi gli incidenti di incendio e di scoppio.

 

Dell'era fascista mi pare di non aver visto traccia nel vecchio "Quaderno di Poesia" (che però era destinato ai bambini). Quell' "era" l'ha combattuta attivamente. Dalla sua condizione di giovane (ventenne) e di donna non gli era adatto il mitra ma poteva fare da collegamento tra i vari gruppi di resistenza attiva. Appena possibile scrive "E ancora sei libera, o Italia!" Finalmente sei nuovamente libera LA PATRIA (Q. 23).

 

L'atteggiamento di incoraggiamento verso la lotta di liberazione o resistenza partigiana è celebrato ne LA CANZONE DEL PATRIOTA (Q.29) che tiene conto del patriota di campagna e di quello di montagna. Forse quest'ultimo deve intendersi come partigiano della pianura rifugiatosi in montagna per nascondersi meglio o come uomo (non esclusivamente di pianura) renitente alla leva, disertore, sbandato, semplice cittadino rifugiatosi in (alta) montagna per sottrarsi ai tedeschi che altrimenti lo avrebbero costretto a lavorare per loro.

 

Ha composto LA BALATA DE GIRIFALCO  un poemetto che esalta la figura di un musilese, impiegato comunale (ANAGRAFE, posto giusto per preparare documenti "salva vita"). Si era impegnato nella lotta contro una truffa in danno di contadini che avevano acquistato e pagato i terreni bonificati e poi li hanno dovuti pagare ancora al Banco di Torino. Truffa protetta, coperta dai gerarchi fascisti. Per questa opera di giustizia il Signor Europeo Montagner si "guadagnò il confino a GIRIFALCO in provincia di Catanzaro dal ------ al ----- del 19--- (Aspromonte ?? bel nome ) Questo scritto è irreperibile nelle biblioteche perché dovrebbe essere stato "ciclostilato" in poche copie; l'autrice, espressamente, non ne ha voluto la completa diffusione per motivi che non conosco e potrebbero essere tanto di ordine "politico" (non toccare questi argomenti per non suscitare i rancori degli eredi dei colpevoli) o motivi personali (modestia). Certamente in qualche casa di crocesi o di ex crocesi c'è questo capolavoro e bisognerebbe diffonderne il "contenuto"  

(Nota: Sabato 20.1.2007, nell'Aula Magna della Scuola Media è stato presentato il Volume LA BALATA DE GIRIFALCO edito a cura del Comune di Musile in occasione del primo anniversario della morte avvenuta il 27.3.2006. Io mi sono preso la briga di invitare a segnalarlo a quel Comune e, come al solito, non sono stato ascoltato. Allora ho provveduto con contatti con il sito “SLIDE SHOW.net” curato da giovani di Girifalco. Il contatto con quel “forum” (vedere in quel sito “una  ricerca storica”)  è stata una bella esperienza che non considero conclusa perché  tuttora non si sa  qual’é stato il periodo di soggiorno coatto  e meno che meno  la storia  del doppio pagamento della terra).

 

Non va dimenticato che il partito fascista aveva una sua forza di "polizia segreta", fondata fin dal 1926, chiamata OVRA (Opera Vigilanza Repressione Antifascista) e con questa faceva il bello e cattivo tempo.

 

Della seconda guerra mondiale a Croce, a parte la quarta lapide sul monumento con nomi di 17 caduti, abbiamo due imponenti ricordi semi nascosti o nascosti del tutto.

Uno è il fortino (ora si direbbe bunker ?) a Sud della curva sull'argine San Marco ( presso casa Vendraminetto) che ora, dopo aver provocato qualche morto, è nascosto dal guard-rail.

Appena a sud della Casa Perissinotto in via del Bosco ad una profondità di circa 6-8 metri c'è una bomba d'aereo inesplosa. Dopo mia richiesta, è stata localizzata il giorno 13 dicembre 1995 ma è ancora li perché mancano i soldi per fare l'escavo, perché l'operazione richiede lo sgombero di mezzo paese e magari il blocco del traffico ferroviario. Speriamo che non se ne perda nuovamente il ricordo e la precisa localizzazione.

Per tanti anni è rimasto in uso un titolo poco onorevole per gli "insigniti". Operaio della TOT. Per precisione linguistica si deve scrivere TODT che è il cognome di un uomo politico ed ingegnere tedesco di nome Friedrich (o Fritz ?) (1891-1942) responsabile della "organizzazione Todt" incaricata della costruzione delle fortificazioni militari sui vari fronti (Linea Sigfrid, Vallo Atlantico eccetera). Ovviamente le persone costrette a lavorate per i tedeschi (nemici, per la maggior parte degli italiani) non lavoravano certo con lena e forse, se appena lo potevano, disfacevano il lavoro eseguito (come Penelope, per non sposare pretendenti sgraditi). Stessa lena nello scavare trincee l'avevano persone costrette a fare un tipo di lavoro non proprio: lo studente Beniamino Montagner, poi avvocato, con quale rendimento poteva fare lavori manuali? Egli ricorda che dovevano scavare tre metri cubi di terra (quella migliore) ogni giorno. Egli (ed altri) non abituato non poteva farcela mentre c'era chi, grande, grosso, allenato poteva scavarne di più ed allora con un patto più o meno contrattato ci fu questo scambio: lui che non fumava, passava al robusto compagno fumatore la sua dose di sigarette "milit" ed il "fumatore" scavava una parte di quanto avrebbe dovuto scavare lo studente. Non era un contratto di sub-appalto pagato con il fumo, era il modo di far fronte alle difficoltà del momento. L'Avvocato Montagner ricorda che un uomo delle SS di nome Walter, incaricato di vigilare sugli "escavatori" in trincea, si divertiva a buttare giù dalla loro testa, con una canna, il copricapo con cui si riparavano dalle intemperie.

Per le più varie ragioni gli operai della "TOT" non lavoravano abbastanza. Da questa situazione negli anni successivi, e per molto tempo, ogni persona che non dava un rendimento normale era designata con questa etichetta "operaio della TOT". Ora quel neologismo è quasi sconosciuto, sostituito prima da "Vu cumprà" poi da extra comunitari , clandestini, irregolari.

Oltre alla TODT c'era la "HEGGER" (non so qualificarla adeguatamente) che era incaricata a reperire legname da impiegare nella costruzione dei fortini.

Ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale? Mi pare di non aver visto traccia nelle poesie.

Terminò la guerra fredda. Il 9.11.1989 cadde anche il muro di Berlino costruito nel 1961 e Lisa Davanzo ricorda, incidentalmente, questo imprevedibile avvenimento nella poesia LA SPERANZA (R.1990-3-8)

Termina qui la mia "lettura" in chiave politica - militare e cerco di avviare una "lettura" in chiave di

STORIA ECONOMICO SOCIALE

 

Dalle poesie si ricava che l'Agricoltura era prevalentemente di autosostentamento. La polenta POLENTA GIALLA (Q. 15) era fatta ogni sera, (forse, spesso anche a mezzogiorno) sul grande focolare, punto essenziale della cucina (e della casa nel suo insieme) come vediamo in questa PIANTA della casa Ambrosin in via Argine San Marco.

Il pane era un alimento più elaborato e veniva cotto nel FORNO di casa ma non tutti i giorni. La farina di mais o di frumento era prodotta con i propri cereali macinati AL MOLINO (Q-62): ne avevamo uno alla stazione ferroviaria (Croce) ed uno in centro a Fossalta. Ricordo che negli anni cinquanta  erano gestiti rispettivamente da Margiocco e Pin. Cereser, a Musile, lavorò anche dopo.

Non gli sono passate inosservate le lotte sindacali dalle quali il proletariato, non sempre ha avuto quanto gli spettava e si aspettava. "… davanti i potenti, ti proletario del do mie!": SENPRE IN PIE (R 1992-6-8)

A PROPOSITO DI PIEDI è l'occasione di segnalare, ancora una volta, come I FEDELI, I CRISTIANI, I FREQUENTATORI della chiesa di Croce non abbiano il posto per cacciare i piedi tra i banchi mentre il MINISTRO DI DIO, IL CELEBRANTE ha tutto il presbiterio per muoversi, naturalmente sopra un GRANDIOSO TAPPETO.

Sono quasi 40 anni che esiste questa DISCRIMINAZIONE RELIGIOSA e SOCIALE a cui non è stato posto rimedio neppure in occasione della RIVERNICIATURA dei banchi (1991) (Quella si che era importante, quella rende BELLA la casa di Dio e dei SUOI MINISTRI, sopra tutto!).

BASTEREBBE SPOSTARE PIU' IN ALTO L'ASSE CHE TIENE UNITO IL BANCO, IN VERTICALE, DAVANTI ALL' INGINOCCHIATOIO ED ALLORA I FEDELI, I CRISTIANI, I FREQUENTATORI POTREBBERO ALLUNGARE I PIEDI SOTTO IL SEDILE DEL BANCO CHE STA LORO DAVANTI !

La Maestra Davanzo ha scritto della gente de "Crose" "SENZA VOSE" (Ballata di Girifalco) io ho scritto NON E' PI SENZA VOSE LA ZENTE DE CROSE (balata de Cancellieri). La verità e' racchiusa in questo proverbio NON C'E' PIU' SORDO DI COLUI CHE NON VUOL SENTIRE quindi non basta la voce di chi parla, ci vuole anche l'UDITO degli interlocutori!

HAI CAPITO Signor U.B. dillo, ricordalo, al TUO PARROCO !

(per gli "ottimisti" c'è una giustificazione: Quando i FEDELI, i CRISTIANI, i ed i FREQUENTATORI imprecano contro uomini "ciechi e sordi" perchè non sanno dove mettere i piedi, ALZANDO GLI OCCHI AL CIELO, UNICA SPERANZA, si accorgano ed ammirino le opere pittoriche ATTACCATE AL SOFFITTO dal 24 giugno 1993 o almeno quelle alle pareti dal 18 febbraio 1993).

Civiltà contadina LA GIUSTA VIA (R 1988-6-4)

Costumi, tradizione sociale-religiosa si trovano nella poesia DOMENEGA GIORNO DE FESTA (R. 1990-10-2)

Ricordano quei tempi e quell'ambiente persone citate per nome e cognome come Teto Toresan (Aldo Danieli) la cui vista ed il cui saluto l'hanno colpita più del rumore del suo trattore e del carico d'uva EL M'A' FAT TREMAR EL CUOR (R. 1992-12-11). Le operaie dello jutificio Maria D'Andrea (pitanea), Adele Dianese sono una piccola eccezione rispetto al resto della popolazione e la loro vita non deve essere stata meno difficile. Dovevano passare il Piave, con una barchetta. Faceva da traghettatore (a parte il lavoro dei campi) tra Croce e Mussetta Aurelio (=Cici) Perissinotto aiutato dalla sorella Elena (=Lena) dal cugino Giuseppe (Beppo) ed in misura minore dall'altra sorella Pierina sposatasi giovane e presto rimasta vedova (nella guerra 1940-1945). Quando il Piave (meglio La Piave) era "calmo e placido", come il ventiquattro maggio, bastava una persona per governare la barca ma quando la corrente era più forte servivano due persone. Quando "come i fanti combattevan l'onde", ossia in caso di piena, queste donne scendevano, passavano, sul ponte della ferrovia e risalivano fino "allo stabilimento".

Ecco una fotografia del TRAGHETTO scattata verso il 1939. E' da notare che il traghetto doveva funzionare anche le ore prive di luce. Allora, per non perdere l'orientamento, veniva usata una lampada (probabilmente a carburo (ossia acetilene)) che, sulla sponda, veniva tenuta da altro famigliare (anche giovane) che partecipava così al funzionamento dell' "impresa di trasporto". Altro che i giovani di adesso il cui impegno è usare telefonini magari con video (tanto: paga “papy”!)

La barca era dello stabilimento (jutificio) ma il traghettamento era pagato direttamente dalle operaie (controllare, verificare). Questi nomi di traghettatori fanno venire in mente altri particolari. Lena o Elena che dir si voglia sposò "Fortunato" alias "Guerrino" alias "Napoletano" alias "Sfollato" Sgnaolin. Quattro nomi sono un po' troppi a Croce ma si spiegano così. Egli è nato il 15.11.1917 pochi giorni dopo che la madre e la famiglia erano giunte a destinazione Napoli come profughi dopo la disfatta di Caporetto. Nato a Napoli, salvo errori (Parrocchia di Benevento? Controllare!) nella località BENEVENTO, (non confondere con la antichissima città di Benevento nella stessa regione (Campania). Gli fu assegnato il nome di FORTUNATO per essere nato ( e nato vivo) nonostante il disastroso viaggio ma è ancora chiamato GUERRINO per ricordare la grande guerra. Fino a quando è andato a militare (all'inizio della seconda guerra mondiale) era soprannominato "napoletano" o "sfollato" per essere nato in quella zona ed in quelle circostanze.

Lisa Davanzo queste operaie dello jutificio le ricorda nella poesia LE S'A' TROVA' (R. 92-12-11).

I tempi cambiano. I "putei" che erano "pi fissi dei osei" (= bambini più numerosi degli uccelli) CASE VECE BEISSIME (R. 1992.9.8) ) diventati grandi hanno preso il volo verso il Piemonte ed altre luoghi più ospitali. Le grandi case del dopo guerra 1918 si svuotano ed ora tante sono abbandonate e cadenti (Ambrosin, Cadamuro, Rasera). Sorgono tante casette e villette, arriva il consumismo EL CONSUMISMO (R. 1988-5-8).

Chi ha abbandonato l'agricoltura s'è spostato in centro a Croce (o in altri paesi) in case spesso costituite da scantinato e piano abitabile ma abitate prevalentemente nello scantinato per non rovinare il piano bello ed i mobili nuovi.

Passato un ventennio i flussi si invertono. Arrivano prima pochi "vu cumprà" che vendono per pochi "schei" CHISSA' (R.1990-6-3C) e generalmente vengono messi alla porta. Poi tanti "extra comunitari" perfino dalla Cina che vengono sfruttati dagli ex poveri. Forse i cinesi non si lasciano sfruttare dagli italiani: si sfruttano tra di loro.

Non mancano i riferimenti ad eventi straordinari quali il disastro nucleare CHERNOBYL (Ucraina) 26 aprile1986 NA NUVOEA VA (R.1986-6-5)

Complessivamente c'è un miglioramento dello stile di vita e lo si può ricavare confrontando le due poesie EL JUSTAOSSI e IN OSPEDAL (R.1993-2-8). Ma non ostante tutto il progresso e le analisi cliniche sempre è più importante l'intuito personale del medico SCRIVE UN PROFESSOR (R. 1987-11-8)

Anche la religiosità cambia, non si fanno più le processioni e le rogazioni. Il rosario, che era una preghiera collettiva della famiglia, si e no è recitato da qualche anziano. Ora c'è il "segno di pace" che anche a Lei (come a me) non piace. Basta leggere GUARIR EL CUOR (R. 1992-4-8). Forse è più propriamente un segno spettacolare se non di perfetta ipocrisia. Ai nostri giorni forse basta una AVEMARIA .

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Questi tempi nuovi hanno portato tante comodità ma non più felicità.

Ecco quindi una triste conseguenza: il rifugio negli “animali da compagnia” in mancanza di bambini QUANT BEN (R. 1994-10-4).

A questo punto gli viene da fare una proposta provocatoria: affidare agli animali il governo del mondo I PODARIA (R. 1995-1-3C).

Ormai siamo alla fine del ventesimo secolo. La nostra maestra non osserva più gli avvenimenti e non può più scrivere poesie.

Chissà cosa scriverebbe delle "stragi del sabato sera" e degli anziani che non hanno più famigliari che li assistano perché non ci sono più ricambi umani "nostrani" e quindi sono affidati alle badanti. L'argomento del decadimento dei costumi e riferimento all'uso di DROGA si trovano nella poesia EL CONSUMISMO e RESPONSABIITA' (RAGGIO 1988 Marzo, pagina 9).

Forse una cosa gli dispiacerebbe sopra tutto: non poter rivolgersi alla sua badante in dialetto, dovergli esprimere la sua gratitudine con un "zhanc iù" che non avrebbe mai scritto.

 

Questa non è la storia di Croce, sono dei frammenti. Per completare il mosaico, metti a fianco i tuoi che leggerò volentieri. Li lasceremo a chi vorrà servirsene in futuro.

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 Gianni Cancellier               .              

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Pagina ideata   il 25.2.2005

Revisioni;  il 14.4.2007,  agosto 2009,  settembre e dicembre 2017.

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