PIAVE
FIUME SACRO DELLA PATRIA
FIUME SACRO ALLA PATRIA
Il caso delle ossa dei CADUTI ritrovate in riva
al Piave e NON RECUPERATE mi ha fatto fare molte visite al fiume; di
conseguenza ho fatto
alcune osservazioni.
Oggi 24 luglio
2013 incomincio a mettere
giù qualche appunto.
PIAVE VIA
DI COMUNICAZIONE
Da
bambino sentivo che i miei indicavano il
fiume al femminile: “LA PIAVE”; ricordavano che nel 1929 il fiume si
era gelato e si poteva attraversare a piedi. (sarebbe bello sapere quanto durò
il fenomeno).
Mi
pare di ricordare di aver visto, sulla
riva sinistra, un animale
(mulo? cavallo?) trainare
la barca che quindi avanzava senza remi, senza vela, senza motore.
Normalmente
alla barca era attaccato un “barchino” (piccola
barca) con cui il barcaiolo
raggiungeva la riva attraverso l’ acqua
poco profonda che non consentiva
l’avvicinamento della barca.
Ricordo di aver visto transitare, stando da lontano, al di qua dell’argine e quindi senza poter
vedere il fiume, l’albero e la vela di una
barca da trasporto che risaliva il fiume. Certamente
fu una delle ultime
che percorsero il Piave
a scopo commerciale, utilitaristico. Sarà stato verso il 1950 o qualche anno
dopo, al
massimo.
Questa
cartolina, SANDONAportoFLUVIALErid.jpg
(che non riporta data di stampa, editore o altri dati significativi ma solo la
sigla “REF.090/4236-00”), ha per
soggetto il ponte sul Piave (ricordato in quattro lingue) ripreso da Musile verso San Donà, da
monte verso valle.
In questa cartolina c’è un particolare più interessante del ponte
stesso.
Sulla
riva sinistra, ossia a San Donà,
si vedono ormeggiate alcune
barche. Su quella centrale, più
grande, si vede la “draga”
utilizzata per l’escavazione della sabbia.
Forse questa fotografia documenta l’ultima attività economica sul fiume.
L’epoca di questa fotografia non supera la fine anni sessanta perché non c’è
ancora il sottopasso realizzato nel 1968
(ricordato da Cagnazzi). Potrebbe essere anteriore al 1967 epoca di introduzione del
“CAP” dato che nel retro, nella
zona indirizzo del destinatario non c’è apposito spazio
per scriverlo. A quell’epoca
il Piave era utilizzato per estrarre
sabbia e per far
arrivare la sabbia
del fiume Brenta.
Ora
il Piave lo percorrono praticamente solo le
canoe del “Canoa Club” di San Donà
che ha l’approdo poco a monte del ponte della ferrovia.
Nel
pomeriggio del 18.8.2002 tra Fossalta e Croce
ho filmato il ritorno di una motonave
che aveva fatto
un giro turistico dal mare fino al ponte su barche,
(o fino a NOVENTA ?) ovviamente con
sosta a San Donà. Ecco il ritorno del
“VAPORETTO DEL PIAVE” visto
mentre si avvicina VAPORETTO_01.JPG e
(visto) mentre mi passa di fronte VAPORETTO_02.JPG (fotogrammi da filmato di circa 25 secondi) .
Il “servizio
era stato inaugurato nel 2001 dalla JTACA s.r.l. (società del Comune di Iesolo)
e prevede (anche attualmente)
tre corse domenicali da
giugno a settembre. Nel sito web
di quella ditta
il servizio è ancora pubblicizzato
con orario, tariffe e
condizioni (bicicletta gratis, sconti per gruppi famigliari eccetera) salvo
che in qualche pagina c’è l’avviso
“SERVIZIO SOSPESO” . La speranza è l’ultima a morire; forse può
essere riattivato.
Non
ricordo esattamente quando, ma probabilmente in quella estate del 2002, ho
utilizzato anch’io quel servizio per una
escursione da San Donà fino a
Cortellazzo e ritorno.
LO SQUERO
Sul
PIAVE, fiume navigabile,
ovviamente c’era una attività
di costruzione e manutenzione
di barche.
A
Fossalta svolgeva questa
attività la ditta
TONINI ????? con cantiere poco a monte
dell’attuale ponte di
barche, precisamente a queste
coordinate: N. 45.654117,
E. 12.516219 (45° 39’ 14,8” e 12° 30’
58,4” ) cui si riferisce
questa foto da
Google SQUERO_FOSSALTA.jpg Al centro della fotografia, sotto il tetto
rosso, si vede un terreno a forma di triangolo con la punta verso il
basso: quella era la zona di
pertinenza del cantiere. Il capannone,
che costituiva la sede dello squero,
occupava la parte
bassa del triangolo, la
zona che si
vede più scura e comprendeva
lo scivolo verso
l’acqua.
Nel
mese di settembre 1965 (il giorno 4)
una piena del
fiume distrusse quella
attività che non fu
più ripresa.
In
cantiere era in riparazione una barca
proveniente da Caorle ??? . Arrivò
la piena e non ci fu il
tempo per far scendere la barca in acqua, fuori del
cantiere.
L’acqua
raggiunse il cantiere
e la barca riprese a galleggiare,
a sollevarsi, finché sollevò e
distrusse il tetto.
Di quello
“squero” è rimasto in piedi un
tronco di pilastro.
IDROMETRO
Per capire
la vicenda dei soldati CADUTI
e ABBANDONATI mi sono interessato particolarmente del
livello dell’acqua.
Primi punti di
riferimento furono i piloni del
ponte ferroviario e del ponte della
Vittoria, poi vennero altri
punti che vedremo.
Entrambi
i ponti sono “a travata”; quindi hanno una fondazione adeguata, anche rozza,
inserita nel terreno nel letto del fiume. Sopra la fondazione è costruito l’“avambecco”, sagomato per resistere il meno
possibile all’ impeto dell’acqua, normalmente
sommerso e quindi senza rifiniture.
Sopra
queste strutture ci sono i piloni in
cemento armato, variamente
rivestito per renderlo
bello alla vista.
I
blocchi di pietra bianca (d’Istria? )
sulle teste dei piloni consentono
di “ misurare”, il
livello dell’acqua.
A
questo punto bisogna fare attenzione a
quale pilone si fa riferimento.
Infatti
il primo blocco della riva destra non è posato alla stessa quota del primo blocco della
riva sinistra: c’è una
differenza di circa mezzo blocco come si può vedere in questo schema PIAVEiPILONIrid.jpg
Quanti
sono i corsi dei blocchi ?
È
stato necessario attendere una “magra”
per poterli contare. E’ da tener presente che i blocchi del ponte
ferroviario hanno una altezza di circa
40 centimetri, corrispondenti a circa 6 corsi di pietra, mentre
al ponte della Vittoria
i blocchi misurano circa
52 centimetri pari a circa 8 corsi
di pietra.
A
questo punto si può fare un confronto.
PONTE
FERROVIARIO 19 corsi di blocchi
bianchi (da 40 centimetri)
Preso
da punto di riferimento quello sulla riva
destra (Musile) , quello della
riva sinistra (San
Donà) incomincia ad elevarsi ad una quota
superiore di circa
20 centimetri.
PONTE
DELLA VITTORIA (come dallo schema già
visto) 17 corsi di blocchi bianchi (da 52 centimetri).
Quello
sulla riva destra (Musile) può
fare da punto di riferimento e così
quello della riva sinistra
(San Donà) incomincia ad elevarsi
ad una quota superiore di
circa 30 centimetri.
Poiché
i binari ed il piano stradale sono orizzontali, in qualche maniera è stata ammortizzata
la differenza di quota tra le misure di
destra e di sinistra dovuta
alla partenza da
base diversa mentre è costante
il numero dei blocchi bianchi. (forse la differenza si annulla riducendo
di centimetri 1, 2 i
blocchi del lato sinistro ( San Donà)
A
quanto pare, la misurazione ufficiale
(ARPAV) del livello
dell’acqua a San Donà considera quota 0
(zero) la base della pila di
destra (Musile)
Ecco
il grafico relativo alla portata
del Piave dalle
ore 21 del 31.7.2013 alle
ore 8 del
3.8.2013 IDROMETRO1e2agosto 2013.JPG
FIUME CANALIZZATO
Da San Donà al mare, Il FIUME PIAVE è,
più precisamente, un
CANALE voluto dagli antichi
politici Veneziani, costruito a mano e con le carriole dagli uomini su progetti di
ingegneri che non
conoscevano il computer.
Tutto lavoro di secoli fa per
salvaguardare Venezia.
Ai
nostri giorni i politici con computer portatile fornito gratuitamente
dall’amministrazione, ingegneri con super calcolatori (mainframe ?) pur
avendo a disposizione
potenti macchinari per movimento terra, dall’alluvione del 4
novembre 1966, non sono riusciti a fare
qualcosa per la protezione
della valle del Piave, della laguna
e della bella Venezia che vi sta
dentro.
Cose “strane” nei tempi in cui l’uomo va anche
sulla luna!
LE MAREE
Sebbene
noi siamo lontani dal mare circa 20 chilometri,
possiamo controllare sulle
pile dei ponti che l’acqua del mare, spinta dalla marea,
arriva fino a noi.
La differenza tra il minimo
e massimo giornaliero è di circa 70 centimetri (mediamente, ma può essere
superiore).
Sul
ponte della Vittoria, lato a valle, è installata una apparecchiatura che ogni
mezzora rileva la quota e la
comunica agli uffici dell’ARPAV
(Padova? Teolo?) che li
regista, li elabora e dopo una ventina
di minuti li mette in rete
(come grafico e come tabella)
e li
mantiene visibili per circa tre giorni.
Così possiamo
sapere che alle
ore 2:30 (solari) del giorno 3 agosto
2013 la quota era cm.
41 sopra lo zero di quell’idrometro ed ha raggiunto la massima cm. 105
alle ore 7. Quindi in 4 ore e mezza il livello è aumentato di cm. 64
(media 15 centimetri all’ora) . (GRAFICO già
visto).
SCALE
IDROMETRICHE
Quando
cercavo di conoscere la quota della
piena di maggio 2013 che ha
portato via una parte delle
OSSA dei nostri soldati non recuperate dall’ONOR CADUTI (si può
scrivere, ricalcando la famosa frase,: “Quello che non hanno fatto i
militari Austro Ungarici, lo hanno fatto
quelli dell’ ONOR CADUTI”.
Viva L’Austria, che ha
rispettato i nostri morti!) ho chiesto al Sindaco di Fossalta
(Sensini) se poteva darmi qualche
indicazione.
Non
ne aveva ma si è ricordato che sulla scala alle
spalle del “battistero” doveva esserci un qualcosa di utile allo scopo. Sono andato a controllare. Era proprio
così: sul muretto della scala
sono incisi dei numeri che indicano l’altezza dell’acqua del Piave !
Allora
ho raccomandato di pulire la
scalinata (e riportarla alla luce tutta, perché
la parte più
bassa della rampa “centrale”
e tutta la rampa inferiore, fino
all’acqua, era interrata) per ogni
buon uso e anche tenendo presente le cerimonie che
erano in programma per il 30.6.2013
.
La pulizia é stata fatta per le due rampe
superiori ma non è stata scoperta, riportata alla luce, la rampa che va
dalla banchina-golena fino all’acqua; dovrebbero essere circa
cinque metri.
Spero
che il Comune di Fossalta abbia
uno scatto di orgoglio e,
d’accordo con il Genio Civile, ripristini
TUTTA la sua
scala con idrometro.
Ecco uno
schema di quella
scala idrometrica SCALAidromFOSSALTArid.jpg
In
seguito mi sono ricordato di aver visto varie
scale sull’argine in prossimità del “Ponte della Vittoria”
Il
25 giugno sono andato a guardare quelle
all’altezza di via Crispi, Via Eraclea (lato
esterno) e quella che va
dall’argine alla golena alla fine del parco fluviale (verso
Palazzetto). Eccola: SCALAviaPIRANDELLO.JPG
).
Il
giorno 16.7.2013 a San Donà, all’altezza
di Via Fiume
/ Via Treviso ho visto che
proprio sulla sponda
del fiume era stato fatto un
profondo scavo per portare alla luce l’ultimo tratto di
scalinata sulla cui spalletta
(lato monte) sono incisi i segni
di misura del livello, in sostanza
da metri 0,00 a metri 9,70 circa.
Chi
, quando, perché, ha
fatto quella scalinata?
Considerando
che il lavoro é fatto bene, abbandonato da tanti anni
(tanto da essere completamente interrato
nel tratto più basso,
principalmente per effetto
dell’alluvione 1966 e successive piene)
e la localizzazione, ho azzardato l’ipotesi: potrebbero averla costruita gli
austroungarici che proprio in prossimità di quel luogo
dovrebbero aver fatto
l’attraversamento del fiume nel giugno 1918.
Pare
che la scala sia stata costruita dagli italiani sulla fine del 19° secolo
durante il lavoro di costruzione sistemazione degli argini. E’sempre un’opera
che merita di essere
conservata: ecco la fotografia SCALAviaFIUME.jpg
.
Nell’estate
del 2014 il Genio
Civile ha riportato alla
luce la parte
di scala interrata
dalle varie sedimentazioni succedutesi
in tanti anni ed in particolare
con l’alluvione del 1966 . Non ho
fatto a tempo di vedere la
scala nella sua
interezza perché la piena
del 6 -7 novembre 2014 aveva già
ricoperto la parte più
bassa . Questa comunque
la fotografia fornitami
dal Genio Civile il 20
gennaio 2015 SCALAidromGENIOCIVILE_Arid.jpg dalla quale si può vedere che la
scala arriva fino all’acqua. (Tutto
lo spazio compreso tra
la roccia bianca era stato interrato
dalle sedimentazioni dovute alla piene) .
Questo
è lo schema di
quella scala idrometrica SCALAidromSANDONArid.jpg
Girovagando,
ho trovato altre scale.
Poco
a valle del porto/parco fluviale di Noventa, sul lato interno (verso il Piave)
c’è questa SCALA_NOVENTA.JPG E’ particolarmente interessante perché, ha
due corsie. Anche se il forte
contrasto delle luci (in alto) e delle ombre (in basso) non le mostra abbastanza, sulla
parte bassa, a destra, quasi
nascosta dall’ ombra, si vede la
seconda corsia.
Perché
due corsie? per evitare ingorghi tra salita e discesa ? Certo che
doveva esserci un buon traffico
per richiedere questa
soluzione. Sul muretto centrale
(ossia comune alle due corsie) c’è la marcatura delle quote: in
numeri romani i
metri , in numeri arabici i centimetri.
Più
a valle, quasi all’altezza della chiesetta di Ca’ Memo, sul lato esterno
c’è una scala
che collega il piano di campagna alla sommità
dell’argine (non fotografata).
In
passato il fiume portava più acqua ed era più utilizzato come “ via di
comunicazione”: la costruzione di impianti
idroelettrici e di irrigazione ha modificato
la disponibilità dell’
acqua; gli autocarri hanno
sostituito le barche da trasporto, così l’importanza economica/commerciale del Piave è diminuita
grandemente ed è stata trascurata la funzione
idraulica che resta
sempre valida per
portare al mare l’acqua del bacino.
DISGRAZIE
Ogni
tanto il Piave si prende qualche
vita, specialmente di giovane in
cerca di refrigerio, di avventura.
Ricordo vagamente il caso del Fossaltino Gianfranco figlio di Alessandro. E’ morto il 21.7.1949, aveva compiuto i 20
anni il 15 aprile. Nulla so della sua vicenda, so solo che il suo corpo è
stato ripescato con l’aiuto di un comune
rastrello da fieno dal gestore del “passo” Signor Romeo Zamuner
(padre di Walter che a suo tempo (10.10.1963) salvò “la Madonna”) .
**
Ho
abbastanza presente il caso del
1964 a
Croce.
Nella
mattina di sabato 13 giugno, Francesco, che aveva appena concluso la prima media,
andò a vedere i risultati degli
scrutini con la sua bicicletta da corsa
(forse bicicletta nuova che gli potrebbe
essere stata regalata in quel periodo, in quella circostanza).
Nel
primo pomeriggio altri ragazzini poco più grandi o anche più piccoli di
lui andarono all’ “isola della rana” (tra Croce
e Fossalta) per vedere
i ragazzi grandi e bravi nuotatori (come
Carlo Marigonda (22.9.1947 25.11.1997) e Franco) che
si divertivano, con altri più
grandi ancora, a nuotare nel Piave anche attraversandolo: che è impresa ancor più impegnativa della semplice nuotata vicino
alla riva.
Mentre
andavano, incontrarono la mamma di Francesco che chiese loro se avevano visto
l’amico il quale, a mezzogiorno, non era ritornato a casa e quindi lei lo stava cercando preoccupata.
Quando
arrivarono all’ “sola della rana” notarono una bicicletta appoggiata ad un
albero ma non ci fecero caso più di tanto, forse neppure
immaginarono che poteva essere
quella di Francesco.
Si
divertirono a guardare i nuotatori e forse
giocando tranquillamente tra sabbia ed acqua.
Passarono
le ore, l’allarme per il mancato ritorno di Francesco si diffuse e all’ ”isola della
rana” arrivarono anche i
sommozzatori i quali non trovarono il
fanciullo.
L’indomani
mattina, dopo la messa “delle otto” a Croce
arrivarono i Carabinieri,
parlarono con i bambini e poi tutti
assieme andarono all’ “isola della rana” e
fecero il tragico ritrovamento.
Francesco era
un bambino vivace ed era nato
il 13 ottobre 1952.
La
sua scomparsa segnò la vita
dei compagni, particolarmente gli amici più stretti.
A
distanza di cinquant’anni il suo
caso è
ben noto e vivo nella memoria dei
compagni di allora. Mi auguro che quelli che vivono qui attorno, l’anno
prossimo si ritrovino per ricordare a se
stessi e magari ai loro nipotini che si accingeranno a godere
le vacanze 2014
( il GREST = Gruppo Estivo), la
vicenda di questo ragazzino che finì la sua avventura umana il giorno in
cui cominciavano le sue
vacanze. Forse perché nessuno gli aveva ancora
spiegato la poesia “Sabato del
villaggio” di Giacomo Leopardi
che si conclude
con queste parole
: “ . . . . e la tua
festa ch’anco tardi a venir, non
ti sia grave ”.
***
Qualcuno,
nel Piave, ha cercato
la “scorciatoia “ per arrivare “presto” in Paradiso. Forse vi è arrivato, ma non ha dato conferma.
**
Aggiornamenti: 13.11.2013 ,
gennaio 2015
HOME (internet) ****** (home locale)