Don NATALE SIMIONATO

 Idea  del  5.3.2005

 aggiornamenti e revisioni:

 8.8.2007, 18.8.2009, 12.6.2011, 21.5.2013,  9.1.2015,  24.1.2015, 21.12.2015,

12.04.2016,     26.07.2016

 

Possiamo considerarlo un "PATRIARCA" per la Parrocchia di Croce.

Ecco una  Foto di DON NATALE . Resistette fino all'ultimo. Antesignano di Papa Giovanni Paolo II, negli ultimi anni, si faceva trasportare a CA' MALIPIERO per celebrare la Santa Messa seduto sul pianale di un triciclo costruito, per la parte meccanica, da Ortensio FORNASIER con i fratelli Marcello ed Alfonso (Arnaldo era ancora piccolo) e, per la parte in legno, da Giuseppe ("Beppi") PALUDETTO. Quel triciclo era guidato da ROBERTO FINOTTO (sagrestano 1951-1961), ELIA DANIELI (che sostituì Roberto nel periodo del servizio militare 1954-1956), SERGIO DARIOL (detto Toni) ma anche da PINO (Giuseppe) PIVETTA.

Ecco un DISEGNO, ricostruito, del triciclo ed una fotografia scattata recentemente su un triciclo più piccolo ma simile a quello utilizzato da Don Natale FOTO . Era azionato da un motore ("ALPINO"). Per agevolare la salita/discesa di Don Natale era stato applicato sulla parte anteriore un apposito gradino ribaltabile.

 

Nacque a SDRàUSSINA  (ora: Poggio Terzarmata) in Comune di  Sagrado  (GO)  sulla sponda sinistra dell’Isonzo  all’altezza di  GRADISCA D'ISONZO il giorno 24.12.1866. Morì a Croce il giorno 10.3.1955

Era stato a Croce come cappellano dal 1893 al 1895. Il 14 marzo 1897 risulta ritornato a Croce sempre come cappellano con il parroco Don Sebastiano BUSNARDO (il quale ha firmato il primo battesimo in dicembre 1858 e morirà nel novembre 1897). Nel 1898 Don Natale è stato nominato Parroco. Complessivamente è stato qui circa 60 anni. (V. Raggio luglio 1989, pag. 10) In questa foto del 1899, vista il 1° aprile 2007 presso Marcello Fornasier, lo vediamo assieme al padre (Vincenzo) ed alla madre (Leban Maria) FOTO

Profugo a S. LAZZARO PARMENSE (PR) dal 6.11.1917 (il 24.10.1917era iniziata l'offensiva di Caporetto e la disfatta). Ritornò a Croce dopo la vittoria del 4.11.1918. Prima di andare profugo portò in salvo i registri parrocchiali (a MEOLO ????) Sopportò, ovviamente, anche la seconda guerra mondiale.

 

OPERE

*** Ricostruzione della chiesa distrutta dalla guerra come dimostra questa FOTOGRAFIA ma allungando il presbiterio (verso dietro). Fu ampliata nel 1936 con la costruzione di due cappelle laterali e della sacrestia dietro il presbiterio.

Questo è l'  INTERNO DELLA CHIESA    ricavato da una cartolina del 1960 circa e qui in una fotografia del 1967 FOTO MATRIMONIO

All'esterno (lato ovest ove nell’autunno 2005 è stata costruita la "cucina" per i cristiani "da ingrasso") era stato predisposto un "vespasiano".

 

Sull'altare maggiore fu collocato un dipinto che raffigurava il Ritrovamento della Croce fatto a cui è intitolata la parrocchia e che vediamo in questa FOTOGRAFIA . Nel 1973 quell'opera d'arte realizzata nel 1927 da Gino Borsato (Treviso 1905 - 1971) è stata "declassata" per dare spazio ad un crocifisso ligneo che NON ricorda il ritrovamento della Santa Croce ma ricorda qualcos'altro che non conviene nominare.

Il quadro sull'altare della "Madonna del Carmine" è del 1936. Autore: Martina da Oderzo (RAGGIO, Gennaio 2002 pag. 21)

 

*** Costruzione del NUOVO campanile separato dalla chiesa, in sostituzione di quello incorporato con la chiesa e distrutto con essa. In questa FOTO vediamo la CHIESA ed il CAMPANILE prima della distruzione 1917-1918. Era alto circa 30 metri.(Nella foto si può notare il muro che divideva il sagrato (e cimitero, non dimentichiamolo!) dalla strada, sostituito con i "paracarri" tolti anche essi e rimessi nel 2003).

All'interno del campanile, sul lato est, una lapide con quattro righe ricorda la costruzione.

TURRIS PULCHRIOR *** RURSUM CONSTRUCTA *** NOVA SEDE ANNO 1926 *** VII POST BELLUM ***

(Torre costruita nuovamente, più bella ed in nuovo posto nel 1926, settimo anno dopo la guerra)

Torre che potete vedere in chiave "futurista" e "polemica" in altra parte di questo "sito". Don Natale saprà comprendermi e perdonarmi; forse è lui che mi ha ispirato, lui che,  ebbe  questa fermezza.

All’inizio del 1947  morì, abbastanza giovane,  il signor  U. S.

La guerra era finita da un anno e mezzo e la gente da una parte aveva bisogno di usare finalmente la libertà di espressione  proibita dal fascismo e dall’altra aveva la ancora forza morale di  combattere apertamente per le proprie  idee come  aveva già  fatto  per  liberarsi dalla dittatura.

In questo clima gli amici (che forse  sarebbe doveroso chiamare “compagni”)  di U.  ritennero giusto accompagnare l’amico al cimitero sventolando la bandiera rossa. A questo punto l’intervento coerente di Don Natale: O via la “bandiera rossa  o via lui ed il crocifisso.

 

 ***   Aggiornamento  26 luglio 2016.

Questa mattina cercavo  precisazioni su un Caduto  del 1915 - 1918  che  risulta  ricordato sul nostro monumento  ma  non  nell’ ALBO D’ORO   dell’  ONORCADUTI consultabile  in  internet. 

Per la precisione, nell’ALBO D’ORO  mancano i nomi di  una  decina dei 61 + 3 Caduti di Croce. I motivi sono vari:  Due  sono  morti  in  Libia  nel  1911-1912;  per  alcuni  è  riportato  sbagliato il nome  del  padre, ma  forse  il  motivo  più  frequente  è che  alcuni degli assenti  non  sono  morti  in tempo  di guerra,  ma  nel 1919,  1920  o dopo,  per  malattia  conseguenza della  guerra  (ma anche in questo  caso  hanno diritto alla  menzione nell’ALBO D’ORO). Di uno di questi  “assenti”  avevo ed ho difficoltà a recuperare  notizie  perché  di quella stirpe  qui, ora, non ci sono rappresentanti.  Comunque  cercavo  i dati  anagrafici  partendo  da quella  che  ritengo  sua  madre, morta  qui a Croce   dopo  aver  raggiunto  i 100 anni. 

A questo punto il  bello  ed  interessante.

Un nostro  compaesano  (ReMa)  riferisce  che il  giorno  del  centesimo compleanno (26.11.1954)  i rappresentanti del  Comune (a  guida  COMUNISTA)  portarono  alla  festeggianda un   mazzo  di   rose  rosse.  Don  Natale  arrivato alla festa  della  sua  parrocchiana e non abituato alla “galanteria” dei colori,  fu  colpito da quel  rosso   che per  lui  era  simbolo  del  comunismo   (e tanti  ne  rivendicano ancor  oggi  l’  esclusività).  Quindi a  scanso di  dubbi  e  lontano  da  “compromessi” , egli sottolineò  che la  presenza  del  rosso   non andava  bene  nella festa di compleanno  di una  cristiana perché era e restava  un “colore”   incompatibile ideologicamente.

Chi  mi ha  riferito l’episodio  allora  aveva circa  due  anni, quindi non è  stato testimone  diretto.   Egli ha  ricordato  il fatto  impresso nella sua mente,  perché  in casa  sua  (dove  c’era  uno dei presenti alla  cerimonia  testimone)      ed in paese,  quella  considerazione cromatico-politica-religiosa era  spesso  riferita a  riprova  della   coerenza e fermezza di Don Natale. Fermezza e testimonianza che  stride ai  nostri  giorni quando,  anche  sull’Oratorio di Croce,   sventola  la  bandiera  “arcobaleno”  sfruttata  tanto per  indicare  la “PACE” quanto  “i recioni”.

**** fine  dell’aggiornamento 26.7.2016

 

La prima pietra del campanile fu benedetta e posata il 19 ottobre 1924. Carlo Sgnaolin detto "TONI", classe 1908, (vedere in questo “sito”:  LUNGHE VITE LUNGO IL PIAVE)  ricorda che fu inserito nel pavimento della sala funi (ENTRATA) un documento a ricordo dell'inizio dell'opera e di chi si accingeva a realizzarla. Dovrebbe essere come quello (originale) conservato dai figli di Ferdinando Fornasier e che vediamo in questa FOTO; (V. anche Raggio gennaio 2003 pagina 13).

Domenica 4 luglio 1965, finito il Vespero, una tromba d'aria (ciclone) rovinò la croce del campanile e fu ripristinata installando un'enorme impalcatura. Eccola IN QUESTA FOTO (come ricordato (sbagliando mese) su Raggio marzo 2002 pagina 13 e foto di Don Ferruccio)

Il movimento delle campane fu "motorizzato" nel 195 ?????. Nel 1972 fu installata la suoneria automatica delle campane.

Anche l'orologio (con quattro quadranti) che funzionava con i pesi (uno da 200 kg per far battere le ore, uno da 100 Kg. per far muovere gli ingranaggi) è stato sostituito (nel 1980) con un impianto elettromeccanico (???  collegato via radio all'ora esatta nazionale ???). Il Campanile é stato ripulito nel dicembre 2004 e, nell'occasione, l' impianto parafulmine è stato rifatto (con doppio collegamento a terra). In questa occasione è stata sostituita la croce del 1965. Ora la punta della croce (alta 170 centimetri) dovrebbe raggiungere l'altezza di 51, 52 metri (questa volta manutenzione senza impalcature ma con l'intervento di autogru dotata di lunghissimo braccio IN QUESTA FOTO; forse la prossima volta ci sarà l'elicottero personale sulle spalle degli operatori).

 

***  L’ ORGANO  ed il  PULPITO

La chiesa è stata costruita/consacrata  nel 1731, come ricordava la lapide che è stata distrutta per lasciare posto “alla moderna via Crucis”;   La vecchia  LAPIDE  si può intravvedere in  questa fotografia di un matrimonio sopra la testa della sposa e sopra la Croce ...\VECCHIEFOTO\19620602_LAPIDE.jpg  oppure in questa del 1988 sopra la testa di Don Primo  FOTOPARROCCHIA\LAPIDEFONDAZIONE1988TRIPLORIT.jpg.

Il testo della lapide  è stato riscritto su una lastra di marmo posta sul muro dell’entrata eccolo  (FOTOPARROCCHIA\RICORDOFONDAZIONECHIESA.jpg

La chiesa era dotata di ORGANO (Callido) fin dal 1778 (Visita pastorale del Vescovo Francesco Giustiniani). Nel 1939 l'organo fu sostituito con uno più moderno (M° Ravanello 10 registri reali e mantice azionato a mano ( quel mantice l'ho “tirato”  (=azionato, mosso)  anch'io). Lo suonava "Chechi" (Francesco) Camin (1902-1971) come l'avevano suonato suo padre (nome … ) ed anche suo nonno (Francesco). L' organo è stato rimosso dalla "grandiosa cantoria" nell'agosto del 1959. Per dare l'illusione di musica durante le cerimonie fu messo nella cantoria il vecchio "ARMONIUM" o armonio. Non si sa quale destinazione abbia preso l'organo (Friuli ???). La cantoria fu eliminata e divenne legno da fuoco per la famiglia di Mario Minello verso il 1968-1969. Nel 1975 è stato acquistato il primo organo elettronico; nel 1989 l'organo elettronico liturgico.

La chiesa aveva anche un PULPITO sul muro tra l'attuale battistero e l'altare della Madonna. Anche quello fu eliminato ed andò a finire a… ????? (Treviso???)  ecco come lo mostra una foto  di matrimonio 1963   ..\VECCHIEFOTO\19631116_PULPITOr.jpg .    Mi pare  che sulle tre pareti  del pulpito c’erano scene  che ricordavano la  predicazione di Gesù.  Sotto il pulpito c’era,  e si vede,  il confessionale  di Don Natale.

Per la precisione  i pulpiti erano due. Il secondo pulpito era in legno posato sul pavimento dalla parte opposta del primo, sotto la  lapide citata sopra e distrutta.  Per la sua forma poco elegante era detto “a’ tina”  (il tino);  penso sia stato tolto tra la fine degli anni quaranta e l'inizio degli anni cinquanta

 

*** IL LAMPADARIO Dall'arco che divide la navata dal presbiterio pendeva un grandioso lampadario che andò a finire in …????.

 

*** LA CORONA ,  BALAUSTRE,   BANCHI,  PAVIMENTO

Sopra l'altare c'era una specie di CORONA.  Non so dove sia finita

La navata  era separata dal presbiterio (Vedere foto già citata: INTERNO CHIESA e MATRMONIO 1967) dalle BALAUSTRE in marmo e da un cancelletto in ottone che è  stato costruito nel 1933 dal fabbro CARLO FEDATO,  come testimonia (31.7.2011)  la figlia  Dora (chiamata  Dorina)

Nel 1969 i classici BANCHI in legno furono sostituiti con quelli orribili in ferro (riverniciati nel 1991 ) che  richiedono, invocano lavori di razionalizzazione se non la sostituzione con altri in stile originario.

Il PAVIMENTO  originario  della navata e del presbiterio (visibile  in qualche foto da inserire) nel 1971 è stato ricoperto con  lastre di marmo  che hanno nascosto le  scritte  incise per ricordare nomi e date.

Di queste opere resta solo ricordo fotografico (anche scarso) e, per forza torna in mente il detto: "Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt".

 

*** OPERE PITTORICHE

Verso il 1949, ricordo personale,  fu decorata la volta del presbiterio ma di quest’opera pittorica  mi pare che nessuno si ricordi e gliene riconosca il merito. Merito suo,  certamente come iniziativa e grazie al contributo della gente che certamente  allora era più coinvolta  che  ora.

 

RICONFIGURAZIONE  DELLA  PARROCCHIA

*** Nel 1933-34 cedette alla Parrocchia di Musile la parte del territorio di sua pertinenza che andava da oltre la casa Roncaglia (sull'Argine San Marco) (a Nord) fino a Lazzaretto (a Sud) e ad EST fino verso le "CASE BIANCHE". Pare ci siano state forti questioni con la parrocchia di Musile per questa definizione di nuovi confini.

 

*** Costruzione della chiesa e costituzione della parrocchia di Mille Pertiche

Lunedi 7 maggio 1934, giorno delle rogazioni, Don Natale ha inaugurato l'oratorio in legno (chiesa in una baracca) con una messa cantata ecco il documento autografo

Gli assaggi del terreno per la costruzione della chiesa sono stati fatti nell'autunno del 1934.

Il 31 agosto 1939, di giovedì, fu celebrata la prima messa nella nuova chiesa succursale delle Mille Pertiche ed il 3 settembre fu celebrata la seconda. Ecco il pro memoria autentico di Don Natale fotocopia documento autografo. La chiesa, sempre della Parrocchia di CROCE, fu affidata al CURATO Don Giuseppe FAVERO. La costituzione di Parrocchia (autonoma ) è del 31.5.1940 sempre affidata a Don Favero, fino al 1948. Don Antonio Marcon è stato parroco dal 1948 al 1968. Dal 13.10.1969 è parroco Don Narciso Balsdassa.  (Verso la  fine del 2008 (salvo errori)  per motivi di salute Don Narciso si è ritirato e da allora la parrocchia è amministrata unitamente con ChiesaNuova e Passarella  dal gruppo di sacerdoti residenti a Musile).

Quella chiesa era originariamente e fino all'inizio dei lavori fatti in base a concessione edilizia n. 79 del 19.11.2001 come mostra questo ritaglio di fotografia ricavato dal sito del Comune di Musile FOTO

 

I lavori citati hanno comportato la risagomatura del sagrato alzandolo al centro (tra strada e chiesa) addolcendo quindi la pendenza dalla strada e riducendo il dislivello tra sagrato ed il pavimento della Chiesa. La scala precedente era alta circa metri 2, 30 ora gli scalini sono solo 3 per un dislivello di circa 50 centimetri. Sui due lati sono stati costruiti due corridoi e due "scivoli" che eliminano le "barriere architettoniche" agevolando così l'accesso a persone con difficoltà motorie.

 

Queste opere hanno migliorato un poco l'aspetto esterno della Chiesa che è stata realizzata per avere un luogo di culto non un opera d'arte. E' stata costruita molto alta da terra a scapito dell'estetica pensando evidentemente a problemi idraulici. Scelta indovinata se pensiamo all'alluvione del 1966.

In questa FOTO si vede la situazione quando l'acqua era già scesa di una trentina di centimetri.

Lo spazio sottostante la chiesa è stato utilizzato come scuola elementare fino verso l'anno 1945 e come ambulatorio medico anche dopo.

Certo che l'aspetto lascia un poco a desiderare e potrebbe essere migliorato con un "prònao" (sul davanti) e due bussole ai lati che migliorerebbero anche la fruibilità della navata. Anche il campanile potrebbe essere rifinito con una piccola piramide.

Cose difficili a pensare e proporre quando la religiosità e le vocazioni sono piccole e senza prospettiva di miglioramento. Ora (a lavori non completamente finiti ??? per mancanza di finanziamenti ??? ) la chiesa si presenta così : FOTO

 

*** Avvio dell’  Asilo Infantile "Decor Carmeli" (nell'ex edificio comunale) LA CUI GESTIONE  nella fine del ventesimo secolo E' TRISTEMENTE FAMOSA, SCANDALOSA, (il Bilancio dell'anno 1997-1998 non è stato fatto al 7.4.2007!)   RICORDIAMOLO    bene.

La DESTINAZIONE di QUELL'IMMOBILE è misteriosa "top secret"! , Da gennaio 2006 si parla (poco e sottovoce) di SPECULAZIONE EDILIZIA CONCORDATA CON UN GROSSO PERSONAGGIO DI CROCE all'INSAPUTA dei parrocchiani figli, nipoti e pronipoti di quelli che lo ACQUISTARONO E PAGARONO con sacrificio. In previsione di questa "operazione" il sagrestano, che era alloggiato in una parte dell'asilo dopo la "fuga" delle suore, è stato "sfrattato". E lui ha abbandonato il servizio di sacrestano!

Il CPAE scaduto il 31.12.2005 è stato ricostituito da poco come annuncia Raggio Aprile 2007 e del problema ASILO non ne parla. Povera Parrocchia costruita da Don Natale!

 

Del  futuro dell’ ASILO di don Natale ci sarà molto da dire; sarà  necessario un capitolo a parte che  riferisca  le   “gesta” di chi ha distrutto questa parrocchia.

 

O FELICE, O CARA NOTTE  era il canto natalizio  particolarmente caro  a Don Natale  e sarà oggetto  di  apposito  “intervento”,  commento,    una volta che sarò riuscito  a  “ricostruirlo”    con l’aiuto  di  qualche   persona “di buona  volontà” e  con conoscenza  della  musica.

 

ONORE AL MERITO

In data 17.2.2003 ho suggerito al Parroco di Mille Pertiche che il piazzale di quella chiesa parrocchia fosse intitolato a Don Natale. Mi rispose che da poco era stato dedicato alla Madonna, Regina della Pace. Il 4 marzo 2003 ho suggerito al Comune di Musile come denominare le nuove strade del PEEP di Croce: una in ricordo di "Don Natale Simionato".

E' passata inutilmente l'occasione del cinquantenario della morte.

Parrocchia ingrata e Comune insensibile non hanno provveduto in tempo debito ed il giorno 28.10.2005 io ho cercato di rimediare così era poco ma meglio che niente.

Solo il 3 aprile 2007 ho trovato la targa, messa probabilmente il giorno prima, che riconosce ufficialmente la dedica della strada a Suo nome: eccola

*** UN PRETE FUORI DALL’ORDINARIO

Don Natale  era un uomo, anzi UN PRETE straordinario perché così lo volle la Provvidenza e lui "stette al gioco". Sentite queste:

 

La frutta non si ruba

Una notte alcuni giovanotti andarono a rubargli le pere nel "bròlo" (= orto/giardino/parco) che si estendeva dove ora sorgono il piazzale dell'Oratorio e la canonica). Don Natale, andando a celebrare la messa (delle cinque del MATTINO), si accorse ed avrebbe detto "LASCIATENE ALCUNE ANCHE PER ME" e proseguì verso la chiesa. Finita la Messa e la recita del breviario ritornando in canonica si fermò sotto il pero sul quale c'erano ancora, come trattenuti da una invisibile rete, i malcapitati ai quali lui rivolse l'invito a non farlo più. Alla fine li liberò (con la sua benedizione) dall' "incantesimo" (non si trattava di incantesimo, di magia, ma di poteri straordinari ESERCITATI IN NOME di DIO) e poterono scendere (o uscire).

E' da pensare che quelle persone non abbiano fatto più dispetti a quel parroco (né ad altri) o furti anche perché si dice che era MOLTO CARITATEVOLE da morire in povertà (acquisto di tele, stoffe, per regalarle ai poveri) e lui la frutta gliel'avrebbe data tutta se fosse stato necessario. Ma il furto non era ammesso, non è giustificabile.

(Oggi 8.8.2007 ho avuto conferma di questo episodio non solo, ma mi sono stati riferiti nomi e cognomi dei due fratelli protagonisti del fatto da parte di loro parenti.

Pensando all'anno di nascita di uno e che fosse ventenne,  il fatto è capitato verso il 1944. Poiché in quell’anno erano  militari o  prigionieri l’episodio  va anticipato o posticipato  di un paio di anni però  resta la verità del fatto ed è da notare che la “punizione”  toccava proprio l’orgoglio di uno che  era notoriamente  molto  agile  ma dall’albero  non riusciva  a scendere!

 

Le galline e l’uva

Ferdinando Fornasier si rivolse al parroco (e padrone "pro tempore" della "cesura") perché le galline danneggiavano l'uva. Don Natale lo tranquillizzò, non sarebbe più successo! Anche quella "benedizione" attecchì e le galline non danneggiarono più l'uva, con tanto sollievo di " Nano Campaneron" (me lo riferisce il figlio Arnaldo).

 

Passeri voraci

12.6.2011.  Andando alla ricerca  di particolari  su una  vicenda  che riferisco a  parte, ho sentito questo.

Una famiglia,  probabilmente  mezzadri  della Contessa  Lydia Franceschini  sp. De Sangro (1897 - 19??) ,  lamentava  che i passeri  danneggiavano il raccolto del frumento.  Si rivolsero a Don Natale il quale  avrebbe detto  che  anche i passeri dovevano  mangiare.

Perché non rovinassero il raccolto intervenne la sua “benedizione” perché  i passeri   limitassero la  loro azione  ad una zona  ristretta.

 

Il bambino mangia terra   ***  il quartese  si paga

B. A., ora ben avanti negli anni, il 22.2.2005 mi ha raccontato che da piccolo mangiava terra. Sua madre chiese la benedizione a Don Natale ed il bambino non mangiò più terra. Dopo questo episodio che lo riguardava direttamente mi raccontò che una famiglia non corrispose a Don Natale il giusto "quartese" di "pannocchie" (mais) però topi e "pantegane" rovinarono in maniera spropositata il raccolto portato nel granaio. La famiglia chiese la benedizione, integrò il quartese non corrisposto dopo di che topi e ratti si ritirarono.

 

Le formiche

Nello stesso giorno (22.5.2005)  ho raccolto altre due testimonianze identiche tra loro. Le formiche avevano attaccato, rovinavano l'allevamento dei bachi da seta (in casa S. ed in casa F.) le famiglie chiesero a Don Natale la benedizione e l'inconveniente cessò.

Il giorno 6 giugno 2011 un amico mi ha raccontato  che sua madre  aveva  notato una  insolita, fastidiosa, abbondante  presenza di formiche nella culla della figlia (sua sorella,  classe 1950).  La  madre  chiese  la benedizione di Don Natale, il quale  le disse  “ABBI FEDE”.   Il giorno dopo le formiche non si fecero vive attorno alla culla della bambina.

 

Tacchini ritornati

Oggi 7.8.2007 ho parlato con il signor D. A. (e con sua moglie D. L.) da poco venuti ad abitare nel nuovo quartiere di Croce. Il signor A. mi ha raccontato che Sua Madre (Regina D'A.) aveva costatato la mancanza (furto) dei "pitoni" (ossia tacchini) che, ovviamente, erano una risorsa non indifferente per la famiglia (allora abitavano a Lazzareto, quindi parrocchia di Croce). Riferì la cosa a Don Natale il quale la rassicurò: "chi aveva rubato i tacchini si sarebbe pentito" (o "avrebbe avuto di che pentirsi", a tanti anni di distanza difficile capire il senso delle parole dette in dialetto) e la rimandò a casa.

La signora Regina tornò a casa e ritrovò i suoi "pitoni", i suoi tacchini e riconobbe il fatto come straordinario di cui ringraziare Don Natale e CHI egli rappresentava in maniera degna. (fine della aggiunta 7.8.2007)

 

Diarrea educativa

A fine luglio 2009 ho raccolto questa “storiella”.

Un giovanotto si prese gioco (credo che sia eccessivo dire  “insultò”) di Don Natale  che passava per la strada definendolo  “sacco di carbone”   (per via  della tonaca nera che indossava come tutti i preti di allora).

Don Natale andò per la sua strada ed il ragazzo  dovette   andare    al cesso     e  molte  volte      tanto  da preoccupare  la madre.

Parlando delle  strano “fenomeno”  e delle possibili cause, venne fuori la  storia dell’ epìteto   “sacco di carbone” affibbiato al Parroco.

La  madre andò a chiedere scusa  a Don Natale  ed il figlio guarì  dalla diarrea e forse anche  dal vizio di  parlare a sproposito.

****

Un caso simile (se non lo stesso leggermente modificato) mi è stato raccontato  dall’amico  che mi ha raccontato delle  formiche nella culla della sorella.

Un giovanotto (che dovrebbe essere stato anche vicino, molto vicino,  di casa di Don Natale)  avrebbe  fatto dell’ironia, preso in giro Don Natale  perché  viaggiava con il calesse, avrebbe mormorato perché Don Natale usando quel mezzo di trasporto si sarebbe  dato delle  “arie”.  Anche  questo  giovanotto dovette ricorrere al  cesso  finché  non ottenne “il perdono”  di Don Natale.

(NOTA: Don Natale ebbe il cavallo fino verso  il 1947-1948,  dopo che il cavallo morì, usò il triciclo motorizzato ricordato all’inizio).

 

 

Il tabernacolo aperto

La ieri sera  (20.5.2013)  ho appreso  anche questa  da un parrocchiano   non tanto  vecchio  ma   attendibile  come  preciso  più  avanti.

Don Natale  era  ormai  vecchiotto  e  qualcuno  riteneva  giunta l’ora  che  lasciasse  il posto 

Un giorno  (potrebbe essere stato  verso il  19??????)  Don Natale  dimenticò  di chiudere  il  Tabernacolo  e  quella  dimenticanza  fu  sfruttata  da  un gruppo   (  fabbricieri  ???  tra i quali  un  famigliare  del mio  informatore)   per  andare a riferire  al  Vescovo   e  chiedere  un nuovo  parroco,  più  giovane,  meno  distratto..

Don  Natale   capi  (da  solo  ?    su  informazione  di  qualche   dissenziente     non  si  sa)  e  nella  stessa  giornata  avrebbe  commentato     pressappoco  così 

Se ne pentiranno ! 

Gli ambasciatori del  dissenso  furono  colpiti  da  diarrea  ?????  per  alcuni giorni  

Alla  fine  si  scusarono  e  guarirono.

 

PARENTESI.  Oggi 21.12.2015 devo inserire questa parentesi

 

Andando alla  ricerca di elementi che mi permettano di ricostruire  decentemente il canto “O FELICE, O CARA NOTTE”   ho raccolto queste due  testimonianze  sui  “poteri”  di Don Natale.

Una  famiglia  fossaltina  aveva  anche una  scrofa.

I suoi allegri e famelici maialini  lasciavano tracce di latte sui suoi  capezzoli  e dei parassiti  (vespe)  andavano a fare “rifornimento”  di  latte   ma  evidentemente  con il loro  pungiglione  facevano anche del male alla  povera  scrofa. Un male, un fastidio  che  divenne  grave.  Allora  il  proprietario dell’animale  chiese  la  benedizione di Don Natale.

La  fede del richiedente e la benedizione di Don Natale  produssero l’effetto  sperato e la  scrofa, liberata dall’assedio delle vespe,   poté  nutrire  normalmente i suoi  maialini.

Il  secondo “miracolo”  riguardava  direttamente Don Natale.

Non so se Don Natale  fosse troppo  pesante  o il suo  cavallo fosse  troppo  forte,  fatto sta  che  una  stanga della sua  carrozza  si  ruppe  e  bisognava  sostituirla.

Don Natale  chiese  ad una famiglia di Croce  il legno  adatto (acacia)  per  fare la nuova  stanga, ma gli fu  negato. Il boschetto, da cui  quella  famiglia  ricavava tutte le  acacie per le proprie necessità ma non una per Don Natale,  deteriorò e mori.

Ognuno si  faccia la  propria  “risatina”, i propri  commenti.

Io  ho  riportato  fedelmente  quello  che  quella  persona, classe 1931,  mi  ha raccontato per  conoscenza  diretta di cose capitate verso il 1943.

Ha aggiunto anche  un episodio simile  a  quello già  riportato riferendomi che in un campo    di frumento, che la  famiglia aveva  in prossimità di Capo Sile,  i passeri facevano danni. Ricorsero a Don Natale  che “suggerì”  di  lasciare  un  angolo per i passeri che, pure essi, dovevano vivere e quindi mangiare.  Così fu  fatto.  I passeri distrussero  completamente  il frumento loro  “riservato”   mentre  la  famiglia poté  portare  a  casa  il frumento “spettante”.

Fine della  parentesi 21.12.2015

 

PARENTESI.  Oggi 25.1.2016 devo inserire questa parentesi 

PESCA  FORTUNATA

Un mio vecchio  compagno di scuola elementare mi ha  raccontato  che, con altri  ragazzi,  era  andato a  pescare  lungo un fosso  che  praticamente  si  colloca  tra  Via  Casera  e Via  Cascinelle,  ossia   sul lato nord  della  Treviso Mare  che  allora  non c’era. Quella  volta, (di domenica)   la  pesca, di “tinche”, lucci, “bisati”  (anguille), normalmente utile, non  dava  i  risultati sperati.   Passò Don Natale   che con la  sua carrozza  a  quattro ruote trainata da una  cavalla e guidata dal “nonzolo” Roberto  Finotto. Tornava da   Ca’ Malipiero  dove aveva celebrato la Santa Messa.   Si  fermò  a  parlare con i ragazzi  e  saputo che  stavano pescando  chiese un pesce  per lui.  Ma  il pesce  non c’era  e  glielo spiegarono.

Don Natale  li rassicurò,  raccomandò loro  di portargliene  se  ne  avessero  preso e promise  di  pregare.

Don Natale  continuò  per  la sua  strada   ed i ragazzi  a  lavorare   con  tre    “schirai”  o  “bartoei”.

Il lavoro, continuato come  da  suggerimento,  diede  i frutti sperati,  anche  abbondanti.   Il mio amico portò a Don Natale  tre/quattro tinche frutto della  pesca  fortunata se non miracolosa. Don Natale commentò: “hai visto che  le mie  preghiere  contano ?”.   

Per verifica e per  collocamento del fatto nel tempo  esatto, ho chiesto a Roberto Finotto  quando  prestò il  servizio di  “nonzolo” e cocchiere  per  Don Natale.  Mi ha detto verso il 1951. Prima  è da  escludere (sarebbe stato troppo giovane) e verso il 1952  Don Natale sostituì la  cavalla  con il triciclo  motorizzato  perché   la  spesa  era  minore di quella del mantenimento della  cavalla.  Così Roberto  Finotto  cambiò qualifica  da  cocchiere a  “safer” (Chaufer  ?)   autista .

Riscontro. Dei tre compagni uno  è già morto da qualche anno, uno (con cui ho parlato genericamente per  non “suggerire”) non ricorda.  Il terzo ricorda  che  andava  a pescare lungo quei fossi, ma non ricorda  il particolare della pesca  benedetta  da  Don Natale.

Quindi non ho  avuto la  conferma del fatto specifico ma  almeno  ho trovato riscontro del fatto di pescare lungo quei  fossi.

Qui di seguito  riporto un disegno  di quella  che  poteva essere la  carrozza  usata da Don Natale.

Caratteristiche:  Quattro ruote, due  posti (il cocchiere  siede  accanto al passeggero), trainata  da un cavallo (tra le stanghe, non due attaccati ad un timone),   il mantice  era  di  tipo  rotondo,  a  cupola. FOTOPARROCCHIA\CARROZZAridDonNatale.jpg 

***

Quel mio  amico mi raccontò anche  altri due  fatti    “strani”.

Il primo riguarda proprio casa  sua,  il  secondo il paese di Croce.

La  scrofa della famiglia del mio amico ebbe la  cucciolata  di  maialini ma  non li allattava. Il padre dell’amico chiese la  benedizione a Don Natale  ed  in seguito la scrofa  allattò regolarmente i suoi piccoli.

Per il secondo caso non mi ha  indicato  un periodo, che potrebbe essere anche prima del 1923  quando i miei non erano ancora venuti a  Croce. Il Piave, come  tante  volte  (e noi ricordiamo quella del 1966) ebbe  una  piena   importante.

Parroco e  famiglie  si recarono sull’argine a  pregare per  scongiurare il pericolo. I presenti avrebbero  visto  l’acqua del Piave  alzarsi  al centro del fiume   ma non  vicino all’argine.  Non ci fu tracimazione,  non ci furono  conseguenze  dannose.   Fu miracolo?  Fu illusione? Io non c’ero; riferisco il racconto non di testimone  oculare ma di persona credibile che lo ha sentito in famiglia e/o dalla gente di Croce.

 

Fine  della  parentesi 25.1.2016

 

VOCAZIONI ADULTE

Non é da dimenticare un altro particolare in cui Don Natale ebbe certamente un ruolo importante: quello di due vocazioni "Adulte"

Paludetto GENNARO nacque il 2.4.1904 ( o 31.3.1904 ?); suo fratello ANTONIO nacque il 31.8.1911 e vissero, come tutti i giovani di Croce lavorando per mantenere se stessi e la famiglia. Gennaro lavorò allo "stabilimento" (Jutificio) di Mussetta ed aveva anche la fidanzata; Antonio presso il forno da pane di Calderan. Una scottatura o infortunio sul lavoro fu l'occasione in cui capì la chiamata alla quale rispose "SI".

Il 2 luglio 1933 Gennaro (29 anni) fu consacrato sacerdote con il nome di Padre BASILIO di S. Anna Foto . Nel 1938 Antonio (27 anni) fu consacrato sacerdote con il nome di Padre GERMANO. Qui lo vediamo in una fotografia gentilmente consegnatami dalla nipote Amalia. Gli sono a sinistra la sorella e quindi Padre Basilio davanti la loro madre: Foto. Entrambi nell'ordine dei Carmelitani (Scalzi) nel quale restarono fino alla fine. Eccoli assieme in una fotografia moderna Foto. Morirono rispettivamente il 13.4.1987 a Treviso (P. Basilio) ed il 10.3.1990 a Palermo (P. Germano) che volle andare in Sicilia dove, a Mazara del Vallo (Trapani), era stato profugo dopo la disfatta di Caporetto con il padre che li morì. Foto Queste due VOCAZIONI ADULTE, ed in questo "adulte" sta l'eccezionalità, maturarono sotto la guida o, almeno, l'esempio di Don Natale. (Altre FOTO di Padre Basilio nei "ricordi" ("santini") del 50° di sacerdozio celebrato il 18.9.1983 e per il trigesimo dalla morte ricordato il 17.5.1987).

 

Un “simpaticone

Don Natale mi pare che complessivamente sia considerato e da  considerare un uomo se non  duro, severo (come sembra nel caso dei confini con la Parrocchia di Musile)  almeno come  fermo, prudente.

Un episodio, riferitomi in maniera generica, sbiadita dalla memoria, il giorno 5.5.2011 da una persona classe 1923 circa, ora residente a Fossalta  e  confermatomi (sempre in modo  generico) da altra fonte  il giorno  12.6.2011 lo qualifica anche diversamente

A Mille Pertiche, quando era parroco Don Antonio Marcon   (1948-1968), quindi nei primi anni cinquanta, sarebbe  stata fatta una cerimonia per inaugurare qualcosa. Don Natale,  che  aveva  fondato quella parrocchia,  avrebbe  considerato una  scortesia  il non essere stato invitato.  Allora  partecipò di sua  iniziativa, senza  invito, presentandosi in maniera  “sorniona”  furbesca.  Questo episodio è riferito senza  particolari (anche perché sono passati  più di 60 anni) ma  è senz’altro vero e denota  una personalità certamente dotata di un certo  “humor”.

***

Ho già  riferito sopra  del  caso  del furto di frutta  punito  con l’impossibilità di discendere  dall’albero. Nel Pomeriggio del  25.1.2016  mentre  “andavo in giro” per la  ricostruzione  di  O FELICE O CARA NOTTE ho incontrato  un mio vecchio compagno delle elementari (che  ha  circa tre anni più di me) e gli ho  chiesto se si ricordava  delle  Rogazioni  nella  sua  zona. Naturalmente abbiamo  Parlato di Don Natale e lui  spontaneamente  mi ha ricordato la punizione dei ladruncoli di frutta,  non quelli noti  e già riferiti ma  con  protagonisti più giovani, suoi coetanei.

Questi,  non ricordo se  “incollati” all’albero  o no  comunque  non  riuscivano a  mangiare  la frutta  nonostante  che  Don Natale,  sornione,  ironico,   provocatorio,  li  invitasse  a  mangiarne  senza  riguardo. 

Il mio amico riferiva  di  aver sentito  la  storia ( incapaci di scendere  e di  mangiare)  direttamente  dai  giovani  responsabili che  la riferivano ai ragazzi più giovani (per  vantarsi oppure  per  “avvertire” di non prendersela  con Don Natale ? Non so  il tono,  il  contesto)  Quindi  è una  testimonianza  di prima  mano  e credibile  perché  quel mio  amico non è il tipo che si  inventa  storie  e mi ha  raccontato  quella della  pesca  lungo il  fosso in cui  era coinvolto.

 

Un uomo così merita più di una targa stradale!

 

Gennaio 2015

Ho già  scritto  genericamente  che  Don Natale  era  generoso.

Ora  devo  scrivere,  precisamente,  che  Don Natale  fu  generoso e che la sua  generosità  è  stata  ripagata  con l’INGRATITUDINE,  che  conviene non  precisare per riguardo a  viventi  ma non  si deve  dimenticare   completamente  per   riguardo alla verità.    Basti  questa  parola   tratta  da una  frase  celebre:   “Quoque   . . . ”.

 

Per osservazioni suggerimenti scrivi a crocedipiave@libero.it

 

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