Don NATALE SIMIONATO
Idea del
5.3.2005
aggiornamenti e
revisioni:
8.8.2007,
18.8.2009, 12.6.2011, 21.5.2013,
9.1.2015, 24.1.2015, 21.12.2015,
12.04.2016,
26.07.2016
Possiamo
considerarlo un "PATRIARCA" per la Parrocchia di Croce.
Ecco una Foto di DON NATALE . Resistette fino all'ultimo. Antesignano di Papa Giovanni Paolo II, negli ultimi anni, si faceva trasportare a CA' MALIPIERO per celebrare la Santa Messa seduto sul pianale di un triciclo costruito, per la parte meccanica, da Ortensio FORNASIER con i fratelli Marcello ed Alfonso (Arnaldo era ancora piccolo) e, per la parte in legno, da Giuseppe ("Beppi") PALUDETTO. Quel triciclo era guidato da ROBERTO FINOTTO (sagrestano 1951-1961), ELIA DANIELI (che sostituì Roberto nel periodo del servizio militare 1954-1956), SERGIO DARIOL (detto Toni) ma anche da PINO (Giuseppe) PIVETTA.
Ecco un DISEGNO, ricostruito, del triciclo ed una fotografia scattata recentemente su un triciclo più piccolo ma simile a quello utilizzato da Don Natale FOTO . Era azionato da un motore ("ALPINO"). Per agevolare la salita/discesa di Don Natale era stato applicato sulla parte anteriore un apposito gradino ribaltabile.
Nacque a SDRàUSSINA (ora: Poggio Terzarmata) in Comune di Sagrado (GO) sulla sponda sinistra dell’Isonzo all’altezza di GRADISCA D'ISONZO il giorno 24.12.1866. Morì a Croce il giorno 10.3.1955
Era stato a Croce come
cappellano dal 1893 al 1895. Il 14 marzo 1897 risulta ritornato a Croce
sempre come cappellano con il parroco Don Sebastiano BUSNARDO (il quale ha
firmato il primo battesimo in dicembre 1858 e morirà nel novembre 1897). Nel
1898 Don Natale è stato nominato Parroco. Complessivamente è stato qui circa 60
anni. (V. Raggio luglio 1989, pag. 10) In questa foto del 1899, vista il 1°
aprile 2007 presso Marcello Fornasier, lo vediamo assieme al padre (Vincenzo)
ed alla madre (Leban Maria) FOTO
Profugo a S. LAZZARO PARMENSE (PR) dal 6.11.1917 (il 24.10.1917era iniziata l'offensiva di Caporetto e la disfatta). Ritornò a Croce dopo la vittoria del 4.11.1918. Prima di andare profugo portò in salvo i registri parrocchiali (a MEOLO ????) Sopportò, ovviamente, anche la seconda guerra mondiale.
OPERE
*** Ricostruzione della chiesa distrutta dalla guerra come dimostra questa FOTOGRAFIA ma allungando il presbiterio (verso dietro). Fu ampliata nel 1936 con la costruzione di due cappelle laterali e della sacrestia dietro il presbiterio.
Questo è l' INTERNO DELLA CHIESA ricavato da una cartolina del 1960 circa e qui in una fotografia del 1967 FOTO MATRIMONIO
All'esterno (lato ovest ove nell’autunno 2005 è stata costruita la "cucina" per i cristiani "da ingrasso") era stato predisposto un "vespasiano".
Sull'altare maggiore fu collocato un dipinto che raffigurava il Ritrovamento della Croce fatto a cui è intitolata la parrocchia e che vediamo in questa FOTOGRAFIA . Nel 1973 quell'opera d'arte realizzata nel 1927 da Gino Borsato (Treviso 1905 - 1971) è stata "declassata" per dare spazio ad un crocifisso ligneo che NON ricorda il ritrovamento della Santa Croce ma ricorda qualcos'altro che non conviene nominare.
Il quadro sull'altare della "Madonna del Carmine" è del 1936. Autore: Martina da Oderzo (RAGGIO, Gennaio 2002 pag. 21)
*** Costruzione del NUOVO campanile separato dalla chiesa, in sostituzione di quello incorporato con la chiesa e distrutto con essa. In questa FOTO vediamo la CHIESA ed il CAMPANILE prima della distruzione 1917-1918. Era alto circa 30 metri.(Nella foto si può notare il muro che divideva il sagrato (e cimitero, non dimentichiamolo!) dalla strada, sostituito con i "paracarri" tolti anche essi e rimessi nel 2003).
All'interno del campanile, sul lato est, una lapide con quattro righe ricorda la costruzione.
TURRIS
PULCHRIOR *** RURSUM CONSTRUCTA *** NOVA SEDE ANNO 1926 *** VII POST BELLUM ***
(Torre
costruita nuovamente, più bella ed in nuovo posto nel 1926, settimo anno dopo
la guerra)
Torre
che potete vedere in chiave "futurista" e "polemica" in
altra parte di questo "sito". Don Natale saprà comprendermi e
perdonarmi; forse è lui che mi ha ispirato, lui che, ebbe
questa fermezza.
All’inizio del 1947 morì, abbastanza giovane, il signor U. S.
La guerra era finita da un anno e mezzo e la gente da una parte aveva bisogno di usare finalmente la libertà di espressione proibita dal fascismo e dall’altra aveva la ancora forza morale di combattere apertamente per le proprie idee come aveva già fatto per liberarsi dalla dittatura.
In questo clima gli amici (che forse sarebbe doveroso chiamare “compagni”) di U. ritennero giusto accompagnare l’amico al cimitero sventolando la bandiera rossa. A questo punto l’intervento coerente di Don Natale: O via la “bandiera rossa” o via lui ed il crocifisso.
*** Aggiornamento 26 luglio 2016.
Questa mattina cercavo precisazioni su un Caduto del 1915 - 1918 che risulta ricordato sul nostro monumento ma non nell’ ALBO D’ORO dell’ ONORCADUTI consultabile in internet.
Per la precisione, nell’ALBO D’ORO mancano i nomi di una decina dei 61 + 3 Caduti di Croce. I motivi sono vari: Due sono morti in Libia nel 1911-1912; per alcuni è riportato sbagliato il nome del padre, ma forse il motivo più frequente è che alcuni degli assenti non sono morti in tempo di guerra, ma nel 1919, 1920 o dopo, per malattia conseguenza della guerra (ma anche in questo caso hanno diritto alla menzione nell’ALBO D’ORO). Di uno di questi “assenti” avevo ed ho difficoltà a recuperare notizie perché di quella stirpe qui, ora, non ci sono rappresentanti. Comunque cercavo i dati anagrafici partendo da quella che ritengo sua madre, morta qui a Croce dopo aver raggiunto i 100 anni.
A questo punto il bello ed interessante.
Un nostro compaesano (ReMa) riferisce che il giorno del centesimo compleanno (26.11.1954) i rappresentanti del Comune (a guida COMUNISTA) portarono alla festeggianda un mazzo di rose rosse. Don Natale arrivato alla festa della sua parrocchiana e non abituato alla “galanteria” dei colori, fu colpito da quel rosso che per lui era simbolo del comunismo (e tanti ne rivendicano ancor oggi l’ esclusività). Quindi a scanso di dubbi e lontano da “compromessi” , egli sottolineò che la presenza del rosso non andava bene nella festa di compleanno di una cristiana perché era e restava un “colore” incompatibile ideologicamente.
Chi mi ha riferito l’episodio allora aveva circa due anni, quindi non è stato testimone diretto. Egli ha ricordato il fatto impresso nella sua mente, perché in casa sua (dove c’era uno dei presenti alla cerimonia testimone) ed in paese, quella considerazione cromatico-politica-religiosa era spesso riferita a riprova della coerenza e fermezza di Don Natale. Fermezza e testimonianza che stride ai nostri giorni quando, anche sull’Oratorio di Croce, sventola la bandiera “arcobaleno” sfruttata tanto per indicare la “PACE” quanto “i recioni”.
**** fine dell’aggiornamento 26.7.2016
La prima pietra del campanile fu benedetta e posata il 19 ottobre 1924. Carlo Sgnaolin detto "TONI", classe 1908, (vedere in questo “sito”: LUNGHE VITE LUNGO IL PIAVE) ricorda che fu inserito nel pavimento della sala funi (ENTRATA) un documento a ricordo dell'inizio dell'opera e di chi si accingeva a realizzarla. Dovrebbe essere come quello (originale) conservato dai figli di Ferdinando Fornasier e che vediamo in questa FOTO; (V. anche Raggio gennaio 2003 pagina 13).
Domenica 4 luglio 1965, finito il Vespero, una tromba d'aria (ciclone) rovinò la croce del campanile e fu ripristinata installando un'enorme impalcatura. Eccola IN QUESTA FOTO (come ricordato (sbagliando mese) su Raggio marzo 2002 pagina 13 e foto di Don Ferruccio)
Il movimento delle campane fu "motorizzato" nel 195 ?????. Nel 1972 fu installata la suoneria automatica delle campane.
Anche l'orologio (con quattro quadranti) che funzionava con i pesi (uno da 200 kg per far battere le ore, uno da 100 Kg. per far muovere gli ingranaggi) è stato sostituito (nel 1980) con un impianto elettromeccanico (??? collegato via radio all'ora esatta nazionale ???). Il Campanile é stato ripulito nel dicembre 2004 e, nell'occasione, l' impianto parafulmine è stato rifatto (con doppio collegamento a terra). In questa occasione è stata sostituita la croce del 1965. Ora la punta della croce (alta 170 centimetri) dovrebbe raggiungere l'altezza di 51, 52 metri (questa volta manutenzione senza impalcature ma con l'intervento di autogru dotata di lunghissimo braccio IN QUESTA FOTO; forse la prossima volta ci sarà l'elicottero personale sulle spalle degli operatori).
***
L’ ORGANO ed il PULPITO
La chiesa è stata costruita/consacrata nel 1731, come ricordava la lapide che è stata distrutta per lasciare posto “alla moderna via Crucis”; La vecchia LAPIDE si può intravvedere in questa fotografia di un matrimonio sopra la testa della sposa e sopra la Croce ...\VECCHIEFOTO\19620602_LAPIDE.jpg oppure in questa del 1988 sopra la testa di Don Primo FOTOPARROCCHIA\LAPIDEFONDAZIONE1988TRIPLORIT.jpg.
Il testo della lapide è stato riscritto su una lastra di marmo
posta sul muro dell’entrata eccolo (FOTOPARROCCHIA\RICORDOFONDAZIONECHIESA.jpg
La chiesa era dotata di ORGANO (Callido) fin dal 1778 (Visita pastorale del Vescovo Francesco Giustiniani). Nel 1939 l'organo fu sostituito con uno più moderno (M° Ravanello 10 registri reali e mantice azionato a mano ( quel mantice l'ho “tirato” (=azionato, mosso) anch'io). Lo suonava "Chechi" (Francesco) Camin (1902-1971) come l'avevano suonato suo padre (nome … ) ed anche suo nonno (Francesco). L' organo è stato rimosso dalla "grandiosa cantoria" nell'agosto del 1959. Per dare l'illusione di musica durante le cerimonie fu messo nella cantoria il vecchio "ARMONIUM" o armonio. Non si sa quale destinazione abbia preso l'organo (Friuli ???). La cantoria fu eliminata e divenne legno da fuoco per la famiglia di Mario Minello verso il 1968-1969. Nel 1975 è stato acquistato il primo organo elettronico; nel 1989 l'organo elettronico liturgico.
La chiesa aveva anche un PULPITO sul muro tra l'attuale battistero e l'altare della Madonna. Anche quello fu eliminato ed andò a finire a… ????? (Treviso???) ecco come lo mostra una foto di matrimonio 1963 ..\VECCHIEFOTO\19631116_PULPITOr.jpg . Mi pare che sulle tre pareti del pulpito c’erano scene che ricordavano la predicazione di Gesù. Sotto il pulpito c’era, e si vede, il confessionale di Don Natale.
Per la precisione i pulpiti erano due. Il secondo pulpito era in legno posato sul pavimento dalla parte opposta del primo, sotto la lapide citata sopra e distrutta. Per la sua forma poco elegante era detto “a’ tina” (il tino); penso sia stato tolto tra la fine degli anni quaranta e l'inizio degli anni cinquanta
*** IL LAMPADARIO Dall'arco che divide la navata dal presbiterio pendeva un grandioso lampadario che andò a finire in …????.
*** LA CORONA , BALAUSTRE, BANCHI, PAVIMENTO
Sopra l'altare c'era una specie di CORONA. Non so dove sia finita
La navata era separata dal presbiterio (Vedere foto già citata: INTERNO CHIESA e MATRMONIO 1967) dalle BALAUSTRE in marmo e da un cancelletto in ottone che è stato costruito nel 1933 dal fabbro CARLO FEDATO, come testimonia (31.7.2011) la figlia Dora (chiamata Dorina)
Nel 1969 i classici BANCHI in legno furono sostituiti con quelli orribili in ferro (riverniciati nel 1991 ) che richiedono, invocano lavori di razionalizzazione se non la sostituzione con altri in stile originario.
Il PAVIMENTO originario della navata e del presbiterio (visibile in qualche foto da inserire) nel 1971 è stato ricoperto con lastre di marmo che hanno nascosto le scritte incise per ricordare nomi e date.
Di queste opere resta solo ricordo fotografico (anche scarso) e, per forza torna in mente il detto: "Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt".
*** OPERE PITTORICHE
Verso il 1949, ricordo personale, fu decorata la volta del presbiterio ma di quest’opera pittorica mi pare che nessuno si ricordi e gliene riconosca il merito. Merito suo, certamente come iniziativa e grazie al contributo della gente che certamente allora era più coinvolta che ora.
RICONFIGURAZIONE DELLA PARROCCHIA
*** Nel 1933-34 cedette alla Parrocchia di Musile la parte del territorio di sua pertinenza che andava da oltre la casa Roncaglia (sull'Argine San Marco) (a Nord) fino a Lazzaretto (a Sud) e ad EST fino verso le "CASE BIANCHE". Pare ci siano state forti questioni con la parrocchia di Musile per questa definizione di nuovi confini.
*** Costruzione della chiesa e costituzione della parrocchia di Mille Pertiche
Lunedi 7 maggio 1934, giorno delle rogazioni, Don Natale ha inaugurato l'oratorio in legno (chiesa in una baracca) con una messa cantata ecco il documento autografo
Gli assaggi del terreno per la costruzione della chiesa sono stati fatti nell'autunno del 1934.
Il 31 agosto 1939, di giovedì, fu celebrata la prima messa nella nuova chiesa succursale delle Mille Pertiche ed il 3 settembre fu celebrata la seconda. Ecco il pro memoria autentico di Don Natale fotocopia documento autografo. La chiesa, sempre della Parrocchia di CROCE, fu affidata al CURATO Don Giuseppe FAVERO. La costituzione di Parrocchia (autonoma ) è del 31.5.1940 sempre affidata a Don Favero, fino al 1948. Don Antonio Marcon è stato parroco dal 1948 al 1968. Dal 13.10.1969 è parroco Don Narciso Balsdassa. (Verso la fine del 2008 (salvo errori) per motivi di salute Don Narciso si è ritirato e da allora la parrocchia è amministrata unitamente con ChiesaNuova e Passarella dal gruppo di sacerdoti residenti a Musile).
Quella chiesa era originariamente e fino all'inizio dei lavori fatti in base a concessione edilizia n. 79 del 19.11.2001 come mostra questo ritaglio di fotografia ricavato dal sito del Comune di Musile FOTO
I lavori citati hanno comportato la risagomatura del sagrato alzandolo al centro (tra strada e chiesa) addolcendo quindi la pendenza dalla strada e riducendo il dislivello tra sagrato ed il pavimento della Chiesa. La scala precedente era alta circa metri 2, 30 ora gli scalini sono solo 3 per un dislivello di circa 50 centimetri. Sui due lati sono stati costruiti due corridoi e due "scivoli" che eliminano le "barriere architettoniche" agevolando così l'accesso a persone con difficoltà motorie.
Queste opere hanno migliorato un poco l'aspetto esterno della Chiesa che è stata realizzata per avere un luogo di culto non un opera d'arte. E' stata costruita molto alta da terra a scapito dell'estetica pensando evidentemente a problemi idraulici. Scelta indovinata se pensiamo all'alluvione del 1966.
In questa FOTO si vede la situazione quando l'acqua era già scesa di una trentina di centimetri.
Lo spazio sottostante la chiesa è stato utilizzato come scuola elementare fino verso l'anno 1945 e come ambulatorio medico anche dopo.
Certo che l'aspetto lascia un poco a desiderare e potrebbe essere migliorato con un "prònao" (sul davanti) e due bussole ai lati che migliorerebbero anche la fruibilità della navata. Anche il campanile potrebbe essere rifinito con una piccola piramide.
Cose difficili a pensare e proporre quando la religiosità e le vocazioni sono piccole e senza prospettiva di miglioramento. Ora (a lavori non completamente finiti ??? per mancanza di finanziamenti ??? ) la chiesa si presenta così : FOTO
*** Avvio dell’ Asilo Infantile "Decor
Carmeli" (nell'ex edificio comunale) LA CUI
GESTIONE nella fine del ventesimo secolo
E' TRISTEMENTE FAMOSA, SCANDALOSA, (il Bilancio dell'anno 1997-1998 non è stato
fatto al 7.4.2007!) RICORDIAMOLO bene.
La DESTINAZIONE di QUELL'IMMOBILE è misteriosa "top secret"! , Da gennaio 2006 si parla (poco e sottovoce) di SPECULAZIONE EDILIZIA CONCORDATA CON UN GROSSO PERSONAGGIO DI CROCE all'INSAPUTA dei parrocchiani figli, nipoti e pronipoti di quelli che lo ACQUISTARONO E PAGARONO con sacrificio. In previsione di questa "operazione" il sagrestano, che era alloggiato in una parte dell'asilo dopo la "fuga" delle suore, è stato "sfrattato". E lui ha abbandonato il servizio di sacrestano!
Il CPAE scaduto il 31.12.2005 è stato ricostituito da poco come annuncia Raggio Aprile 2007 e del problema ASILO non ne parla. Povera Parrocchia costruita da Don Natale!
Del futuro dell’ ASILO di don Natale ci sarà molto da dire; sarà necessario un capitolo a parte che riferisca le “gesta” di chi ha distrutto questa parrocchia.
“O FELICE, O CARA NOTTE” era il canto natalizio particolarmente caro a Don Natale e sarà oggetto di apposito “intervento”, commento, una volta che sarò riuscito a “ricostruirlo” con l’aiuto di qualche persona “di buona volontà” e con conoscenza della musica.
ONORE AL MERITO
In data 17.2.2003 ho suggerito al Parroco di Mille Pertiche che il piazzale di quella chiesa parrocchia fosse intitolato a Don Natale. Mi rispose che da poco era stato dedicato alla Madonna, Regina della Pace. Il 4 marzo 2003 ho suggerito al Comune di Musile come denominare le nuove strade del PEEP di Croce: una in ricordo di "Don Natale Simionato".
E' passata inutilmente l'occasione del cinquantenario della morte.
Parrocchia ingrata e Comune insensibile non hanno provveduto in tempo debito ed il giorno 28.10.2005 io ho cercato di rimediare così era poco ma meglio che niente.
Solo il 3 aprile 2007 ho trovato la targa, messa probabilmente il giorno prima, che riconosce ufficialmente la dedica della strada a Suo nome: eccola
*** UN PRETE FUORI DALL’ORDINARIO
Don Natale era un uomo, anzi UN PRETE straordinario perché così lo volle la Provvidenza e lui "stette al gioco". Sentite queste:
La frutta non si ruba
Una notte alcuni giovanotti andarono a rubargli le pere nel "bròlo" (= orto/giardino/parco) che si estendeva dove ora sorgono il piazzale dell'Oratorio e la canonica). Don Natale, andando a celebrare la messa (delle cinque del MATTINO), si accorse ed avrebbe detto "LASCIATENE ALCUNE ANCHE PER ME" e proseguì verso la chiesa. Finita la Messa e la recita del breviario ritornando in canonica si fermò sotto il pero sul quale c'erano ancora, come trattenuti da una invisibile rete, i malcapitati ai quali lui rivolse l'invito a non farlo più. Alla fine li liberò (con la sua benedizione) dall' "incantesimo" (non si trattava di incantesimo, di magia, ma di poteri straordinari ESERCITATI IN NOME di DIO) e poterono scendere (o uscire).
E' da pensare che quelle persone non abbiano fatto più dispetti a quel parroco (né ad altri) o furti anche perché si dice che era MOLTO CARITATEVOLE da morire in povertà (acquisto di tele, stoffe, per regalarle ai poveri) e lui la frutta gliel'avrebbe data tutta se fosse stato necessario. Ma il furto non era ammesso, non è giustificabile.
(Oggi 8.8.2007 ho avuto conferma di questo episodio non solo, ma mi sono stati riferiti nomi e cognomi dei due fratelli protagonisti del fatto da parte di loro parenti.
Pensando all'anno di nascita di uno e che fosse ventenne, il fatto è capitato verso il 1944. Poiché in quell’anno erano militari o prigionieri l’episodio va anticipato o posticipato di un paio di anni però resta la verità del fatto ed è da notare che la “punizione” toccava proprio l’orgoglio di uno che era notoriamente molto agile ma dall’albero non riusciva a scendere!
Le galline e l’uva
Ferdinando Fornasier si rivolse al parroco (e padrone "pro tempore" della "cesura") perché le galline danneggiavano l'uva. Don Natale lo tranquillizzò, non sarebbe più successo! Anche quella "benedizione" attecchì e le galline non danneggiarono più l'uva, con tanto sollievo di " Nano Campaneron" (me lo riferisce il figlio Arnaldo).
Passeri voraci
12.6.2011. Andando alla ricerca di particolari su una vicenda che riferisco a parte, ho sentito questo.
Una famiglia, probabilmente mezzadri della Contessa Lydia Franceschini sp. De Sangro (1897 - 19??) , lamentava che i passeri danneggiavano il raccolto del frumento. Si rivolsero a Don Natale il quale avrebbe detto che anche i passeri dovevano mangiare.
Perché non rovinassero il raccolto intervenne la sua “benedizione” perché i passeri limitassero la loro azione ad una zona ristretta.
Il bambino mangia terra
*** il quartese si paga
B. A., ora ben avanti negli anni, il 22.2.2005 mi ha raccontato che da piccolo mangiava terra. Sua madre chiese la benedizione a Don Natale ed il bambino non mangiò più terra. Dopo questo episodio che lo riguardava direttamente mi raccontò che una famiglia non corrispose a Don Natale il giusto "quartese" di "pannocchie" (mais) però topi e "pantegane" rovinarono in maniera spropositata il raccolto portato nel granaio. La famiglia chiese la benedizione, integrò il quartese non corrisposto dopo di che topi e ratti si ritirarono.
Le formiche
Nello stesso giorno (22.5.2005) ho raccolto altre due testimonianze identiche tra loro. Le formiche avevano attaccato, rovinavano l'allevamento dei bachi da seta (in casa S. ed in casa F.) le famiglie chiesero a Don Natale la benedizione e l'inconveniente cessò.
Il giorno 6 giugno 2011 un amico mi ha raccontato che sua madre aveva notato una insolita, fastidiosa, abbondante presenza di formiche nella culla della figlia (sua sorella, classe 1950). La madre chiese la benedizione di Don Natale, il quale le disse “ABBI FEDE”. Il giorno dopo le formiche non si fecero vive attorno alla culla della bambina.
Tacchini ritornati
Oggi 7.8.2007 ho parlato con il signor D. A. (e con sua moglie D. L.) da poco venuti ad abitare nel nuovo quartiere di Croce. Il signor A. mi ha raccontato che Sua Madre (Regina D'A.) aveva costatato la mancanza (furto) dei "pitoni" (ossia tacchini) che, ovviamente, erano una risorsa non indifferente per la famiglia (allora abitavano a Lazzareto, quindi parrocchia di Croce). Riferì la cosa a Don Natale il quale la rassicurò: "chi aveva rubato i tacchini si sarebbe pentito" (o "avrebbe avuto di che pentirsi", a tanti anni di distanza difficile capire il senso delle parole dette in dialetto) e la rimandò a casa.
La signora Regina tornò a casa e ritrovò i suoi "pitoni", i suoi tacchini e riconobbe il fatto come straordinario di cui ringraziare Don Natale e CHI egli rappresentava in maniera degna. (fine della aggiunta 7.8.2007)
Diarrea educativa
A fine luglio 2009 ho raccolto questa “storiella”.
Un giovanotto si prese gioco (credo che sia eccessivo dire “insultò”) di Don Natale che passava per la strada definendolo “sacco di carbone” (per via della tonaca nera che indossava come tutti i preti di allora).
Don Natale andò per la sua strada ed il ragazzo dovette andare … al cesso … e molte volte … tanto da preoccupare la madre.
Parlando delle strano “fenomeno” e delle possibili cause, venne fuori la storia dell’ epìteto “sacco di carbone” affibbiato al Parroco.
La madre andò a chiedere scusa a Don Natale ed il figlio guarì dalla diarrea e forse anche dal vizio di parlare a sproposito.
****
Un caso simile (se non lo stesso leggermente modificato) mi è stato raccontato dall’amico che mi ha raccontato delle formiche nella culla della sorella.
Un giovanotto (che dovrebbe essere stato anche vicino, molto vicino, di casa di Don Natale) avrebbe fatto dell’ironia, preso in giro Don Natale perché viaggiava con il calesse, avrebbe mormorato perché Don Natale usando quel mezzo di trasporto si sarebbe dato delle “arie”. Anche questo giovanotto dovette ricorrere al cesso finché non ottenne “il perdono” di Don Natale.
(NOTA: Don Natale ebbe il cavallo fino verso il 1947-1948, dopo che il cavallo morì, usò il triciclo motorizzato ricordato all’inizio).
Il tabernacolo aperto
La ieri sera (20.5.2013) ho appreso anche questa da un parrocchiano non tanto vecchio ma attendibile come preciso più avanti.
Don Natale era ormai vecchiotto e qualcuno riteneva giunta l’ora che lasciasse il posto
Un giorno (potrebbe essere stato verso il 19??????) Don Natale dimenticò di chiudere il Tabernacolo e quella dimenticanza fu sfruttata da un gruppo ( fabbricieri ??? tra i quali un famigliare del mio informatore) per andare a riferire al Vescovo e chiedere un nuovo parroco, più giovane, meno distratto..
Don Natale capi (da solo ? su informazione di qualche dissenziente non si sa) e nella stessa giornata avrebbe commentato pressappoco così
Se ne pentiranno !
Gli ambasciatori del dissenso furono colpiti da diarrea ????? per alcuni giorni
Alla fine si scusarono e guarirono.
PARENTESI. Oggi 21.12.2015 devo inserire questa parentesi
Andando alla ricerca di elementi che mi permettano di ricostruire decentemente il canto “O FELICE, O CARA NOTTE” ho raccolto queste due testimonianze sui “poteri” di Don Natale.
Una famiglia fossaltina aveva anche una scrofa.
I suoi allegri e famelici maialini lasciavano tracce di latte sui suoi capezzoli e dei parassiti (vespe) andavano a fare “rifornimento” di latte ma evidentemente con il loro pungiglione facevano anche del male alla povera scrofa. Un male, un fastidio che divenne grave. Allora il proprietario dell’animale chiese la benedizione di Don Natale.
La fede del richiedente e la benedizione di Don Natale produssero l’effetto sperato e la scrofa, liberata dall’assedio delle vespe, poté nutrire normalmente i suoi maialini.
Il secondo “miracolo” riguardava direttamente Don Natale.
Non so se Don Natale fosse troppo pesante o il suo cavallo fosse troppo forte, fatto sta che una stanga della sua carrozza si ruppe e bisognava sostituirla.
Don Natale chiese ad una famiglia di Croce il legno adatto (acacia) per fare la nuova stanga, ma gli fu negato. Il boschetto, da cui quella famiglia ricavava tutte le acacie per le proprie necessità ma non una per Don Natale, deteriorò e mori.
Ognuno si faccia la propria “risatina”, i propri commenti.
Io ho riportato fedelmente quello che quella persona, classe 1931, mi ha raccontato per conoscenza diretta di cose capitate verso il 1943.
Ha aggiunto anche un episodio simile a quello già riportato riferendomi che in un campo di frumento, che la famiglia aveva in prossimità di Capo Sile, i passeri facevano danni. Ricorsero a Don Natale che “suggerì” di lasciare un angolo per i passeri che, pure essi, dovevano vivere e quindi mangiare. Così fu fatto. I passeri distrussero completamente il frumento loro “riservato” mentre la famiglia poté portare a casa il frumento “spettante”.
Fine della parentesi 21.12.2015
PARENTESI. Oggi 25.1.2016 devo inserire questa parentesi
PESCA FORTUNATA
Un mio vecchio compagno di scuola elementare mi ha raccontato che, con altri ragazzi, era andato a pescare lungo un fosso che praticamente si colloca tra Via Casera e Via Cascinelle, ossia sul lato nord della Treviso Mare che allora non c’era. Quella volta, (di domenica) la pesca, di “tinche”, lucci, “bisati” (anguille), normalmente utile, non dava i risultati sperati. Passò Don Natale che con la sua carrozza a quattro ruote trainata da una cavalla e guidata dal “nonzolo” Roberto Finotto. Tornava da Ca’ Malipiero dove aveva celebrato la Santa Messa. Si fermò a parlare con i ragazzi e saputo che stavano pescando chiese un pesce per lui. Ma il pesce non c’era e glielo spiegarono.
Don Natale li rassicurò, raccomandò loro di portargliene se ne avessero preso e promise di pregare.
Don Natale continuò per la sua strada ed i ragazzi a lavorare con tre “schirai” o “bartoei”.
Il lavoro, continuato come da suggerimento, diede i frutti sperati, anche abbondanti. Il mio amico portò a Don Natale tre/quattro tinche frutto della pesca fortunata se non miracolosa. Don Natale commentò: “hai visto che le mie preghiere contano ?”.
Per verifica e per collocamento del fatto nel tempo esatto, ho chiesto a Roberto Finotto quando prestò il servizio di “nonzolo” e cocchiere per Don Natale. Mi ha detto verso il 1951. Prima è da escludere (sarebbe stato troppo giovane) e verso il 1952 Don Natale sostituì la cavalla con il triciclo motorizzato perché la spesa era minore di quella del mantenimento della cavalla. Così Roberto Finotto cambiò qualifica da cocchiere a “safer” (Chaufer ?) autista .
Riscontro. Dei tre compagni uno è già morto da qualche anno, uno (con cui ho parlato genericamente per non “suggerire”) non ricorda. Il terzo ricorda che andava a pescare lungo quei fossi, ma non ricorda il particolare della pesca benedetta da Don Natale.
Quindi non ho avuto la conferma del fatto specifico ma almeno ho trovato riscontro del fatto di pescare lungo quei fossi.
Qui di seguito riporto un disegno di quella che poteva essere la carrozza usata da Don Natale.
Caratteristiche: Quattro ruote, due posti (il cocchiere siede accanto al passeggero), trainata da un cavallo (tra le stanghe, non due attaccati ad un timone), il mantice era di tipo rotondo, a cupola. FOTOPARROCCHIA\CARROZZAridDonNatale.jpg
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Quel mio amico mi raccontò anche altri due fatti “strani”.
Il primo riguarda proprio casa sua, il secondo il paese di Croce.
La scrofa della famiglia del mio amico ebbe la cucciolata di maialini ma non li allattava. Il padre dell’amico chiese la benedizione a Don Natale ed in seguito la scrofa allattò regolarmente i suoi piccoli.
Per il secondo caso non mi ha indicato un periodo, che potrebbe essere anche prima del 1923 quando i miei non erano ancora venuti a Croce. Il Piave, come tante volte (e noi ricordiamo quella del 1966) ebbe una piena importante.
Parroco e famiglie si recarono sull’argine a pregare per scongiurare il pericolo. I presenti avrebbero visto l’acqua del Piave alzarsi al centro del fiume ma non vicino all’argine. Non ci fu tracimazione, non ci furono conseguenze dannose. Fu miracolo? Fu illusione? Io non c’ero; riferisco il racconto non di testimone oculare ma di persona credibile che lo ha sentito in famiglia e/o dalla gente di Croce.
Fine della parentesi 25.1.2016
VOCAZIONI ADULTE
Non é da dimenticare un altro particolare in cui Don Natale ebbe certamente un ruolo importante: quello di due vocazioni "Adulte"
Paludetto GENNARO nacque il 2.4.1904 ( o 31.3.1904 ?); suo fratello ANTONIO nacque il 31.8.1911 e vissero, come tutti i giovani di Croce lavorando per mantenere se stessi e la famiglia. Gennaro lavorò allo "stabilimento" (Jutificio) di Mussetta ed aveva anche la fidanzata; Antonio presso il forno da pane di Calderan. Una scottatura o infortunio sul lavoro fu l'occasione in cui capì la chiamata alla quale rispose "SI".
Il 2 luglio 1933 Gennaro (29 anni) fu consacrato sacerdote con il nome di Padre BASILIO di S. Anna Foto . Nel 1938 Antonio (27 anni) fu consacrato sacerdote con il nome di Padre GERMANO. Qui lo vediamo in una fotografia gentilmente consegnatami dalla nipote Amalia. Gli sono a sinistra la sorella e quindi Padre Basilio davanti la loro madre: Foto. Entrambi nell'ordine dei Carmelitani (Scalzi) nel quale restarono fino alla fine. Eccoli assieme in una fotografia moderna Foto. Morirono rispettivamente il 13.4.1987 a Treviso (P. Basilio) ed il 10.3.1990 a Palermo (P. Germano) che volle andare in Sicilia dove, a Mazara del Vallo (Trapani), era stato profugo dopo la disfatta di Caporetto con il padre che li morì. Foto Queste due VOCAZIONI ADULTE, ed in questo "adulte" sta l'eccezionalità, maturarono sotto la guida o, almeno, l'esempio di Don Natale. (Altre FOTO di Padre Basilio nei "ricordi" ("santini") del 50° di sacerdozio celebrato il 18.9.1983 e per il trigesimo dalla morte ricordato il 17.5.1987).
Un “simpaticone”
Don Natale mi pare che complessivamente sia considerato e da considerare un uomo se non duro, severo (come sembra nel caso dei
confini con la Parrocchia di Musile)
almeno come fermo, prudente.
Un episodio, riferitomi in maniera generica, sbiadita dalla memoria, il
giorno 5.5.2011 da una persona classe 1923 circa, ora residente a Fossalta e
confermatomi (sempre in modo
generico) da altra fonte il
giorno 12.6.2011 lo qualifica anche
diversamente
A Mille Pertiche, quando era parroco Don Antonio Marcon (1948-1968), quindi nei primi anni
cinquanta, sarebbe stata fatta una
cerimonia per inaugurare qualcosa. Don Natale,
che aveva fondato quella parrocchia, avrebbe
considerato una scortesia il non essere stato invitato. Allora
partecipò di sua iniziativa,
senza invito, presentandosi in
maniera “sorniona” furbesca.
Questo episodio è riferito senza
particolari (anche perché sono passati
più di 60 anni) ma è senz’altro
vero e denota una personalità certamente
dotata di un certo “humor”.
***
Ho già riferito sopra del
caso del furto di frutta punito
con l’impossibilità di discendere
dall’albero. Nel Pomeriggio del
25.1.2016 mentre “andavo in giro” per la ricostruzione
di O FELICE O CARA NOTTE ho
incontrato un mio vecchio compagno delle
elementari (che ha circa tre anni più di me) e gli ho chiesto se si ricordava delle
Rogazioni nella sua
zona. Naturalmente abbiamo
Parlato di Don Natale e lui
spontaneamente mi ha ricordato la
punizione dei ladruncoli di frutta, non
quelli noti e già riferiti ma con
protagonisti più giovani, suoi coetanei.
Questi, non ricordo se “incollati” all’albero o no
comunque non riuscivano a
mangiare la frutta nonostante
che Don Natale, sornione,
ironico, provocatorio, li
invitasse a mangiarne
senza riguardo.
Il mio amico riferiva di aver sentito
la storia ( incapaci di scendere e di
mangiare) direttamente dai
giovani responsabili che la riferivano ai ragazzi più giovani
(per vantarsi oppure per
“avvertire” di non prendersela
con Don Natale ? Non so il
tono, il
contesto) Quindi è una
testimonianza di prima mano e
credibile perché quel mio
amico non è il tipo che si
inventa storie e mi ha
raccontato quella della pesca
lungo il fosso in cui era coinvolto.
Un uomo così merita più di una targa stradale!
Gennaio 2015
Ho già scritto genericamente che Don Natale era generoso.
Ora devo scrivere, precisamente, che Don Natale fu generoso e che la sua generosità è stata ripagata con l’INGRATITUDINE, che conviene non precisare per riguardo a viventi ma non si deve dimenticare completamente per riguardo alla verità. Basti questa parola tratta da una frase celebre: “Quoque . . . ”.
Per osservazioni
suggerimenti scrivi a crocedipiave@libero.it
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