BARACCHE
Le
baracche sono costruzioni precarie, prefabbricate, generalmente in legno, da
montare in tempi brevi per fare fronte a terremoti, alluvioni, guerre e disastri vari.
La
loro vita prevista, programmata, quindi
è breve ma alle volte diventa lunga o lunghissima.
A
Croce ce n’erano un po’ dovunque ed in particolare sulla via Croce tra il
passaggio a livello e la strada statale Triestina come mostrato in questa
piantina BARACCOPOLI 001.jpg. Spesso erano
baracche usate dai soldati della guerra del 1918, magari provenienti da altri
luoghi, e ricostruite qui per le
famiglie del posto, altre volte furono costruite appositamente.
Eccone
una fotografata il 15.8.2004 tra Capo
d’Argine a Losson (Racc. n. 62) accanto ad una casa in muratura sul cui
intonaco si vedono ancora benissimo i segni provocati da pallottole e
schegge BARACCALOSSON.jpg .
Il
due ottobre 1927 fu inaugurato il monumento ai caduti di Croce ed il cippo alla
memoria del Capitano Tito Acerbo medaglia d’oro con il concorso di tante
personalità del tempo e del fotografo ufficiale Ferruzzi che ha
documentato (per il governo e per il
Gazzettino) la cerimonia ma anche le cose secondarie.
In
questa fotografia BARACCAPIAZZA2ott1927.jpg scattata evidentemente dall’ultimo piano
dell’attuale asilo (la scuola fu costruita tra il 1929 e 1930) si vede il primo piano il monumento ancora
coperto dal telo ma un poco in dietro sulla sinistra, quindi nel cortile
dell’attuale casa popolare, si nota una baracca intera e parte di una
seconda. A ridosso della chiesa, davanti
al nuovo campanile costruito da qualche anno si vede il tetto di una grande
baracca che probabilmente fungeva da chiesa.
In
questa foto, che ritrae un momento della inaugurazione del cippo, di quella
grande baracca vediamo il lato verso la strada sul quale era posta
l’entrata BARACCASAGRATO2ott1927.jpg.
Una
cartolina del tempo ci mostra il cippo al Cap. Acerbo e dietro ad esso (dove
ora c’è l’entrata alla farmacia) un’altra baracca BARACCAACERBOexcartolina.jpg.
Nell’angolo in basso a destra si vede bene una gallina la quale ci dimostra che
quello non era esclusivamente il “pra’ delle oche”
Questa
fotografia, fatta dopo la costruzione delle scuole, quindi nel 1930 o dopo, MONUMENTOCROCEANNI3Orit.jpg ci documenta
che dietro la scuole, dove ora c’è la casa
Lorenzon, c’era un’altra baracca. (Si
può notare in basso, davanti al monumento, la vasca in cui cadeva l’acqua della
fontana a getto continuo (pozzo artesiano) perché non c’era ancora l’acquedotto
di “Candelù”).
Vista
la situazione in centro a Croce, diamo una occhiata per il paese.
Come
risulta da una dichiarazione del 15.10.1946 del Sindaco Giacchetto, BARACCAVENDUTArid.jpg nel 1928 il Comune di
Musile vendette per lire 1.000=
a Don Natale Simionato una sua baracca
composta di tre vani su metri 5 x 12. Il Parroco la installò sul terreno della prebenda Parrocchiale ed il
19.11.1946 la donò, al “colono o
mezzadro” Ferdinando Fornasier (detto
“Nano Campaneron”) che la
occupò fino all’alluvione del 4
novembre 1966 (Da notare che donò solo la baracca, con l’obbligo di rimozione,
a tempo debito, a spese del donatario).
Dopo
i patti Santa Sede – Italia (Casaroli –
Craxi) del 14.2.1984 la proprietà della
“Prebenda Parrocchiale” (la “cesura”) passò all’ IDSC. Non ci fu un accordo per la vendita
all’affittuario Alfonso Fornasier il quale, quindi, il 24 aprile del 1994
smontò la propria baracca ed il terreno,
libero, fu venduto ad altri. Le vicende successive sono trattate in
altra parte e la Baracca “visse” una
“seconda vita”.
Eccola in una foto del gennaio 1991 .
A
pochi metri di distanza, sempre in via Argine San Marco, davanti alla casa Vendraminetto esiste anche
ora (2010) una baracca che a suo tempo era usata come camera per i giovanotti
della famiglia. I Vendraminetto si sono insediati in quella casa in tempi
successivi alla prima guerra mondiale. E’ probabile che quella baracca sia
stata installata da loro per le necessità della famiglia; non è chiaro se sia
una di quelle lasciate in giro dall’esercito o se fosse nuova.
Il 31.3.2004 si presentava così BARACCAVENDR1.jpg e BARACCAVENDR2.jpg (come da foto raccoglitore n. 60).
(nel
2019 questa baracca, via via sempre
più cadente, è stata completamente
eliminata.
E
rimasto, se ne, vede il pavimento).
Anche
a casa mia (casa natale, vicina al passaggio a livello) c’era una baracca
risalente al dopo 1918. Nel 1948, dopo la divisione della proprietà, è stata
spostata un poco più ad ovest e la usammo come cucina e come camera durante la
costruzione della nuova casa, poi, per qualche anno, come stalla per la
cavalla, ed poi come cantina.
Resistette all’alluvione del 1966, subì un parziale incendio il 23.5.1969 e fu demolita verso il 1970 quando fu sostituita da una costruzione in blocchi di cemento. Ecco due foto BARACCAINCEND23051969.jpg e BARACCAINCENDIATA150DPI.jpg .
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Sulla
Triestina al n. 1 di Via Gorizia (davanti all’ex osteria “TRE SCALINI” costruita
dalla famiglia Viscardi) esiste la baracca che fu di PRIMO CASONATO (19.6.1908 - 29.6.1992). E’ stata ampliata in
muratura sul lato posteriore ed ai
fianchi BARACCACASONATO.JPG.
Dopo la morte di Primo è stata occupata anche da immigrati arrivati dopo la guerra tra le varie repubbliche Jugoslave.
A
pochi metri di distanza, accanto alla casa di Ovidio De Faveri (noto come Lilo
Fossetta), si può vedere una piccola costruzione, ora ad uso garage ma che
prima era la bottega artigiana di suo padre (Ernesto, carpentiere). Anche
quella era una baracca. Le pareti furono sostituite con un leggero muro mentre
fu conservato il tetto originale della baracca.
Della
Baraccopoli di Via Croce c’è una sola superstite, al civico 129. Eccola il
7.4.2010 BARACCACONTE GINA.JPG, vi
abitava la signora Conte Elvira, detta Gina,
(30.3.1914 - 10.12.1969).
In questa foto la vediamo ampiamente rimaneggiata con la costruzione di una “bussola” - atrio per impedire il contatto diretto tra esterno e l’abitazione e di un “cappotto” per migliorare l’isolamento.
(A
fine 2019 è stata avviata la
sotituzionne con una solida struttura.
Spero di poter fotografare la costruzione completata
e rifininta in ogni
particolare. Auguri a chi
ha intrapreso l’opera ed
anche a me
...)
La famiglia di Umberto Persico, ritiratasi
da zona Capo Sile ( in cui c’era la
malaria) a Croce (zona salubre) si portò appresso una metà di una baracca che
poi fu ulteriormente divisa (con il fratello?). La propria metà è stata
installata in via Triestina in vicinanza di Via Morosina.
Pensavo
di fotografarla ma quando andai era già stata demolita da qualche giorno; sarà
stato nel 2004, 2005.
In
Via del Bosco, appena dopo il sottopasso, a sinistra, di fronte alle case
Calderan si vede una baracca, una piccola costruzione in muratura in allungamento
alla baracca e un rudere.
La
baracca fu costruita nel 1946 perché lo spostamento d’aria provocato dalle
bombe, sganciate sul finire della seconda guerra mondiale per distruggere il
ponte ferroviario e la ferrovia, avevano gravemente danneggiato le costruzioni
in muratura (di cui è rimasta traccia).
Questa
baracca, via via rinforzata con qualche tratto di
muro, fu abitata da Adolfo Fregonese e dalla moglie Lovisetto Amelia Nilda (28.10.1913
- 21.8.2002) fin verso la fine degli anni ottanta quando fu loro assegnato un
appartamento nelle case popolari costruite in Via Bellini. Eccola in una foto
del 2007 di S. Fregonese VIADELBOSCO20PCdaIMG_2032.jpg .
La
signora Amelia amava tanto la sua baracca ed anche dopo la morte di Adolfo
veniva in bicicletta da Musile e restava
fino a fine giornata perché li, nella baracca, si sentiva a suo agio.
**
Nella
“città” di San Donà, in via Sabbioni 45 esiste una baracca visibile anche da
“Google” alle coordinate Nord: 45,63350
( 45° 38’ 0.6’’) Est 12,55647
(12° 33’ 23,29’’).
Eccola in una fotografia del 4 aprile 2010.BARACCAVIASABBIONI.JPG.
In
via Della Francesca al n. 64, il 19.10.2010, ho fotografato questa baracca (…BARACCAVIAdFRANCESCAr.JPG ) che
ha una particolarità.
Non
si vedono i soliti pannelli di circa un metro per tre ma tavole da circa 5 metri, neppure tagliate uniformemente (parallele), inchiodate
orizzontalmente. E’ una forma insolita
ed oso immaginare che queste assi
siano state messe come un cappotto sopra i pannelli originari perché
rovinati o per
aumentare l’isolamento.
Croce
20.10.2010
**
NOTA 4
febbraio 2020
In qualche
pagina di questo “sito” (avviato il 12. ottobre 2002) ho rivolto genericamente, a tutti, l’invito
a formulare osservazioni sul contenuto.
Questo
invito non ha avuto
riscontro alcuno anche se
qualcuno queste pagine le
ha vsitate anche
se qualche altro
queste pagne le ha ampiamente “utilizzate”.
Non pretendevo e non pretendo “ritorni”; ho solamente
fatto quello che ritenevo di dover fare.
Prima di
Natale 2019 ho avuto una bella soddisfazione: Una
persona, che chissà
come ha consultato
queste pagine, ha trovato
un motivo e mezzo di
chiedermi “AMICIZIA” su Facebook.
Avuta
spiegazione del motivo (intero, che la
riguarda personalmente) e del
“mezzo motivo” ( i CADUTI ABBANDONATI in riva al Piave) ho concesso l’amicizia ed
attendo che il mezzo
motivo diventi predominante a
beneficio di tutti:
affinchè quei CADUTI siano
TRATTATI CON IL RISPETTO DOVUTO
ma, finora, vergognosamente,
NEGATO.
Forse è ora del mio “NUNC DIMITTIS”.
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