Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno

di Matteo Pinto

A vent’anni dalla pubblicazione del documento Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, i vescovi italiani riprendono la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione d’Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all’attenzione della comunità ecclesiale nazionale, nella convinzione «degli ineludibili doveri della solidarietà sociale e della comunione ecclesiale (…) alla luce dell’insegnamento del Vangelo e con spirito costruttivo di speranza».

L’episcopato italiano torna sull’argomento non solo per celebrare l’anniversario del documento, né in primo luogo per stilare un bilancio delle cose fatte o omesse, e neppure per registrare con ingenua soddisfazione la qualificata presenza delle strutture ecclesiali nella vita quotidiana della società meridionale, ma per intervenire in un dibattito che coinvolge tanti soggetti e ribadire la consapevolezza del dovere e della volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese.

«Il nuovo documento Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno – spiega mons. Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza e vicepresidente della Cei per il Sud – giunge da tutti i vescovi italiani, come già, nel 1989, l’altro testo Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno». L’arcivescovo ricorda che «è nello stile del Vangelo partire dalle debolezze e dalle fragilità per donare, anche a chi si sente forte, l’incredibile ricchezza della speranza». Nel documento, aggiunge, «non manca lo stile realistico dell’analisi delle povertà, mentre si constatano aspetti di validità del cammino percorso dal 1989 ad oggi. Tutto è un segno di amore per la propria terra, anche il riconoscere la piaga profonda della criminalità, che crea, ancora, lutti e sofferenze alla gente del Sud». I vescovi italiani, prosegue mons. Superbo, «riaffermando la scelta della condivisione fraterna, riconoscono l’impegno di promozione umana manifestato dalla parte migliore della Chiesa nel Sud» che, come si legge nel documento, «si è presentata come testimone credibile della verità e luogo sicuro dove educare alla speranza per una convivenza civile più giusta e serena».

«I molteplici frutti del lavoro umile e silenzioso delle Chiese del Sud, illuminato dai coraggiosi testimoni che hanno donato la loro vita per l’annuncio del Vangelo, vanno dalla vitalità del laicato alla fecondità di vocazioni alla vita consacrata e al ministero ordinato», ricorda il vicepresidente della Cei. «Questi frutti vengono presentati a tutta l’Italia, affinché possano essere un vero punto di forza nella creazione di un rinnovamento, che appare urgente, ma che sarà autentico solo se sarà basato, come affermato più volte dal Papa, “sulla trasformazione delle coscienze” e andrà decisamente nella direzione del riconoscimento effettivo dei valori, che rendono dignitosa la vita dell’uomo». L’invito finale del documento al «coraggio della speranza», spiega ancora mons. Superbo, presenta «le caratteristiche della concretezza e della solidità: si fonda, infatti, sulla fiducia nell’opera del Signore, incessante ed inesauribile, ed è proposto all’interno di un grande progetto educativo, pensato ed attuato per dare risposta alle grandi sfide culturali del nostro tempo». In questo modo, conclude, «viene tracciato un itinerario di crescita per una “nuova generazione di cristiani”, pronti a porre competenza, creatività e coraggio al servizio di un’Italia solidale, in cui l’attenzione efficace e privilegiata ai poveri determinerà la realizzazione della giustizia per tutti».

Rimandando alla lettura integrale del documento che trovate allegato, c’è da sottolineare l’idea di fondo che accompagna il testo, e cioè che «Il Paese non crescerà se non insieme». Per i vescovi italiani, «anche oggi», si legge nell’introduzione del testo, è «indispensabile che l’intera nazione conservi e accresca ciò che ha costruito nel tempo», a partire dalla consapevolezza che «il bene comune è molto più della somma del bene delle singole parti». In questo senso, «affrontare la questione meridionale diventa un modo per dire una parola incisiva sull’Italia di oggi e sul cammino delle nostre Chiese», spiegano i vescovi, precisando che il punto di partenza del testo è «la constatazione del perdurare del problema meridionale», unita alla «consapevolezza della travagliata fase economica che anche il nostro Paese sta attraversando». Tutti «fattori», questi, che per la Cei «si coniugano con una trasformazione politico-istituzionale, che ha nel federalismo un punto nevralgico, e con un’evoluzione socio-culturale, in cui si combinano il crescente pluralismo delle opzioni ideali ed etiche e l’inserimento di nuove presenze etnico-religiose per effetto dei fenomeni migratori». Senza contare «la trasformazione della religiosità degli italiani». «Il richiamo alla necessaria solidarietà nazionale, alla critica coraggiosa delle deficienze, alla necessità di far crescere il senso civico di tutta la popolazione, all’urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi dirigenti»: nasce da qui l’appello dei vescovi «alle non poche risorse presenti nelle popolazioni e nelle comunità ecclesiali del Sud, a una volontà autonoma di riscatto, alla necessità di contare sulle proprie forze come condizione insostituibile per valorizzare tutte le espressioni di solidarietà che devono provenire dall’Italia intera nell’articolazione di una sussidiarietà organica».

Fonte: www.dialoghi.net azione cattolica e impegno culturale

 

 

*************************************************************

 

MOVIMENTO  CRISTIANI  PER  LA  CITTA'

                          MONOPOLI

                       

 

CHIESA   E    MEZZOGIORNO

 

Ci accingiamo a festeggiare i 150 anni dall’Unità d’Italia, ma il problema del Mezzogiorno, la “Questione Meridionale” dei nostri libri di storia, non sembra ancora aver imboccato la strada della risoluzione.

 

Di fronte al perdurare di questo problema i vescovi italiani nel loro ultimo documento “Per un Paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno”, coscienti della sua urgenza e gravità, dopo una critica coraggiosa delle deficienze del Mezzogiorno, lanciano un appello alla necessità di un suo riscatto.

I vescovi, forse mai prima d’oggi, puntano sulla concretezza e fanno un’analisi impietosa e puntuale dei cambiamenti degli ultimi venti anni e del perché questi cambiamenti non hanno prodotto per il Mezzogiorno quei benefici che ci si aspettava. Il cambiamento della geografia politica, la scomparsa di alcuni partiti  con la nascita di nuove formazioni e il mutato sistema di rappresentanza con l’elezione diretta degli amministratori comunali, provinciali e regionali “non hanno scardinato meccanismi perversi o semplicemente malsani dell’amministrazione della cosa pubblica”.  La privatizzazione delle imprese pubbliche e il venir meno della Cassa del Mezzogiorno hanno delineato nuovi scenari economici che a volte hanno ignorato il Mezzogiorno. La globalizzazione, che ha messo ancor più a nudo la fragilità del territorio e la crisi economica in atto rischiano di “tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della ridistribuzione delle risorse, trasformandolo in un collettore di voti per disegni politico-economici estranei al suo sviluppo”. Infine l’allargamento dell’U.E. ha riequilibrato gli aiuti comunitari prevedendo finanziamenti in favore di nuove zone anch’esse deboli e depresse.

Continuando nella loro analisi, i vescovi, denunciano una recezione acritica della modernizzazione da parte del Sud: la società contadina, anziché essere distrutta, doveva evolversi in un’agricoltura moderna ed emancipata in grado di dare più prospettive di lavoro non più degradante per le nuove generazioni. L’assorbimento acritico, inoltre, di modelli di comportamenti diffusi dai processi mediatici spesso si è accompagnato con forme tradizionali di socializzazione, di falsa onorabilità e di omertà diffusa. 

 

Di fronte a questa panorama si pone la necessità di “ripensare e rilanciare le politiche di intervento”  al fine di “generare iniziative auto–propulsive di sviluppo”. E per far ciò c’è bisogno di un  mercato e di una politica rette da persone “aperte al dono reciproco” e soprattutto di una cultura politica che “nutra l’attività degli amministratori di visioni adeguate e di solidi orizzonti etici per il servizio del bene comune”.  

In tale prospettiva è accorato l’appello: “la sussidiarietà e la solidarietà devono essere strettamente connessi: la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale; la solidarietà senza sussidiarietà scade nell’assistenzialismo”. E il Sud non ha bisogno di assistenzialismo ma di un sano federalismo che lo stimoli ad una spinta virtuosa nel “bonificare il sistema dei rapporti sociali, soprattutto attraverso l’azione dei governi regionali e municipali, nel rendersi direttamente responsabili della qualità dei servizi erogati ai cittadini, agendo sulla gestione della leva fiscale”. 

Del resto un federalismo solidale, realistico ed unitario rafforzerebbe l’unità del Paese, rinnovando il modo di concorrervi da parte delle diverse realtà regionali, nella consapevolezza dell’interdipemdenza crescente in un mondo globalizzato.

Il mezzogiorno, però, non si mobiliterà se non si libera da quelle catene che non gli permettono di sprigionare le proprie energie. E qui la ferma e reiterata condanna dei vescovi alla piaga profonda che è la criminalità organizzata.  “La mafia sta prepotentemente rialzando la testa” denunciano i Vescovi calabresi e  “di fronte a questo pericolo si sta purtroppo abbassando l’attenzione”.

Ma l’economia illegale, denunciano ancora i vescovi, non si identifica solo col fenomeno mafioso: sono molto diffuse, infatti, attività illecite ugualmente deleterie coma l’usura, la estorsione, la corruzione, l’evasione fiscale, il lavoro nero ecc.  E questo grido di allarme dei vescovi non sembra interessare solo il Mezzogiorno.

Ciò rileva una grave carenza di senso civico, che “compromette sia la qualità della convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale”.   All’interno del grande progetto educativo i capisaldi devono allora essere rappresentati dalla cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della sana amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità.

E allora l’impegno della Chiesa  è quello della promozione umana e di educazione alla speranza  così come ha fatto, finora, la parte miglior della Chiesa del Sud.   E piace sottolineare come il documenti dei Vescovi ricordi figure di uomini del Sud che hanno dato luminose testimonianze di giustizia:  don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana, il giudice Rosario Livatino e magistrati, forze  dell’ordine, politici  imprenditori ecc.  

 

Indubbiamente questo messaggio dei Vescovi Italiani va ascoltato con molto interesse e rappresenta un punto di riflessione per tutti quanti hanno a cuore il bene del Paese.

 

Questo Movimento preannuncia che la Nota Pastorale sarà commentata in una conferenza-dibattito in aprile .

 

Monopoli 3 marzo 2010

                                                                                              Movimento Cristiani per la Città

                                                                                                            Monopoli