Editoriale di
"Avvenire" Domenica 8 Marzo 2009
UN
FILM CHE SPAVENTA
ARRIVA «KATYN» E DALL’ITALIA UNA SECONDA CENSURA
di Luigi Geninazzi
La sala è stracolma di spettatori
commossi: sul grande schermo scorrono le immagini della doppia invasione,
nazista e sovietica, nella Polonia del 1939, una sequenza tragica che
toccherà il suo culmine nella strage di oltre ventimila ufficiali
dell’esercito polacco compiuta dai bolscevichi per ordine di Stalin. 'Katyn',
il film realizzato da Andrzej Wajda nel 2007, è giunto finalmente in Italia.
Un film bellissimo che rievoca uno dei più atroci e ignorati massacri del
secolo scorso senza risparmiare alcun dettaglio dell’orrore, ma al tempo
stesso senza cedere all’odio.
Il grande regista, già noto in tutto il mondo per aver
realizzato capolavori come 'Danton' e 'L’uomo di marmo', fa scorrere davanti
ai nostri occhi la dignità e il coraggio delle vittime, la tenacia e la
fierezza delle donne e dei familiari che aspettano contro ogni speranza il
ritorno a casa dei loro cari, l’angoscia di un’intera nazione schiacciata da
due opposti totalitarismi che si rinfacciano la responsabilità dell’eccidio
fino al trionfo della menzogna imposta dal vincitore sovietico e
sostanzialmente accettata dagli Alleati occidentali. Solo dopo la caduta del
comunismo la verità su Katyn ha smesso di essere un argomento tabù. Andrzej
Wajda ce la riconsegna con uno stile solenne ed austero più efficace di
qualsiasi invettiva. «Il mio film vuol essere un’elegia che tocca i cuori,
non una clava da usare in una nuova guerra della memoria», ci aveva detto
l’anziano regista in occasione dell’uscita del film in Polonia.
Adesso è arrivato anche nel nostro Paese ma solo pochi
fortunati sono riusciti a vederlo. 'Katyn' viene proiettato in pochissimi
cinematografi, 12 in tutt’Italia. Com’è possibile che un simile capolavoro
non trovi spazio se non in circuiti ristretti o nei cinema d’essai? Non è
certo colpa della società di distribuzione 'Movimento Film' il cui
responsabile, Mario Mazzarotto, ammette sconsolato che «di 'Katyn' in
versione italiana sono disponibili molte più copie di quante ne circolano
attualmente, ma sembra che si stia facendo di tutto per boicottarne la
visibilità ». Censurato e avvolto nella menzogna di regime per oltre mezzo
secolo, Katyn è stato un nome difficile da pronunciare ad alta voce anche
qui da noi. Nell’immediato dopoguerra ci fu chi venne sottoposto ad un vero
e proprio linciaggio morale da parte del Pci di Togliatti per aver sollevato
i veli sull’eccidio che porta il marchio sovietico. Vogliamo credere che
quella stagione d’inquietante omertà sia archiviata per sempre. Ma allora
come si spiega quest’ottusa preclusione delle nostre sale cinematografiche?
Forse perché 'Katyn' viene considerato un film di scarso
richiamo e di magri incassi? Non è così. Certo, non farà concorrenza ai
film-panettone di Boldi e De Sica ma c’è un pubblico interessato a vederlo.
L’altra sera, a Milano, c’era gente in piedi ad assistere alla seconda (ed
ultima!) proiezione del film di Wajda. E centinaia di persone, dopo aver
fatto inutilmente la fila al botteghino, sono tornate a casa senza averlo
potuto vedere. A meno di un ripensamento di qualche gestore, non avranno più
un’altra occasione. Il che rappresenta un contro- senso anche dal punto di
vista commerciale.
Ma 'Katyn' è un film che dovrebbe essere proiettato in tutte
le scuole, un contributo al recupero di quella 'memoria storica' che
politici ed educatori sottolineano sempre con grande enfasi. Invece in
Italia viene relegato, ignorato e sottilmente boicottato. C’è di che
vergognarsi: dopo i sovietici, siamo riusciti a censurare Katyn una seconda
volta.
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