Il
Cristo: tra storia e fenomeno mediatico
fotogramma dal film musical Jesus Christ Superstar del 1973 diretto da Norman Jewison
Lo
scorso anno è stato segnato da uno stravagante e colossale fenomeno mediatico:
sbocciato col successo folgorante del Codice
da Vinci, romanzo di bassa lega, di Dan Brown, questo evento ha raggiunto la
sua epifania perversa col relativo film di Ron Howard. Ebbene, esiste un genere
pubblicistico che affiora ogni tanto nella storia della cristianità e ha la
capacità di far passare come documenti innovativi di ineccepibile qualità
storica vere e proprie fantasie e persino idiozie.
Era
proprio ciò che accadeva col libro di Brown, sorbito appassionatamente da molti
lettori come una sensazionale e illuminante scoperta storiografica quando,
invece, si trattava semplicemente di invenzioni fantasmagoriche, frutto di un
abile dosaggio di spezie e di fumi capaci di eccitare e narcotizzare lo
sprovveduto lettore. D’altronde non bisogna dimenticare che già nei primi
tempi del cristianesimo personaggi culturalmente attrezzati come il filosofo
platonico Celso (Il secolo) nella sua Dottrina
verace, a noi nota attraverso le citazioni del Contro Celso di Origene, non esitava a immaginare che «la madre di
Gesù fosse stata scacciata dall’artigiano che l’aveva sposata, perché
accusata di adulterio, essendo stata resa madre da un soldato di nome Panthèra».
Come è evidente, la storia evangelica di Gesù veniva
deformata anche con esiti curiosi: Panthèra era probabilmente la ripresa
sarcastica del termine greco parthénos, “vergine”,
applicato dal vangelo di Luca a Maria. Ebbene, noi ora vorremmo evocare
un’altra testimonianza di degenerazione della figura di Gesù, quella che di
solito è definita sotto l’espressione “il Cristo indiano”,
degenerazione fantasiosa che ogni tanto ritorna in qualche articolo di giornale
o in qualche trasmissione televisiva. Tra l’altro, ricordo che una delle prime
richieste rivoltemi da un lettore fu proprio quella di intervenire sulla tomba
di Gesù in Kashmir, terra contesa ancora oggi tra Pakistan e India. A distanza
di tempo la domanda ritorna, nonostante l’argomento sia stato ormai sotterrato
da tutti gli studiosi seri.
Infatti,
se si va su Internet, ci si imbatte in decine di pagine su quella che di solito
è chiamata The Unknown Life of Jesus
Christ. Ebbene, questa “ignota vita di Cristo” sarebbe stata scoperta da
un russo, tale Nicolas Notovitch che nel 1890 avrebbe trovato in un monastero
buddhista tibetano un antico manoscritto contenente il racconto —
per altro piuttosto confuso —
di un viaggio di Cristo
in India con sua madre Maria. Questo racconto fu poi progressivamente allargato
da altri autori che ricorrevano a tradizioni hindu e musulmane dai contorni
sempre incerti e fluidi e dalla documentazione inverificabile. Il succo di
questo dossier piuttosto evanescente, trasformato anche in un romanzo da
Richard G. Patton sotto il titolo emblematico L’autobiografia di Gesù di Nazaret e gli anni mancanti (s’intende
rispetto ai Vangeli), si commenta da sé. Morto solo apparentemente nella
crocifissione, Gesù per altri 16 anni avrebbe viaggiato in Turchia, Persia e
persino in Europa occidentale (già che c’erano, alcuni hanno aggiunto anche
l’Inghilterra ove avrebbe piantato una quercia sacra) per approdare infine in
India, venerato come un profeta. Là sarebbe morto e sepolto: a 60 km a sud-est
di Srinagar in Kashmir si erge una costruzione chiamata Aish Muqam, letteralmente “il luogo di Gesù”, ossia la sua
tomba, che conserverebbe tra l’altro anche il bastone da viaggio suo e di Mosè.
Che
ci siano tracce di presenze cristiane in quella regione a prevalenza musulmana
è abbastanza scontato, dato il passaggio di carovane di mercanti cristiani e
musulmani, legati entrambi a Cristo sia pure a livelli diversi. C’è, poi, da
segnalare un dato interessante. Noi sappiamo che fin dai primi secoli, nacque,
accanto ai testi canonici neotestamentari, una letteratura “apocrifa”. Si
trattava di scritti di vario genere, epoca e qualità che mescolavano elementi
storici genuini a fantasie, a memorie locali e a dottrine discutibili. Ora,
uno di questi scritti, gli Atti di Tommaso
(IV secolo; vedi: L. Moraldi [a cura di], Apocrifi del Nuovo Testamento, vol. Il, Piemme 1994), narra il
viaggio missionario di questo apostolo in India, ove ancor oggi esistono
comunità cristiane che a lui si riferiscono e che conservano dei loro riti
specifici. Esiste, perciò, in quelle terre un’antica attestazione cristiana.
In conclusione,
le leggende di cui sopra
possono essere sorte su un terreno ove la presenza cristiana era piuttosto
variegata e mescolata ad altre religioni. E, come spesso avviene, il fiume delle
tradizioni aveva trascinato con sé i materiali più disparati, modificandoli.
Alcune figure o gruppi occidentali di tendenza esoterica hanno poi pensato di
intervenire e, con le spezie del misterico e del magico, hanno confezionato un
prodotto adatto al palato grossolano di chi confonde religiosità e magia,
spiritualità ed esoterismo, mistica e miracolismo, storia e fantasia.
da
“Bibbia: domande scomode” a cura di Gianfranco Ravasi
in
Vita Pastorale – ESP Aprile 2007 p. 57
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