Primo Congresso mondiale Radio Cattoliche 19-21 Giugno 2008

organizzato dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali

Fonte: Agenzia web SIR (Servizio Informazione Religiosa)

 

 

Sabato 21 Giugno 2008 - La Conclusione alle ore 13.00 dal Sito della Radio Vaticana

Venerdi 20 Giugno 2008 - MASS MEDIA - Sulle onde della fede: Congresso mondiale delle radio cattoliche

Provengono da 44 nazioni e rappresentano 60 emittenti i partecipanti al congresso mondiale delle radio cattoliche, che si è aperto ieri (19 giugno) alla Pontificia università urbaniana per iniziativa del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (www.pccs.it). I lavori, sul tema "L'identità e la missione delle radio cattoliche oggi. Dal pensiero sull'uomo ad una informazione a servizio della persona", si concluderanno domani, 21 giugno. "Questo congresso non vuole essere un avvenimento isolato", ha detto in apertura mons. Claudio Maria Celli, presidente del dicastero vaticano (27/06/2007) che ha organizzato l'evento, auspicando che in questi giorni si possa delineare un percorso affinché quest'esperienza d'incontro e di confronto "possa continuare nel tempo". Tra gli obiettivi del congresso, secondo mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, vi è quello di "dare continuità a un nuovo corso che privilegia l'approfondimento e la riflessione sui grandi temi della comunicazione". "Puntare l'obiettivo sulle radio - ha precisato - significa sottolineare l'importanza di questo mezzo, il più prossimo e il più legato alla Parola e, quindi, al Verbo fatto carne".
Evangelizzare ed elevare gli animi. La radio, ha ricordato mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la dottrina della fede, "costituisce uno strumento importante per l'evangelizzazione della cultura". Infatti "l'ascolto della Parola di Dio, oltre che nell'assemblea liturgica e nella catechesi, può avvenire anche nella quotidianità della nostra vita per mezzo della radio". Un pregio di questo strumento, ha sottolineato il presule, è lo "spazio di libertà che lascia all'ascoltatore", il quale "viene catturato non tanto dall'obbligo dell'ascolto quanto piuttosto dal fascino della parola". Per questo la comunicazione radiofonica, "intimamente sorretta dalla Parola di Dio", "dovrebbe essere chiara e non equivoca, fatta con professionalità e quindi da operatori bene preparati, testimoniata da un'esistenza coerente con il messaggio evangelico". Quest'ultima, in particolare, è una "precondizione" necessaria per chi "comunica le verità della nostra fede": egli, infatti, "non narra solo un qualcosa che conosce", ma deve esserne "personalmente coinvolto". "Il microfono di una radio cattolica - ha evidenziato mons. Amato - può essere considerato come la versione moderna dell'ambone", posto al centro "della comunità umana che raggiunge". "Se all'ambone antico - ha aggiunto - i fedeli rivolgevano lo sguardo attento, a questo moderno pulpito, invisibile ma presente e vivo nella realtà, essi rivolgono l'orecchio per ascoltare le meraviglie che Dio ha compiuto e compie nella storia dell'umanità". Il presule ha quindi sottolineato come una radio cattolica debba avere "una propria agenda", con "proposte che elevano gli animi", partendo dal "servizio alla verità di Dio, facendo luce sull'avventura umana dei nostri fratelli nella fede".
Il ritorno all'ascolto. Secondo Francesco Casetti, direttore del Dipartimento di scienze della comunicazione e dello spettacolo all'Università Cattolica di Milano, dopo il Novecento, "secolo dell'immagine", oggi "c'è un ritorno all'ascolto". Per questo "la radio si trova a ricoprire un nuovo e più importante ruolo", con implicazioni tecnologiche e culturali. "È un medium pervasivo e non localizzato", ha spiegato il docente: l'audio si diffonde e "invade lo spazio", rispondendo "al nostro desiderio attuale d'immergerci nell' habitat o nella situazione in cui ci troviamo a vivere". In secondo luogo, la radio è "il medium della relazione", e questo "richiede programmi strutturati sul modello dialogico, con contenuti su cui ci si confronta, altrimenti si resta a un mero intrattenimento". Ancora, Casetti ha parlato della radio come "medium dell'interiorità", che "consente di trattare con delicatezza temi che su altri media apparirebbero volgari ed esibizionisti". Infine, essa è "medium della responsabilità", dove "la voce è strettamente legata a chi parla" e risponde al desiderio "di trovare testimoni capaci di assumersi il peso della loro testimonianza".
Le radio cattoliche nel mondo. Nel pomeriggio i convegnisti hanno passato in rassegna le diverse esperienze presenti nei cinque continenti. Per quanto riguarda il caso europeo, in particolare, vi è "una varietà di risposte che si possono raggruppare attorno a tre modelli principali", ha osservato p. Federico Lombardi, direttore generale della Sala stampa vaticana, della Radio vaticana e del Centro televisivo vaticano. "Il primo è quello delle grandi radio cattoliche commerciali, come la spagnola Cope o la portoghese Radio Renascença, generaliste, che si pongono in concorrenza con gli altri grandi network". Vi è poi una diffusa realtà fatta di "radio legate a strutture ecclesiali" diocesane o nazionali, come la francese Rcf (Radio chrétiennes en France) o il circuito italiano InBlu: queste "riflettono le istanze della comunità ecclesiale in dialogo con il mondo circostante, e uniscono i livelli locale, nazionale e, talora, universale". Terzo, "un modello più spirituale o devozionale, come Radio Maria".

 

Contributi giorno per giorno

Giovedì 19 Giugno 2008 13:10 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: MONS. AMATO, CATTURATI "DAL FASCINO DELLA PAROLA"

La radio "costituisce uno strumento importante per l'evangelizzazione della cultura oggi". Infatti, "l'ascolto della Parola di Dio, oltre che nell'assemblea liturgica e nella catechesi, può avvenire anche nella quotidianità della nostra vita per mezzo della radio". Ad affermarlo, questa mattina a Roma, mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la dottrina della fede, intervenuto in apertura del Congresso per le radio cattoliche, in corso da oggi a sabato 21 alla Pontificia università urbaniana sul tema "L'identità e la missione delle radio cattoliche oggi. «Dal pensiero sull'uomo ad una informazione a servizio della persona»". Pregio della radio, ha sottolineato mons. Amato, è lo "spazio di libertà che lascia all'ascoltatore", il quale "viene catturato non tanto dall'obbligo dell'ascolto quanto piuttosto dal fascino della parola". Per questo la comunicazione radiofonica, "intimamente sorretta dalla Parola di Dio", "dovrebbe essere chiara e non equivoca, fatta con professionalità e quindi da operatori bene preparati, testimoniata da un'esistenza coerente con il messaggio evangelico". Quest'ultima, in particolare, è una "precondizione" necessaria per chi "comunica le verità della nostra fede": egli ,infatti, "non narra solo un qualcosa che conosce, ma di cui è personalmente coinvolto, in cui crede".

 

Giovedì 19 Giugno 2008 13:45 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: MONS. AMATO, “PROPOSTE CHE ELEVANO GLI ANIMI”

“Il microfono di una radio cattolica può essere considerato come la versione moderna dell’ambone”, posto al centro “della comunità umana che raggiunge”. Lo ha evidenziato mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la dottrina della fede, parlando oggi a Roma al Congresso per le radio cattoliche. “Se all’ambone antico – ha aggiunto - i fedeli rivolgevano lo sguardo attento, a questo moderno pulpito, invisibile ma presente e vivo nella realtà, essi rivolgono l’orecchio per ascoltare le meraviglie che Dio ha compiuto e compie nella storia dell’umanità”. Il presule ha quindi sottolineato come una radio cattolica debba avere “una propria agenda”, con “proposte che elevano gli animi”, partendo dal “servizio alla verità di Dio, facendo luce sull’avventura umana dei nostri fratelli nella fede”. In secondo luogo, la radio cattolica dovrebbe “facilitare la recezione e la comprensione dei documenti magisteriali, soprattutto delle encicliche del Papa”. Essa “è indispensabile, inoltre, per chiarire e aggiornare il cammino del duplice dialogo ecumenico, quello della carità e quello della verità”, “così come potrebbe e dovrebbe presentare il punto di vista cattolico nel dialogo interreligioso”. Infine, può proporre dibattiti su “innumerevoli” temi e “valorizzare, accanto al libro della parola, il libro della natura”, comunicando “le meraviglie di questo duplice libro”.

 

Giovedì 19 Giugno 2008 13:55 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: CASETTI, OGGI “C’È UN RITORNO ALL’ASCOLTO”

Dopo il Novecento, “secolo dell’immagine”, oggi “c’è un ritorno all’ascolto”. Da qui, per Francesco Casetti, direttore del Dipartimento di scienze della comunicazione e dello spettacolo all’Università Cattolica di Milano, “la radio si trova a ricoprire un nuovo e più importante ruolo”. Il docente, intervenuto oggi a Roma al Congresso per le radio cattoliche organizzato dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, ha parlato di quest’importanza crescente del mezzo radiofonico per motivazioni sia tecnologiche, sia culturali. La radio, ha spiegato, “è un medium pervasivo e non localizzato”: l’audio si diffonde e “invade lo spazio”, rispondendo “al nostro desiderio attuale d’immergerci nell’habitat o nella situazione in cui ci troviamo a vivere”. In secondo luogo, essa è “il medium della relazione”, e questo “richiede programmi strutturati sul modello dialogico, con contenuti su cui ci si confronta, altrimenti si resta a un mero intrattenimento”. Ancora, Casetti ha parlato della radio come “medium dell’interiorità”, che “consente di trattare con delicatezza temi che su altri media apparirebbero volgari ed esibizionisti”. Infine, “medium della responsabilità”, dove “la voce è strettamente legata a chi parla” e risponde al desiderio “di trovare testimoni capaci di assumersi il peso della loro testimonianza”.

 

Giovedì 19 Giugno 2008 19:57 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: LE ESPERIENZE NEI CINQUE CONTINENTI

Identità e missione delle radio cattoliche nei cinque continenti. Si è sviluppata attorno a questo tema, oggi pomeriggio, la prima tavola rotonda al congresso per le radio cattoliche, in corso a Roma per iniziativa del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali. Guardando al caso europeo, p. Federico Lombardi, direttore generale della Sala stampa vaticana, della Radio vaticana e del Centro televisivo vaticano, ha individuato "tre modelli principali". "Il primo – ha osservato – è quello delle grandi radio cattoliche commerciali, come la spagnola Cope o la portoghese Radio Renascença, generaliste, che si pongono in concorrenza con gli altri grandi network". Vi è poi una diffusa realtà fatta di "radio legate a strutture ecclesiali" diocesane o nazionali, come la francese Rcf (Radio chrétiennes en France) o il circuito italiano InBlu: queste "riflettono le istanze della comunità ecclesiale in dialogo con il mondo circostante, e uniscono i livelli locale, nazionale e, talora, universale". Terzo, "un modello più spirituale o devozionale, come Radio Maria". Di piccole dimensioni, ma numerose le emittenti cattoliche in Africa, presentate da p. Paul Samasumo (direttore "Catholic radio" – Zambia): qui "i governi sono per lo più sospettosi e sensibili alle critiche", per cui è facile entrare in conflitto, rischiare la chiusura o pesanti sanzioni. (segue)
 
Giovedì 19 Giugno 2008 19:58 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: LE ESPERIENZE NEI CINQUE CONTINENTI (2)
Numerose le "radio cattoliche e comunitarie" anche in America latina, impegnate, secondo p. Carlos Quinterno (segretario dipartimento comunicazione del Celam), "a raggiungere milioni di fedeli per trasmettere un messaggio di pace e di speranza", facendo "sintesi tra cultura e religione". Un "apostolato che sta tentando di crescere" è pure quello delle radio americane, ha rilevato Anthony J. Spence (direttore Catholic News Service – Usa), segnalando che solo negli Stati Uniti ce ne sono 235, di cui 18 che trasmettono in spagnolo. La sfida riguarda la qualità, "che richiede talento e denaro". Infine, l'Asia: il coreano p. Peter Kim Young-chun (direttore del Pyeonghwa Broadcasting Corporation) ha presentato la realtà da lui guidata, realizzata grazie all'arcidiocesi di Seul, che comprende media di diversa natura. "Tutti i giorni cerchiamo di informare il nostro pubblico sugli eventi che riguardano la Chiesa", ha spiegato, precisando che l'obiettivo della sua emittente è "trasmettere un messaggio cattolico anche ai non credenti, e unire i cattolici attraverso la radio".
 
Venerdi 20 Giugno 13:31 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: BENEDETTO XVI, EDUCARE “ALLA VERITÀ E ALLA SPERANZA”

La radio, ha riconosciuto papa Benedetto XVI parlando questa mattina ai rappresentanti delle emittenti cattoliche, “propone una vicinanza e un ascolto della parola e della musica, per informare e rilassare, per annunciare e denunciare, ma ogni giorno nel rispetto della realtà e in una chiara prospettiva di educazione alla verità e alla speranza”. La verità “sull’uomo” e “per l’uomo”, ha ricordato il Pontefice, ci è stata donata da Gesù Cristo, e a partire da essa deriva la speranza “per il presente e per il futuro delle persone e del mondo”. “A motivo del suo legame con la parola – ha infine aggiunto il Papa – la radio partecipa alla missione della Chiesa e alla sua visibilità, ma al contempo genera un nuovo modo di vivere, di essere e di fare Chiesa”, con implicazioni “ecclesiologiche e pastorali”. Da qui l’importanza di “rendere attraente la Parola di Dio” per “toccare il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo” e “partecipare alla trasformazione della vita dei nostri contemporanei”.

 

Venerdi 20 Giugno 18:15 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: P. WOJCIECH (TEOLOGO), L’UMILTÀ DELLA “PRESENZA DI DIO”

Per aver la consapevolezza, da parte delle radio cattoliche, di essere “voce della Chiesa”, bisogna innanzitutto ricordare che le parole, nel cristianesimo, non sono un “di più”, ma è stato proprio Cristo a comandare di “predicare il Vangelo a tutte le nazioni, battezzandole nel nome della Trinità”. Ne è convinto il domenicano p. Giertych Wojciech, teologo della casa pontificia, intervenuto oggi al congresso per le radio cattoliche, in corso a Roma presso la Pontificia università urbaniana, organizzato dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. Il domenicano ha parlato dell’importanza della parola per la religione cristiana, sottolineando che “la principale parola trasmessa nella Chiesa è all’interno della liturgia”, la quale, nella sua dimensione sacramentale, “stabilisce il contatto con Dio”. Ma se “la parola nella Chiesa ha la sua maggiore fecondità quando è pronunciata in un contesto liturgico”, qual è l’utilità, si è chiesto, del “ministero della predicazione attraverso la radio”? Ancora: “La parola pronunciata alla radio può contribuire alla nascita, al nutrimento, al rafforzamento e alla difesa della fede?”. Il teologo ha riposto invitando a ricordare possibilità, ma anche limiti dei media. (segue)

 

Venerdi 20 Giugno 18:16 - CONGRESSO RADIO CATTOLICHE: P. WOJCIECH (TEOLOGO), L’UMILTÀ DELLA “PRESENZA DI DIO” (2)

Da una parte, ha evidenziato p. Wojciech, la parola “anche se è teologicamente corretta può diventare banale, o superficiale, quando è udita all’infuori di una disposizione interiore alla preghiera”. È il caso delle liturgie trasmesse alla tv o via radio, media che “non apprezzano il silenzio”, e spesso chi ne cura la trasmissione è tentato di riempire questi momenti con “un eccesso di parole” che può “distruggere la fecondità spirituale della medesima liturgia”. D’altra parte, “le emittenti radiofoniche cattoliche non trasmettono solo la liturgia. Esse organizzano anche dibattiti, offrono informazioni su questioni religiose, danno notizie”. Sono tutte attività “utili”, ha precisato il teologo, pur tenendo sempre presenti i limiti cui si va incontro. “C’era un tempo – ha precisato – in cui la Chiesa era onnipresente nella cultura, nell’educazione, nella musica, nell’arte, nella letteratura e nell’architettura”. Oggi, invece, “deve tentare di essere presente nelle trasmissioni, in tv e su internet”, anche se il suo ruolo non riesce ad essere dominante nella “cultura popolare”: “Lo Spirito Santo – ha concluso – ha oggi uno stile differente” e passa attraverso l’umiltà della “presenza della grazia di Dio nel mondo”.