Percorsi di Fede |
Torna a Segni straordinari della Passione
Il volume è un giallo
dall’intreccio avvincente. Il mistero di un assassinio conduce il lettore
in una lunga notte di omicidi e di inseguimenti di polizia. Partendo da Parigi,
il lettore giunge a Londra, dove, nella Charter
House dell’abbazia di Westminster, sarà rivelata l’identità del
cattivo «Maestro» che aveva architettato gli assassini. L’Autore, proponendo
come principale prova indiziaria L’Ultima
Cena di Leonardo da Vinci, afferma che la figura alla destra del Cristo non
sarebbe il discepolo amato ma Maria Maddalena, la quale aveva sposato Gesù e
gli aveva generato un figlio. Proprio lei era il Sacro Graal del sangue di
Cristo. Non solo: la Maddalena, per disposizione di Gesù, doveva succedergli
alla guida dei discepoli. La Chiesa ufficiale aveva soppresso la verità sulla
relazione tra la Maddalena e Gesù e aveva fatto del suo meglio per ridurla al
rango di prostituta. Erano insopportabili, per discepoli maschi, i titoli
tributatile dai Padri — Ippolito, Gregorio Magno e Leone Magno — che
chiamavano una donna «apostolo degli apostoli», «la rappresentante della
Chiesa» e «la nuova Eva che non annuncia la morte ma la vita»!
Fin dal XII
secolo una società segreta — il Priorato di Sion —, che pratica orge
sessuali rituali, ha salvaguardato il «vero» ed esplosivo segreto del Sacro
Graal, cioè che Gesù si sarebbe sposato con la Maddalena e che la loro linea
di sangue continuerebbe fino ai giorni nostri. In seguito alla minaccia della
perdita della prelatura personale, dopo l’elezione di un nuovo Papa di
tendenze progressiste, il vescovo che guida l’Opus
Dei promette aiuto al Segretario di Stato. Così un membro numerario dell’Opus Dei, un ex kiiler convertito,
è lasciato libero di recuperare dai capi del Priorato di Sion il cryptex
(un piccolo cilindro di pietra), che contiene il sensazionaie segreto
riguardo a Gesù e a Maria Maddalena. Non dovrebbero esserci omicidi, ma il
piano si ingarbuglia. Il misterioso Maestro fornisce al numerario un’arma da
fuoco e lo sollecita a uccidere i quattro massimi esponenti del Priorato e una
suora che tenta di difendere un luogo segreto nella chiesa di Saint-Sulpice.
Il
romanzo si concentra sulle vicende di sei personaggi: il fanatico ma ingegnoso
vescovo dell’Opus Dei; Robert
Langton, un professore di Harvard; Sophie Neveu, un’attraente criptologa
francese, che scopre di essere una discendente di Gesù e di Maria Maddalena;
Silas, un enorme killer albino; sir
Leigh Teabing, un ricchissimo ricercatore del Sacro Graal; e un brillante detective
francese, la cui rudezza nasconde un cuore d’oro. Una storia sentimentale
prende l’avvio tra Robert e Sophie. Ma prima di potersi godere un weekend
insieme, a Firenze, Robert torna a Parigi per localizzare il sepolcro di
Maria Maddalena, nascosto sotto la piramide del Louvre.
Sul New York Times del 3 agosto
2003, Bruce Boucher ha richiamato gli eccentrici nonsense su Leonardo, che vengono spacciati come nuove scoperte
scientifiche fisicamente fondate. Tuttavia altro c’è ancora da dire sul
tentativo dell’Autore di screditare il cristianesimo e di esaltare il
femminismo sacro, e persino il culto alla deità femminile, che si suppone sia
stato tenuto «sotterrato» dai capi della Chiesa. Non pochi scrittori
contemporanei hanno tentato di «provare» un legame tra Gesù e Maria
Maddalena: Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln in Holy Blood, Holy Grati (1982). Essi affermano che numerose famiglie
reali europee (ma non i Windsor) sono discendenti di Gesù e Maria. Brown è più
cauto e nomina solamente gli antichi Merovingi come appartenenti alla linea di
sangue di Gesù. La sua posizione si basa sulla decifrazione del codice della
pittura di Leonardo. Ma la sua interpretazione è troppo eccentrica e,
francamente, disinformata.
Il
Codice da Vinci è un insieme
di errori storici, anche se forse inseriti per dare sensazionalità al thrilling,
con la mobiitazione di tanti personaggi per impedire una «rivelazione» così
sconvolgente. La tesi che l’imperatore Costantino abbia spostato il giorno del
culto cristiano alla domenica (p. 232) è semplicemente falsa. La prova è in
San Paolo e negli Atti degli Apostoli, che narrano come, già agli albori del
movimento cristiano, i credenti avessero spostato il giorno del culto dal sabato
alla domenica. Questo era il giorno in cui Gesù era risorto dalla morte. Ciò
che Costantino fece il 3 marzo del 321
fu di stabilire che la domenica fosse il giorno di riposo dal lavoro. Non decretò
che la domenica fosse il giorno di culto per i cristiani; era già stato fatto
nel sec. I.
Brown racconta
che nel 325, sotto la pressione di Costantino, fu proclamata la divinità di
Cristo da parte del Concilio di Nicea. «Fino a quei punto della sua storia Gesù
era stato considerato un profeta mortale da parte dei suoi discepoli [...], un
uomo grande e potente, ma niente di più che un uomo». Brown dovrebbe leggere
il Vangelo secondo Giovanni, che include le parole con cui san Tommaso chiama
Gesù «Mio Signore e mio Dio», e che esprime in molti altri passaggi la
divinità di Cristo. Alcuni decenni prima che fosse completato il Vangelo di
Giovanni, le lettere di san Paolo affermano ripetutamente la fede in Cristo in
quanto Dio. Il Concilio di Nicea non inventò la fede nella divinità di Cristo,
ma aggiunse un’altra modalità di confessarla, dichiarando il suo «essere di
una sola sostanza con il Padre».
Nel perorare il
culto per la divinità femminile, Brown ignora gli studi recenti e svilisce le
radici giudaiche del cristianesimo. Egli tiene a precisare che «praticamente
tutti gli elementi del rituale cattolico - la mitra, l’altare, la dossologia e
la comunione, l’atto di nutrirsi di Dio - furono presi direttamente dalle
precedenti religioni misteriche pagane». Come è possibile che Brown ignori
l’uso degli altari nel culto giudaico, nel quale gran parte della ritualità
cristiana ha le sue radici? L’impiego della mitra da parte dei patriarchi e
poi degli altri vescovi nel cristianesimo orientale ebbe origine dalla corona
dell’imperatore. In Occidente l’uso della mitra può essere fatto risalire
all’XI secolo, quando le religioni misteriche pagane erano già da tempo
scomparse. La dossologia cristiana («Gloria al Padre e ai Figlio e allo Spirito
Santo») si fonda su alcuni Salmi giudaici (ad esempio, i Salmi 8, 66, 150). L’Eucaristia ha le sue origini nella Pasqua ebraica,
celebrata da Gesù e dai suoi discepoli nella notte prima che morisse.
Un’assurdità
da togliere il respiro è l’asserzione, come «dato di fatto», che il
tetragramma del nome di Dio, YHWH, «derivi da Jehovah, un’unione fisica
androgina tra il maschile Jah e il
pre-ebraico nome di Eva, Havah». YHWH
è scritto in ebraico senza alcuna vocale. I giudei non pronunciano il nome
divino, ma «Yahweh» era, così pare, la vocalizzazione corretta delle quattro
consonanti (1). Nei XVI secolo
alcuni autori cristiani introdussero il termine Jehovah, ritenendo erroneamente
che le vocali che impiegavano fossero quelle corrette. Jehovah è un nome
artificiale creato meno di 500 anni fa, e certamente non si tratta di un antico
nome androgino dai quale sia derivato YHWH.
Si potrebbe continuare a lungo nell’elenco degli errori storici presenti ne Il Codice da Vinci. In breve, non si deve dare credito ai suoi contenuti storici, al di là dell’interesse suscitato dall’intreccio. G. O’Collins
Fonte:
Civiltà Cattolica 2 ottobre 2004 quaderno 3703 pp. 87-89
(1) Nota di redazione di Don Davide Arpe ssp - Le vocali sono del nome di Dio "Adonai"=Signore (aoa): l’”alef”=a iniziale diventa semivocale “e”; la i (iota), in ebraico, non è vocale, perciò è taciuta. Vedi poi sul nome di Jhawhè la Grammatica di lingua Ebraica del Carrozzini, Ed. Marietti.