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ANGELI: FIGURE SOVRUMANE, MA NON DIVINE
Basilica della Trasfigurazione: Mosaico dell'Incarnazione
"Puer natus est nobis" (Isaia 9,5)
Nel
calendario liturgico il 2 ottobre
reca la memoria degli Angeli custodi, una celebrazione piuttosto recente
all’interno della liturgia cattolica (l’introduzione nel calendario romano
ha la data del 1615). Pochi giorni prima, il 29 settembre, si è avuta invece
la festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele: la data fu scelta sulla
base dell’antico martirologio del VI secolo che in quel giorno commemorava la
dedicazione, avvenuta nel V secolo, di una basilica in onore di san Michele
sulla via Salaria a Roma. Ecco, noi vorremmo, in modo molto sintetico,
illustrare questa figura biblica di forte rilievo e dai contorni piuttosto
variegati.
Infatti, dalla prima pagina della Bibbia
con i
«Cherubini dalla fiamma della spada
folgorante», posti a guardia del giardino dell’Eden (Gen 3,24) fino alla
folla angelica che popola l’Apocalisse, le Sacre Scritture sono animate dalla
presenza di queste figure sovrumane ma non divine, la cui realtà era nota
anche alle culture circostanti a Israele, sia pure con modalità differenti.
Il nome stesso ebraico, mal’ak, e
greco, ànghelos, ne denota la
funzione: significa, infatti, “messaggero”. Da qui si riesce a intuire la
missione e, per usare un’espressione del filosofo Massimo Cacciari, la
“necessità” (L'angelo necessario è
il titolo di una sua opera) di questa figura biblica, affermata ripetutamente
dalla tradizione giudaica e cristiana, confermata dal magistero della Chiesa nei
documenti conciliari (a partire dal Credo
di Nicea del IV secolo) e papali e accolta nella liturgia e nella pietà
popolare.
È, quindi, pericolosa la deriva cui
ha
condotto il movimento di New Age con
l’immissione di elementi magico-esoterici e di “misteriose presenze” nella
concezione degli angeli. L’angelo può, infatti, per questa via sconfinare
paradossalmente in demonio. Il tema della caduta degli angeli, in verità, è
molto caro alla tradizione giudaica e cristiana soprattutto popolare, ma ha
una presenza solo allusiva nella Bibbia: ad esempio, c’è la Lettera di
Giuda che parla di «angeli che non conservarono lo loro dignità ma lasciarono
la propria dimora» (v. 6); oppure ci si può riferire alla Seconda Lettera di
Pietro che presenta «gli angeli che avevano peccato, precipitati negli
abissi tenebrosi dell’inferno» (2,4). Ciò che è netta è l’affermazione
biblica della presenza oscura di Satana che cerca proprio di spezzare quel
dialogo di vita e di amore tra Dio e l’umanità che l’angelo, invece,
favorisce e sostiene.
Gianfranco
Ravasi, Angeli: figure sovrumane, ma non divine in Vita Pastorale,
periodici S. Paolo n. 10/2006 p. 56.