COSTANZO MONGINI: Milano, 1918 -1981Costanzo Mongini, milanese, pittore e scultore, era un personaggio. Sprigionava energia e simpatia. Era un artista tutto d'un pezzo.
Le sue sculture, alcune di grandi dimensioni, i suoi dipinti, disegni e sbalzi, sono quasi un'antologia per la molteplicità dei soggetti che si caratterizzano soprattutto per l'impeto e il movimento.Mongini smentiva la nomea del milanese vecchio stampo, geniale e attivissimo, ma un po' "bauscia". Preferiva ascoltare che parlare.
Non si esibiva in elucubrazioni per spiegare le sue opere. Era sincero e schietto, discreto e quasi timido.
Non nascondeva travagli esistenziali o tormenti di ricerca. Naturalmente cercava la perfezione, ma non si illudeva di averla raggiunta e di possederne il segreto. Neppure si meravigliava che a qualcuno la sua scultura non piacesse: gli importava soltanto che fosse giudicata valida.Le sue opere si caratterizzano per l' aggressiva immediatezza del linguaggio, l' emozione degli atteggiamenti colti nell'attimo di una espressione sentimentale, di un movimento in atto.
Anche nei ritratti non c'è "posa". E' uno scatto, uno sguardo colto d'improvviso. Sta qui la peculiarità delle sculture di Mongini, la loro validità artistica, che le rende vive.
L'abilità dell'esecuzione, l'esperienza e il mestiere non basterebbero a tanto.Il padre voleva che studiasse violino, ma lui andava nello studio di Cantatore, che stava vicino a casa sua. Cantatore gli consigliò di smettere, non aveva le doti del pittore, ma dovette più tardi, felicemente ricredersi.
Istintivo e vulcanico com'era, Mongini andò qualche volta a una scuola serale, ma non sopportava nè regole, nè consigli. Andò avanti per la sua strada e divenne il pittore e lo scultore che oggi è ammirato in Italia e all' estero.
Alla domanda del perchè, in tempi di innovazioni e di invenzioni fosse rimasto così legato al figurativo e perfino alla sontuosità del barocco, rispondeva con calma: "Quella che si usa oggi per definire avanguardia nell'arte non mi interessa. Per me non è arte. E' mistificazione dell'arte. L'arte, in pittura e scultura, io la intendo così: realistica e vibrante e non statica. I miei cavalli, per esempio, sono scattanti, in un equilibrio che non può durare più di un attimo. Sono andato a vedere i cavalli veri correre negli ippodromi, li ho osservati quando scalpitavano, si impennavano e si lanciavano in corsa. Non ho mai fatto un cavallo fermo, in posa".