Periferia
La prima tela rappresenta proprio il senso profondo,
il fondamento della città moderna, principale luogo di aggregazione
e relazione tra gli uomini.
Un pesce, simbolo della fecondità e delle energie vitalistiche
interiori, è messo in primo piano per indicare la continuità
della vita. In secondo piano, accanto ai palazzi ornati del passato,
le ciminiere delle fabbriche e le prime casa-alveari per i lavoratori,
suggeriscono il passaggio alla nuova realtà industriale del XIX
e XX secolo.
L'equilibrio cromatico perfetto e la geniale sistemazione delle antiche
pietre scolpite, rendono semplice un messaggio in realtà
complesso: uomini e cose si sostengono a vicenda nel susseguirsi operoso
della generazioni.
L'alito dell'uomo e il fumo delle ciminiere contendono al vento il possesso
dell'atmosfera. Forse l'aria non è più limpida, ma il
mondo brulica di vita e di forme nuove. Il “paesaggio umano”
si espande nel mondo.
La realtà profonda di quest'opera è, forse, un guizzo
di ottimismo, di orgoglioso plauso alla capacità e all'intraprendenza
dell'uomo.
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Periferia-1974
Nella seconda tela lo sguardo dell'artista indugia, con crudo realismo,
sulla periferia della città divenuta, in breve, luogo di echi
e voci stonate.
Lontano dal centro, dalla bellezza e dai fasti della memoria, chi vive
qui è costretto ad essere uomo nell'urgenza dissennata di un
crudele tran-tran.
E l'artista Regianini scatena i suoi mostri per denunciare lo scempio
dei valori e degli ideali.
Dal cilindro di un gentiluomo, sorge l'avidità pura.
L'industria, nata per portare comodità e benessere a tutti, diventa
schiava del profitto esagerato e, servilmente, si inchina a un nuovo
moloh ottuso e crudele: la finanza planetaria.
Periferia inferno, dunque, luogo di totale perdizione, dove alla frustrazione
di una misera sopravvivenza può aggiungersi l'angosciosa scoperta
di una realtà ancor più crudele e inaccettabile:
non c'è posto per tutti, nel mondo!
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Chiaravalle... forse domani
Nella terza tela l'urlo di denuncia dell'artista diventa sferzante quanto
doloroso. Atmosfera meravigliosa di azzurro e violetto: grattacieli
“grondanti” di scritte pubblicitarie avvolgono e incombono
sull'antica, gloriosa Abbazia di Chiaravalle.
Da qui, nel Medioevo, iniziò il prezioso lavoro di bonifica delle
paludi.
La preghiera, il pensiero, la volontà e il lavoro dei monaci
lasciarono in eredità ai popoli di questa terra gli elementi
fondanti di una civiltà che non conobbe che progresso.
Ed ecco che l'ottusità della pubblicità invasiva e l'enorme
quantità di ferraglie, rottamate da una società materialista
e ingombrante, hanno cancellato il ricordo degli uomini alla ricerca
di se stessi e del loro Dio.
Il domani del 1984 (anno in cui Regianini dipinse questa tela) è
già oggi.
Guarda, uomo, come è bello questo quadro! Con quale maestria
sono stati dosati i colori, come tutto è in perfetto equilibrio.
Non appare nemmeno l'angoscia del rappresentare il nulla. Il nulla è
diventato azzurro come il cielo dei monaci, quello con gli angeli e
i cori.
L'artista si è rivelato in tutta la sua poliedrica grandezza,
speranza, denuncia, dolore, ironia, ma, soprattutto, l'incredibile
capacità di pungolare sempre, con ogni mezzo, la “non
coscienza” dell'uomo moderno, pur di fargli avvertire la nostalgia
e l'eco profondo del sé.