Un articolo del Corriere delle
Alpi...
Ana Cadore, 39 anni dopo si torna
alla "Vasaloppet"
SAN PIETRO. C'è un filo sottile che lega Heros Deppi,
di Domegge, e Luciano Casanova Fuga, di San Pietro. Dopo 39 anni,
un altro alpino della sezione Ana Cadore si cimenterà
(il 6 marzo) nella massacrante quanto mitica "Vasaloppet",
sulle nevi di Mora, in Svezia. E' ancora molto fresco il ricordo
di Heros Deppi, che, nel 1972, festeggiò nel modo migliore
il centenario della costituzione delle truppe alpine. "Contrariamente
alle previsioni della vigilia, le condizioni meteo peggiorarono
e, malgrado la temperatura dell'aria fosse di 25º sotto
lo zero, cominciò a nevicare. Non fiocchi di neve, inizialmente,
ma piccolissime palline di ghiaccio. Un vento gelido e fastidioso
ci accompagnò nel corso di
tutta la competizione. Dei 9.000 partiti, moltissimi si ritirarono
durante il percorso a causa del freddo intenso e della impraticabilità
della pista. Chi di noi aveva applicato sulla soletta degli sci,
all'epoca in legno, una sciolina non adatta si trovò in
forte difficoltà. Avanzammo comunque, inoltrandoci in
boschi di pini e betulle in uno scenario fiabesco. E fu proprio
la magia di questi immensi spazi a darci la forza di proseguire
sino al traguardo. Quella 49ª edizione della Vasaloppet
entrò nella storia come una delle più dure in assoluto".
Anche Luciano Casanova Fuga, di Costalta di San Pietro (nella
foto col numero 1140) ha una grande passione per il fondo. Nello
scorso gennaio, benchè vada ormai verso i 60 anni, ha
partecipato alla sua 30ª Marcialonga, la gran fondo di circa
70 chilometri nelle valli di Fiemme e Fassa, ora ritornata alla
tecnica classica. Nel suo curriculum anche la Pustertaler Ski
Marathon, la Dolomiten Lauf in Austria, la Dobbiaco Cortina,
la nuova Colmelgo Loppet. Come affronterà la grande sfida
in Svezia? "La Vasaloppet è il sogno della vita per
ogni fondista. Un impegno su un percorso diventato mitico per
quei 90 chilometri a tecnica classica che vedono al via quasi
20.000 atleti. Ci vuole tanta passione per questo sport a contatto
con la natura, che comporta però fatica e dedizione. La
magia del fondo è questa: saper dosare le proprie forze
nel tempo, confrontarsi con gli altri ma soprattutto con se stessi,
dimenticare ogni preoccupazione". Ed è grazie a questa
condizione di equilibrio tra corpo e mente che talvolta nascono
anche nuove armonie per il Coro Comelico, del quale Luciano Casanova
è apprezzato direttore.
(Livio Olivotto, Corriere delle Alpi, 5 marzo 2011)

Ed ecco... le emozioni
provate da Luciano Casanova,
in occasione della famosa gara di sci di fondo...
ALLA VASALOPPET
DEL 6 MARZO 2011
Quando abbiamo sentito che i giri del bimotore della Air Berlin
stavano diminuendo, ci siamo resi conto che era iniziata la fase
di atterraggio e di avvicinamento all'aeroporto di Arlanda vicino
a Stoccolma. Guardando dal finestrino si presentava allo sguardo
un'immensa distesa bianca con macchie qua e là di boschi
e poche case. Uno scenario fiabesco che ha ammutolito me e i
miei amici comeliani Andrea De Monte, Umberto De Martin, Marzio
Doriguzzi e i fratelli Cardini di Brunico e che, anche se montanari
avvezzi alle lunghe stagioni invernali, faceva tornare alla mente
i racconti dell'infanzia, Babbo Natale, le renne, le slitte e
gli gnomi.
Durante il viaggio per Mora, la cittadina simbolo della Vasaloppet,
il giorno stava pian piano lasciando lo spazio alla notte e un
pullulare di luci alle finestre di ogni casa rendevano ancora
più surreale l'atmosfera che stavamo vivendo.
Il pensiero dei 90 Km in tecnica classica della gara più
antica e più lunga del mondo ogni tanto ci distoglieva
dal contemplare questo magico scenario.
Il rituale di preparazione della gara si ripete. C'è molta
attenzione alla preparazione degli sci, alla struttura, poi alla
sciolina, alla paraffina, alla cera e alla rigatura (per i più
bravi), alla temperatura, all'umidità, al vento, alla
tattica di gara, all'alimentazione, all'idratazione e ad altri
piccoli accorgimenti e segreti che ogni fondista nasconde.
Un mare di tute e pettorali dipingeva di infiniti colori la piana
di Sales già dalle 6 del mattino. 17 gradi sotto zero
e un po' di ginnastica per tenere i muscoli caldi. Poi il via
e subito una salita di 4 chilometri nella foresta, poi un percorso
più benevolo con armoniosi e sapienti saliscendi molto
simili ma mai ripetitivi fino alla fine. Un fiume di sciatori
composti e impegnati su sei e più binari che sfiorano
i pini, i laghi ghiacciati, e qualche isolato casolare dove la
neve del tetto si unisce con quella delle immense e immacolate
distese bianche. Nei posti di ristoro la famosa bevanda a base
di mirtillo nero famosa specialmente per colorare le tute dei
concorrenti!
Verso la metà della gara una grande sorpresa: il posto
di ristoro degli Alpini! Un'enorme bandiera tricolore mi ha tolto
il fiato "costringendomi" alla sosta. Tanti cappelli
e penne nere di Alpini italiani che, emigrati in Svezia in epoche
diverse, ogni anno si ritrovano per questa straordinaria ricorrenza
fornendo supporto agli atleti. Ma il fiato è ben presto
ritornato quando ci siamo dati appuntamento a Torino per l'adunata
nazionale dell'8 maggio prossimo.
Dopo circa 7 ore il traguardo! Quando lo tagli è come
aver vinto la gara, ogni timore del giorno prima è svanito.
C'è un senso di gioia che solo provandoci puoi assaporare.
Poi arrivarci 2.000, 6.000 o 8.000 in classifica non ha grande
importanza.
La favola dei boschi, degli gnomi e delle renne sta per terminare
ed il pensiero del ritorno sembra riportare un velo di tristezza.
Ma siamo solo all'87^ edizione e non sembra che la Vasaloppet
volga al tramonto. Per questo possiamo tenere viva nel nostro
cuore la speranza di rivedere le finestre illuminate, i boschi
di pini e perché no anche gli gnomi Babbo Natale con la
slitta trainata dalle renne.
(Luciano Casanova)
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