Parole del Santo Padre nella Chiesa parrocchiale
di Costalta, il giorno 11 luglio 1987


Voglio ringraziare il vostro Vescovo Mons. Ducoli, che mi ha rivolto l'invito a venire tra queste montagne, in un ambiente dal quale è passato alla sede di Pietro il mio immediato predecessore Giovanni Paolo I.
Io ho già visitato Canale d'Agordo; adesso faccio una visita più completa gustando quello che Dio ci ha offerto, l'opera della sua creazione, ammirando quelle bellezze della natura che sono proprie del vostro paesaggio, della vostra terra. Queste bellezze si raggiungono con fatica, specialmente le montagne dolomiti-che che solo i coraggiosi osano scalare. Vi assicuro che in questi giorni non lo faccio: per ora sarebbe troppo azzardato.
Tuttavia, queste rocce e cime le guardo più da vicino e contemplo quel panorama maestoso, veramente maestoso. È difficile fare paragoni, perché, certamente, tutto il mondo è ricco di bellezze, ma la bellezza della vostra terra, del vostro paesaggio è una delle più grandi del mondo.
Leggendo tutto questo con gli occhi è spontaneo ripensare al canto delle creature come lo ha cantato un grande figlio della terra italiana: Francesco d'Assisi. Ecco, avvicinandomi a queste bellezze della natura, rifletto a questo canto ispirato da grande amore. Perché anche la bellezza è ispirata dall'amore. Non può essere altrimenti. Il bello va sempre insieme con l'amore. La bellezza non può essere ispirata se non dall'amore. Quanto più grande è la bellezza, tanto più grande è l'amore.
Queste bellezze della vostra terra ci parlano di Dio, della sua opera. Sono le parole di Gesù che mi tornano quasi continuamente alla memoria: "Mio padre opera sempre e anch'io opero". (Non so se la traduzione italiana è buona, perché io la ricordo sempre nella mia lingua materna).
Attraverso ciò che gli occhi vedono si raggiunge, si contempla quell'opera trascendente duplice perché è del Padre e del Figlio; e nello stesso tempo unica: lo Spirito Santo. Infatti quello che Essi operano è sempre l'amore, l'amore che procede dal Padre e dal Figlio: lo Spirito Santo.
E poi nello Spirito Santo offrono e comunicano a noi la partecipazione a quell'amore mediante il creato e quelle bellezze che vediamo e contempliamo con i nostri occhi. Ci offrono la partecipazione a questo amore increato, opera del Padre e del Figlio, che chiamiamo lo Spirito Santo, che viene dato a noi. Siamo quindi privilegiati avendo ricevuto lo Spirito Santo fin dall'inizio con il battesimo.
Ecco alcune riflessioni che sorgono in me quando cammino fra queste bellezze della vostra terra, quando guardo con i miei occhi quello che si esprime nel mondo visibile. Il mondo è ovunque visibile, ma questa visibilità in alcuni luoghi diventa stupenda, magnifica e ci parla, più che altrove, di Dio, di quello che Lui è, Lui opera.
Vi ringrazio per questa buona accoglienza. Ci unisce la stessa fede, gli stessi Sacramenti, lo stesso Battesimo, la stessa Eucarestia. Sono venuto nella vostra diocesi per celebrare domani l'Eucarestia, assemblea del popolo di Dio, specialmente degli operatori forestali e della gente di montagna. Con questa Eucarestia celebrata per voi vorrei ringraziare per la vostra amabilità ed accoglienza. Per questo legame che esiste sempre fra di noi, il Parroco di Lorenzago dove abitiamo ci ha detto: "Adesso Roma si trova a Lorenzago!". Il vostro Vescovo aggiunge: "E in Cadore!" E vero. Non solamente oggi: è sempre così. Questo è il destino di Roma dal momento in cui l'Apostolo di Gesù, che si chiamava Simone Pietro, è venuto a Roma. Un poeta della mia terra, un poeta polacco, dice che se leggiamo il nome di Roma dalla fine all'inizio troviamo la parola "amor". Allora, così con questa traduzione poetica vorrei augurarvi che Roma si trovi sempre a Lorenzago, a Costalta, in Cadore, dappertutto nella vostra terra!



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