"MEDITAZIONI POETICHE"
di Silvio De Bernardin


INTRODUZIONE

Silvio De Bernardin Stadoan era nato a Costalta nel 1923, secondogenito della famiglia di Giovanni e Caterina Janese Regin di San Nicolò. Ebbe tre sorelle, Nerina e Cornelia, scomparse, e Gabriella sposata con Enzo Borzacchiello, dimorante in Svizzera. La casa di famiglia era una antica costruzione in legno, riconoscibile nella fotografia che ritrae il paese di Costalta agli inizi del 1900, poi ristrutturata e intonacata con malta di calce. In posizione isolata rispetto ad altre abitazioni, ad ovest aveva un piccolo giardino ed un orto, a sud degli alti frassini. Qui Silvio passò l'infanzia, crescendo in un ambiente che lo stimolò ad accostarsi alla lettura ed alla musica.
Il padre Giovanni era maestro elementare nella scuola di Costalta, suonava qualche strumento musicale, era uno spirito critico, che non si adeguò agli schemi della retorica fascista. Silvio seguì le orme paterne, diplomandosi all'Istituto Magistrale, e conseguendo l'abilitazione all'insegnamento. Seguì il percorso dei giovani maestri, anni di supplenze lontano da casa, insegnando per alcuni anni a Sirmione, sul Lago di Garda. Nella seconda metà degli anni Cinquanta ottenne il posto alle elementari di Costalta. Ma i problemi respiratori, che gli causavano spesso lunghe assenze da scuola per infermità, lo costrinsero a trasferirsi nel Feltrino, a Zorzoi di Sovramonte, dove insegnò per due anni scolastici. Mori nel 1965 a 42 anni.

Del "maestro" Silvio hanno conservato un buon ricordo i suoi alunni.

Grazie a questo libro, molti potranno avere conoscenza del "poeta" Silvio, che esprimeva il suo complesso mondo interiore attraverso la forma artistica della scrittura in versi.

I tratti somatici lo caratterizzavano come un intellettuale crepuscolare da stereotipo: pallido, magro, pensoso, triste. 'Fare poesie" era il suo vero mestiere. Quelli che lo vedevano più da vicino lo ricordano in camera in mezzo ai libri, o, nella bella stagione, percorrere stradine limitrofe al paese e sedersi a leggere o scrivere con la matita su di un quaderno, tra l'erba o a ridosso di un fienile.

Silvio scrive, nella poesia "Meditazioni invernali", che i suoi versi sono stati scritti "per la mia anima soltanto". Ma questa segreta intimità del poetare non la voleva in fondo nemmeno lui, se le sue composizioni le disponeva in raccolte pronte per la stampa. Perché un poeta sa che la finalità dello scrivere è comunicare ad altri emozioni, riflessioni.

Delle migliaia di appunti annotati su fogli sparsi, su quaderni, sono rimaste un centinaio di poesie, che ci sembra importante pubblicare a quarant'anni dalla morte dell'autore.

Eugenio Montale, uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, che Silvio De Bernardin Stadoan leggeva ed al quale una di queste poesie è dedicata, scrive, a proposito dei poeti, in "I limoni": Ascoltami, i poeti laureati/ si muovono soltanto fra le piante/ dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti./ Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi/fossi dove in pozzanghere/ mezzo seccate agguantano i ragazzi/ qualche sparuta anguilla:/ le viuzze che seguono i ciglioni/ discendono tra i ciuffi delle canne/ e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Sembra di ritrovare in questi versi la poetica di Silvio, che rifugge la retorica dei vati ottocenteschi, come Giosuè Carducci, o l'enfasi e gli eccessi di Gabriele D'Annunzio. Per molti aspetti le sue composizioni sembrano andare ad ispirarsi al Giacomo Leopardi cantore dei paesaggi intorno a Recanati, a quelle espressioni delicate e profonde che rivelano amore, ma anche avversione per ciò che la natura mostra ma non mantiene. Lo stesso linguaggio di Silvio, l'uso dei sostantivi, degli aggettivi, e l'impostazione ritmica del suo verseggiare si ispirano a molte poesie dei "Canti" leopardiani. Ma egli non cade nel manierismo, perché riempie la forma con i suoi contenuti: la natura montanara, il piccolo mondo di villaggio, gli oggetti della quotidianità, traendone senso e metafore. Se qualcuno potrà trovare ridondante quel suo modo di presentare la natura dentro alla quale Silvio amava immergersi, sarà opportuno che possa afferrare lo spunto e la riflessione che il poeta immette nei suoi quadri lirici, mai banali, spesso sofferti, sempre intellettualmente stimolanti.

Più che datato, egli appare un intellettuale fuori del tempo e proprio per questo ancora e sempre degno di attenzione.

Lucio Eicher Clere



Menu'
"MEDITAZIONI POETICHE"

di Silvio De Bernardin