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19-03-2008

LA NOTA DEL VESCOVO
«Ho assistito a quanto è accaduto
con la preoccupazione di veder crescere
nel paese divisioni e contrapposizioni»
Ecco la lettera di monsignor Giuseppe Andrich

«Se presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono va' prima a riconciliarti poi torna a offrire» (Mt 5,24).
Negli ultimi mesi alcune persone hanno mostrato pubblicamente animosità nei confronti del vescovo e della Chiesa per fatti accaduti a Costalta.
La Pasqua è per me il momento di esprimere il mio dispiacere e la disposizione d'animo alla riconciliazione e alla pace. Ho incontrato gli abitanti di Costalta che hanno chiesto di venire a parlarmi. Ho spiegato la posizione della Diocesi sulla vertenza riguardante la canonica (proprietà comunale, in diritto d'uso della parrocchia), già affrontata dai vescovi prima di me.
Mi assumo le responsabilità di quanto è stato elaborato negli ultimi anni dal competente Consiglio di Curia e da esperti professionisti che hanno intrattenuto il rapporto con il Comune di S. Pietro di Cadore. In sede comunale era stato deliberato di avviare un procedimento di verifica del quadro giuridicoamministrativo relativo all'immobile, con particolare riguardo al regime di godimento dello stesso a conclusione del quale ha disposto la restituzione alla Parrocchia dei locali concessi in passato per attività varie.
La comunità parrocchiale è chiamata a conservare, per le proprie finalità e attività, l'intera struttura, senza chiusure pregiudiziali ad altri utilizzi complementari, compatibili con l'essenziale destinazione pastorale, e sotto la sua responsabilità.
Ho vissuto questa vicenda, che dura da diversi anni, con un desiderio e una preoccupazione: il desiderio dell'unità e la preoccupazione sofferta di veder crescere nel paese divisioni e contrapposizioni. I problemi non si risolvono sulla linea della definizione burocratica. Non c'è vittoria per nessuno quando ci fosse la sconfitta della comunione. Ed è il vero Pastore delle nostre anime che la promuove se ci lasciamo riconciliare con Lui e tra di noi. È il primo servizio che la Chiesa svolge, anche nei confronti della vita civica, nel rispetto di tutti. Per Lui nessuno è abbandonato e messo ai margini. Al suo servizio la Chiesa compie la fondamentale azione culturale che è coltivare l'unità di un popolo, pur nella diversità di doni e di compiti, e sempre nel rispetto reciproco. Dal 2002 è parroco di Costalta Don Maurizio Doriguzzi: uomo di dialogo, sacerdote generoso e fedele nel promuovere il Regno di Dio.
Mi faccio interprete della comunità cristiana di Costalta nel dire a lui, al vicario foraneo Don Diego Soravia, agli altri sacerdoti del Comelico, il mio grazie. Sono riconoscente perché Don Maurizio, con tutti i collaboratori parrocchiali, garantisce che il Vangelo sia annunciato, l'Eucaristia celebrata, la presenza accanto ai piccoli e agli ammalati mai interrotta, la carità soprattutto quella umile e nascosta vissuta come l'anima della Chiesa. Ho risposto a collaboratori parrocchiali che hanno inviato a me le dimissioni (non solo per semplice conoscenza); ho espresso per lettera la sofferenza per quanto avveniva e la gratitudine per la disponibilità operosa a lungo offerta. Sento pure doveroso rinnovare pubblicamente la stima ai collaboratori della Curia diocesana per lo spirito, lo stile e l'opera di cui hanno dato testimonianza anche in questa vicenda: Don Luigi Canal, fino al 2007 vicario generale, l'economo Mons. Mario Cecchin, i membri del competente Consiglio, gli esperti laici che hanno svolto delicati incarichi. Insulti e diffamazioni nei loro confronti sono riprovevoli.
Così, in ossequio alla verità e in rispetto delle massime autorità provinciali, mi sento in obbligo di affermare: non corrisponde al vero che io sia intervenuto presso il Presidente per far revocare la concessione della sala nel palazzo della Provincia. In quella giornata sono stato esclusivamente impegnato fuori Belluno nella visita pastorale. Sono venuto a conoscenza di tutto a fatti compiuti.
L'11 luglio 1987, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nella sua visita a Costalta , ha detto alla popolazione. «Ci unisce la stessa fede, gli stessi sacramenti, lo stesso Battesimo, la stessa Eucaristia». Poi, commentando le affermazioni ascoltate «Adesso Roma si trova a Lorenzago e in Cadore», soggiunse: «Un poeta polacco dice che se leggiamo il nome di Roma dalla fine all'inizio troviamo la parola amor. Allora, così, con questa traduzione poetica, vorrei augurarvi che Roma si trovi sempre a Lorenzago, a Costalta , in Cadore, dappertutto nella vostra terra!». Unito al grande Papa che ci guarda dall'alto, nella comunione con la Chiesa di Roma, auspico su Costalta e su tutti: Amor!. Invocando Dio, sorgente dell'amore e della pace, auguro a tutti Buona Pasqua».


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