21-9-2006
A tanto ammonta il patrimonio riscattato
grazie alla sentenza del Tribunale
togliendolo dunque allAmministrazione comunale
Alle Regole boschi e malghe
per 13 milioni di euro
Il presidente Sergio Zampol:
«Ora dobbiamo, tutti insieme,
promuovere turismo e prodotti e tutelare lambiente»
Tredici milioni
di euro, comprese le quattro malghe, è questo il valore
del patrimonio che, conteso dalle quattro Regole di San Pietro
e dal Comune nella lunga vertenza di quindici anni, il Tribunale
di Belluno ha riconosciuto di proprietà esclusiva delle
antiche istituzioni. Ne scaturisce, per esempio, che la Val Visdende
è solo delle Regole. Dunque, in tutto sono circa tremila
ettari di boschi, prati, pascoli, incolto produttivo, incolto
sterile, roccia, all'interno e fuori della Val Visdende. A ciò
vanno aggiunte le "malghe" di Antola, Civion, Londo
e Sesis. I dati emergono da una lettera destinata ai regolieri
di San Pietro, nella quale il presidente esprime la grandissima
soddisfazione dell'amministrazione regoliera sanpietrina nell'informare
sulla sentenza della controversia. Nel dettaglio, le Regole di
San Pietro (per 6/25), di Valle (per 6/25), Costalta (per
9/25), di Presenaio (per 4/25) sono "legittime proprietarie
sia dei circa duemila ettari di beni promiscui antichi, i beni
del cosiddetto "Comun di Oltrarin", sia dei circa 960
ettari di beni acquistati nel periodo 1898/1905 dal Comune di
San Pietro in Val Visdende con il denaro proveniente dalla vendita
del legname tagliato nei boschi dei quattro antichi enti privati".
«È stato riconosciuto di proprietà regoliera,
quindi, un patrimonio immobiliare il cui valore venale può
essere di circa 13 milioni di euro, pari a 25 miliardi delle
vecchie lire, ma soprattutto un patrimonio avente valore ambientale
inestimabile - si legge nel documento -. La Val Visdende oggi
è di esclusiva proprietà delle Regole e dalla Val
Visdende può iniziare finalmente l'"azione comune"
di tutte le Regole per una nuova gestione delle proprie risorse
naturali». «Ormai è giunto per le Regole il
tempo di unire le forze e, pur tenendo distinti i patrimoni,
di perseguire obiettivi di rilevante portata sociale ed economica
locale, gli unici capaci di dare una concreta risposta al vero
problema di tutta la popolazione del Comelico, regoliera e non:
occupazione e lavoro - sostiene Sergio Zampol -. La grande funzione
storica delle Regole nei secoli passati è stata quella
di aiutare la gente a vivere in montagna. Oggi gli stessi pascoli,
gli stessi boschi, le stesse "crode" possono divenire
rinnovata fonte di reddito, purché le Regole, proprietarie
di questo grande patrimonio naturale, volgano la loro azione
unitaria ad obiettivi "moderni", quali la gestione
consortile del territorio regoliero secondo criteri di tutela
ambientale, la valorizzazione commerciale dei prodotti naturali
delle terre regoliere e dei prodotti ottenuti dalle attività
tradizionali della montagna, e soprattutto la promozione del
turismo e, meglio ancora, dell'agricoltura, per portare lavoro
ed occupazione in Comelico ed arrecare un concreto vantaggio
agli operatori economici locali». «Le Regole - conclude
Zampol - hanno anche la certezza che gli Enti pubblici daranno
la propria collaborazione e le Regole di San Pietro, Valle, Costalta
e Presenaio ora devono dimostrare tutta loro solidità,
concordia, validità nel perseguire i grandi obiettivi
comuni di interesse socio-economico locale». |