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10-9-2006

E dopo San Pietro...

E dopo San Pietro ora tocca a Santo Stefano.
«La sentenza del Tribunale di Belluno che dà ampiamente ragione alle Regole di Costalta , Presenaio, San Pietro e Valle dovrebbe aprire gli occhi e le orecchie anche dell'Amministrazione comunale di Santo Stefano - tuona il vicepresidente della Regola di Santo Stefano - affinché gli stabili ritornino immediatamente alle Comunioni familiari, senza ricorrere ad una transazione come vogliono gli amministratori dezoltiani».
Insomma, come sul Colle di Villa Poli, attorno al palazzo municipale del capoluogo comeliano l'aria che tira non soffia in favore di eventuali compromessi. Il recente giudizio, infatti, sta da una parte confermando la linea assunta fin dall'inizio dalle secolari istituzioni e dall'altra sta creando un rilevante precedente dei giorni nostri. «A priori - continua Maurizio Buzzo Contin - bastava chiedere alle Regole del comune di Santo Stefano la sentenza iniziata nel '38 dal podestà, proseguita, prima, con la decisione del Tribunale di Trieste e, poi, con il ricorso del Comune in Cassazione, infine conclusasi con il decreto a favore delle Regole».
«Quella di Belluno è una sentenza importantissima - aggiunge, esprimendo consenso per la posizione del caporegola di San Pietro. - Sono solidale con la linea di Sergio Zampol». Il riferimento vale tanto per la questione del funzionario della Prefettura, che l'Amministrazione comunale sanpietrina vorrebbe avere «il Comune non accenni ad alcun commissario - sostiene il vicepresidente di Santo Stefano - quanto per l'eventuale ricorso in appello sarebbero altri soldi buttati via dai cittadini. Condivido, inoltre, in pieno l'indicazione di Zampol, lì dove afferma che, attraverso la Corte dei Conti, vanno ricercati i responsabili della vicenda».
Come per il vasto patrimonio contestato dalle quattro Regole sanpietrine e riconosciuto (in primo grado, dopo quindici anni di vertenza) di proprietà esclusiva degli enti privati, anche nel caso di Santo Stefano i regolieri portano come prova gli atti di compravendita. La conclusione della recente controversia si articola infatti sotto due aspetti, con carature risultanti dagli atti d'acquisto anteriori e posteriori al 1805. In particolare, al centro della questione ci sono non tanto boschi (il Comune di Santo Stefano non dispone neppure di una pianta, tanto che per addobbare le piazze dei paesi a Natale con il caratteristico albero deve ricorrere proprio alle Regole), bensì i due stabili dell'ex asilo, che oggi ospita la biblioteca comunale, e dell'ex scuola elementare di via Udine.
Yvonne Toscani


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