11-9-2005
Scuole di Costalta:
intervista a Guido Trento
Spostando l'asse
dal centrodestra al centrosinistra, la versione sui retroscena
in merito al destino delle scuole di Costalta non cambiano: tutto deciso ancor mesi fa.
Nella sostanza, stesse domande con identiche risposte, in una
visione bipartisan. Altre conferme arrivano dal consigliere regionale
Guido Trento della Margherita. Dunque, l'esponente di spicco
del centrosinistra bellunese ribadisce di aver offerto il proprio
aiuto in Regione ed anticipa che, volendo, si è ancora
in tempo per accedere ai finanziamenti necessari per sistemare
idue edifici.Che cosa pensa delle scuole di Costalta ?
«Credo che la vicenda sia stata impostata male, perché
di fondo c'è stata e c'è la volontà del
sindaco di chiudere le scuole e per fare questo egli usa tutti
i mezzi. Lo può fare, ma questo diritto va oltre se stesso,
perché si assume una responsabilità non sua, una
responsabilità che vincola il futuro del paese. Dopo cinque
anni il suo mandato termina, mentre la sua decisione produce
effetti per sempre. L'apertura di una scuola è una di
quelle garanzie che i cittadini devono chiedere durante le campagne
elettorali e chi si candida e viene poi eletto deve avere l'onestà
di fare ciò che ha proposto e promesso».Non ha mai
parlato con Silvano Pontil Scala?
«Certo, l'ho fatto con lui ed anche con due consiglieri
comunali che mi avevano cercato».Qual è stata la
risposta del sindaco?
«Mi ha risposto che su Costalta non si fa niente, che se
spende dei soldi lo fa per Presenaio, che mette a disposizione
due pulmini, che il resto sono chiacchiere e che per lui è
una questione di didattica. Non ha voluto alcun appoggio».
Eppure, a Venezia, si poteva trovare una soluzione.
«In Regione avremmo trovato i soldi se avesse detto di
sì».
Adesso potrebbe essere troppo tardi?
«Faccio fatica a capire perché fino al 30 giugno
gli edifici erano agibili ed ora non lo sono più. Comunque,
ci sono ben tre leggi che potrebbero ad oggi aiutare a sistemare
i plessi».
Che cosa propone?
«Come sono stati aperti ed agibili fino a poco più
di due mesi fa, potrebbero esserlo anche fino a Natale, utilizzando
poi le due settimane di pausa natalizia per eseguire i lavori».Secondo
lei è esagerata la preoccupazione dei genitori?
«Se un paese di montagna perde le scuole è come
se perdesse la sua anima. C'è un aspetto che, però,
mi fa piacere e allo stesso tempo mi preoccupa».
Quale?
«Quando un paese, una popolazione si appella alla stampa
ciò significa che ha perso fiducia nelle istituzioni».Rinnova
la sua disponibilità per trovare i fondi necessari?
«Sono disponibile: se c'è da fare una guerra per
difendere i paesi di montagna, la faccio dando tutte le mie energie».
Yvonne Toscani |