LETTERA DI UN TURISTA...
INNAMORATO DI COSTALTA
01-08-2005
Per un mio breve soggiorno
a Costalta di S. Pietro di Cadore (Belluno)
Costalta, dolce e suggestiva...
Per un ricordo di Costalta di
S. Pietro di Cadore (Belluno), a due passi dalla Val Visdende,
con i suoi prati, boschi e "casere", ospite degli amici
Renata e Mario: Costauta (così nella loro parlata particolare),
una sorta di Rio Bo alla Palazzeschi, un "paesùt"
di circa 400 anime, una manciata di antiche case in legno, tipiche
dimore del Comelico, con i tetti spioventi, dalla tecnica antichissima
a castello (Blockbau), costruite in un continuo saliscendi, come
un presepio, sul pendio del Monte Zovo. Da qui, la mattina, guardando
di sotto, si scopre S. Pietro e le altre frazioni (Mare, Valle
e Presenaio), quando, illuminati dal sole, escono dalla bambagia
che spesso li avvolge, una nebbietta che sale e che si forma
dall'umidità della notte, che tutto copre e avvolge. Sulle
sue strade strette, con problemini di parcheggio, si affacciano
il panificio di Eicher Clere, il bar "Al Caminetto",
il laboratorio dello sfortunato scultore Anastasio Bais (curato
dalla sorella Maria), l'edicola e qualche negozietto dove la
gente sosta volentieri per intrecciare discorsi anche con i turisti.
E poi il suggestivo monumento al boscaiolo e diverse mostre d'arte,
anche di icone.
E ti trovi a camminare tra antiche case, tornando indietro nel
tempo, lungo un apposito "sentiero tra le case di legno"
(ancora una trentina di originali). Qui ogni anno, in luglio,
tre scultori sono invitati a scolpire all'aperto durante la settimana
che precede la festa della patrona S. Anna.
Quest'anno ho visto all'opera il veneziano Alessandro Cadamuro
(che ha realizzato una meridiana in legno e vetro); il maniaghese,
ma di Torre del Greco, Carlo Fontanella (un "rosone del
tempo" a striscie orizzontali con legni diversi) e il friulano
Franco Maschio di Majano, che da un grande tronco verticale di
cirmolo (che emanava un delizioso profumo ad ogni colpo di sgorbia)
ha ricavato in maniera mirabile due fanciulli che arrampicano,
chiamandoli Elisa e Gabriele (ultimi nati in paese); chi passava,
sostava attento e ammirato. Tre opere che poi sono state inaugurate,
benedette (il don, Waldemar, è polacco) e gli autori festeggiati
e omaggiati anche con una serie di canti in lingua del coro locale,
una cerimonia bella e festosa, terminata con un signorile rinfresco
per tutti alla "Ceda dla Regola" (Casa della Regola),
antico ente attento alle diverse esigenze di questa piccola comunità.
L'iniziativa è promossa dall'associazione CostaltArte,
che vedrà collocate queste opere sulla parete delle antiche
case, secondo il progetto "Una statua di legno, in una casa
di legno, in un paese di legno".
Una festa, dunque, ritrovarsi a Costalta, vera oasi di serenità,
dove, con uno stile ormai perduto, ti sorprendi perché
tutti ti salutano con un sorriso.
Sergio Gentilini
(La
lettera è stata inoltrata al sito... da Massimiliano
De Villa)
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