19-7-2005
Monsignor Ducoli "ricorda"
Papa Giovanni Paolo II
"Se vi date
da fare non è detto che anche Benedetto XVI si convinca
e venga almeno una volta a Costalta ", come ha fatto "il
nostro amato Papa, che ora sta alla finestra della casa del Padre
con uno sguardo particolare per tutti noi e per il paese di Costalta
".
La speranza e l'input perché un papa, magari l'attuale,
possa tornare a calcare il suolo comeliano sono stati espressi
recentemente da monsignor Maffeo Ducoli, vescovo emerito della
Diocesi di Belluno e Feltre e vero artefice della venuta di Giovanni
Paolo II in Cadore.
L'occasione per confidare ai costaltesi i retroscena dei soggiorni
papali è stata suggerita dalla messa voluta dalla
parrocchia e dal Gruppo musicale per ricordare l'11 luglio del
1987 e l'11 luglio del 1993, giorni in cui il Santo Padre si
fermò in paese per pranzare sul terrazzo della canonica,
a base di polenta e salmì, e per riposare. Per ricordare
le due pagine di storia costaltese più belle, la messa
ha assunto anche una dimensione internazionale. La presenza di
un gruppo di polacchi, amici di don Waldemar Massel, ha infatti
offerto il pretesto per presentare una liturgia (la stessa della
messa officiata dal Santo Padre nel '93 a Santo Stefano) in bilingue,
in italiano e polacco.
Al termine della celebrazione, accompagnata dalla corale, il
vescovo, che trascorse i suoi periodi di riposo per ben dieci
estati a Costalta , ha raccontato come è riuscito a portare
Karol il Grande a Costalta . E, all'inizio, l'idea (suggerita
da uno stupendo tramonto costaltese) era stata proprio di ospitare
il pontefice nel paese "di legno". Per rafforzare l'invito
monsignor Ducoli inviò a Roma, dove la proposta fu inizialmente
accolta con un po' di diffidenza anche dai monsignori amici,
una serie di volumi sulla vallata dai meravigliosi panorami.
L'insistenza del vescovo un po' alla volta fece breccia in Vaticano
e da Roma furono inviati i responsabili della sicurezza. A Costalta
si presentò però il problema logistico di dove
sistemare la quarantina di persone dell'entourage e così
si pensò di parlare con il vescovo di Treviso per accogliere
il papa a Lorenzago.Sono stati molti gli aneddoti raccontati
dal vescovo, dal ritorno entusiasta a Roma di Stanislao Dziwisz
(presentato, durante il sopralluogo, in una locanda in Val Visdende
come un sacerdote delle Filippine senza che nessuno si accorgesse
di nulla, nemmeno dopo la distribuzione del rosario del papa)
agli incontri affettuosi e cordiali con Karol il Grande. "Quella
volta che salì il Peralba ci disse che non avremmo potuto
fargli un regalo più grande e dei boschi del Comelico
diceva che erano più belli dei monti Tatra per il loro
particolare colore" - ha aggiunto - "Era un uomo eccezionale".
Poi, l'aggravarsi delle condizioni di salute e la residenza centrale
nel paese di Lorenzago spinsero a scegliere il luogo più
isolato della Valle d'Aosta.
Yvonne Toscani
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