11-06-2002
CRONACA DI CORTINA E CADORE
Cane e capriolo amici per la pelle
Lerri e Pippo vivono in casa del guardiacaccia Casanova
che ha "forzato la natura" e li ha trafsormati in fratelli
Il cane da caccia Lerri ed il capriolo Pippo
sono diventati amici.
A vederli giocare, rincorrersi, annusarsi e leccarsi, sembrano appartenere
alla stessa razza, dimentichi dell'istinto, l'uno di cacciare e l'altro
di fuggire.
Nei prati e nei boschi sopra Costalta i due amici hanno salutato l'arrivo
della primvera annusando la terra, brucando la prima erba, scegliendo i
fiori più colorati, di cui il capriolo Pippo va matto.
E poi, alla sera, rientrano nel fienile, dove Lerri mangia il pasto preparato
dal guardiacaccia Mario Casanova Consier e Pippo osserva, mentre entra nella
stalla, come una docile capretta.
Il capriolo ha compiuto un anno da pochi giorni.
Salvato dalle acque del Piave, dopo una notte di temporali e smottamenti
delle rive del fiume, il piccolo bambi era lì, spaurito e morente,
fermato da alcune sterpaglie dalla forza dei gorghi. Lo avevano intravisto
dei passanti ed avevano chiesto aiuto ai vigili del fuoco. L'intervento
del guardiacaccia Mario fu decisivo per toglierlo dal pericolo e portarlo
al sicuro. Una bestiolina di poche settimane, un cucciolo da tenere in braccio,
da accudire con affetto materno. Ed infatti Mario lo affidò alla
moglie Valentina, che lo ha curato, sfamato, allevato come un cagnolino
o un gattino.
Rimesso in forze, il capriolo Pippo prendeva confidenza con gli spazi esterni
alla stalla, l'orto recintato, la presenza di tante persone, soprattutto
bambini, che gli si avvicinavano e lo colmavano di attenzioni. E poi la
curiosità verso Lerri, cane diffidente e burbero, da avvicinare e
stuzzicare. E' stato il guardiacaccia Mario a forzare le resistenze di Lerri,
insistendo e richiamando il cane ogniqualvolta ringiava ed abbaiava contro
il capriolo. Il tentativo di forzare la natura canina è andato in
porto, così come l'istinto selvatico del capriolo si perdeva negli
spazi della vita paesana.
Verso la metà di agosto,
il guardiacaccia, ritenendo che Pippo fosse sufficienternente grande per
provvedere a se stesso, decise di lasciarlo andare nel bosco. Con grandi
salti il capriolo sparì tra gli abeti che delimitano i prati poco
più in alto del fienile. Ma la sorpresa fu grande, quando, all'imbrunire,
Pippo tornò per rifugiarsi in stalla. Quello del bosco e degli spazi
liberi, dove i suoi fratelli caprioli probabilmente non lo riconoscevano,
non era più il suo ambiente.
L'autunno e l'inverno hanno visto Pippo girare per le strade del paese di
Costalta, insieme a Lerri, fermarsi a mangiare dei pezzi di pane, lasciarsi
accarezzare da bambini vicino alla scuola elementare e dai nonni al sole
tiepido del gennaio sereno.
Era bello vederlo scavalcare con agilità gli steccati degli orti
per cercare qualche cespuglio d'erba secca, sopravvissuta alla neve ed al
gelo. Quegli stessi orti che adesso, dopo la semina, cominciano a produrre;
e nemmeno con la comprensione più tenera i proprietari potrebbero
consentire a Pippo di scorazzare indisturbato.
Meglio gli spazi liberi dei prati e dei boschi. Meglio le passeggiate sul
sentiero dei Ronces, dove spesso capita di vedere il guardiacaccia seguito
dal cane e dal capriolo andare in perlustrazione, in cerca di bracconieri.
Pippo può dirsi al sicuro. I suoi fratelli selvatici, purtroppo,
molto meno.
Lucio Eicher Clere |