Nel suggestivo scenario di Cima Canale, all'ingresso della Val Visdende
La storia cadorina in una sera
Più di cinquecento persone ad applaudire il Gruppo Musicale
di Costalta
In oltre cinquecento hanno raccolto la sfida
della concomitanza dei fuochi d'artificio a Santo Stefano, alla vigilia
di Ferragosto, e sono saliti nel suggestivo scenario di cima Canale, all'ingresso
della Val Visdende, vicino all'albergo Gasperina, ove era di scena "Caturium",
lo spettacolo del Gruppo Musicale di Cotalta. E anche sotto la volta celeste
l'esibizione artistica ha distribuito una notevole quantità di messaggi
ricchi di significati morali e civili, che hanno invitato i presenti a fermarsi
un attimo per riflettere con attenzione.
Percorrendo un itinerario storico, religioso, culturale, e conomico e sociale,
attraverso una serie di dodici "quadri" fatti di canti, danze
e immagini, i costaltesi, assieme al Gruppo danza di Auronzo, hanno raccontato,
in un'atmosfera intrisa di magia e incanto, millenni di storia cadorina,
che per alcune zone altobellunesi è stata indissolubilmente legata
anche a Visdende.
Così, grazie anche all'ausilio di centinaia di illustrazioni fotografiche
realizzate da Roberto Zanette, gli spettatori, che hanno più volte
sottolineato il passaggio da una sezione all'altra del racconto con lunghi
applausi, sono stati accompagnati in un viaggio partito dal lontano Mesolitico
per arrivare all'attuale economia portante dell'intera zona, l'occhialeria.
All'interno di questi due periodi storici, il remoto ieri e l'oggi, sono
state affrontate le principali tematiche che rappresentano il patrimonio
storico cadorino: dalle leggende, in particolare delle affascinanti Anguane,
alle divinità protettrici di Lagole, dalla nuova fede venuta dall'Oriente,
giunta ad Aquileia e credente in Gesù di Nazaret, al desiderio di
alzare lo sguardo oltre la fatica dei giorni, cogliendo la proporzione e
l'armonia della realtà, dalla pittura di Tiziano alla democrazia
delle "fabule", dalla primavera di speranza del 1848 alla drammatica
esperienza bellica.
E mentre scorrevano le immagini con le tragiche incisioni del pittore espressionista
tedesco Otto Dix, "Der Krieg", sotto una luna rossa è stato
lanciato un forte messaggio contro la violenza, ripreso anche nel libretto
che correda il cd omonimo alla rappresentazione teatrale: "Un giorno
di maggio, era l'anno 1915, il contagio della follia ci invase da sud e
da nord e sulle vette stabilì il suo confine. Indistinte divise grigio-verdi,
camicie di forza per giovani portati in montagna a scavare come talpe, a
schizzare per aria come schegge di carne, a soffocare sotto valanghe di
neve e di piombo. Tofane Popera, Paterno, Monte Piana: il paradiso terrestre
divenuto inferno di odio e di sangue. Nemmeno l'erba di monte e i licheni
ricresceranno con lo stesso colore. Ma quali bandiere, ma quali patrie!
Catubrium, mai più alpini, mai più eserciti, mai più
guerre!".
E poi ci sono state l'emigrazione, nel dubbio se per necessità o
miraggio, con tanta nostalgia della terra natia, e la civiltà contemporanea
con il suo autunno e l'interesse per professioni nuove, che spesso esulano
dal contatto e dal rispetto con la natura. Ma su tutto, alla fine, prevale
il desiderio per il futuro con la speranza che le nuove generazioni "possano
ritrovare la pacatezza interiore per discernere tra l'avere e l'essere",
riuscendo a dare contenuto alle parole che hanno guidato il cammino altobellunese:
giustizia, fedeltà, uguaglianza, armonia, costanza, semplicità.
Yvonne Toscani |