Archivio della Biblioteca Storica Cadorina
Vigo di Cadore


Una pagina di cronaca nera nella storia di Costalta... (1712)

Il parricidio di Costalta

"Uno dei più nefandi delitti veniva compiuto il 15 giugno 1712 in Costalta di S. Pietro di Cadore.
Gio. Batta Casanova Panzon uccideva il di lui padre Bortolo q.m Silvestro nei pressi della forcella Zovo, che separa il territorio di Costalta dalla Valle Visdende.
Additato quale colpevole dall'opinione pubblica, il processo aveva inizio l'8 agosto 1713 in contumacia dell'imputato.
Il proclama d'accusa veniva notificato personalmente al Gio/ Batta Casanova Panzon il 29 marzo 1715, essendo riuscita vana in precedenza ogni ricerca dell'imputato.
Condotto nelle prigioni del Castello di Pieve di Cadore, il Casanova, nel Gennaio 1716 riusciva a fuggire e a nascondersi a Domegge, dove pochi giorni dopo veniva ripreso in un fienile e ricondotto nelle carceri di Pieve.
Il 10 marzo 1716 veniva impiccato sulla piazza di Pieve ed il suo cadavere veniva esposto, fino alla putrefazione, ai piedi della salita di Gogna.
Nell'Archivio antico della Comunità di Cadore esiste soltanto il processo iniziato contro il suo difensore Dott. Valmassoni di Domegge, imputato di avere agevolata la fuga del parricida.
Di questo nefando delitto vi è notizia nella storia manoscritta di Gio. Antonio Barnabò.
Nella mia infanzia, ricordo di averne sentito parlare durante i miei frequenti soggiorni nel palazzo materno dei de Poi a S. Pietro di Cadore.
Mi fu anche raccontato l'episodio delle piante di granoturco nate sul luogo ove era stata sepolta la vittima, del quale episodio vi è accenno nel fascicolo processuale: mi si diceva che la scoperta del cadavere, dovuta al germoglio dei grani di granoturco che la vittima teneva in una saccoccia, era il segno delle giustizia divina che non lascia impuniti così nefandi delitti.
Il fondo di Pramaiò, presso il luogo del delitto, da secoli era di proprietà della famiglia de Pol, dalla quale, per eredità di mia madre, sig.ra Luigia de Pol, è ora (1957) di mia proprietà".
(testo redatto dall'Avv. Celso Fabbro - Lorenzago di Cadore, 24 settembre 1957)


Materiale inviato da Donatella Bartolini

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