La refezione
Questa parola ebbe un fascino strano
negli anni Sessanta che perdura ancora nella memoria di tutti.
In quegli anni un generico "governo", non si sapeva
chi (in effetti era la Prefettura), istituì presso le
scuole elementari dei vari paesi (le scuole medie o di avviamento
non erano obbligatorie) la "refezione" che consisteva
nella consumazione del pasto di mezzogiorno e nella merenda delle
ore 16 a carico dello Stato, tutti insieme in un locale pubblico
adibito a tale scopo.
Tutto questo era una forma di assistenza sociale.
La scuola elementare aveva ancora l'orario diviso: 9/12, 14/16,
con il giovedì libero.
Tutti i bambini del paese frequentanti la scuola dell'obbligo
si fermavano, alle ore 12, al piano terra dell'edificio dove
la bidella e una cuoca assunta appositamente preparavano il pranzo
che si consumava tutti insieme in stanze comunicanti.
Ricordo ancora che io fui collocata nella stanza della classe
V/a, al posto di mio fratello e quindi mi trovai in mezzo ai
maschi più grandi di me di quattro o cinque anni, in quanto
tutti erano ripetenti. Gli scherzi erano continui, ma anche l'affettuosità.
Il menù era qualcosa di inenarrabile: pasta al ragù
ogni giorno, cosa che nella case non era possibile. Il bello
era però che il maestro responsabile di tale servizio
aveva portato una radio che ci faceva ascoltare durante il pranzo.
Radio che non tutti avevano in casa.
La cosa che però più ci affascinava era l'organizzazione
dell'animazione: dopo mangiato, in attesa di riprendere le lezioni,
il maestro faceva salire su un tavolo uno degli alunni che era
molto bravo a cantare e intonava e cantava per noi le canzoni
in voga allora (ad esempio, "Lui andava spavaldo a cavallo..."
).
Qualche bambino non poteva venire alla "refezione"
perché era considerata una forma di assistenza alla povertà
ed era invidioso di noi
E... la merenda, alla fine della giornata, alle ore 16, con il
tazzone di latte e cacao (il latte era in polvere... vedo ancora
i grumi non sciolti!) e il panino della marmellata di albicocche.
Quando assaggio....
Alessandra De Bettin |